Il Governo 'razionalizza' la spesa sanitaria. Ma è proprio vero?

La recente disposizione del Ministero della Sanità per razionalizzare la spesa sanitaria ha provocato le proteste dei medici e delle loro associazioni. Alla base del provvedimento vi è il razionamento di 208 prestazioni diagnostiche radiologiche e di laboratorio giudicate a rischio di inappropriatezza.  L'appropriatezza, in medicina, è quel principio, sacrosanto, che significa fornire quelle prestazioni diagnostico-terapeutiche, veramente utili alle persone per concorrere al protezione della salute individuale.
Un concetto che si fonda sull'evidence-based  medicine, cioè sulla medicina basata sull'evidenza di numerose ricerche scientifiche controllate e sulle linee guida internazionali da esse scaturite.
L'applicazione dell'appropriatezza è a favore dei cittadini per una loro migliore tutela, per evitare quelle prestazioni inutile e a volte dannose.
Tuttavia si nutrono forti dubbi che il recente provvedimento governativo conduca ai risultati sperati, in particolare su quelle del risparmio economico.
La riduzione delle prestazioni diagnostiche non produrrà molte economie, anzi potrebbe portare ad un aumento dei costi, pensiamo al meccanismo dei controlli con l'ampliamento della già elefantiaca burocrazia,  e alla riduzione dei ricavi.
Oltre a limitare il principio della libertà di giudizio e di comportamento clinico, al primo posto nel codice deontologico del medico, che può essere valutato e sanzionato quando è in contrasto con il bene della salute dell'ammalato, questa manovra può veicolare i pazienti  verso i centri diagnostici privati favorendo così i ceti sociali più abbienti e protetti da assicurazioni integrative. È quello che vuole il governo: favorire indirettamente  una discriminazione tra i ceti sociali?  Penso di no.
Ancora, pensiamo ad una risonanza magnetica che lavora nel pubblico 5 ore al giorno con la produzione di 10 prestazioni, non si avrebbe risparmi se ne fornisse solo cinque, anzi, la struttura dovrebbe registrare mancati ricavi per circa 300 euro. È  quello che si vuole: ridurre le entrate delle aziende sanitarie pubbliche? Penso di no.
Penso invece che l'applicazione del principio di appropriatezza  produrrebbe migliori risultati  nel settore delle prestazioni terapeutiche ad elevato contenuto tecnologico con costi elevati.
Negli USA pare che più del 20% degli impianti di  pace maker-defibrillatori sia inappropriato, cioè senza alcun beneficio per gli ammalati, cosi per una certa percentuale degli interventi di rivascolarizzazione miocardica . Questo  accade negli Stati Uniti dove le assicurazioni private sono gli agenti pagatori e di controllo.
E In Italia ?

Gianfranco Cucchi
Società