ENERGIA. LA SFIDA. INTERVISTA AD AHMED GHONIEM, PROFESSOR OF MECHANICAL ENGINEERING DEL MIT-MASSACHUSETTS INSTITUTE OF TECHNOLOGY

“The Energy Challenge” è l’’argomento affrontato nelle terza edizione di "The future of Science"(20 al 22 settembre 2007).

L’ appuntamento annuale, organizzato dalla Fondazione Veronesi, la Fondazione Silvio Tronchetti Provera e dalla Fondazione Cini, nel 2007 , è stato dibattuto da scienziati, economisti, politici e giornalisti sul come ridurre l'uso dei combustibili fossili a favore di un maggiore utilizzo delle fonti alternative, avendo ben presenti il fabbisogno energetico della Terra nei prossimi venti anni, una valutazione realistica circa la disponibilità e le potenzialità di sfruttamento delle energie rinnovabili, l'analisi dei costi e dei benefici di ogni singola fonte energetica e il suo impatto sull'ambiente e sulla salute umana.

Gli studiosi rinomati erano tanti, i loro discorsi seri e convincenti ma impossibili da riportare tutti.

Ne presentiamo una selezione(a puntate), per offrire un modo sereno di conoscere quello che succederà ai nostri nipoti e loro discendenti se non ci diamo da fare.

Non comportiamoci come gli antichi troiani che si infastidivano alle premonizioni di Cassandra sulla fine della loro civiltà.

Per primo presentiamo

- Il nucleare è ancora bello?

Pressati fra la necessità di ridurre le immissioni di gas serra nell'atmosfera e quelle di non compromettere l'attuale modello di sviluppo, governi e scienziati si innamorano di nuovo dell'atomo, perché la domanda mondiale di energia crescerà del 50 per cento da qui al 2030 e raddoppierà entro il 2050. Oggi l'80 per cento dei consumi mondiali (e americani) di energia è rifinito dai combustibili fossili. Nel prossimo futuro questa posizione dominante di petrolio, gas naturale e carbone non sarà più possibile. D'altra parte molti paesi del mondo, si sono già impegnati a ridurre le emissioni di gas serra e, quindi, a limitare l'uso dei combustibili fossili. Il domani è, di conseguenza, delle fonti energetiche alternative. Entro il 2050, sostengono gli esperti, almeno il 40 per cento dei consumi mondiali di energia saranno appagati da fonti a emissioni zero, che non producono gas serra. Le fonti emission-free sono diverse: l'idroelettrico, l'eolico, il fotovoltaico, il geotermico. E il nucleare. Con 438 impianti attivi sparsi per il mondo, il nucleare copre oggi il sette per cento del fabbisogno dell’energia globale. Secondo alcuni scienziati: "l'energia nucleare deve restare o deve diventare parte integrante di quel mix di fonti che deve assolvere il bisogno mondiale crescente di energia, contribuendo sia alla sicurezza energetica sia alla lotta ai cambiamenti del clima". In questa sua nuova veste, il nucleare non si propone come alternativa ma come integrativa delle fonti rinnovabili. L'opzione nucleare ha buone possibilità di successo negli Stati Uniti: il presidente Bush infatti l'ha fatta propria, sia con motivazioni ecologiche (è una delle armi di mercato contro i cambiamenti climatici), sia con spiegazioni geopolitiche (il nucleare consente di diminuire la dipendenza degli USA dal petrolio del Medio Oriente). In Giappone e in Corea del Sud è già una realtà in espansione. Risulta allettante per molti grandi paesi del Terzo Mondo: dal Brasile alla Cina, dal Pakistan all'India. E persino nella cinica Europa ci sono segnali di risveglio: nel 2000 la Repubblica ceca ha connesso alla rete elettrica la centrale di Temelin, nel 2001 la Russia ha collegato alla rete elettrica la nuova centrale di Rostov e, ultimamente, la Finlandia ha annunciato il proprio sì alla costruzione della sua quinta centrale atomica. Tuttavia, se gli scenari ecologici (cambiamento del clima) e geopolitici (instabilità del Medio Oriente) rafforzano il favore verso l'atomo , restano per ora inalterati i problemi strutturali di fondo che, negli ultimi quindici anni, hanno fortemente rallentato il suo sviluppo: gli alti costi, lo smaltimento delle scorie, le questioni di sicurezza sanitaria, ambientale e militare. Negli Stati Uniti è dal 1978 che non viene commissionata una nuova centrale ed è dal 1995 che non ne entra una in funzione. Il 40 per cento dei 103 impianti esistenti continua a rischiare la chiusura a causa degli alti costi. E secondo una rapporto del Department of Energy (DOE) il 31 per cento dell'attuale capacità produttiva sarà smantellata entro il 2015. Quanto all'Europa - Finlandia a parte - non si prevede la costruzione di alcun nuovo impianto atomico. Se, dunque, il presente ha tante questioni irrisolte e toni così contraddittori, dove poggia quel rinnovato ottimismo nucleare che ha spinto, nei mesi scorsi, l'American Nuclear Society a chiedere fiduciosa la progettazione e la costruzione in tempi brevi di almeno 40 o 50 nuove centrali atomiche solo negli Stati Uniti? L'ottimismo atomico, negli Stati Uniti e fuori, non si fonda solo su due grandi contingenze attuali, l'emergenza climatica e la crisi geopolitica. E' un ottimismo che viene dal futuro. Nei primi giorni del 2007, sulla rivista Le Scienze, James Lake, Ralph Bennett e John Kotek, scienziati impegnati nei progetti nucleari civili, hanno illustrato dettagliatamente i fondamenti tecnici su cui negli USA (con il progetto Generation IV dei reattori) e in Europa (con l'International Project on Innovative Nuclear Reactors and Fuel Cycles dello IAEA) si punta al rilancio del nucleare in una prospettiva, nuova, di sviluppo sostenibile. I fondamenti tecnici di un nucleare che potremmo definire "intrinsecamente pulito" possono avvenire solo con una nuova generazione di reattori, la generazione IV, quasi tutta ancora da progettare. Una generazione di reattori che, sostengono gli studiosi, si assume l'onere di rendere sostenibile l'intero ciclo nucleare, dall'estrazione dell'uranio nelle miniere, all'uso senza produzione di scorie in reattori ad altissima sicurezza, con un obiettivo dichiarato: chiudere il cerchio del processo senza ipotecare, in nessun modo, né il presente né il futuro delle prossime generazioni. E ciò ci è confermato dal Prof. Ahmed Ghoniem, uno degli esperti presenti alla tre giornate della Giorgio Cini.

Prof. Lei afferma che ci sono nuovi sistemi per utilizzare al meglio l’energia nucleare: è vero e in quanto tempo si potrebbero costruire reattori sicuri?

Confermo che ci sono degli studi su reattori che attualmente garantiscono livelli di sicurezza decisamente superiori al passato e quindi potrebbero essere utilizzati in breve tempo, nel giro di 4-5 anni.

Se si possono costruire reattori più sicuri per la salute della gente, perché non vengono costruiti? Da chi dipende?

Dai politici. Però il primo passo che dovrebbero intraprendere è rendere noto il fatto che ora i reattori che verranno costruiti per produrre l’energia nucleare, la più pulita ed economica, sono assolutamente sicuri, sono garantiti dall’enorme progresso che la scienza tecnologica ha compiuto in questo settore che, meglio degli altri, garantisce sicurezza e serenità. La classe politica non può ignorare più che la terra sta morendo e che le emissioni dei gas serra distruggeranno l’umanità.

Prof., dopo il disastro di Cernobyl in Italia furono smantellate le varie centrali nucleari che erano costate milioni, perché la gente aveva paura. Oggi, da quello che abbiamo sentito da illustri scienziati, pare che si può guardare al nucleare con rinnovata fiducia. E’ così? Ci dica qualcosa di convincente.

Non voglio convincere alcuno. Vi sono tre punti precisi da considerare ed osservare se si vuole rimettere in campo l’energia nucleare:

1°) Nel mondo c’è assoluta necessità di una fonte di energia pulita e il nucleare è pulito.

2°) Ci serve una fonte di energia su larga scala e- attualmente- il nucleare è l’unica fonte che permetterebbe di sostituire le energie fossili. Le altre energie rinnovabili non hanno oggi questa potenzialità.

3°) da Cernobyl sono stati fatti notevoli progressi in ricerche e in reattori nucleari. L’ingegneria tecnologica non è stata a guardare. Ha compiuto passi da gigante. Però tutto è rimasto fermo agli anni Ottanta, per molti motivi, tra cui l’illusione che le altre fonti di energia fossero eterne e che non riducessero la terra così come è oggi. Senza girarci troppo attorno, vi sono circa 50 anni di ricerche in questo campo da recuperare. E ciò fa una notevole differenza dal punto di vista della sicurezza.

- Cosa pensa dell’energia eolica, fotovoltaica ed altre?

Personalmente non supporto solo l’energia nucleare , ma tutte le altre energie, compresa quella fossile con cattura di CO/2. Nel futuro dipenderemo ancora dall’energia tratta dal carbone, però ancora non si è realizzato il come catturare il CO/2. Bisognerebbe impiegare più ricercatori per trovare un sistema sicuro per annullare questo gas che tanto male fa all’umanità.

- Non succederà- come per altro- che i Paesi poveri soccomberanno?

Il carbone è una fonte fossile diffusa nel mondo. In particolare, in Cina ed India. Se si riuscisse a trovare il metodo di catturare il gas malefico, questo favorirebbe- indubbiamente- il loro sviluppo. In ogni caso, l’energia nucleare è quella pulita ed è quella che si potrebbe produrre su più larga scala. I Paesi in via di sviluppo hanno necessità di grandi fonti di energia, perciò noi dovremmo concentrarci sull’efficienza e risparmio energetico. Personalmente, sono ottimista nel prevedere la realizzazione di energia pulita.

- Cosa fare, allora?

Muoversi come politici per ottenere il supporto delle popolazioni, in modo da poter assumere delle giuste decisioni per scegliere la via delle energie pulite da produrre su larga scala ed economicamente.

Chi é

Ahmed F. Ghoniem è Professore di Ingegneria Meccanica, condirettore del Laboratorio per l’ Energia del 21 secolo, direttore del Laboratorio delle Dinamiche degli idrocarburi, e capo del Dipartimento di scienza dell’ energia e della pianificazione. Si è laureato al Cairo e- successivamente- si è perfezionato all'Università di California, Berkeley. La sua ricerca ha condotto a specializzarsi in anticipo nell’alta tecnologia su sistemi di propulsione dei reattori. I suoi recenti interessi includono l’energia integrata e sistemi di propulsione, combustibile alternativo e motori di energie alterative, l'integrazione del rinnovabile e combustibile fossile derivante dal carbone. E’ autore di più di 160 articoli nel campo delle energie alternative. Il suo lavoro include lo sviluppo di soggetti avanzati in conversione di energia e scienze termali. E’ uno studioso aperto a tutti gli stimoli positivi che provengono dai rami della scienza ed è sempre disponibile al confronto con quanti vogliono migliorare l’umanità. Ha ricevuto molti premi per le sue ricerche. E’ una persona amabilissima che si può contattare a: Email: ghoniem@mit.edu

Maria & Enrico Marotta

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Società