PIÙ CHE DI ARCHITETTURA, NEL PADIGLIONE VENEZUELANO, SI PARLA DI PROGETTI EDUCATIVI (XI Biennale d'architettura Venezia 14 settembre- 23 novembre

Aaron Betsky ai vari studi di architettura per la sua Biennale "Fuori dagli edifici", ha chiesto "visioni", forme iconiche, strategie, modelli, un laboratorio di idee, un luogo di dibattito per cercare di definire nuove basi per l'architettura. Infatti esaminando la crescita della popolazione urbana e la diminuzione dei terreni costruibili su scala mondiale è accettato da tutti che le città debbano crescere verso l'interno, diventando più dense e più alte, piuttosto che continuare ad espandersi verso l'esterno. Ma le proposte sono tante quanti sono i Padiglioni presenti con le loro bellissime cose nuove. Così girando per i Padiglioni dei Giardini, sede storica di tutte le Biennali, oltre che per l'Arsenale, dove più si espongono ardite innovazioni, ti puoi trovare di fronte ad un documentario" Tochar Y Luchar", nel Padiglione venezuelano, frequentato pochissimo dalla folla eterogenea dei moltissimi architetti cui è dedicata l'XI Biennale e ti domandi il nesso che intercorre tra "Suonare e lottare"(o viceversa) e l'architettura. E' qualcosa che ti prende e ti affascina e che subito colleghi alla situazione piuttosto agitata di questo grande paese, secondo fornitore del petrolio agli Stati Uniti di cui non si vuole più accettare il potere e che il governo, guidato da Chavez, vuole assolutamente "liberare" anche nel nome di Simon Bolivar che voleva e lottava per la libertà di tutti i paesi sudamericani. E allora, fai domande, chiedi spiegazioni. Così la prima cosa che ti sconvolge è conoscere il programma educativo del governo che tra tutto, comprende l'educazione musicale perché essa forgia gli animi, aiuta a stare in comunità, a condividerne le regole, a partecipare alle sue gioie e ai sui valori.

Il programma del governo venezuelano per il progresso del popolo

L'educazione è vitale per lo sviluppo sociale e il progetto delle "scuole bolivariane" prova ad assicurare il diritto all'educazione a tutti i bambini venezuelani. La Banca Mondiale ha accordato più di 30 milioni di dollari a questo progetto di educazione integrale. I bambini ricevono la colazione, il pranzo e la merenda, cure mediche e l'attività sportiva è obbligatoria. In tre anni, il governo ha costruito 900 nuove scuole e ne ha ristrutturate 3100. Sicuramente ci sono molti problemi non risolti, ma è un fatto che la percentuale del Pil destinata all'educazione è salita dal 3% al 6,8%. Tutto è gratuito, quando prima era normale far pagare ai genitori le tasse scolastiche. Le famiglie non devono più pagare le tasse di iscrizione per i figli (la matricola, che si aggirava intorno ai 120 euro), e i direttori che non rispetteranno la legge rischiano ormai di perdere il posto. Ecco un primo modo per combattere il terribile problema dell'abbandono scolastico. Si stima in circa un milione e mezzo il numero di ragazzi che lasciano la scuola prima del tempo. Fino ad aprile dell'anno scorso la soppressione delle tasse scolastiche ha permesso l'entrata di 600mila nuovi studenti nel sistema dell'istruzione. Nelle scuole bolivariane l'alunno, sostenuto direttamente nell'istituto scolastico, ha un programma di attività ben definito; il suo tempo è diviso tra l'istruzione (letteratura, matematica, storia, musica…ecc.) e le attività culturali, sportive, manuali. Il governo desidera unificare il sistema scolastico e valorizzare la funzione della scuola aprendola durante il giorno agli studenti, e la sera ai cittadini e alla collettività. Accanto a 20.000 scuole obbligate a fare i doppi turni (una metà degli studenti la mattina, l'altra il pomeriggio), vi sono 2.250 istituti a tempo pieno e altri 750 lo sarebbero diventati successivamente. Poi c'è il Progetto "Simoncito"(altrimenti chi???) che offre aiuto alla donna durante la gravidanza e dopo la nascita si prende cura sia del bambino che della madre. Ai quattro anni il bambino entra nella scuola materna e… tra le altre attività ,impara a suonare il violino!. Inoltre , c'è il Plan Caracas gestito dal comune che tenta di migliorare i "ranchitos", i quartieri abusivi costruiti sulle colline attorno alla capitale. Gli abitanti stanno ricevendo il titolo di proprietà del terreno e della casa dove vivono, che costituisce il primo passo per dargli sicurezza nel futuro e bloccare la speculazione immobiliare. Infatti, dal 1999 fino al settembre 2002, il governo ha costruito 92.000 case popolari con condizioni di acquisto agevolate (tasso fisso del 12% durante 20 anni. Per le altre strutture, l'autostrada José Antonio Páez nei Llanos è stata completata dall'esercito dopo quasi 20 anni di ritardo. Il secondo ponte sull'Orinoco è stato cominciato. Il ponte è stradale e ferroviario, collega il nord del Brasile col Mar Caribe. Il Venezuela è uno dei pochi paesi al mondo dove sono in costruzione contemporaneamente quattro progetti di metropolitana: a Caracas, Teques, Valencia e Maracaibo. Anche molto curato è il progetto della salute.

Ma passiamo ora, al "Tocar y Luchar" di Alberto Arvelo (2005) .E' ormai riconosciuto in tutto il mondo il valore educativo e sociale di questo progetto musicale nato più di trent'anni fa per opera del musicista compositore (anche Ministro della Cultura e Presidente del Consiglio Nazionale della Cultura per cinque anni), Josè Antonio Abreu, che ha concepito un "Sistema Nazionale di Orchestre Giovanili e Infantili" dando vita a una rete sparsa su tutto il territorio venezuelano, comprendente 135 orchestre giovanili, 75 orchestre infantili e un altrettanto vasto complesso di cori. Il Sistema, che oggi coinvolge più di 290.000 giovani e bambini provenienti per la maggior parte da famiglie

povere o emarginate, si è già posto all'attenzione internazionale proprio perché descrivibile come "un movimento sociale di dimensioni enormi, che lavora usando la musica come strumento che rende possibile l'integrazione sociale di differenti gruppi della popolazione venezuelana, legittimando e promuovendo la musica nella società" (da un documento della Fondazione dello

Stato per il Sistema Nazionale di Orchestre Giovanili e Infantile del Venezuela).Questo sistema ha dell'incredibile, tanto che Claudio Abbado ha definito di "resurrezione", in un momento in cui il degrado culturale del Paese si sta esprimendo anche e soprattutto nella difficile situazione in cui

versano la formazione e la divulgazione musicale. Nel filmato che è lì per quanti avrebbero voglia di vederlo, si apprendono gli aspetti del progetto venezuelano inerenti le problematiche e le modalità di apprendimento/insegnamento dello strumento e le metodologie e i repertori utilizzati nel sistema delle orchestre infantili.Durante il documentario si vede spesso il M° Josè Antonio Abreu che illustra l'esperienza venezuelana nei suoi aspetti organizzativi, soffermandosi sull'importanza e il ruolo che può e deve avere la musica sia sul piano educativo che sociale. Si vuole sperare che anche in Italia la musica possa tornare ad essere pensata come qualcosa di importante e che ogni bambino abbia, nel suo percorso di crescita, la possibilità di conoscerla, studiarla e, soprattutto, viverla. E' sicuramente una cosa bellissima.

Zoom su :Gustavo il passionale

Ora ha circa trent'anni, venezuelano, è il fenomeno della musica d'oggi. Gustavo Dudamel che passa dalla Scala a Dresda, da Londra a Los Angeles. Mostrando dal podio la sua incontenibile passione . Dice, infatti, di amare la musica con passione e senza pregiudizi. E' incantato dalla varietà delle sue strade. Il ritmo travolgente della salsa e gli universi di Beethoven, la sensualità del merengue e le emozioni delle Sinfonie di Mahler. La musica è per tutti, di tutti: sono infiniti i suoi percorsi per arrivare al cuore della gente".

Parla così, con trasporto e candore, il giovane direttore d'orchestra venezuelano Gustavo Dudamel. Con il suo aspetto da giovane riccioluto e ridente, è lui il "maestro giovane" del momento: il più richiesto, conteso, acclamato e "bersagliato" dai media tra i campioni del podio della sua generazione. Musicista impetuoso, capace di esprimere "un'intensità che fa tremare i muri" (l'ha scritto il Financial Times), il nuovo divo Dudamel corre nel mondo festeggiato dai giudizi di indiscutibili "padrini". "È il più importante fenomeno oggi prodottosi nel campo della musica classica", sostiene l'inglese Simon Rattle, attualmente alla guida dei Berliner Philharmoniker. "La sua interpretazione della Settima Sinfonia di Beethoven è la più entusiasmante che io abbia ascoltato di recente", incalza un'altra stella del podio come Daniel Barenboim. "È il più dotato tra i giovani direttori", si sbilancia Claudio Abbado. "Ha un talento naturale impressionante", s'infervora Lorin Maazel.

Le conferme si moltiplicano da quando, nel 2004, l'irruente Gustavo ha vinto la medaglia d'oro al prestigioso Concorso Mahler di Bamberg. Da allora dirige nei luoghi più ambiti della musica internazionale: ai Proms di Londra, al Festival di Verbier, sul podio della Filarmonica di Los Angeles e della Boston Symphony, della londinese Philharmonia e della Staatsakapelle di Dresda. L'ascesa è rapida, qualcuno dice fin troppo, sospinta da una delle più potenti agenzie musicali inglesi. E c'è chi lo accusa di gestualità eccessiva sul podio, movimenti scatenati e disorientanti, ambizione smisurata nel voler bruciare le tappe. Dudamel non ci fa caso e accumula traguardi: ottiene la nomina a direttore stabile della Sinfonica di Göteborg (l'orchestra nazionale svedese), firma un contratto di esclusiva con la Deutsche Grammophon. Quanto all'Italia, dopo una serie di concerti di successo - a Santa Cecilia, a Milano con la Filarmonica scaligera, a Spoleto con la Filarmonica d'Israele , non gli vengono spalancate che le porte dei più grandi teatri . Il suo carisma poggia su radici culturali esotiche e speciali. Dudamel è "figlio" dell'imponente sistema pedagogico-musicale creato in Venezuela da José Antonio Abreu, musicista ed ex ministro della cultura, piccolo e minuto come un giunco ricurvo, soprannominato "papa-dio" in patria, dove lo considerano un mito vivente. Abreu ha organizzato, nell'arco di un trentennio e con sovvenzioni pubbliche, una rete d'istruzione musicale che coinvolge 290 mila ragazzi, di cui il 90% arriva da famiglie disagiate. Grazie a questo suo progetto oggi la musica, in Venezuela, rappresenta una via di riscatto esistenziale per i ragazzi dei barrios più degradati e miseri, fortemente a rischio in un paese dove il 75% degli abitanti vive sotto la soglia della povertà. Sebbene gli sforzi del governo di Chavez non siano da rigettare.

Dudamel è il prodotto più pregiato di questo sistema musicale e di recupero sociale, senza confronti nel mondo. A lui spetta la direzione dell'Orchestra Simon Bolivar, che riunisce i 200 migliori elementi di tutte le formazioni giovanili venezuelane.

Nato nel 1981 a Barquisimeto, detta "ciudad crepuscolar" per la bellezza dei suoi tramonti, Gustavo è cresciuto in una famiglia di musicisti: "Mio padre è trombonista, mio zio suona musica popolare. Era musicista anche mio nonno e suonavano altri membri della mia famiglia, tutti con uno strumento in mano", racconta durante uno dei suoi passaggi a Roma accanto alla moglie Eloisa, inseparabile compagna di viaggio. "A 4 anni avrebbe voluto studiare il trombone, ma con un braccio troppo corto dovette rinunciare. Per consolarlo la nonna gli regalò una bacchetta, con cui si mise a dirigere, sui dischi, le massime orchestre. Disponeva i suoi soldatini di piombo in formazione orchestrale e li guidava con foga. Al Conservatorio di Barquisimeto inizia la sua vera istruzione musicale, quando a 10 anni prende a studiare il violino. Contemporaneamente entra in una delle orchestre giovanili di Abreu, salendo sul podio, per la prima volta, a dodici anni: L'incontro con il venerato Abreu fu la svolta decisiva. "Il suo sistema", afferma Dudamel, "ha un prodigioso potere salvifico e aggregante. Non smette di stupirmi per la quantità di bambini che sa coinvolgere e per le sue implicazioni politiche, sociali e umanitarie. Oggi, nel mio paese, sono più di 150 le orchestre giovanili e più di 140 le infantili. In più ci sono i complessi preinfantili, con strumentisti dai quattro ai sette anni, e grazie al suo sistema sono nate anche trenta formazioni professionali. Il sistema Abreu è concentrico e piramidale, come un gioco di scatole cinesi: "I ragazzi, quando salgono di livello, devono insegnare ai più giovani, i quali, a loro volta, fanno studiare i più piccoli e così via. Insegnano anche agli adulti, e in questo modo sono nate anche orchestre di genitori.

Gli strumentisti stimolano l'interesse di parenti e amici, con l'esito di una benefica epidemia di amore per la musica. Questa diffusione capillare ha un effetto esaltante sulla composizione del pubblico dei concerti di classica: il 90% è formato da giovani. E tantissimi sono bambini".

C'è un'impagabile freschezza,dice Dudamel, nel modo di suonare dei "suoi" ragazzi della Bolivar, come se concentrassero ogni energia in quel momento di fortissima condivisione che è un concerto: "L'Europa è una gigantesca culla dell'arte, un patrimonio a cui tutti aspiriamo. Ma in America Latina c'è dell'altro: un flusso trascinante di vitalità, un continuo impulso al cambiamento, una sete di scoperte inestinguibile. Per questo, quando si esegue Beethoven, è sempre come se la musica fosse stata appena scritta".

Uno dei direttori da cui Dudamel si sente più influenzato, forgiato è Claudio Abbado, "sia per la qualità del suo genio, che già ammiravo da tempo, sia per l'uomo e il suo grande cuore, testimoniato dall'impegno a favore del progetto venezuelano. L'ho conosciuto nel 1999 a Caracas, era in tournée con la Mahler Chamber Orchestra. In quell'occasione venne ad ascoltare l'Orchestra Bolivar che stavo dirigendo e l'anno successivo ci invitò a tenere un concerto alla Philharmonie di Berlino".

A Abbado, spiega, deve innumerevoli lezioni d'umiltà: "Anche quando riprende un brano eseguito migliaia di volte, alle prove è sempre come se fosse la prima". Dudamel non teme d'esser vittima del proprio incontenibile, sfrenato temperamento, come qualcuno ha scritto. Quand'è sul podio ha idee lucide, chiare: "Facendo musica mi sento sicuro, il che non significa che non abbia ancora tanto da imparare. Studio, mi preparo, ascolto le registrazioni dei più grandi, da Furtwängler a Karajan. Approfondisco, scavo nel- le partiture. Non ho paura, anche se a volte, nelle grandi orchestre internazionali che dirigo, mi trovo a governare strumentisti che hanno il doppio dei miei anni. Bisogna aprirsi, dare tutto. La musica è scambio, e il direttore un tramite tra partitura e orchestrali. Guai se ci si chiude, ci s'irrigidisce".

Dopo aver guidato al Festival di Spoleto la Israel Philharmonic, Dudamel ha diretto 4 concerti a Haifa e Tel Aviv: il suo primo show in Israele "era programmato proprio il giorno dei bombardamenti degli Hezbollah su Haifa. In programma c'erano i mahleriani Kindertotenlieder (Canti della morte dei bambini), di cui quel particolarissimo contesto mi ha portato a cogliere ancora più in profondità il senso dolente. L'attacco era avvenuto poco prima, c'erano echi di esplosioni in sala. Ero convinto che sarebbe stata vuota, invece era affollatissima, il pubblico voleva partecipare. È questa la lezione della musica, il suo inesauribile messaggio unificante". (Davvero la musica ricrea gli spiriti, induce a vedersi fratelli)

Già, e in Italia?

All'estero ogni città ha un sacco di orchestre infantili, professionali, universitarie, amatoriali : che figura stiamo facendo ? Che i ministri si vadano a leggere gli infiniti trattati sul beneficio del fare musica : crea disciplina, passione, nell'orchestra si impara l'importanza del singolo ma nell'insieme del gruppo (micromondo che riproduce il macromondo della società esterna)! Poi si lamentano dei fenomeni del bullismo! Insegniamo ai bambini l'armonia e la gioia della musica, ciò si rifletterà nella società intera. In questo ci aveva creduto il grande violinista Yehudi Menuhin portando con il Suo progetto Muse la musica nelle scuole contro il disagio giovanile. Prevenire è meglio che curare. Non vogliamo per questo dimenticare il grande Maestro e Direttore Abbado dove ci racconta la sua esperienza in Venezuela con l'orchestra dei ragazzi di strada. Come la musica può combattere la povertà e la criminalità. A Caracas ci sono scuole musicali ovunque, un sistema all'avanguardia, mentre in Italia l'educazione musicale latita, non è considerata una base della vita culturale E questa non è una novità purtroppo. La musica non è riconosciuta come uno dei fondamenti della vita culturale del nostro paese. In Venezuela invece, dove Abbado ha passato del suo tempo a lavorare con l'Orchestra Giovanile Simon Bolivar, tutto ciò che qui manca è possibile. È una realtà, tangibile, non un'utopia, come a qualcuno potrebbe venire facile pensare. Il Venezuela è un paese considerato da molti Terzo Mondo, ma può vantare un sistema orchestrale, dal quale noi occidentali abbiamo soltanto da imparare, nel quale sono coinvolti qualcosa come 290 mila giovani( dai 4 anni in su)! In Venezuela la musica ha una valenza sociale fortissima, che il Maestro non ha riscontrato da nessun'altra parte, in nessun altro paese. Tutto questo è stato, ed è tuttora, possibile grazie al Maestro Antonio Abreu, che trent'anni fa ha dato vita a un sistema musicale che salva i giovani dalla strada, dalla criminalità, dalla droga, offre loro l'opportunità - gratuita - di farsi una cultura, il che, in ultima analisi, significa, farsi una vita. In Venezuela, grazie a Antonio Abreu, ci sono più di 100 orchestre giovanili, più 90 orchestre infantili. Ogni villaggio o piccolo paese ha la sua sala di musica( ecco qui gli architetti). La formazione parte dal basso, ci sono scuole di musica sparse per tutto il paese, scuole di ogni tipo, scuole anche per portatori di handicap (abbiamo visto nel documentario del padiglione Venezuelano un incredibile concerto dei Mano Blanca, un gruppo di bambini sordomuti, che crea bellissime coreografie con le mani, seguendo la musica cantata da un coro!) Scuole di liuteria, che insegnano un mestiere ai ragazzi strappati alla povertà dei quartieri di una città come Caracas, dove è molto facile inciampare nella criminalità, nei facili guadagni .È proprio per questo motivo che, secondo Abbado, il sistema socio-musicale del maestro Antonio Abreu lo si può considerare ancora più forte. Nel Suo periodo di permanenza a Caracas ha parlato con molti ragazzi e ragazze, non pochi dei quali abitano nei barrios (le baraccopoli di Caracas)raccontandogli che grazie alla musica, loro, ora, sono in grado di vivere in condizioni sociali dignitose. E le due cose che Lo hanno colpito maggiormente sono l'entusiasmo e l'energia che sprigionano: dicono di sentirsi fortunati. Tra l'altro, il solismo, il primeggiare sugli altri, sono concetti estranei a questi ragazzi: a loro interessa soprattutto suonare in orchestra insieme. Hanno un bellissimo approccio collettivo alla musica. Il sistema di Abreu, che esiste da trent'anni, è stato apprezzato e sostenuto da tutti i governi: tutti sono d'accordo con le idee di Abreu, perché sono idee giuste, indipendentemente dal pensiero politico. Il suo sistema è semplice e forse proprio per questo funzionale. Lo si può metaforicamente descrivere con l'immagine di una piramide: alla base troviamo le orchestre infantili, nel mezzo le orchestre giovanili, nella cuspide l'orchestra professionale Simon Bolivar, da cui è "uscito" colui che potremmo considerare il simbolo di questo sistema musicale, Edicson Ruiz, che giovanissimo, ora è primo contrabbasso dei Berliner Philharmoniker. Anche il giovane Gustavo Dudamel, che è il direttore stabile della Simon Bolivar, viene dalla scuola di Abreu. Alcuni solisti dei Berliner ogni anno vanno a Caracas a insegnare a questi giovani. Il sistema di Abreu, il quale, grazie al suo lavoro, ha dimostrato e dimostra come la lotta alla povertà e al terrorismo parta proprio da qui. E noi cosa facciamo ? E poi non ci lamentiamo del bullismo, degli stupri di gruppo tra ragazzini. La musica e lo sport sono metodi infabbilibi contro la delinquenza adolescenziale. I nostri ministri, invece di buttar via i soldi in centri commerciali, box, grembiulini e voto di condotta..... si facciano un esame di coscienza! Se vogliono evitare altre forme di violenza, di imbrattamento muri, di bullismo SI SVEGLINO e salvino una realtà che porta armonia e bellezza. Già è sempre vero che "La bellezza salverà il mondo" Anche se il futuro è imprevedibile. Una cosa, però, è ovvia: in nessuna altra parte del mondo c'è tanta speranza, tanta ricerca di alternative, tanta utopia come, oggi, in America Latina. Si spera che il sogno si trasformi in realtà.

Ancora due parole su: il Venezuela

Il processo rivoluzionario venezuelano, è un esempio di democrazia.

Come testimonianza di questa realtà citiamo che in Venezuela, è stata approvata per mezzo del voto popolare una moderna e avanzata costituzione che, tra altre innovazioni, solamente per menzionarne alcune,

riconosce i diritti delle minoranze etniche, costituisce il "Poder Ciudadano" come quarto elemento di potere dello Stato assieme ai tre tradizionali creato specialmente per velare per diritti dei cittadini ed

abolisce l' obbedienza militare nei casi di violazioni ai diritti umani.

La costituzione bolivariana(da Simon Bolivar che lottava per portare la libertà nei paesi latino-americani, tanto da essere chiamato il LIbertador), é la base per il progetto di un nuovo Paese più democratico, etico e giusto basato sui principi della pace e dei diritti umani, nella quale il pluralismo politico e il rispetto per le minoranze sono stabilite irrevocabilmente.

La sua introduzione riflette una profonda solidarietà con tutti i popoli dell' America Latina e del resto del mondo al promuovere la cooperazione pacifica, l' integrazione tra le nazioni latinoamericane, basandosi sul

principio della non invasione militare, sull' autodeterminazione dei popoli, la garanzia universale dei diritti umani, la democratizzazione della società internazionale, l' equilibrio ecologico e il disarmo nucleare.

Hugo Chavez, il Presidente attuale del Venezuela, democraticamente eletto con una gran maggioranza del voto popolare, dovuto al suo profondo contenuto umanitario, e alle sue politiche orientate a garantire per tutto il popolo il pieno usufrutto dei diritti fondamentali tali come salute, educazione, lavoro, cultura, al quale in Venezuela storicamente ha avuto accesso solamente una minoranza privilegiata della società, gode ora del consenso popolare.

Hugo Rafael Chávez Frías

Hugo Rafael Chávez Frías (Sabaneta, 28 luglio 1954) è un politico venezuelano. È l'attuale Presidente del Venezuela. Come leader della Rivoluzione Bolívariana Chávez promuove la sua visione di socialismo democratico, integrazione dell'America Latina e anti-imperialismo. È inoltre un fervente critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense. Chávez fondò il Movimento Quinta Repubblica dopo aver organizzato, nel 1992, un fallito colpo di Stato contro l'allora presidente Carlos Andrés Pérez. Egli fu eletto presidente nel 1998 grazie alle sue promesse di aiuto per la maggioranza povera della popolazione del Venezuela e fu rieletto nel 2000 e nel 2006. In patria ha lanciato le Missioni Bolívariane, i cui obiettivi sono quelli di combattere le malattie, l'analfabetismo, la malnutrizione, la povertà e gli altri mali sociali. In politica estera si è mosso contro il Washington Consensus sostenendo modelli di sviluppo economico alternativi, richiedendo la cooperazione dei paesi più poveri del mondo.

Cosa dice la Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela( 20 Dicembre 1999)

Preambolo

Il popolo del Venezuela, in esercizio dei suoi poteri creatori e invocando la protezione di Dio, l'esempio storico del nostro Liberatore Simón Bolivar e l'eroismo e il sacrificio dei nostri antenati aborigeni e dei precursori e forgiatori di una patria libera e sovrana; al fine supremo di rifondare la Repubblica per stabilire una società democratica, partecipativa e protagonista, multietnica e pluriculturale in uno Stato di giustizia, federale e decentralizzato, che consolidi i valori della libertà, dell'indipendenza, della pace, della solidarietà, del bene comune, dell'integrità territoriale, della convivenza e l'imperio della legge per questa e le future generazioni; assicuri il diritto alla vita, al lavoro, alla cultura, all'educazione, alla giustizia sociale e all'eguaglianza senza discriminazione né subordinazione alcuna; promuova la cooperazione pacifica tra le nazioni e dia impulso e consolidi l'integrazione latinoamericana d'accordo con il principio di non intervento e di autodeterminazione dei popoli, la garanzia universale ed indivisibile dei diritti umani, la democratizzazione della società internazionale, il disarmo nucleare, l'equilibrio ecologico e i beni giuridico ambientali come patrimonio comune ed irrinunciabile dell'umanità; in esercizio del suo potere originario rappresentato dall'Assemblea Nazionale Costituente mediante il voto libero e in referendum democratico, decreta la seguente

Titolo I. Principi fondamentali

Articolo 1

La Repubblica Bolivariana del Venezuela è irrevocabilmente libera ed indipendente e fonda il suo patrimonio morale ed i suoi valori di libertà, uguaglianza,giustizia e pace internazionale nella dottrina di Simón Bolivar, il Liberatore.

Sono diritti irrinunciabili della Nazione l'indipendenza, la libertà, la sovranità, l'immunità, l'integrità territoriale e l'autodeterminazione nazionale.

Articolo 2

Il Venezuela si costituisce in uno Stato democratico e sociale di Diritto e di Giustizia, che sostiene come valori superiori del proprio ordinamento giuridico e della propria attività, la vita, la libertà, la giustizia, l'uguaglianza, la solidarietà, la democrazia, la responsabilità sociale e, in generale, la preminenza dei diritti umani, l'etica e il pluralismo politico.

Articolo 3

Lo Stato assume come fini essenziali la difesa e lo sviluppo della persona e il rispetto della sua dignità, l'esercizio democratico della volontà popolare, la costruzione di una società giusta ed amante della pace, la promozione della prosperità ed il benessere del popolo e la garanzia dell'adempimento dei principi, diritti e doveri solennemente riconosciuti in questa Costituzione.

L'educazione ed il lavoro costituiscono i processi fondamentali per conseguire detti fini.

Articolo 4

La Repubblica Bolivariana del Venezuela è uno Stato federale decentralizzato nei termini solennemente riconosciuti in questa Costituzione, e si fonda sui principi d'integrità territoriale, cooperazione, solidarietà, concorrenza e corresponsabilità.

Articolo 5

La sovranità risiede irrevocabilmente nel popolo, che la esercita direttamente nelle forme previste in questa Costituzione e nella legge, ed indirettamente, mediante il suffragio, attraverso gli organi esercenti il Potere Pubblico.

Gli organi dello Stato derivano dalla sovranità popolare e ad essa sono sottomessi.

Maria - Enrico Marotta & Team

Maria - Enrico Marotta & Team
Società