Riforma della Sanità: i Sindaci valtellinesi chiedono...

In questi giorni in Consiglio Regionale lombardo  è in pieno svolgimento il dibattito sulla riforma sanitaria.
Cambiare è sempre difficile,in particolare  in un settore come quello socio-sanitario, ricco di molteplici e complesse funzioni e di interessi. La tutela della salute è uno dei principali beni comuni dove i cittadini misurano tutti i giorni la bontà delle scelte politiche.
La Regione Lombardia, in una recente classifica contenuta nel  Rapporto CREA sulle performance dei sistemi sanitari regionali, si colloca al nono posto, dopo Regioni quali la Toscana, il Veneto, l’Emilia-Romagna, Trento, Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Val d’Aosta e l’Umbria. Vi sono quindi ampi spazi di miglioramento e quello che si propone la Riforma sanitaria lombarda:
-offrire maggiori e migliori servizi socio-sanitari ai suoi cittadini
-migliorare l’efficienza dl sistema riducendo la burocrazia ed  eliminando gli sprechi. Probabilmente non è neppure un problema di spesa economica, ma come ricollocare le risorse, per promuovere coloro che svolgono attività socio sanitarie a favore delle persone.
Nella proposta  del governo regionale  non si è voluto rinunciare allo spirito della Legge 31 che separava la funzioni di controllo, di spesa e di gestione del  territorio (ASL/ATS) da quelle di erogazione dei servizi (Aziende ospedaliere/ASTT)  in particolare per confermare la libera scelta del cittadino di curarsi o in una struttura pubblica o in una struttura privata accreditata. Teoricamente questa potrebbe essere una buona logica a patto che non si depotenzi ili pubblico a favore del privato (ricordo che anche prima della Legge31 datata 1997 in Lombardia operava un privato di grandi istituzioni di eccellenza).
Uno dei capisaldi della proposta regionale è di fornire una maggiore integrazione socio-sanitaria dei  servizi. Ma questo si ottiene  più facilmente  con un’azienda che gestisce gli ospedali insieme alla strutture territoriali socio-sanitarie come è in essere in tutte le altre Regioni, compreso  il Veneto, che ricordo è governata da una maggioranza politicamente omogenea a quella lombarda.  Se fosse applicata questa soluzione anche in Lombardia potremmo avere 12 aziende socio sanitarie provinciali con la gestione integrata, e 5 aziende ospedaliere di grandi dimensioni a gestione autonoma  con notevoli  risparmi.
Certamente il modello integrato è quello più efficace nel territorio montano e quindi in provincia di Sondrio. Ricordo che per la nostra   provincia la Regione Lombardia aveva accordato l’unità dei servizi nella prima fase di applicazione delle legge 31 come per la Valcamonica, dove è rimasta tale, mentre  da noi  è  terminata  precocemente con l’istituzione di un’ Asl e di un’Azienda Ospedaliera. A dire il vero vi è stato il tentativo di un nutrito numero di associazioni, sindacati e partiti di ripristinare anche in provincia di Sondrio il modello sperimentale, ma vi è stata scarsa unità.
Ricordo che il modello di gestione dei servizi socio-sanitari in tutte le province alpine è quello integrato con notevoli vantaggi. Per questa ragione i sindaci della Valcamonica oggi unitariamente rivendicano il mantenimento dell’Asl unica della Valcamonica.
Oggi i sindaci della provincia di Sondrio, finalmente uniti, chiedono con forza il riconoscimento della speciificità  sanitaria montana  della nostra provincia alpina e credo che quello dell’ASL unica di Valtellina e Valchiavenna  possa essere la scelta migliore.

 

Gianfranco Cucchi
Società