09 12 30 E' ARRIVATA LA NOSTRA NOTTE?
Sembra un titolo retorico il mio, ma a ben vedere non lo è affatto.
Per capire come mai in Svizzera un referendum popolare ha approvato la proposta di proibire la costruzione di nuovi minareti con il 57,5% dei votanti, occorre sottolineare che non è stato invece approvato l'altro referendum con il quale si chiedeva di proibire l'esportazione delle armi prodotte dall'industria elvetica o in transito sul territorio nazionale. La contemporaneità dei due eventi la dice lunga sull'atmosfera che regna sull'Europa: la paura, caratterizzata dall'insicurezza motivata a sua volta dalla presenza di molti immigrati provenienti da Paesi islamici, anche se non tutti arabi (ad esempio albanesi, bosniaci o filippini).
Di questo secondo referendum i media italiani hanno fatto una scarsissima menzione, mentre si sono prodigati con strombazzamenti e sperticate argomentazioni, chi a favore e chi contro sulla scelta fatta dagli svizzeri a proposito del divieto di costruire minareti. Questo fatto merita qualche altra osservazione.
Il referendum per ottenere l'inserimento nella Costituzione elvetica del divieto di erigere nuovi minareti ha ottenuta la non schiacciante maggioranza di cui sopra, mentre quello sulla esportazione delle armi prodotte in Svizzera o in transito dall'estero sul suo territorio è stato respinto con il 68,2% dei votanti, sebbene il testo stabilisse l'obbligo per la Confederazione di sostenere per 10 (dieci) anni le regioni e i lavoratori colpiti dal divieto. Evidentemente gli elettori non hanno dato credito alle garanzie offerte dallo stato, preferendo conservare integro (si fa per dire) l'apparato industriale per la costruzione degli armamenti. Detta in soldoni, alla pacifica Svizzera la guerra fa paura se dovesse scoppiare in casa, ma se si fa altrove in giro per il mondo non dispiace affatto, visto che porta lauti guadagni al bilancio dello stato.
Va rilevato inoltre che i risultati del referendum sul divieto di costruire minareti in Svizzera, visti all'interno del processo di globalizzazione in atto, impongono a tutti una attenta interpretazione di tali "manifestazioni dal basso", chiaramente istigate da politiche identitarie e di stampo xenofobo divulgate da parte di talune istituzioni e governi.
Per esempio con il reato di clandestinità (Italia), il divieto del velo (Francia), la sentenza sul crocifisso (Corte Europea), le periferie ghetto (in Veneto), cacciata dei Rom (Italia), eccetera. Si osservano anche partiti politici che arrivano a servirsi della religione come strumento per consolidare il loro consenso elettorale, soprattutto in funzione del loro potere. Succede un po' ovunque in Europa.
In Italia, il partito della Lega Nord vuole proporre da subito un referendum analogo a quello svizzero. Intanto, volendo essere più realista del re, propone di mettere la croce nella bandiera nazionale, dimenticando che la croce c'era già al tempo del Regno d'Italia, inserita nello stemma sabaudo al centro nel bianco del tricolore, e che col referendum del 1946, che sancì la fine della monarchia e l'avvento della repubblica, gli italiani la cancellarono dal loro vessillo senza farne alcuna questione religiosa. Infine, con gli attacchi al cardinale Dionigi Tettamanzi, nella festività di Sant'Ambrogio patrono della città di Milano, alcuni dirigenti della Lega Nord hanno messo a nudo il volto di un partito identitario, settario e irrispettoso (per non dire intollerante), verso tutti quanti non la pensano al loro stesso modo. Attaccare così beceramente un degno rappresentante della Chiesa, che primo in Italia, oltre alla predicazione del Vangelo, si è fatto carico anche dei problemi di chi si trova in difficoltà a causa della crisi, promuovendo il Fondo Famiglia Lavoro come risposta concreta a chi è nel bisogno, significa non aver capito, o non voler capire, il messaggio di speranza, solidarietà e carità offerto dal Cardinale a tutta la Comunità ambrosiana.
Lui certamente non si aspettava riconoscenza, ma sicuramente non si meritava insulti come invece è stato fatto. In questi giorni qualcuno ha scritto che è scesa la notte sulla politica italiana. Sarà anche vero. Però, se guardiamo attentamente con lucidità mentale e sguardo sereno, notiamo che ci sono ancora molti fari accesi che illuminano il cammino di tanti uomini di buona volontà. Questi uomini siano attenti e vigili per non lasciare che qualcuno li spenga (i fari).
Valerio Dalle Grave