Ivan Fassin nel ricordo dell'insigne prof. Luciano Corradini

Nella foto il tempo degli inizi di un fecondo percorso intellettuale che non dimenticava la goliardia contributo alla crescita

Gentile Direttore, ho saputo qualche ora fa della morte dell'amico prof. Fassin. Ho risposto, scrivendo  un breve ritratto. Ho ascoltato e visto con commozione una delle ultime riflessioni di Ivan, a commento di una ricerca che collegava l'aumento dei suicidi alla riduzione della coesione sociale. Vedeva la perdita di una vita, anche quella di un vecchio, come perdita per la società: una memoria, sia pure circoscritta ad un ambiente determinato, è una ricchezza per tutti che si perde. Io faccio il possibile per ricordare anche frammenti di vita, mia e di altri. 
Luciano Corradini (x)

Il suo ricordo
Non ci sentivamo da tempo, con Ivan Fassin, ma da mezzo secolo me lo portavo dentro come un amico gentile, profondo, sorridente anche quando affrontava questioni complicate. Conservo una delle fotografie del Collegio Augustinianum della Cattolica (1957), quando ero "pontefice" e lui "fagiolo" di lettere, col cappello bianco e col fischietto, attrezzato per guidare, come servizio d'ordine, la processione penitenziale delle matricole, di cui facevano parte anche Romano Prodi e Tiziano Treu.
Ci siamo ritrovati nel consiglio direttivo dell'IRRSAE Lombardia, nel 1979, e abbiamo collaborato alcuni anni, prima che lui diventasse presidente della BDP di Firenze, l'attuale INDIRE. Ricordo che, quand'ero a Roma come sottosegretario, Ivan venne ad incontrarmi con Massimo Radiciotti, per chiedere la mia collaborazione, ad un istituto di ricerca e formazione didattica della CISL, che aveva come sigla lIRFED. Era entrato nel sindacato, anche con responsabilità di alto livello, ma lo appassionava sempre il tema della innovazione didattica e della formazione dei docenti. Quando cessò la mia responsabilità al Ministero, mi chiese di collaborare con lui a un libro che aiutasse gli insegnanti a districarsi nella gestione della didattica generale e dell'organizzazione scolastica. Dopo qualche incertezza mi lasciai convincere: fu questa l'occasione per vederci e telefonarci più spesso. Andai anche a Sondrio, a casa sua, dove sua moglie Franca mi accolse come un vecchio amico, intorno ad una mensa arricchita degli ottimi pizzocheri della Valtellina. Arrivammo alla conclusione di un grosso manuale, che uscì con Mursia, col titolo "Tempo prolungato e programmazione didattica". Ai diversi docenti che mi ringraziavano, trovando utile quel libro, confessavo serenamente che l'autore principale e più creativo era stato Ivan. Sindacalismo, formazione didattica, rinnovamento sociale e politico sono stati gli ambiti in cui egli si è mosso con serietà e con garbo, con passione e con competenza, con tenacia e con la consapevolezza dei limiti concessi all'innovazione da questa società frammentata e poco generosa e lungimirante.Nonostante la sofferenza che provava sperimentando questi limiti, Ivan è stato un uomo coraggioso e un maestro di vita e di pensiero.
Luciano Corradini (x)

(x) Prof. emerito di pedagogia generale nell'Università di Roma Tre. Un curriculum particolarmente significativo. Oltre l'attività scientifica numerosi e prestigiosi sono stati i suoi incarichi, fra i quali anche la presenza nel Governo Dini alla Pubblica Istruzione.
Significativa, e nostalgica, la foto che ci ha inviato, documento ufficiale della goliardia. Ivan, allora “fagiolo” ovvero studente del 2° anno, si distingue per il “goliardo”, il copricapo universitario detto anche feluca e di colore bianco, se della Facoltà di Lettere. In fondo alla “processione” sfila il “Pontefice”, l'allora non ancora professore Corradini. 

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