1 30 IL VELO ISLAMICO, POMO DELLA DISCORDIA IN EUROPA???

Sono anni che ho scritto sul velo islamico, sia nei miei libri sulle religioni universali, sia nelle mie interviste che- quando spesso mi è capitato a Venezia durante famosi convegni di cultura (G.Cini, Palazzo Grassi, Musei veneziani…) a personaggi notissimi per il loro impegno nel voler eguagliare nella fede- almeno- le tre religioni abramitiche (ebraismo- cristianesimo- islamismo), dette anche "fratelli coltelli" per le continue diatribe che le accomunano, pur derivando dal Patriarca Abramo, seppure poi distintosi per i personaggi che le hanno differenziate: Mosé, Gesù, Maometto. E sono anni che - ad ogni chiaro di luna - leggiamo su questo o quel quotidiano- notizie piuttosto fosche su come sono asservite le donne in Medio Oriente dove predomina l'islam che impone loro la "tortura" del velo, mentre ci lascia del tutto indifferente vedere le tante donne occidentali mezze nude per le strade , se non ridicolmente "spogliate" nei vari spettacoli, perché - dicono - hanno conquistato la libertà (ma quale, ma in che cosa, si sono mai chieste poi, perché- per esempio- una Rania di Giordania o altra simile, appaia in Europa "bardata" come le attrici e non portano mai il velo???). E allora, diciamo ancora una volta che è tutta una questione socio-politica che trae lo spunto dal famoso Corano che recita : "E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti (bellezze), se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo (Higiab) fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri…Sura XXIV An-Nûr : La Luce). Senza trascurare che anche nell'ambito cristiano si parla del velo delle donne. L'apostolo Paolo infatti prescrive:

'' ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa.. Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto?,Non vi insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma le è data come ornamento.(1Corinzi 11:6) ''

La chioma viene cioè considerata un attributo di bellezza femminile e come tale deve essere, per modestia, coperta anche per non distrarre gli uomini dal raccoglimento religioso(oddio!!!). Non viene però prescritto al di fuori della pratica religiosa. L'obbligo del velo nelle chiese si è a perduto ed è continuata la tradizione nelle occasioni solenni come cresima, prima comunione, ricevimento dal Papa e soprattutto nel matrimonio nel quale tuttavia ha perso completamente il suo scopo originale di coprire la chioma, è divenuto trasparente, elemento di ornamento e non certo di modestia.

Nell'ambito islamico la donna non doveva mostrarsi in pubblico e quando lo faceva si doveva coprire il più possibile indossando il velo che può però essere di molti tipi diversi : alcuni coprono semplicemente i capelli, altri anche il viso (chador iraniano) e altri ancora coprono completamente tutto il capo (burqa afgano).

Per alcuni la prescrizione coranica viene interpretata come un semplice invito alla modestia del vestire delle donne e non propriamente come una tassativa prescrizione religiosa e il velo viene visto semplicemente come una tradizione ormai quasi superata. In questa ottica molte musulmane ormai non lo usano più, in tanti Paesi ormai è raro e non dimentichiamo che Kemal Ataturk in Turchia lo proibì proprio per legge.

Per altri invece il velo è una prescrizione fondamentale: Cosi si esprime Al Turabi Hasan:

'' indossare il velo è un dovere preciso e inderogabile. La donna musulmana che indossa il velo, esprime per mezzo di esso in forma tacita, la sua identità islamica ed è fuorviante dall'lslàm il pensiero, purtroppo diffuso, che possa chiamarsi musulmana, la donna che non porta il velo, giustificandosi col dire che l'importante è avere fede dentro! ''

In Francia ora si vuole vietare per legge il burqa. E da copioni come siamo, la Mara Carfagna quella che sballettava nei vari programmi di Mediaset, specie nel Sabato del Villaggio, e diventata per i suoi meriti conquistati sul campo, premurosamente informa che anche da noi si proporrà una legge simile a quella francese! Ma che si occupassero dei guai seri che affliggono le famiglie italiane! La libertà è un fatto interiore e non dipende dal vestito.

Facciamo qualche notazione sul significato del velo:

Di seguito le quattro principali tipologie.

HIJAB: È il termine arabo, generico e in uso in tutti i Paesi islamici, per designare il velo che copre il capo e il corpo delle donne. La radice della parola significa velare, coprire, separare, sottrarre alla vista.

CHADOR: Parola persiana che significa tenda. È un ampio pezzo di stoffa a forma di semicerchio, lungo fino ai piedi e generalmente nero. Chiuso all'altezza del mento, lascia scoperto solo il viso e le mani. È usato tradizionalmente dalle donne sciite ed è diffuso soprattutto in Iran.

NIQAB: Caratteristico dei paesi musulmani sunniti, questo tipo di velo copre il volto della donna lasciando liberi solo gli occhi. Ne esistono diversi tipi. In Egitto, ad esempio, è nero e pesante. Nello Yemen e negli Emirati Arabi ha una forma particolare che consiste in una tunica intera infilata dalla testa che copre completamente il capo, volto e corpo.

BURQA: Velo che copre integralmente il corpo della donna. All'altezza degli occhi ha una reticella di cotone, unica finestra sul mondo esterno per le donne che lo indossano. È utilizzato, in colori diversi, soprattutto in Afghanistan.

Allora diciamo che di per se il velo, specie nella versione moderata del foulard che copre solo i capelli non ha nulla di particolare. E' presente anche nella nostra tradizione e non si vede perché non possa essere indossato dalle donne che lo desiderino (musulmane e non. Quando vado in bici e con il freddo che fa, mi bardo peggio di una col burqa!). Ma non ignoriamo che il velo islamico ha un valore di modestia del vestire femminile: ormai noi siamo abituati a vedere donne che si abbigliano in modo estremamente succinto: naturalmente l'obbligo di portare il velo significa che la donna deve essere coperta : non si può immaginare una ragazza che porti il velo e indossi una minigonna o una camicetta trasparente. Pertanto il velo diventa una specie di freno all'esibizione del corpo femminile che alla società musulmana appare una mancanza di pudore assolutamente inaccettabile: il velo diviene un rimedio drastico e sicuro.

Esso poi ha un significato più generale. Ormai , non possiamo negarlo, in Occidente vi è un ampia libertà sessuale e i rapporti pre-matrimoniali sono molto diffusi. La società musulmana (come d'altronde quella cattolica) non intende assecondare questo costume: il velo diventa il simbolo di un comportamento che riserva i rapporti sessuali strettamente all'ambito matrimoniale.

Infine costituisce un segno della tradizione islamica. Diventa quindi un simbolo di identità culturale, esibito per chiedere rispetto e considerazione .

In Occidente - in genere - non si comprendono le varie motivazioni: il velo appare semplicemente come un elemento di subordinazione, di discriminazione della donna: ciò può essere certo solo nel senso e nella misura in cui si intende che indubbi principi morali siano contrari alla donna. Ma gli islamici affermano esattamente il contrario: i principi della morale tradizionale non sono contro la donna ma a suo favore.

Il problema però che si pone è l'uso politico del "velo": esso viene visto sia in Occidente che nel mondo musulmano come una riaffermazione della lettera del Corano e della tradizione islamica, di una interpretazione che noi definiamo fondamentalista che è il terreno fertile da cui nasce il terrorismo.

Si tratta di un nodo davvero difficile da sciogliere perché il velo assume significati cosi diversi nello stesso momento che non si riesce a capire cosa esso sia.

Io protenderei a credere che nei "fatti" esso è diventato in Francia ed ora in Italia, supportato da certo pseudo- femminismo di maniera, un elemento di discriminazione o meglio di autoesclusione: qualunque sia il valore che in "teoria" possiamo dare ad esso, nei "fatti" in Occidente il velo è visto come simbolo di discriminazione antifemminile, di fondamentalismo, addirittura di potenziale pericolo terroristico, comunque sempre come un corpo estraneo. Una donna con il velo non sarà mai considerata in Occidente una donna come un'altra. I simboli hanno il significato che viene percepito non quello che essi avrebbero in teoria. Credo che da noi il velo abbia un senso irrimediabilmente negativo. Ed è assolutamente sbagliato, specie se viene "cavalcato" da politici quali la Santanché e la Carfagna. Anzi è addirittura comica l'idea di un Ministro delle Pari Opportunità che spinge e sostiene leggi razziste. Ma purtroppo è il Ministro che abbiamo, cioè l'ex soubrette Mara Carfagna. Che, interpretando a modo suo le notizie provenienti dalla Francia, propone una legge che vieti il burqa alle donne musulmane sul territorio italiano. L'idea sarebbe di inserire un emendamento nella legge sulla cittadinanza italiana che scavalchi ed annulli alcune sentenze della Corte di Cassazione. Infatti, esiste una legge in Italia, fatta durante il terrorismo, che vieta di andare in giro col volto coperto "senza giustificato motivo". Ovviamente era una legge per impedire ai rapinatori di banche (il terrorismo spesso di finanziava così) o agli assassini di camminare con passamontagna o caschi da motociclista integrali per un lungo tratto. Ma quando in alcuni comuni del Nord Italia i sindaci della Lega hanno dato a Polizia e Carabinieri l'ordine di arrestare le donne che indossavano il burqa, contestando lo stesso motivo, la Corte di Cassazione ha deciso che la libertà religiosa (o almeno quella che viene ritenuta tale, anche se il burqa non ha niente a che fare col Corano) fosse un "giustificato motivo", e quindi ha annullato tutto.

E ovviamente, come sempre in questo governo, quando c'è una idea razzista che va contro le leggi e i principi della Costituzione, come si reagisce? Cambiando le leggi, in modo da aggirare le pronunce della magistratura. Anche se questo va contro gli interessi delle donne che si dice di voler aiutare. Se una donna indossa il burqa di solito lo fa perché gliel'hanno inculcato sin da bambina. Se deve uscire senza per forza, preferirà restare murata in casa.

Per non tirare troppo per le lunghe, vi suggerisco di leggere cosa c'è scritto nei Siti di cui vi do gli indirizzi:

. Cosa rappresenta il velo (in arabo "hijab") per la religione e la cultura musulmane?

http://chiesa.espresso.repubblica.it/art

- «Il velo, specchio del patriarcato»

Parla Chahla Chafiq, scrittrice iraniana che vive in Francia. A favore della legge anti-foulard nelle scuole, ammonisce: «non bisogna accettare la discriminazione sessista alla base del velo»

http://www.ecologiasociale.org/pg/dum_in

- «Ho portato dieci anni il velo. Era il velo o la morte. So di cosa parlo. […] Da tredici a ventitré anni, sono stata repressa, condannata a essere una musulmana, una sottomessa e imprigionata sotto il nero del velo».

http://www.lagazzettaweb.it/Pages/rub_li

-Per ravvisare il vero Islam bisogna guardare l'Arabia Saudita dove solo dopo 1600 anni , recentemente una donna è andata al governo.

E alle Olimpiadi, solo nell'ultimo decennio le donne sono aumentate ma in precedenza erano veramente poche. Infatti, l'Arabia Saudita non ha mai presentato una donna, neanche recentemente.

In tutti gli altri Paesi c'erano altre religioni :cristiani, mandei, mazdei e buddhisti che, invasi dagli arabi, dovettero accettare con le buone, ma più con le cattive, l'islam. Il Cristianesimo nacque in Palestina e si diffuse in tutto il medio oriente pacificamente, Marocco, Egitto, Siria, Turchia erano tutti paesi cristiani, L'Egitto era fortissimamente cristiano, in Turchia venivano indetti i concili. Per professare la propria religione, occorreva pagare la cosiddetta jizya (molto simile al pizzo mafioso). http://www.asianews.it/index.php?l=it&ar

http://www.fattisentire.net/modules.php?…

- La femminista egiziana Hoda Shaarawi, la poetessa irachena Nazik Al Malaika, l'intelletuale egiziano Qasim Amin dal secolo scorso si sono battuti contro il velo. In Europa non permettete il velo, non fate questo errore.

Il dibattito sul velo in Egitto

http://www.donnamed.unina.it/velo_opi05.…

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Ester

- In Egitto ben l'83% delle donne subisce assalti verbali o fisici. Indipendentemente dall'abbigliamento:

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale

E- se proprio non vi basta- leggetevi anche quello che scrisse Magdi Cristiano Allam, ora eurodeputato e strettamente osservante cattolico, battezzato dal Papa in s. Pietro per la sua notorietà e che- secondo me- aveva già un suo preciso progetto politico:

"L'OCCIDENTE METTE IL VELO PER PAURA DI TOGLIERLO ALL'ISLAM" di Magdi Cristiano Allam

Ammettiamo la nostra sconfitta: in Europa abbiamo a tal punto paura dell'islam, di Allah, del Corano, di Maometto e della sharia che abbiamo già accettato una condizione di sudditanza ideologica e di arbitrio giuridico che già oggi ci rende incapaci di essere pienamente noi stessi a casa nostra.

Tanto è vero che noi stessi consideriamo religiosamente un peccato mortale e civilmente un reato penale sostenere liberamente e pubblicamente che siamo contrari all'islam, ad Allah, al Corano, a Maometto e alla sharia, pur non avendo alcun pregiudizio nei confronti dei musulmani come persone, mentre al tempo stesso ci vergogniamo di identificarci laicamente nella civiltà europea riconoscendo la verità storica delle radici giudaico-cristiane e credendo nei valori non negoziabili che sostanziano l'essenza della nostra comune umanità.Siamo diventati a tal punto islamicamente corretti che quando ci opponiamo alla penetrazione della sharia, la legge coranica, lo facciamo arrampicandoci sugli specchi adducendo ragioni di ordine pubblico che tuttavia vengono facilmente confutate dalla magistratura nostrana, ammalata di laicismo e relativismo nonché infatuata del formalismo giuridico, in quanto sarebbero norme discriminatorie, mentre sono le stesse istituzioni laiche e democratiche a legittimare la sharia attribuendo acriticamente valenza positiva alle prescrizioni vere o presunte del Corano anche se sono in flagrante contraddizione con i più elementari diritti della persona. Questo atteggiamento pavido, servile e connivente è riemerso con il riproporsi in Europa della questione del velo integrale islamico, noto come burqa nella versione afghana o niqab nella versione mediorientale. Si tratta di fatto di una gabbia di stoffa che avvolge integralmente la donna dalla testa ai piedi con un'unica fessura all'altezza degli occhi, occultandone il corpo in quanto oggetto intrinsecamente peccaminoso e annullandone la personalità in quanto essere inferiore da sottomettere. Il caso più recente è quello del Belgio. In una dichiarazione pubblicata il 3 settembre scorso dal quotidiano Le Soir, Christine Defraigne, capogruppo del Movimento Riformista nel Senato belga, ha annunciato la presentazione di una proposta di legge che vieta di indossare gli indumenti che coprono totalmente il viso ostacolando il riconoscimento o l'individuazione dell'identità nei luoghi pubblici, in cui si cita espressamente il burqa e il niqab. Ebbene dopo aver dichiarato che "il codice penale deve sanzionare l'uso del burqa", specificando che "si tratta di una questione di pubblica sicurezza ma anche di rispetto dei nostri valori, la Defraigne ha ritenuto doveroso discolpare e quindi legittimare il Corano, come libro sacro, e l'islam, come religione, sostenendo che "nel Corano non se ne fa alcuna menzione. Rifiutare di indossarlo non significa rifiutare l'islam come religione, bensì opporsi ad una deriva riconosciuta. Il burqa e il niqab incarnano l'asservimento dell'individuo e la disumanizzazione sociale". Va chiarito che in Belgio si sono creati dei ghetti islamici in cui non solo gli autoctoni ma persino le forze dell'ordine non vi si avventurano.

Una realtà che nella Francia laicista è ad un livello peggiore, con dei quartieri dove anche le donne non musulmane si ritrovano costrette ad uscire di casa indossando il velo per non essere importunate, fino ad oltrepassare quello che finisce per diventare uno stato islamico all'interno di uno stato di diritto che ha scoperto tardivamente la centralità dei doveri e delle regole che devono valere per tutti, indistintamente, musulmani compresi. (Fonte: "Libero", da Partito "Protagonisti per l'Europa Cristiana" , 6/9).

Un'occasione di riflessione a questo punto è su quanto sia relativo il concetto di libertà: quando la libertà diventa un peso al controllo ed al dominio sociale , viene tranquillamente sacrificata. Lasciamo che ogni società sviluppi le proprie contraddizioni secondo i propri tempi ed il proprio stadio economico di crescita (a 14 secoli dalla sua nascita il cristianesimo allestiva i roghi su cui arse migliaia/milioni di persone e da non molto aveva riconosciuto che anche le donne potessero avere l' anima). Ahimé!

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Società