Dal 2003 la Giornata Internazionale dei diritti dei migranti. Riflettere sul fenomeno migratorio

Un invito ai docenti di tutte le scuole del Paese

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina Diritti Umani in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti lavoratori, celebrata il 18 dicembre, intende riflettere sul fenomeno migratorio, e sulle tematiche ad esso legate, il quale suscita un’attenzione sempre maggiore e che, dalla metà dello scorso decennio, si è fatto stringente  a livello internazionale. Questa data è stata scelta nel 2003 dalle Nazioni Unite dopo un lunghissimo lavoro iniziato nel 1972 a seguito del “Disastro del tunnel del Monte Bianco”, in cui persero la vita 28 lavoratori del Mali che si erano stipati nel rimorchio di un camion e viaggiavano da giorni verso la Francia, in condizioni disumane, alla ricerca di migliori condizioni di vita. Le Nazioni Unite, ricollegandosi alla tragedia del ‘72, scrissero una Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. In 93 articoli vietarono le discriminazioni, i trattamenti disumani e lo sfruttamento. Garantirono, invece, i diritti fondamentali come l’accesso alle cure e l’istruzione di base per i figli dei lavoratori migranti. La Convenzione, forniva, inoltre, una guida per l’elaborazione di politiche nazionali in materia di migrazione, basate sul rispetto dei Diritti Umani. E ancora, propose una serie di disposizioni per combattere gli abusi e lo sfruttamento dei lavoratori migranti e delle loro famiglie nel processo migratorio. 
Sono passati 15 anni da allora e l’Italia, insieme a numerosi paesi europei, non ha ancora ratificato la Convenzione entrata in vigore nel 2003. Per questo motivo, la Giornata Internazionale dei diritti dei migranti si carica ogni anno di una speranza sempre nuova, finalizzata alla comprensione della piena dignità della migrazione in tutte le sue forme e alla presa di consapevolezza che gli stessi Paesi riluttanti alla ratifica, hanno edificato la loro recente economia sulla forza-lavoro dei migranti a cui poi, però, negano i più elementari diritti umani. Molte economie avanzate e dinamiche necessitano di lavoratori stranieri per quegli impieghi per cui non si trovano figure locali disposte ad accettarli.  La maggior parte dei migranti, quindi, svolge mansioni che altrimenti rimarrebbero incompiute. Aumentando la forza-lavoro, questi ultimi aiutano la crescita economica dei paesi ospitanti. E’ doveroso ricordare, infine, che la migrazione internazionale, come ribadisce l’ONU, è un fenomeno che potrebbe dare un contributo positivo ai Paesi, non solo di origine, ma di destinazione, se venisse supportato dalle giuste politiche. Al contrario invece , in assenza di queste ultime, si sta sviluppando un’economia perversa che si nutre dello sfruttamento del lavoro degli stranieri.
Il CNDDU intende sottolineare che la proclamazione della Giornata Internazionale per i migranti, rappresenta un traguardo importante per chiunque sia impegnato nella promozione dei Diritti Umani. Perché tra gli obiettivi principali vi è certamente la lotta contro la discriminazione e soprattutto lo schiavismo che dilaga nelle campagne italiane. Ad essere colpiti da quest’ultimo sono lavoratori regolari o rifugiati che finiscono nella morsa dello sfruttamento moderno. Il rapporto “Terraingiusta” dell’associazione Medici per i Diritti Umani, ha parlato di una vera e propria “crisi umanitaria”. Per 11 mesi il camper di Medu si è spostato in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia per monitorare le campagne della vergogna in cui vivono braccianti-invisibili che lavorano, fino a 12 ore al giorno in condizioni disumane, nelle campagne, nelle serre e nelle vigne. Questi ultimi, come afferma anche l’ultimo rapporto sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, sono fondamentali per la sopravvivenza del settore agricolo e per il mercato dei prodotti Made in Italy. Per moltissimi di loro, le condizioni di lavoro sono pessime, tanto che nel nostro Paese si è tornato a parlare di schiavitù e caporalato. Perché schiavitù e caporalato? Perché nelle campagne vi è sfruttamento e povertà, perché “gli invisibili” vivono lontani dai centri urbani in condizioni precarie e perché i Diritti Umani sono completamente assenti. In altri termini, ci sono, ma non si vedono. Sono i nuovi schiavi, vittime senza capacità di rivalsa, equamente distribuiti dal Nord al Sud del Paese. Le loro paghe sono bassissime, le condizioni di sfruttamento estreme: il caporalato è basato sull’isolamento dei lavoratori che sono confinati lontani dai centri urbani, senza accesso a servizi o relazioni. I lavoratori-invisibili che cadono in questi gironi danteschi, spesso viaggiano su furgoncini senza assicurazioni o con autisti senza patente, omologati per poche persone, ma che invece ne trasportano il triplo. Anche di questo, purtroppo, si nutre la parte malata dell’economia italiana. A livello legislativo esiste la legge 603 bis che riconosce il reato di intermediazione e caporalato. Sono tanti gli imprenditori e i caporali condannati perché hanno infranto la legge. Ma questo non ha fermato lo sfruttamento dei lavoratori stranieri che sono caduti nella rete degli aguzzini. Come se non bastasse, a questo va aggiunto l’allarme lanciato dal rapporto “Fuori Campo” di Medici Senza Frontiere, secondo il quale dei 10.000 migranti che abitano i ghetti e le periferie italiane (in appartamenti dove vivono fino a 20 persone che arrivano a pagare  300 euro a posto letto) “più della metà abita in insediamenti senza accesso all’acqua potabile”. Ma gli invisibili pur essendo un’appetibile forza-lavoro, esistono nella produzione e non esistono quando si tratta di riconoscere i loro diritti. E sopravvivono così, tra sofferenze e umiliazioni.
Il CNDDU, per consuetudine, prima di congedarsi dai lettori cerca sempre di consegnare un messaggio al mondo della scuola. Spesso consiglia piccoli laboratori o attività simboliche per avvicinare gli studenti al mondo dei Diritti Umani. Questa volta, invece, rivolge un invito ai docenti di tutte le scuole del Paese  a prendere parte a un progetto nazionale davvero importante, si tratta della  II Edizione della OLIMPIADE DIGITALE DEI DIRITTI UMANI. L’8 febbraio, infatti, 40 scuole secondarie di II grado, potranno partecipare alla maratona in rete, con una squadra composta da 6 studenti del triennio. Le iscrizioni per partecipare sono aperte dal 10 dicembre e chiuderanno il 27 gennaio. Il bando e i requisiti di ammissione si trovano sul sito, www.olimpiadidigitalideidirittiumani.com, creato già l’anno scorso per la I edizione. I CNDDU invita, quindi, i docenti di scuola superiore a coinvolgere le scuole e a supportare gli studenti in questo progetto che è nato per favorire un dialogo, tra tutte le scuole del Paese, sul tema Diritti Umani. 
Ritornando invece  al 18 dicembre, il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina Diritti Umani attende la Giornata Internazionale per i diritti dei migranti come momento di riflessione collettiva, affinché passi un concetto semplice ed inequivocabile: nessun uomo che acquisisce un diritto, ne toglie uno a chi l’ha già conquistato da tempo.  Al contrario, ogni uomo che ottiene un diritto umano fa compiere al mondo un passo avanti. A volte succede che il sole  lasci alcune zone all’ombra. Il 18 dicembre può essere il giorno in cui quell’ombra venga illuminata da chi crede che l’uguaglianza dei Diritti Umani sia il vero motore della civiltà.
Prof.ssa Rosa Manco
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina Diritti Umani

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