DELEGATO ANIOC SONDRIO MESSAGGIO NATALIZIO
Natale di guerra. Incredibile. Quando il nostro Paese nel contesto occidentale sembrava aver cancellato la parola guerra con quel che ne consegue siamo stati tutti richiamati bruscamente alla realtà anche se questo richiamo è, per ora, indiretto con la partecipazione al dispositivo militare ucraino, con le fatture che quotidianamente dobbiamo onorare a una sorta di moloc economico, con sanzioni che costano assai all'aggressore ma purtroppo anche a noi.
Natale di riflessione. Non bastava la pandemia, altro moloc capitato tra capo e collo con un conto terribile avendo lasciato alle spalle un numero di vittime quanta la popolazione di una nostra città media.
Natale diverso dunque, con un richiamo ai valori che contano, richiamo a tutti ma in particolare a chi ha operato o opera ancora per la comunità. Fra questi in prima linea gli insigniti, coloro che hanno avuto ufficiale riconoscimento della loro attività. In questo contesto appare pertando assolutamente congruo portare all'attenzione dei nostri lettori il messaggio natalizio che il delegato dell'ANIOC, la loro Associazione ha rivolto agli insigniti (Red):
DELEGATO ANIOC NELLO COLOMBO
Forse ce ne siamo scordati, ma dentro noi c’è un bambino addormentato nell’angolo più fondo del cuore, quello più buio, più inaccessibile, più dimenticato. In silenzio. Col tempo, con gli affanni della vita quotidiana, le effimere certezze delle glorie terrene, le vacue vanità che misurano la nostra voglia di emergere, ci siamo assuefatti al dolore dell’altro, scalpitando per avere un posto sullo scranno più alto, arrabattandoci a elemosinare quel rispetto umano che ci fa “grandi” agli occhi di una società sempre più sorda ai bisogni altrui. E quel bambino è sempre lì che parla inascoltato quando la coscienza c’impone di riconoscere un fratello, e sale lentamente al labbro nell’emozione di un abbraccio amico, mentre si nasconde ogniqualvolta l’umore nero della controversia offusca il sentimento, e intristisce quando sul far della sera ci si rammarica di aver perso tempo. Quel tempo che corre e ci sfugge, quasi senza rendercene conto. Siamo tutti alla ricerca del tempo perduto che pure sprechiamo vanamente e scioccamente rimandando tutto al domani. Che forse non ci sarà. Eppure c’è un momento subitaneo in cui il tempo dell’assenza di tempo s’intrufola, truffaldino, tra le pieghe della memoria nei cassetti dei ricordi che si affollano quando, seduti sullo scoglio della solitudine innanzi all’oceano in tumulto l’orizzonte s’inclina come una clessidra capovolta. E solo allora ti accorgi degli anni che passano inesorabilmente. E non c’è modo per tornare indietro se non rivangando lo stesso solco inciso nella terra dei pensieri nell’età fanciulla dei sogni. La senilità del cuore e poi del corpo inizia soltanto quando non si hanno più sogni da sognare, e il passato ci appare come un vecchio libro aperto consunto dalla polvere, incartapecorito da ricordi che sfumano vorticosamente verso la voragine nera dell’oblio. Ma è allora che il bambino che sonnecchia nell’ombra si desta, ci danza nel cuore gonfio d’emozione, che piange e che ride nell’ascolto di ritornelli infantili come quiete nenie che cullano il nostro sonno nell’eterno cerchio della vita. Ascoltiamo allora il fanciullino che alberga nelle parole mai dette, ingoiate da asprezza superba, e in quelle che invece avremmo dovuto ingoiare per non farci male. E allora cari, cavalieri, mettiamoci in ascolto sulle sue frequenze facendoci bambini tra i bambini per vivere il mistero della gioia del Natale che celebra l’umanizzazione di un Dio che nasce da donna facendosi umile mortale, mentre oggi assistiamo alla divinizzazione dell’uomo che si fa re superbo del suo mondo del “Vitello d’oro”. L’augurio che voglio rivolgere ad ognuno è quindi quello di essere sempre portatori di pace e verità, facendosi per una volta ancora bambini, come un tempo, per vivere la Notte Santa con l’umile spirito dei pastori che seguono una stella, come i Magi, perché rapiti da una semplice, incredibile storia: quella di un Bambinello venuto al mondo in una grotta a salvare il mondo intero.
A tutti il mio saluto affettuoso e sereno in seno alla famiglia.
Il Delegato Provinciale di Sondrio dell’A.N.I.O.C.
Nello Colombo