USA: STAMPA INDIPENDENTE?

“Barack Obama si sta muovendo” e quindi “perché non lo possiamo catturare”, fu la battuta di Roger Ailes, il presidente della Fox News Network, la rete televisiva americana di Rupert Murdoch. Ailes si riferiva alla somiglianza del nome Obama a Osama. Barack Obama è naturalmente il senatore Democratico afro-americano dell’Illinois, candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Osama bin Laden invece è il terrorista latitante in Afghanistan o Pakistan. L’umore presenta un sottotesto di verità dato che la Fox News tende decisamente verso il Partito repubblicano con cui Ailes aveva lavorato prima di approdare alla rete di Murdoch. La battuta era dunque un leggero attacco partisan al senatore democratico. Alcuni risero ma altri la presero di un altro modo. Il Partito democratico infatti decise di cancellare il dibattito fra candidati democratici che doveva tenersi nel mese di agosto 2008 e che sarebbe stato sponsorizzato dalla Fox News.

La battuta di Ailes riflette non solamente la direzione conservatrice di una delle maggiori reti televisive ma anche della stampa americana in generale. In America la stampa è dominata dall’iniziativa privata e quindi funziona come tutte le altre attività commerciali. I fondi per mantenersi a galla raggiungono i giornali quasi esclusivamente mediante gli annunci pubblicitari delle grosse ditte. L’ideologia di queste ditte è strettamente legata alla destra e indirettamente al Partito repubblicano. Le ditte vogliono un governo che spinga verso tasse sempre più basse e lasci campo libero all’iniziativa privata.

La stampa in America riflette naturalmente gli interessi delle aziende private e quindi i giornalisti, malgrado le loro tendenze liberal, non possono avere molta influenza dato che i loro direttori gli impediscono di spingere troppo sugli articoli che potrebbero recare “dispiaceri” alle grosse ditte. In sintesi i cronisti, redattori e direttori devono il loro lavoro ai proprietari i quali a loro volta sono strettamente legati alle grandi aziende che comprano gli annunci che permettono di pagare tutte le spese dei giornali. La stampa dunque non può mordere la mano che gli dà da mangiare.

Ma la mitologia popolare è che la stampa è indipendente e persino liberal. Se ciò fosse vero si leggerebbero molti articoli sulla cupidigia degli industriali e i loro salari oscenamente astronomici mentre quelli della classe media continuano a perdere terreno. Se la stampa fosse veramente liberal si leggerebbe molto di più sui buoni lavori americani che stanno scomparendo, il famoso “outsourcing” di lavori a paesi del terzo mondo dove il costo del lavoro è bassissimo. Se la stampa americana fosse liberal si leggerebbe molto di più sul fatto che 47 milioni di statunitensi non hanno diritto alla sanità. Si leggerebbe anche molto sul fatto che un numero crescente di americani compra le medicine in Canada dato che i prezzi negli Stati Uniti sono aumentati a tal punto che alcuni anziani devono a volte scegliere fra cibo e medicine.

I soldi naturalmente non comprano direttamente il potere ma non c’è dubbio che condizionano ciò che viene pubblicato. Nonostante questa forte influenza del denaro alcuni giornali riescono a mantenere una certa indipendenza. Ciò si nota nelle pagine editoriali dove diversi punti di vista sono spesso presenti. Ma la vera indipendenza della stampa si vede principalmente con alcuni giornalisti di spicco i quali fanno grandi sforzi per mantenere la loro obiettività. Seymour Hersh è uno di questi rari giornalisti indipendenti i quali usano la loro intraprendenza per raccontare storie che la stampa in generale non desidera toccare. Hersh, vincitore del prestigioso Premio Pulitzer, si è concentrato negli ultimi tempi sui metodi poco legittimi dell’amministrazione Bush per giustificare la guerra in Iraq. Ha scritto inoltre sulle torture nella prigione irachena di Abu Ghraib e in tempi più recenti sulla possibilità del governo americano di attaccare l’Iran. Hersh è un caso a parte e con la sua fama può permettersi il “lusso” di dire le cose come le vede senza preoccuparsi troppo dei suoi direttori e l’influenza degli annunci delle aziende. Ciononostante i suoi articoli investigativi sul New Yorker vengono accettati solo quando le sue fonti sono verificate in maniera ferrea dai redattori capo del prestigioso settimanale.

Ma il rapporto fra stampa e soldi include anche la collusione con i potenti i quali forniscono ai giornali informazioni necessarie per dare al lettore almeno l’impressione di un certo giornalismo investigativo. Ciò occorre specialmente con il New York Times i cui cronisti e redattori riescono a creare e mantenere contatti con funzionari governativi che diventano ricche fonti di informazione ma a volte anche di disinformazione. L’esempio più noto è ovviamente quello di Judith Miller del Times la quale qualche anno fa aveva pubblicato parecchi articoli affermando che le armi di distruzione massiva erano state trovate in Iraq.

Si dice che la stampa americana è indipendente ma ciò non vuol dire che l’aspetto economico viene eliminato dall’equazione. La libertà di stampa americana è condizionata dai potenti e ricchi e questa influenza è ben lungi dall’essere liberal malgrado il mito creatosi intorno agli addetti ai lavori. Per leggere punti di vista senza “collusione” bisogna andare ai blog. Ma questo sarà il tema di un altro articolo.x

Domenico Maceri (x)

(x) Domenico Maceri (dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri
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