3 05 (Aggiornamento del 5.3) Elezioni Regionali: SUMMUM IUS SUMMA INIURIA
SAGGEZZA LATINA. Marco Tullio Cicerone nel Libro primo del "De Officiis", ossia 'I Doveri' p. 33, ammoniva 2054 anni fa: 'Ex quo illud "SUMMUM IUS SUMMA INIURIA" factum est iam tritum sermone proverbium'. Una massima entrata non solo nel linguaggio corrente ma anche nella deontologia professionale di magistrati e patrocinanti. Letteralmente somma giustizia, somma ingiustizia. In linguaggio corrente 'si commettono spesso ingiustizie anche per una troppo sottile interpretazione del diritto'. Potremmo anche dire che spesso questo avviene quando i formalismi, che pure in una misura equa sono necessari, finiscono col prevalere sulla sostanza.
RICORSO ALLA STESSA CORTE. La decisione con la quale la Corte d' Appello respinge il ricorso - peraltro cosa abbastanza scontata tale ricorso andando a finire per un'anomalia legislativa alla stessa Corte che ha emesso il primo provvedimento! - si rifà a una sequenza di articoli e commi partendo dalla legge 53/1990 con riferimento alla L. 15/1968 sostituita però, nell'articolo interessato, dal DPR 445/2000.
LA RATIO. Questione di procedure che hanno certo le loro finalità ma di cui è bene avere presente anche la ratio. La presentazione delle liste, a qualsiasi livello, deve essere supportata da un certo numero di firme che evidenziano un rapporto di rappresentanza rispetto a un segmento importante della comunità. Non fosse così le liste potrebbero proliferare a decine se non a centinaia. Se la ratio è questa, come è, per una serie di formazioni politiche già presenti nelle assemblee legislative si tratta di un formalismo bello e buono. Regolato, certamente, dalla legge che però non è un granitico Moloch nel qual caso basterebbe un computer per giudicare.
La legge la si applica, ma spessissimo la si interpreta come del resto ha fatto la Corte d'Appello per la quale 'non c'è un pregiudizio rilevante all'interesse pubblico' come scrive nella fase finale del suo provvedimento:
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LA BILANCIA. Esaminiamo il problema mettendo sui due piatti le forme e la sostanza.
- Summum ius. Limiti e forme previste dalla legge possono essere stati in parte non rispettati. Se così è non ci si può limitare a questa constatazione - ius e basta, quindi summum,- ma bisogna analizzarne le conseguenze.
- Summa iniuria. La prima conseguenza è la decapitazione di una parte importante dell'elettorato lombardo. Quasi due su tre elettori lombardi si trovano orfani del loro candidato a Governatore e delle liste preferite per il Consiglio Regionale. Checché ne dica la Corte d'Appello di Milano il pregiudizio all'interesse pubblico non è soltanto rilevante ma liberticida perché colpisce al cuore il concetto stesso di democrazia di fatto impedendo il libero esercizio del diritto di voto a milioni di lombardi. La seconda conseguenza è che in una importante assemblea legislativa viene in questo modo ad insediarsi un organismo di governo privo del necessario presupposto in uno Stato di diritto e cioè il consenso popolare che in democrazia è tutto.
LA BILANCIA INVERSA. Trovare una soluzione per evitare una situazione che va chiamata con il suo nome, di antidemocrazia, diventa indispensabile. Meno summum ius, più ius senza aggettivi per meno summa iniuria. Ne resterebbe un poco di questa iniuria per le forme, per le procedure ma bisogna pure avere presente che queste benedette procedure non sono la sostanza delle cose ma semplicemente ne devono essere al servizio.
E SE IL TAR? E se il TAR decidesse per la sospensiva? In Lombardia il rinvio sarebbe a quel punto inevitabile almeno sino al giudizio di merito. Senza bisogno di decreti o altro. Forse la soluzione (con riserva per via di aspetti tecnici complessi che richiedono tempo per un'analisi approfondita).
Alberto Frizziero
PS Chi ha raccolto le firme contestate o chi ha delegato la responsabilità, che sicuramente non conosceva la giurisprudenza in materia ma neanche le semplici norme vigenti, farebbe bene a spostarsi nel Burundi o in Islanda per evitare altri danni qui in Lombardia….