MA QUANTI SONO NEL MONDO "GLI UOMINI DELLA TERRA ROSSA"?

Un film su "Il più grande genocidio della storia", secondo il regista Marco Bechis

Se dovessimo attenerci alle tante indagini sui poveri e sfruttati nel nostro pianeta, non ci resterebbe che piangere. Ma non lacrime di acqua. Esclusivamente di sangue.

Siamo malvagi, approfittiamo dei più deboli, non siamo capaci di sanare queste terribili piaghe del nostro mondo. Siamo ancora Caini.

A volte , qualche film-documentario, come Birdwatchers, ci riporta ad esaminare le nostre coscienze e a capire quanta ingiustizia tuttora regna nel nostro mondo.

Trama del film

La terra degli uomini rossi - Birdwatchers

"Il più grande genocidio della storia", così il regista Marco Bechis definisce lo sterminio degli indios operato dai coloni europei dal sedicesimo secolo in poi. Vederne gli effetti oggi, non solo sul territorio, ma anche sulle menti di ciò che rimane dei loro discendenti, è alla base di "La terra degli uomini rossi". L'autore italiano, ma di origini cilene, continua con questo film la sua esplorazione delle conseguenze dei grandi drammi storici dell'America latina. Dopo i desaparecidos di Garage Olimpo e Hijos (una storia che Bechis conosce bene essendo stato sequestrato anche lui dalle forze militari argentine quando si trasferì a Buenos Aires), il suo sguardo si sposta in Brasile dove la difficile integrazione fra gli aborigeni americani ormai relegati nelle riserve e i fazenderos che da generazioni hanno occupato e fatto propria una terra che eticamente non gli appartiene, è il punto di partenza per un conflitto storicamente inesploso( ma che lascia del tutto indifferenti gli altri)..

E' proprio questa miccia coperta da anni di sopraffazioni e sofferenze, da dolori così profondi da essere tramandati geneticamente e che significano afflitta accettazione di una vita ai margini, negazione di come la natura ha dato e creato, che danno lo start a Bechis per intraprendere la sua storia. Se è vero che gli uomini "bianchi" sono i possessori legali dei campi, gli "uomini rossi" sono quegli stessi campi. Non c'è costruzione sociale che regga, non c'è possibile giustificazione.

Lo scontro diventa quindi inevitabile. E' atavico, e non accetta compromessi, perché - in realtà- non ce ne sono.

Bechis racconta le cose per quello che sono, senza furbe ruffianerie e- se caso mai dovessero optare di attribuire un qualche premio ai film italiani in concorso( fortemente abbiamo dubbi su questo - si candida ad essere la migliore opera italiana al 65esimo Festival del cinema di Venezia).

Scheda del film

La terra degli uomini rossi - Birdwatchers

Titolo originale: La terra degli uomini rossi - Birdwatchers

Nazione: Italia

Anno: 2008

Genere: Drammatico

Durata: 108'

Regia: Marco Bechis

Sito ufficiale:

Cast: Abrisio da Silva Pedro, Alicelia Batista Cabreira, Claudio Santamaria, Matheus Nachtergaele, Ademilson Concianza Verga, Ambrosio Vilhava, Chiara Caselli, Fabiane Pereira da Silva

Produzione: Classic, Rai Cinema, Karta Film, Gullane Filmes La terra degli uomini rossi - Birdwatchers

Titolo originale: La terra degli uomini rossi - Birdwatchers

Nazione: Italia

Anno: 2008

Genere: Drammatico

Durata: 108'

Regia: Marco Bechis

Sito ufficiale:

Cast: Abrisio da Silva Pedro, Alicelia Batista Cabreira, Claudio Santamaria, Matheus Nachtergaele, Ademilson Concianza Verga, Ambrosio Vilhava, Chiara Caselli, Fabiane Pereira da Silva

Produzione: Classic, Rai Cinema, Karta Film, Gullane Filmes

Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: Venezia 2008

02 Settembre 2008 (cinema)

Trama:

Mato Grosso do Sul (Brasile), 2008. I fazendeiro conducono la loro esistenza ricca e annoiata. Possiedono campi di coltivazioni transgeniche che si perdono a vista d'occhio e trascorrono le serate in compagnia dei turisti venuti a guardare gli uccelli [birdwatchers]. Ai limiti delle loro proprietà, cresce il disagio degli indio che di quelle terre erano i legittimi abitanti. Costretti in riserve, senza altra prospettiva se non quella di andare a lavorare in condizioni di semi schiavitù nelle piantagioni di canna da zucchero, moltissimi giovani si suicidano. A scatenare la ribellione è proprio un suicidio. Guidati da un leader, Nadio, e da uno sciamano, un gruppo di Guarani-Kaiowà si accampa ai confini di una proprietà per reclamare la restituzione delle terre. Due mondi contrapposti si fronteggiano. Si fanno una guerra prima metaforica e poi reale. Ma non cessano mai di studiarsi. A provare la "curiosità dell'altro" sono soprattutto i giovani. Una curiosità che avvicinerà il giovane apprendista sciamano Osvaldo alla figlia di un fazendeiro...

Domande & Risposte

L'intervista

Marco Bechis, questo è un film sulla tenace volontà di raggiungere un obiettivo in cui si crede fermamente. Nella sua vita, per cosa si è battuto con analoga determinazione?

Per fare questo film., ho faticato non poco. Trovare finanziamenti per un lavoro fatto in Brasile con indios protagonisti e una lingua che non è la nostra, è stata una delle più grandi lotte che abbia mai combattuto. E' così comunque per qualsiasi regista, ogni suo film è una conquista. Chi crede in qualcosa, non può arrendersi davanti alle difficoltà comuni della vita.

Cosa ha trovato negli Indios che non c'é da noi?

Loro sono una comunità che tende a guardare fuori, sono espansivi. Noi invece ci chiudiamo sempre più. In un confronto, noi siamo destinati a perdere nel lungo periodo. Il fuori per noi è pericolo mentre per loro è opportunità.

Il film è teso anche ad una distribuzione internazionale?

Si, ed infatti uscirà a novembre in Brasile. Proprio loro mi hanno detto che un film del genere non era mai stato realizzato. A volte serve uno sguardo esterno per guardarsi dentro.

E se dovesse parlare di Italia, su cosa si soffermerebbe?

Non saprei dire il soggetto, ma sicuramente la sensazione: la decadenza del livello culturale di guardia.

A Santamaria (uno degli interpreti principali) come ti sei preparato al tuo personaggio?

E' stato per me importante conoscere la quotidianità delle persone che avrei dovuto impersonare. Sono partito tre settimane prima dell'inizio delle riprese e ho cominciato a lavorare in incognito in una fazenda. Sapevano che avrei dovuto fare un film ma non sapevano che quello sarebbe stato il mio ruolo, impersonare loro e così credevano che fossi lì in vacanza, che lavorassi per svago accanto a loro.

Com'è stato il lavoro con gli indios?

Ho trovato dei veri e propri attori, persone preparate come lo sono quelle che normalmente incontro nei laboratori di recitazione che sono solito frequentare. Anche se non erano mai stati al cinema prima di oggi, si muovevano sul set senza alcun indugio rendendo tutto il lavoro per me molto semplice.

Cosa sapevi della tragedia degli indios prima che Marco Bechis ti chiamasse per il film?

Assolutamente nulla. È stato Marco che me ne ha parlato per primo. Sapevo che ci sono molte tribù indigene nel mondo che sono costrette a soffrire, ma non conoscevo il genocidio vissuto dagli indios brasiliani.. Ero stato in Sudamerica a girare un film molti anni fa e sapevo degli indios dell'Argentina e del Cile che si erano estinti o quasi.

Come ti sei preparato per la parte?

La prima cosa che per me era importante era quella di conoscere la vita quotidiana di questa persona. Sono arrivato in Mato Grosso e ho lavorato in una Fazenda in incognito. Sapevano che giravamo un film, ma non sapevano su cosa era incentrato… non credo che l'avrebbero presa bene. Ho lavorato per qualche giorno lì e ho notato che nemmeno quei lavoratori vivono una condizione agiata. Sono sottopagati. Vedevo il personaggio come un emarginato, non allo stesso livello degli indios, ma era quasi come se non ci fosse alcuna recinzione tra loro. Come succede con i veri spaventapasseri, i passeri alla fine si abituano e non hanno più paura di lui.

Il lavoro sul set con gli indios…

Claudio Santamaria: Sono dei veri attori. Avevano già iniziato a fare questo laboratorio di recitazione quando sono arrivato lì. Mi sono messo a lavorare con loro, lavorare sul corpo, sullo spazio scenico, sulla voce e l'improvvisazione. Il primo approccio tra di noi è stato uguale a quello che ho con altri attori... che poi avessero meno esperienza cinematografica di me, non cambiava nulla!

Come ti sei avvicinato a questa comunità?

Claudio Santamaria: Mio zio è un contadino della basilicata, mia madre viene da lì. L'Italia è una società discendente da contadini così come lo sono gli Indios. Con loro ho quindi ritrovato sensazioni e modi di pensare che sono propri della mia infanzia e che risiedono un po' in tutti noi. All'inizio comunque sul set è stato lacerante vedere dove stavano: le riserve. Poi ho conosciuto la loro gioia, la voglia di vivere, combattere e riscattarsi.

Cosa ti hanno trasmesso gli indios?

Claudio Santamaria: La grande voglia che hanno di imparare, sempre. È cresciuta in me la convinzione che c'è un altro modo di vivere il pianeta. Loro lo vivono e lo percepiscono in maniera diversa, hanno un rispetto profondo per l'altro ed una spiccata curiosità per quello che li circonda. E sanno anche leggere i segni che vengono dalla natura.

Analogamente agli indios, anche se in forma più leggera, ti è mai capitato di lottare per conquistare qualcosa?

Ho lottato facendo film e rifiutando i ruoli. La carriera di un attore si costruisce cercando di non fare film brutti. Io ci ho provato il più possibile.

Il retroterra culturale e politico

"BirdWatchers - La terra degli uomini rossi" di Marco Bechis, il terzo film italiano in concorso, firmato dal regista italo-cileno, racconta la lotta degli indios del Mato Grosso per riconquistarsi le terre perdute.

Il regista italo-cileno, racconta l'estinzione dei Kaiowa, antica tribù del Sudamerica. Interpretata fra gli altri da Claudio Santamaria, Chiara Caselli, Matheus Natchingale e circa 230 indigeni, la pellicola è ambientata nel Mato Grosso do Sul (Brasile), e propone il confronto fra fazendeiros ricchi e annoiati, che possiedono campi con coltivazioni transgeniche e trascorrono le serate con i turisti venuti a guardare gli uccelli (i birdwatchers) e gli indios, una volta proprietari di quelle terre , costretti a vivere nelle riserve, in condizioni proibitive e senza prospettive. Un nuovo suicidio fra gli indio, scatena una ribellione, guidata da un capo, Nadio (Ambrosio Vilhava), e da uno sciamano. Il contesto brasiliano, ad oggi, è così composto:

-460.000 indigeni; 225 popoli diversi; 40-60 gruppi incontattati; 12% del Brasile designata come terra indiana; 0% di terra di proprietà dei popoli indigeni.

Gli Indiani brasiliani contemporanei contano oggi una gran varietà di popoli e vivono nelle foreste pluviali tropicali, nelle praterie e nelle savane. Le dimensioni delle tribù variano moltissimo. Da alcune decine di migliaia di persone, come i Guarani e gli Yanomami, a poche unità, come gli Akuntsu, rimasti solo in 6. Insieme al Suriname, il Brasile è l'unico stato sudamericano a non riconoscere i diritti degli Indiani alla proprietà della terra, sebbene siano sanciti dalle leggi internazionali. Inoltre, dispone di un ufficio agli affari indiani (il FUNAI) e di ingenti fondi per progetti a favore dei popoli indigeni. Nonostante questo, e con poche eccezioni, le autorità non proteggono gli Indiani che, durante tutto il ventesimo secolo, si sono estinti mediamente al ritmo di una tribù ogni due anni. A minacciare oggi in modo più grave l'esistenza dei popoli brasiliani sono il razzismo, l'impunità generalizzata per i crimini commessi nei loro confronti, il disboscamento, le attività minerarie, i progetti idroelettrici, le strade e il vertiginoso aumento delle coltivazioni per i biocombustibili, specialmente soia, canna da zucchero e mais. Chiave per la sopravvivenza di tutti loro è il pieno riconoscimento dei loro diritti territoriali da parte del governo brasiliano, nel pieno rispetto della Convenzione ILO 169 ratificata dal Brasile nel 2002, e della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni e tribali adottata dalle Nazioni Unite nel settembre 2007( Fonte: Survival International).

La loro religione

Le loro credenze sono miste. Risentono dei popoli invasori( il cristianesimo) però mantengono fortemente le loro radici sciamaniche.

Lo sciamanesimo

Cos'é . Lo Sciamanesimo é un insieme di pratiche magico-religiose tipico, in particolare, delle popolazioni della Siberia e dell'Asia centrale, ma riscontrabile anche in Australia e America( come - in questo caso- negli indios del Brasile). E' incentrato sulla figura dello sciamano, una sorta di sacerdote, che esplica le proprie funzioni in stato di trance. Egli sarebbe in grado di controllare e utilizzare energie extraumane, in modo da valersi del potere, senza per questo divenirne strumento, che mette al servizio dell'umanità guarendo le malattie o accompagnare le anime nel mondo dei morti. Gli sciamani sono i custodi di un eccezionale corpo di antiche tecniche che usano per ottenere e mantenere il benessere e la salute per se stessi ed i membri delle loro comunità. Questi metodi sciamanici sono sorprendentemente simili in tutto il mondo, perfino presso popolazioni le cui culture sono diverse per altri aspetti e che sono state separate da oceani e continenti per decine di migliaia di anni." (Michael Harner, La via dello sciamano, ed. Mediterranee, 1995).

Come dice Klaus E. Muller, (Sciamanesimo, Bollati Boringhieri editore, marzo 2001), il fenomeno appare originariamente legato alle culture dei cacciatori e delle raccoglitrici; e più particolarmente radicato (quindi più resistente ai processi di sovrapposizione) in Asia, e in special modo in Siberia, dove assume forme più complesse, talora estremamente raffinate. Nei territori del Vecchio Mondo, culla delle grandi civiltà arcaiche, come pure nelle civiltà mesoamericane e andine esso potrebbe essere esistito originariamente, ma essere stato successivamente cancellato. Non è mai stato, evidentemente, presente in Africa in quanto neanche le pitture rupestri rinvenute nell'Africa meridionale (Sahara) forniscono indicazioni a questo proposito, malgrado le ipotesi di segno contrario occasionalmente formulate, né nelle "società di orticoltori primitivi". Vi è così, secondo gli studiosi, uno :

1) Sciamanesimo elementare primario: è diffuso soprattutto nelle società di pescatori, in quelle dei cacciatori e raccoglitrici che vivono in zone remote o insulari (Ciukci, Eschimesi, Fungini, Australiani, Andamanesi, Batak e, in Venezuela, Yaruro. La chiamata dello sciamano avviene ad opera di spiriti degli animali; la sua clientela e formata dalle comunità locali o dai gruppi parentali (lignaggi, stirpi); i suoi compiti principali consistono nel garantire il successo della caccia, la salute e la riproduzione del gruppo, quindi complessivamente, nel controllo e nella cura delle anime degli animali e degli uomini. Essi si avvalgono della tecnica dell'estasi privandosi intenzionalmente, in caso di bisogno, della propria anima libera e viaggiando con essa nell'al di là, accompagnato, protetto e assistito dagli spiriti che lo hanno chiamato. Il rituale è ridotto all'essenziale e non è contemplato il ricorso a strumenti ausiliari quali droghe, costumi particolari e determinati strumenti.

2)-Sciamanesimo complesso secondario è diffuso soprattutto tra i gruppi di pastori nomadi dell'Asia settentrionale e le regioni interne dell'Asia e nelle società di orticoltori dei Tropici, cioè in quelle in cui, come presso gli Indiani sudamericani, la caccia svolge ancora una ruolo economico importante. Anche qui lo sciamano opera all'interno dei gruppi parentali, oppure delle comunità di villaggi da essi costituiti. Accanto ai tradizionali compiti dello sciamano mediante la tecnica dell'estasi e contatti con l'al di là emergono alcuni tratti nuovi di sedentarietà, cioè lo sciamano spesso risponde oltre alla chiamata degli spiriti degli antenati, anche a quella delle anime di sciamani morti del clan, destinati in seguito ad assicurargli una protezione personale. Molte volte la carica di sciamano si trasmette di padre in figlio (o di madre in figlia); egli assolve a funzioni quasi sacerdotali sovrintendendo ad un numero sempre più crescente di riti domestico-familiare come in occasione delle nascite, la scelta del nome, sepolture, ecc.) ed a quelli comunitari (per esempio agricoli). Le sedute si svolgono in tende predisposte appositamente o in luoghi di culto, caratterizzati da una maggiore complessità formale e durano più a lungo. Durante la seduta lo sciamano indossa un costume speciale (specialmente presso popoli siberiani) munito di bastoni, fasci di rami fronzuti, sonagli e la trance non avviene più facendo affidamento solo sulle proprie forze, per esempio concentrandosi mentalmente come avviene nello sciamanesimo elementare, ma ricorre anche a tecniche particolari come cantilene, recitazioni, movimenti ritmici, danza, e quasi sempre ricorre a sostanze allucinogene. Il legame con lo spirito aiutante personale diventa più stretto e lo sciamano ha verso di esso venerazione e si prende cura di lui ed al quale fa periodicamente sacrifici per assicurarsene la benevolenza, come pure sono offerte libagioni ad altri spiriti protettori. In alcune aree periferiche dell'altopiano asiatico tra i gruppi di Tungusi del Sud e Sud-Est e nelle società contadine insediatesi sulle alture occidentali e meridionali dell'Himalaya il sacrificio è diventato parte integrante della seduta: si decapitano maiali e capre e lo sciamano ne beve il sangue per corroborarsi in vista del viaggio con l'anima. Nelle società agricole aumenta il numero delle sciamane, piuttosto rare nello sciamanesimo elementare.

3)- Sciamanesimo di possessione è costituito da elementi mutuati da varie religioni di civiltà sviluppate come l'islamismo, lamaismo, induismo, scintoismo, ecc.) tipico in particolare delle società contadine del Sud-Est asiatico (Tibet, Giappone, Taiwan, Corea ed in parte in Nepal, ed in netta prevalenza viene praticato da sciamane. La particolarità di questa forma di sciamanesimo è che si crea un forte legame che dura tutta la vita con una data potenza spirituale (o divinità), in cui si riconoscono alcuni tratti degli spiriti personali delle tipologie precedenti. Tale divinità è oggetto di venerazione alle quali vengono dedicati piccoli luoghi di culto, dove periodicamente vengono celebrati riti in suo onore con offerte votive e sacrificali e la sua presenza è evocata da una statua o da un'immagine. Le sue competenze coincidono con uno sciamanesimo complesso ma più allargato: la funzione terapeutica resta quella principale e più che nelle precedenti tipologie, lo sciamano viene consultato anche per i suoi poteri di divinazione e capacità di predire il futuro. Anche per questa tipologia di sciamanesimo, la sua clientela resta quella della comunità del villaggio. A differenza dello sciamanesimo classico qui l'anima dello sciamano non intraprende più il viaggio nell'al di là, quindi non siamo più in presenza di sedute estatiche, bensì è lo spirito a cui lo sciamano si è votato ad entrare nel suo corpo (si tratta, quindi di una vera e propria trance) e attraverso di lui, guarisce o trasmette informazione. Generalmente egli imita i gesti ed il modo di parlare del posseduto ed adotta il suo stesso comportamento, sceglie perfino il costume che lo identifica, per esempio di una uniforme se si tratta di un guerriero o di un ex ufficiale e nel caso che entrino più piriti diversi, lo sciamano è costretto a cambiarsi il costume più volte nel corso della seduta. Ciò che contraddistingue questo tipo di sciamanesimo dagli altri culti di possessione è il fatto che lo sciamano, ogni qualvolta si impone una seduta ha il potere di evocare volontariamente lo spirito, non viene cioè colto di sorpresa o sopraffatto da lui: non ne è uno strumento passivo. Esistono anche sciamani donne e il suo numero va aumentando visibilmente in questo tipo di sciamanesimo contraddistinto da sedentarietà, principalmente nelle società agricole e soprattutto in quelle contadine (per esempio tra Uzbechi e Tagichi, in Taiwan, in Corea ed in Giappone). Nelle società contadine il fenomeno è correlato alla presenza di potentissime "religioni" (islamismo, buddhismo o lamaismo e scintoismo) nelle quali l'accesso alle cariche spirituale di alto livello era un privilegio maschile. Il fatto di occuparsi di funzioni del più profondo, era considerato lesivo del loro prestigio e sconveniente tutto ciò che era ormai superato e ancora intriso di superstizioni pagane, per cui veniva lasciato alle donne la possibilità di prendere il loro posto. Lo stesso fenomeno si riscontra nell'ambito di culti Zar dell'Africa nordorientale (islamismo, cristianesimo) e dei culti di possessione afroamericani dei Carabi e del Brasile (cristianesimo)."

In ogni caso, il bel documentario di Marco Bechis, passato chissà come un film in concorso alla 65.ma Mostra del cinema di Venezia, ha il pregio di mettere in discussione il nostro bel stare con chi giornalmente deve conquistarsi un piccolo spazio per vivere. Noi dopo la sua visione, avevamo un dolore fortissimo allo stomaco, Ma non per dire.

Maria, Elisa, Diana & Antonio

Maria, Elisa, Diana & Antonio
Società