TORNARE BAMBINI (Slava's Snowshow, Teatro Goldoni Venezia) 12.2.20.29

Assistendo e partecipando al giocoso spettacolo del russo Slava al Goldoni di Venezia, ti sorgono spontanee alcune domande: come mai gli spettatori grandi e piccini si divertono tanto di fronte a rappresentazioni così ingenue e semplici? Perché gli adulti che accompagnano i loro figli dimenticano gli affanni e i guai e sono finalmente contenti?

Nell'osservarli, la prima fulminea riflessione ti viene pensando a quella famosa frase di Gesù: per entrare nel regno dei cieli, bisogna ritornare bambini, cioè perdere quelle maledette sovrastrutture che ciascuno di noi si è dovuto costruire per parare i terribili colpi che ci arrivano giornalmente dalla società in cui siamo e che ci frastorna con una montagna di obblighi e doveri e godere delle cose semplici come il guardare un panorama innevato, dove i fiocchi di neve ti fanno pensare all'innocenza che non c'è più. E poi non c'è cosa più soddisfacente e confortante di vedere una famiglia unita: madri, padri e figlioletti, abbracciati felici, ridenti e spensierati, immersi nella bufera bianca (e finta) scatenata da quel clown-mago che è Slava, grande artista, dalla fantasia energetica e straripante come sono le "ondate" di fiocchi di neve che ti arrivano addosso meravigliandoti e invogliandoti a giocare con lui. Qualcosa di così umano e naturale, così pulito e ingenuo che ti fa ritornare piccolo almeno per qualche ora e che auguri che molti altri possano sentire l'emozione e l'ebbrezza di un tempo ormai perso nel passato.

Chi è Slava?

Quel piccolissimo uomo, vestito di giallo che alla fine dello spettacolo si siede nell'angolo meno esposto del palco per godersi - a sua volta- la festa che offrono gli spettatori, senza vincoli di età, nel giocare con i molti palloni coloratissimi gettati addosso a tutti, con luci fantasmagoriche che ti avvolgono e ti costringono a essere partecipe, a divertirti come fanciulli, dimentichi delle diavolerie inventate dalla tecnologia che rendono "musoni" arrabbiati anche i più sereni del popolo ormai internettizzato, è nato in una piccola città russa, lontano dai grandi centri urbani. Ha trascorso tutta la sua infanzia in mezzo alle foreste, ai campi e ai fiumi. E' vissuto in un mondo incontaminato che ha sviluppato le sua capacità di inventare cose e storie sempre nuove: come costruire le case sugli alberi - anche di quattro piani -, piccole città di neve e organizzare divertenti feste con i suoi amici. Grazie alla televisione e al cinema, conosce e si innamora dei grandi clown e dei grandi mimi.

All'età di 17 anni si trasferisce a San Pietroburgo (all'epoca Leningrado) con l'intenzione di studiare ingegneria. In realtà, si iscrive a una scuola di mimo; inizia così il suo lungo cammino verso la riscoperta e la riaffermazione dell'arte del vero clown. Grazie all'influenza di grandi artisti come Chaplin, Marcel Marceau, Engibarov e al suo innato talento, Slava e la sua Compagnia - fondata nel 1979 - danno una nuova valenza al ruolo del clown, estrapolandolo dal mondo circense e portandolo nelle strade prima e nei più grandi teatri del mondo poi.

La sua reputazione cresce molto rapidamente, a tal punto che tanti sono i suoi allievi disposti persino a viaggiare per chilometri e chilometri pur di imparare la sua tecnica di fusione tra teatro visivo e clownesco. Molti dei suoi ex-allievi hanno oggi delle proprie compagnie e alcuni hanno preso parte alle produzioni del Cirque du Soleil.

Il piccolo russo ormai famoso, approda con la sua Compagnia in Inghilterra nel 1988. Le sue tre recite all'Hackney Empire sono sufficienti per renderlo popolare. Cinque anni dopo, raccoglie le gag e gli sketch più noti del suo repertorio in un unico spettacolo SLAVA'S SNOWSHOW, che è un vero e proprio trionfo tanto da valergli il Time Out Award. Dopo il successo londinese, parte per una tournée nel Nord America con la produzione Alegrìa del Cirque du Soleil nella quale ancora oggi sono presenti degli estratti di SNOWSHOW. Nel 1997 viene insignito dell'Olivier Award come miglior spettacolo durante una delle tante recite esaurite all'Old Vic. SLAVA'S SNOWSHOW viene presentato in tournée in più di 25 Paesi e a più di un milione di spettatori.

Nel 1989 l'artista riunisce un gruppo di 150 clown per un tour della durata di sei mesi che tocca le maggiori capitali dell'Europa Orientale ed Occidentale; è il The Mir (Peace) Caravan. Più di 50 compagnie locali si aggiungono ad ogni tappa ingrandendo sempre più la già grande compagine di attori.

Come tutte le sue opere, SLAVA'S SNOWSHOW dovrebbe essere descritto come "uno spettacolo in movimento", in continua evoluzione di idee, innovazioni ed invenzioni.

La sua ispirazione creativa ha uno scopo ben preciso: portare il clown teatrale nel 21esimo secolo continuando a incantare le famiglie di tutto il mondo. Cosa del tutto vera, se al Goldoni, come prossimamente lo sarà nelle altre città italiane del suo tour, la gente che lo vedrà si divertirà e, per qualche ora, ritornerà a vivere i tempi beati dell'infanzia.

Cosa dice del suo teatro

- E' un teatro rituale magico e festoso costruito sulla base delle immagini e dei movimenti, sui giochi e sulla fantasia;

- E' un teatro che nasce inesorabilmente dai sogni e dalle fiabe;

- E' un teatro ricco di speranze e sogni, di desideri e di nostalgie, di mancanze e disillusioni;

- E' un teatro in continuo mutamento che si nutre dell'improvvisazione spontanea nel rispetto scrupoloso della tradizione;

- E' un teatro che si colloca nel filone della sintesi multi-sfaccettata contemporanea, al confine tra vita e arte;

- E' un teatro che crea un'unione epica intimistica tra tragedia e commedia, assurdità e spontaneità, crudeltà e tenerezza;

- E' un teatro che sfugge a qualsiasi definizione, all'interpretazione unica della sue azioni e da qualsiasi tentativo di limitazione della sua libertà (Slava Polunin).

Per informazioni: ATER tel. 059 340221 oppure: | info@slavasnowshow.

E se proprio volete saperne di più: www.slavasnowshow.it

Maria & Enrico Marotta

Maria & Enrico Marotta
Società