HOPE FOR THE FUTURE - PADIGLIONE DELL'IRAN (PALAZZO MALIPIERO, VENEZIA)
Bellissimo il titolo del padiglione iraniano alla 53. ma Biennale d'arte. Ti fa pensare- sebbene da quelle parti arrivano lampi accecanti di violenza e soppressione degli elementari principi di libertà personale sanciti da molte Costituzioni internazionali, che quel popolo- sebbene gli "inciuci" delle ultime elezioni del terribile, quanto già compromesso Mahmud Ahmadinejad, (basta leggere le news internazionali per capire quanto sia così poco corretto verso il suo popolo) che continua a travolgere in un'ondata di malvagità soprattutto le donne.
E'' vero che artisti iraniani partecipano alla mostra internazionale d'arte della 53° Biennale di Venezia, che è iniziata dal 7 giugno al 22 novembre 2009 presso i Giardini della Biennale e presso l'Arsenale, oltre che in altri sognanti luoghi come il palazzo Malipiero, dove sono esposti i lavori dei tre artisti prescelti per questa 53. ma Biennale, il pittore Iraj Eskandari, il calligrafo Sedaqat Jabbar e lo scultore Hamidreza Avishi. Tali artisti saranno accompagnati anche da: Harish Shiva, Farzin Hedayatzadeh, Amir Rostami e Mahmud Azadnia. Mentre altri artisti esporranno nella sezione non competitiva del festival, tra cui il pittore Mostafa Dashti, lo scultore Morteza Namatollah, il graphic designer Mehdi Mohammadi, il fotografo Mehdi Mon'em, il fumettista Mohammad Amin-Aqaii e il calligrafo Abbas Akhavain.".
La 53° Esposizione Internazionale d'Arte è intitolata "Creare Mondi", ma quali vogliono creare gli artisti iraniani? Le loro bocche sono cucite e guai a cercare di intervistarli.
Secondo me, la cosa più significativa e bella, è la "clessidra" ( in vari colori) che hanno voluto donare ai giornalisti: vuol dire tempo, ma non solo al passato, orientato al futuro.
Alcune note recenti sulla tragica situazione dell'Iran, specie per le donne,
La contestata rielezione del presidente in carica sta dando vita ad un livello di repressione che smaschera il carattere autoritario di un regime conservatore e teocratico. Dall'altra parte, la popolazione iraniana sta dimostrando, con coraggio e determinazione, la propria fame di libertà.
I milioni di cittadini e cittadine, "l'onda verde" che si riversa nelle strade di Teheran, ci parla non soltanto della necessità di un cambio al vertice della politica iraniana, ma, soprattutto, ci segnala un'urgenza di libertà e di giustizia (a partire dai diritti civili, fino alla distribuzione delle ricchezze petrolifere) da parte di quei soggetti più colpiti dalle politiche autoritarie: studenti e donne in primis.
L'Iran che chiede una rivoluzione è quello che ha saputo sopperire all'oscuramento della stampa ufficiale attraverso l'uso di internet, dei telefoni cellulari e di tutte quelle tecnologie che ci stanno restituendo un punto di vista partecipe di questi momenti importanti e drammatici.
Noi siamo, oggi, a fianco delle donne iraniane, degli studenti, dei bloggers e di tutti coloro che, proprio ora, stanno rischiando la vita, non in nome di una bandiera o di una religione, ma perché pensano che ne valga la pena se la posta in gioco è la liberazione dei propri desideri, dei propri corpi e dei propri pensieri.
E cosa fanno alle donne, oggi, nel nostro tempo così scorticaticamente libero?
UN BASIJI, "STUPRAVO LE VERGINI PRIMA DEL PATIBOLO"Un miliziano basiji, uno dei paramilitari del regime degli ayatollah, ha raccontato di aver stuprato giovani condannate al patibolo, per aggirare il divieto islamico di giustiziare le donne, quando sono ancora vergini. In una scioccante intervista al "Jerusalem Post", un membro delle milizie paramilitari che sono state in prima fila nei pestaggi e nelle repressioni delle proteste degli ultimi giorni a Teheran, ha raccontato l'agghiacciante 'modus operandi' del regime iraniano. L'uomo, che ha chiesto di mantenere l'anonimato, ha raccontato che di essersi guadagnato, quando aveva appena 18 anni,"l'onore' di sposare momentaneamente le giovani donne prima della condanna a morte". "La notte prima dell'esecuzione -ha raccontato- viene organizzata la 'cerimonia': le ragazze vengono costrette ad avere un rapporto sessuale con uno dei secondini, di fatto vengono stuprate dal 'marito'". Guardando a ritroso agli eventi, l'uomo ha detto di provare rimorso "anche se i matrimoni erano legali". "Le ragazze erano piu' terrorizzate dalla 'notte di nozze' che dall'esecuzione che le attendeva all'indomani. Si battevano con tutte le loro forze, e cosi' dovevamo mettere il sonnifero nel cibo. L'indomani, avevano un'espressione attonita: era come se fossero pronte o volessero morire". "Ricordo di averle sentite piangere e urlare dopo (che lo stupro) era avvenuto. Non dimentichero mai' una ragazza che si graffio' il viso e il collo con le unghie. Dopo era graffiata dappertutto" (Cfr.: La Repubblica.it, ma anche tantissimi altri giornali nazionali) .
E se proprio volete sapere qualche cosa di più sull'Iran, ci sono vari libri, film, e varie di cui vi propongo piccolissime cose:
La Storia dell'Iran di Farian Sabahi per approfondire gli eventi storici del Novecento, dall'ultima dinastia degli scià Pahlavi, alla rivoluzione khomeinista, alla guerra Iran-Iraq; La Persia, la rivoluzione e l'Asse del Male per l'analisi geopolitica. Ma anche I "pellegrinaggi" tra i luoghi simbolici dell'Iran contemporaneo del giornalista iraniano-americano Afshin Molavi e il romanzo a fumetti di Marjane Satrapi . Il reportage di Nadia Pizzuti sugli anni trascorsi nell'Iran del riformatore Khatami e quello straordinariamente lucido e incisivo di Kapuscinski sulla Rivoluzione. Lo sguardo sulla gioventù iraniana con la raccolta di testi di Jeunesse d'Iran e le foto di Avoir 20 ans à Téhéran. Le foto di Abbas per dare un volto ai protagonisti e agli eventi dell'Iran recente e quelle di Kiarostami sui paesaggi iraniani. Infine un racconto di viaggio nel caso rimanessero ancora dubbi se visitare l'Iran oppure no.
Marjane Satrapi
Pollo alle prugne
Un romanzo iraniano
Sperling & Kupfer, 2005
Storia struggente di un musicista iraniano negli anni '50, Pollo alle prugne è la logica continuazione dei lavori precedenti di Marjane Satrapi, il cui Persepolis - romanzo di formazione, libro politico e saga famigliare - è stato uno dei casi editoriali più interessanti degli ultimi anni. Ambientato in Iran, racconta gli ultimi giorni di un grande suonatore di tar che si lascia morire dopo che la moglie gli ha rotto il prezioso strumento musicale. Dietro la sua sofferenza si nasconde una sorte di amore infelice e, soprattutto, il rimpianto per una società scomparsa: l'Iran dei nonni della Satrapi, un paese in equilibrio precario tra modernità e tradizione. Nella parabola del musicista si riflette così la progressiva perdita delle illusioni e la disperazione dei progressisti iraniani. L'autrice ha costruito questo romanzo con una struttura narrativa innovativa, muovendosi lungo la trama con flash back e balzi in avanti, digressioni ed ellissi, come in un gioco di indizi. Il risultato è un'elegia romantica e vitale sulla memoria e sul piacere. Note biografiche
Marjane Satrapi è nata nel 1969 a Rasht, in Iran. E' cresciuta a Teheran, dove ha frequentato il Lycée Français. All'epoca della guerra contro l'Iraq si è trasferita a Vienna, dove ha proseguito gli studi. Tornata in Iran si è diplomata in Belle Arti, ma i suoi progetti non sono piaciuti al regime e ha lasciato di nuovo il paese. Dopo aver studiato arte a Strasburgo si è trasferita a Parigi, dove vive tutt'ora. In precedenza ha pubblicato Persepolis, la sua autobiografia nonché il primo fumetto della storia iraniana. E' autrice di numerosi libri per ragazzi, le sue strisce e illustrazioni compaiono su quotidiani e riviste, collabora regolarmente con Internazionale.
fshin Molavi
Pellegrinaggi persiani
Viaggi attraverso l'Iran
il Saggiatore, 2005
Un giornalista che si aggira per l'Iran chiedendo ad autorità e gente comune come vivono, di che cosa hanno paura e in che cosa sperano non passa inosservato. A ogni fermata del viaggio è preso d'assalto da una folla di voci ansiose di raccontare storie diversissime, specchio di un paese in cui, oltre il velo della retorica ufficiale, si agitano mille fermenti. E' come se studenti progressisti e conservatori, esponenti religiosi, giornalisti, politici, adolescenti fanatici di tutto ciò che arriva dall'Occidente aspettassero solo l'occasione per parlare di matrimonio e censura, del rapporto tra politica e religione, di movimento democratico e di eredità della repubblica islamica.
Ad Afshin Molavi, loro connazionale alla scoperta della terra che per lui è solo un ricordo d'infanzia, raccontano un paese lacerato tra l'aspirazione alla libertà che accomuna tutti i ceti e l'oscurantismo degli ayatollah che hanno tutti i poteri. E lui tocca con mano quel contrasto: nelle biblioteche finanziate dal regime in cui i libri che tramandano il verbo di Khomeini si coprono di polvere, mentre in libreria le biografie di star di Hollywood vanno a ruba; nelle risolutezza con cui i tassisti rifiutano la corsa ai religiosi; nei fogli filodemocratici infilati furtivamente nei quotidiani conservatori da giornalai che si improvvisano campioni della libertà di stampa.
Poi c'è la Storia, che in Iran è materia incandescente e condiziona politica e società: soli i custodi più fedeli della tradizione, dallo scià ai leader religiosi, possono comandare il paese. Per raccontarla, Molavi ha scelto luoghi simbolici come la tomba di Ciro il Grande sull'altopiano di Pasargade e quella dedicata al poeta del Trecento Hafiz, il sacrario che celebra i trecentomila caduti della guerra contro l'Iraq, il mausoleo di Khomeini a Teheran. Ogni tappa di questo pellegrinaggio nel passato mette di fronte ad una civiltà raffinata che ha assorbito conflitti e scontri feroci, lasciando il presagio che l'integralismo religioso non scriverà l'ultima parola nella storia millenaria della Persia.
Afshin Molavi, giornalista e scrittore nato in Iran e cresciuto negli Stati Uniti, ha lavorato come corrispondente da Riad e come inviato per la Reuters e il Washington Post in Iran. Attualmente scrive su Foreign Policy, Business Week, The Nation e periodici arabi su questioni legate al Medio Oriente. Vive a Washington.
- Emanuele Castelli:
Iran. La Persia, la rivoluzione e l'Asse del Male
Sankara, 2003
Dopo l'11 settembre 2001 l'Iran è tornato alla ribalta come componente di quell'Asse del Male che l'amministrazione Bush ha deciso di combattere nella sua lotta al terrorismo internazionale. Risolto il problema Saddam, molti ora credono che il prossimo obiettivo di politica estera sarà il paese degli ayatollah, che, d'altra parte, è già da molto tempo nel "libro nero" di Washington . "Bastione americano" in Medio Oriente sotto lo Scià di Persia, l'Iran ha assistito nel 1979 ad una delle più grandi e imponenti rivoluzioni del XX secolo, quella ispirata dall'ayatollah Khomeini, che è in seguito sfociata in una Repubblica islamica a guida teocratica. Vent'anni dopo, quello che sembrava il laboratorio di sperimentazione tra islam e democrazia sembra più un sistema geneticamente bloccato, un paese dalle riforme mancate. La generazione nata dopo la rivoluzione, infatti, chiede oggi libertà, diritti e fine della dittatura tradizionalista del clero sciita.L'Iran è un paese dalle molteplici identità: quella persiana, che ricorda gli antichi imperi di Ciro, Serse e Dario; quella musulmano-sciita, in opposizione al maggioritario mondo sunnita; quella recente, riformatrice e progressista, che vuole affermare le proprie radici non per questo rinunciando a ciò che di buono viene dal mondo occidentale. L'elezione nel 1997 di un presidente riformista, Muhammad Khatami, è stata da molti considerata un tentativo di giungere all'equilibrio tra queste appartenenze; ma la politica riformista ha fallito, ed ora il futuro iraniano deve fare i conti con diversi fattori, due tra tutti, l'evolversi della situazione internazionale e le istanze interne della gioventù disillusa.
Note biografiche.
Emanuele Castelli è nato a Parma nel 1976. Dopo la laurea, conseguita presso la facoltà di Scienze Politiche di Bologna con una tesi su Islam e Diritti Umani, ha svolto un Master in Relazioni Internazionali.
Farian Sabahi
Storia dell'Iran
Bruno Mondadori, 2003
Una storia dell'Iran che aiuta a comprendere una delle realtà più complesse del mondo. Una storia del Novecento che inizia con qualche anno di anticipo, nel 1892, anno in cui i religiosi strinsero alleanza con i mercanti per protestare, con un vero e proprio boicottaggio, contro la decisione del sovrano di dare il tabacco in concessione a uno straniero. Fu la prima alleanza tra ulema e bazarì, un'alleanza destinata a ripetersi lungo tutto il secolo, fino a culminare nel 1979 nella rivoluzione che portò alla trasformazione dell'Iran in teocrazia. Ancora oggi, nell'epoca del presidente riformatore Khatami, gli ayatollah vantano stretti legami con il bazar e tengono i cordoni della borsa di uno dei Paesi più ricchi al mondo di risorse energetiche.
Note biografiche:
Farian Sabahi insegna alla Facoltà di Lettere dell'Università di Ginevra e ha tenuto corsi all'Università Bocconi di Milano. Scrive regolarmente sull'Islam e il Medio Oriente per Il Sole 24 Ore e trasmette su Radio Svizzera, Radio 24 e Radio Popolare. Ha inoltre pubblicato numerosi volumi e articoli sul Medio Oriente.
-Massimo Giannini
Mosafer hastam. Viaggio in Iran
Edizioni dell'Arco - Marna, 2003
"Solo gli ignari colgono i frutti del mondo..."
Così spensierati abbiamo avuto la fortuna di vagare per la Persia d'oggi tra emozionanti testimonianze di storia millenaria, armoniose città a misura d'uomo, spettacolari moschee e paesaggi desolati, in un viaggio che si è scombinato sin dal principio.
A scompaginare il nostro programma è stata l'inaspettata successione di incontri con persone tanto curiose da non saper resistere alla tentazione di conoscerci rendendoci partecipi del loro mondo con naturalezza disarmante e coinvolgente.
E da questo caos spontaneo è scaturita la magia che, inconsapevolmente, speravamo di trovare in Iran.
Note biografiche
Massimo Giannini, milanese trentaseienne con un passato da fanzinaro, si occupa di risorse umane da una decina d'anni. Questo è il suo primo libro.
Yoosef Ziaey
Iran
Storia, società e tradizioni, arte e cultura, religione
Edizioni Pendragon, 2000
L'Iran è un paese dalla civiltà millenaria che non ha bisogno di presentazioni. Questa terra è stata la culla del favoloso Impero Persiano di Ciro e di Dario, ha assistito alle imprese straordinarie di Alessandro il Grande e soprattutto ha dato vita a una cultura artistica e letteraria senza pari, destinata ad influenzare tutto il mondo conosciuto a cominciare dalla Grecia classica. Qui Roma ha combattuto per secoli i nemici più accaniti dell'Impero, i Parti, subendo alcune delle sconfitte più dolorose della sua storia, mentre lo splendore dei grandi Achemenidi risorgeva con la dinastia sasanide (III-VII sec.) .
Con la conquista araba nel 642, la "terra degli Arii" entrava definitivamente nell'orbita islamica e doveva subire la dominazione dei califfi di Baghdad, ma ancora una volta, alla corte degli abbasidi, filosofi, scienziati e letterati di origine persiana contribuirono a dare lustro a quella che è stata definita "l'epoca aurea dell'Islam". Bisognerà tuttavia attendere la dinastia dei Safavidi, nel XVI secolo, per assistere alla rinascita di una coscienza nazionale persiana, che da allora nemmeno le mire colonialiste di Gran Bretagna e Russia hanno saputo piegare.
Ancora oggi, infatti, l'Iran è uno dei grandi protagonisti della storia mondiale e con la Rivoluzione Khomeinista del 1979 ha istituito la prima Repubblica Islamica fondata sulla legge coranica. L'Occidente ha rifiutato a lungo di riconoscere la nuova realtà iraniana, ma ora le cose stanno lentamente cambiando, anche grazie alle notevoli aperture moderate e riformiste del presidente Khatami. Conoscere allora la società, la vita quotidiana, le tradizioni secolari e la cultura attuale - oltre la storia - di questo grande paese in movimento verso la modernità è quanto si propone, in sintesi ma con informazione puntuale, questo volume.
Note biografiche
Yoosef Ziaey è nato a Isfahan nel 1956. Nel 1978 si è trasferito nel nostro paese. All'Università per stranieri di Perugia ha frequentato i corsi di lingua italiana finché non si è trasferito a Napoli, dove si è iscritto alla facoltà di Medicina. In seguito allo scoppio della guerra tra Iran e Iraq ha abbandonato gli studi per occuparsi del Comitato Iran-Iraq per la pace, del quale è stato presidente dal 1980 al 1988. Dopo aver frequentato per un anno la facoltà di Psicologia a Roma, si è trasferito a Bologna, dove dal 1995 è presidente della cooperativa sociale "Metoikos", impegnata nel risolvere i problemi legati all'immigrazione.
Giancarlo Lannutti
Iran e Iraq. Guida storico-politica
Datanews, 1998
Iran e Iraq sono due paesi decisivi per gli equilibri nell'area del vicino Oriente e del Mediterraneo. Le loro immense risorse petrolifere ne fanno due punti chiave dello stesso equilibrio mondiale. Dopo la caduta dell'Urss e dei blocchi è in quest'area che si decidono, anche con la guerra, i ruoli di dominio globale dell'unica superpotenza rimasta, gli Stati Uniti d'America. La guida, per ognuno dei due paesi, traccia storia, politica, economia, assetto sociale e fornisce al contempo le informazioni turistiche essenziali per quanti vi si recano per turismo o per lavoro. La caratteristica principale di questa guida è l'ampiezza e la completezza delle informazioni sulla storia e sull'assetto economico e sociale di ciascun paese presentato.
Note biografiche
Giancarlo Lannutti è nato a Roma nel 1931. Giornalista all'Avanti, a Mondo Nuovo, di cui è stato direttore, e a l'Unità, dove è stato capo servizio esteri, per molti anni è stato inviato in Medio Oriente.
Nadia Pizzuti
Mille e un giorno con gli ayatollah
Datanews, 2002
Un'inedita testimonianza di una giornalista italiana che ha trascorso circa tre anni in Iran, seguendo giorno dopo giorno la tormentata fase di cambiamento inaugurata dal presidente Muhammad Khatami. Nel libro s'intrecciano le esperienze dei protagonisti del "nuovo corso", in particolare le donne e i giovani, e quelle vissute in prima persona. Lo sguardo dell'autrice rivela una realtà ricca di contraddizioni e paradossi dove a una straniera può capitare sia di subire le minacce degli integralisti, sia di sfidare le regole islamiche per assistere ad una partita di calcio allo stadio, unica donna tra 120.000 uomini.
Note biografiche:
Nadia Pizzuti, giornalista dell'ANSA, è stata la prima corrispondente donna di una agenzia internazionale ad essere accreditata nell'Iran post-rivoluzionario, dove ha vissuto tra il maggio 1997 e il settembre 2000.
KIAROSTAMI
Electa, 2003
Sono in molti a considerare Kiarostami come uno dei maggiori cineasti contemporanei, ma questa certezza è, tutto sommato, un fatto abbastanza recente. E' solo dalla fine degli anni ottanta che il regista si è imposto all'attenzione internazionale, benché in Iran fosse attivo sin dal 1970. Ora che Kiarostami è diventato un cineasta di culto ed è stato insignito dei più importanti riconoscimenti attribuiti dai maggiori festival dei cinque continenti, non sono in molti a dubitare che ci si trovi di fronte a un autore che ha cambiato il nostro modo di vedere il cinema e il mondo. E, tuttavia, Kiarostami non è soltanto un autore immenso, un nuovo cineasta o un cineasta in più, in grado di farci comprendere come e perché il cinema di oggi stia cambiando, non possa non cambiare. Kiarostami è anche e soprattutto un artista totale. Come le grandi figure di artisti rinascimentali è un autore capace di esprimersi attraverso mezzi e linguaggi diversi, restando ogni volta fedele a se stesso e alle sue tematiche privilegiate: il cinema naturalmente, ma anche la fotografia, il video, la poesia, il teatro.
Jeunesse d'Iran. Les voix du changement
Éditions Autrement, 2001
(in francese)
Oggi in Iran ci sono 60 milioni di abitanti, di cui oltre il 60% è costituito da giovani. Più che di una nuova generazione che vede la luce, è tutta una società che cambia.
Cresciuti dopo la rivoluzione islamica del 1979, i giovani iraniani non hanno conosciuto altro che il regime dei religiosi, dei mullah. Oggi sono i principali protagonisti delle rivendicazioni democratiche. Aspirano alla modernità e rifiutano la confusione della politica e del clero. Tuttavia l'idea di una "seconda rivoluzione" non li fa sognare. Il prezzo terribile pagato dai loro predecessori, la rivoluzione e la guerra che è seguita, pesa ancora sulle loro memorie.
La loro speranza sono piuttosto le riforme. Lo hanno dimostrato eleggendo un religioso riformatore, Khatami, alla presidenza del Paese (che però oggi non c'è più) . Lo dimostrano ogni giorno aprendo nuovi spazi di dibattito, impegnandosi nell'arte, nella stampa, inventando senza sosta nuovi modi di conoscere, sperimentare, ridere e sognare. Perché i giovani iraniani non desiderano soltanto la libertà di espressione, ma anche la leggerezza, la spensieratezza... la giovinezza. Attraverso i racconti, le analisi, gli sguardi fotografici e le poesie, un viaggio nella vita quotidiana, tra le speranze, gli ostacoli e l'immaginario dei giovani iraniani.
A cura di Delphine Minoui, insieme con Abbas, Fariba Adelkhah, Nouchine Ahmadi-Khorassani, Davoud Dekhan, Abolfazl Ebrahimi, Eshan Javid, Média Kachigar, Farhad Khosrokhavar, Serge Michel, Morteza Monadi, Saeed Paivandi e Nadia Pizzuti.
Foto di Isabelle Eshraghi, Hassan Sabaghshian, Shadafarin Ghadirian, Peyman Houchmanzadeh, Reza Moattarian, Farzaneh Khademian e Abbas.
-Isabelle Eshraghi, Azadeh Kian-Thiébaut, Seyyed Ebrahim Nabavi
Avoir 20 ans à Téhéran
Éditions Alternatives, 1999
(in francese)
Qualche notizia, un reportage e soprattutto una raccolta di fotografie per raccontare come vivono i giovani di oggi in Iran.
Attraverso lo sguardo della fotografa franco-iraniana Isabelle Eshraghi, della sociologa iraniana Azadeh Kian-Thiébaut e dello scrittore e giornalista iraniano Seyyed Ebrahim Nabavi, questo libro si interessa della gioventù iraniana (e in particolare di quella femminile) al di là dei veli che la storia recente ha gettato su di essa, mostrando un mondo contrastante, in bilico tra valori nazionali, islamici ed occidentali.
Già, ma finisce qui la storia dell'Iran, se non diamo una mano alla lsua straordinaria gioventù che ha Neda e tante altre???
Maria & Enrico Marotta