Formazione e buone pratiche d’insegnamento

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in considerazione dei dibattiti inerenti alla formazione e alle buone pratiche d’insegnamento, che hanno visto recentemente configurare la figura del “docente esperto”, intende proporre qualche riflessione. Attualmente il sistema istruzione valuta e considera i docenti come semplici numeri e non come personale specializzato dotato di esperienze formative fondamentali per l’educazione degli studenti. Non vengono considerate le buone e innovative pratiche di insegnamento, che molti colleghi attuano nelle proprie classi, né tanto meno valutate le parole di elogio che famiglie e associazioni nazionali, e non, esprimono sul lavoro condotto da alcuni insegnanti. Soprattutto nel caso delicatissimo degli studenti fragili, con i quali occorre molta sensibilità da parte di chi li dovrà accompagnare durante l’anno scolastico. Capita, talvolta, che i risultati ottenuti superino ogni più rosea previsione grazie alle tecniche sperimentali e alla dedizione con cui ci si rapporta con allievi affetti da patologie rarissime, su cui si conosce ancora poco (es. la sindrome di Kleefstra) che, però, comportano tanto impegno e dedizione.  Sarebbe giusto che menzioni speciali o riconoscimenti particolari per il merito avessero un valore nelle graduatorie, indipendentemente dai freddi valori numerici, che, spesso, diventano aleatori per una serie di ragioni, spezzando così legami importantissimi (tra educatore e allievo) per chi deve superare le difficoltà connesse alle proprie caratteristiche e integrarsi il più possibile con la realtà esterna. Per esempio le domande e relative alle graduatorie sulla mobilità dei docenti non tengono assolutamente in considerazione l’aspetto segnalato o della tanto invocata (ma spesso disertata) continuità didattica; per cui in base al giudizio dell’Ambito Territoriale di turno si stabilisce ora un criterio ora un altro per attribuire le cattedre. È gravissimo che non esistano parametri certi e che soprattutto non si vada a tutelare il benessere delle famiglie già provate da molteplici disagi. Invece sotto la lente d’ingrandimento finiscono quei pochi casi rispetto alla maggioranza di docenti irresponsabili o sfaccendati. Denigrare la classe docente è un hobby. Chi accusa conosce poco della realtà scolastica e delle difficoltà quotidiane delle nostre aule. I docenti vengono in molti casi invitati a compilare una notevole quantità di relazioni finalizzate alla doviziosa spiegazione delle attività condotte; sarebbe opportuno che si desse un valore concreto a tali atti amministrativi, se richiesti.
Il CNDDU invita i colleghi e le famiglie a segnalare i propri “successi” formativi (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com) per divulgarli e confrontarsi contribuendo, si spera, un’inversione di tendenza.  
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

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