EI FU. BIN LADEN HA RAGGIUNTO LE SUE 2998 VITTIME DELL'11 SETTEMBRE 2001 11 4 30 18

Bin Laden è andato a fare compagnia alle 2998 persone che l'11 settembre i suoi 19 kamikaze fecero passare a miglior vita, ai turisti fatti fuori dai suoi a Luxor, a quelli di Madrid e via dicendo.

Situazioni e momenti nei quali ci si augura che ci sia un aldilà di giustizia in cui il male fatto vada scontato.

L'hanno finalmente beccato, chissà se per via del 50 milioni di dollari di taglia o per un bel risultato delle indagini sei servizi USA e pakistani. Era in una villa-fortezza di Abbottabad città poco più grande di Sondrio, in una delle quattro province pakistane a sud dell'Himalaya nei pressi di Islamabad, da cui dista una sessantina di km (da Google-maps).

Ci hanno messo anni e anni, dopo il tragico 11 settembre di dieci anni fa. Ci hanno messo mesi dopo avere individuato la zona. Ci hanno messo, in base a quel che ha detto il Presidente Obama, 40 minuti a chiudere tragicamente una tragica pagina con tutti i dettagli dell'operazione seguiti in diretta dalla sede centrale della CIA a Langley, in Virginia. L'ordine era di catturarlo per processarlo. Si sa però che in queste situazioni concorrono sempre due fattori. Da un lato gli assalitori sparano se temono che vi sia resistenza e quindi di esserne vittime. Dall'altro lato un processo in diretta TV mondiale fa correre il rischio di attentati in serie ovunque. Sta il fatto che il bilancio è di cinque vittime, compresi un figlio di Bin Laden e una donna dietro alla quale un altro si nascondeva facendosi scudo.

L'ultima notizia, in mattinata, viene dalla CNN secondo la quale Bin Laden sarebbe stato "sepolto in mare", dopo che era stata seguita la tradizione islamica. In mare visto che Pakistan e Arabia Saudita avevano rifiutato di prendersi la salma (pericoloso, probabilmente, fargli una tomba negli USA).

Chi era

Qualche cenno biografico ripreso da Wikipedia:

"Nato da Muhammad bin Awād bin Lāden (1908-1967) e dalla siriana Hamida al-Attas, sua decima moglie, Osāma bin Lāden è stato il diciassettesimo di cinquantadue fratelli e fratellastri. Suo padre era un self made man originario dello Yemen del Sud, attivo nel settore delle costruzioni e in stretti rapporti con la famiglia reale saudita.

I genitori di Osāma divorziarono poco dopo la sua nascita. Osama visse con la madre e il suo nuovo marito Muhammad al-Attas. Con al-Attas la madre ebbe altri tre figli e una figlia[16].

Cresciuto nell'insegnamento della cultura e della religione musulmana fedele alla Sharīa (Allāh è spesso invocato da Osāma nelle sue interviste), Osama fa riferimento alla corrente dell'Islam wahhabita dal nome dal suo fondatore Muhammad b. ʿAbd al-Wahhāb, che predica un ritorno alla religione delle origini con la cancellazione di tutte le innovazioni apportate dallo svolgersi del tempo.

Ancora adolescente viene mandato a studiare nell'Università "Re Abd al-Azīz" di Gedda e si laurea in Economia in vista di un suo inserimento professionale nell'azienda paterna (il Saudi Binladin Group), specializzata nell'edilizia e nell'esecuzione di grandi lavori infrastrutturali. A diciassette anni sposa una ragazza siriana, la prima delle sue quattro mogli. Nel 1979 consegue anche un diploma in ingegneria civile, nella stessa Università di Jedda. Nel 1971, quando aveva quattordici anni, visita insieme a due fratelli la Oxford University. Il periodo trascorso in Gran Bretagna del giovane Osāma è documentato da alcune istantanee pubblicate dopo i fatti dell'11 settembre dalla stampa occidentale.

Nel 1979, ventiduenne, Bin Lāden si avvicinò alla causa dei Mujahidin impegnati nella guerriglia islamista avversa al governo filo-sovietico dell'Afghanistan, organizzando alcuni anni dopo (1984) un nuovo fronte, chiamato Maktab al-Khidamat (MAK), con il compito di convogliare denaro, armi e combattenti per la guerra afgana.

La nascita dell'organizzazione terroristica di al-Qāʿida, in principio una formazione preparata per la guerriglia, risale attorno al 1988. Nel 1991 decise di fissare in Sudan la propria base operativa ad al-Khartum, in via Mc Nimr. Tre anni dopo, ammettendo il suo coinvolgimento in attentati compiuti a Riyad e Zahran, perderà la cittadinanza saudita. Nel 1996 il Sudan espulse Bin Laden che fu costretto ad un ritorno in Afghanistan, accolto con simpatia dai capi del governo talebano che in quell'anno avevano assunto il controllo del paese.

Nel 1999 la CIA si occupò di addestrare ed equipaggiare segretamente un commando di circa 60 uomini dei servizi segreti pakistani con l'obiettivo di farli entrare in Afghanistan per catturare o uccidere Osama bin Laden.

Il 23 febbraio 1998, Osāma fu uno dei cinque firmatari (fra cui l'emiro Ayman al-Zawāhirī, fondatore della Jihad islamica egiziana) di una fatwa (editto o proclama religioso) diretta a nome del Fronte islamico mondiale contro "ebrei e crociati". In essa si sosteneva testualmente che «uccidere gli americani ed i loro alleati, civili e militari, è un dovere individuale per ogni musulmano che possa farlo in ogni paese ove sia possibile, per giungere alla liberazione della moschea al Aqsā di Gerusalemme e della Sacra Moschea della Mecca (che circonda la Kaʿba) e scacciare le loro armate dalle terre dell'Islam». Tutto ciò - proseguiva la fatwa - «secondo le parole dell'onnipotente Allāh: combattete i pagani tutti insieme come essi combattono voi tutti insieme, combatteteli fino a quando non ci saranno più tumulti od oppressioni e fintanto che non prevalga la giustizia e la fede in Allah».[22]

Il presidente americano Bill Clinton ordinò il congelamento di ogni bene di Bin Lāden, ma nulla fu trovato. Contestualmente autorizzò la sua cattura e, se necessario, la sua uccisione, come nel caso del fallito lancio di missili da crociera contro la sua presunta base nell'agosto 1998.

Bin Lāden ha ammesso un suo diretto coinvolgimento negli atti terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 settembre 2001 solo tre anni dopo gli episodi, ovvero il 29 ottobre 2004 con un video trasmesso dall'emittente del Qatar, Al Jazeera, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti".

L'avevano cercato dappertutto, avevano perfino creduto di avercela fatta. Il momento è però arrivato. Oggi il rischio di vendette.

Nota triste

Non bisogna essere incoerenti. Il figlio di Bin Laden, ma soprattutto quella donna. Una nota triste non deve mancare. Certo, se ci sono voluti 40 minuti per completare l'operazione è evidente che resistenza c'è stata e, in questi casi, il tributo di sangue resta inevitabile. Come a Tripoli dove però era in corso un'operazione bellica certamente non autorizzata dall'ONU con un'imponenza (tre missili contemporanei, probabilmente da nave inglese) che non lascia dubbio sulla portata dell'obiettivo che non era 'la tutela deicivili' con tre bambini morti.

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