La riforma della sanità lombarda: la posizione dei Sindacati
Si è avviato ormai da un anno un percorso di riordino del SSR ed attualmente è in discussione il PDL 228, su proposta diretta del Presidente Maroni, che dovrebbe portare alla nuova Legge Regionale di riordino della Sanità.
Nell'ultimo anno sono state adottate molteplici DGR in materia sanitaria e socio sanitaria, sulle quali si sono svolti anche numerosi incontri con le OO.SS. ma di fatto la proposta oggi in discussione non è mai stata oggetto di confronto e il Presidente Maroni pare volersi sottrarre ad una analisi del merito con lo scopo di tenere unita la sua maggioranza di governo.
Nell'audizione sostenuta nel mese di febbraio, in Commissione Sanità del Consiglio Regionale abbiamo evidenziato la necessità di adozione di un metodo che portasse a sintesi i diversi pdl presentati. Successivamente, a fine aprile è intervenuto un accordo tra i partiti di maggioranza per la presentazione in commissione III di un testo (maxiemendamento) , che ha sostituito il titolo I del pdl 228 adottato dalla Giunta con dgr 3021 il 16 gennaio scorso.
In questo contesto CGIL CISL e UIL confederali a livello territoriale si sono fatte da subito promotrici di un confronto locale avendo cura di sollecitare e coinvolgere sia i sindaci che l’Amministrazione provinciale.
Nel corso del mese di maggio è stato quindi licenziato una articolato documento nel quale il territorio della provincia di Sondrio rivendicava a Regione Lombardia la giusta attenzione alla specificità montana spesso esaltata ma assai poco praticata.
Proprio in questa ottica uno dei passaggi fondamentali del documento era “Viene valutata positivamente la costituzione di una ASSL di montagna condivisa con la vicina realtà della Valcamonica. Questo per quanto attiene le funzioni di programmazione e di controllo in materia sanitaria consentendo di condividere problematiche e soluzioni organizzative e la definizione di standard operativi uniformi per tutto il territorio montano.” Proprio a specificare che non vi era una problematica legata ai confini territoriali ma semmai una problematica legata alle risorse a disposizione e alla specificità montane.
Veniva nel documento di maggio evidenziato che “Sulla base del principio generale che l’offerta di servizi in territorio montano, per diversi motivi, si sostanzia attraverso costi maggiori rispetto ad altre realtà, si chiede che gli standard di carattere economico e le assegnazioni in termini di budget siano differenziati con una adeguata maggiorazione, da stabilirsi attraverso un’attenta valutazione delle differenze di costo dei servizi erogati, in favore dell’ASL di montagna.”
Il testo approvato nella III commissione il 29 giugno scorso, si propone di modificare i titoli I e II della dell’attuale Legge Regionale e il testo così elaborato si propone come un riordino del sistema regionale, valorizzando la necessità condivisa di promuovere un riequilibrio tra ospedale e territorio.
Riconosciamo quale obiettivo del percorso di riordino un rafforzamento dell'integrazione tra sistema sanitario, socio sanitario e sociale, (già voluto dalla legge 31/97 e ancora non pienamente realizzato) teso a rispondere complessivamente ai bisogni della persona e della famiglia.
L'integrazione deve tenere in considerazione la indispensabile complementarietà delle professioni ed equipe che operano nel sistema e la titolarità delle competenze in ambito sociale dei Comuni come previsto dalle norme anche attraverso una riprogrammazione organizzativa su base distrettuali.
Ci sono elementi di criticità che invece meritano attenzione, e in riferimento alle quali esprimiamo alcune riserve.
Il testo approvato in III Commissione non prevede l'articolazione distrettuale rischiando così di indebolire il rapporto tra ATS e territorio e le sue rappresentanze, limitando inoltre l'accesso dei cittadini ai servizi dell'Agenzia. A tal fine è necessario strutturare la rete d’accesso ai servizi, riprogettando gli ambiti distrettuali e rivedendo i punti di erogazione.
È necessario rafforzare il coinvolgimento delle parti sociali e della conferenza dei sindaci alla programmazione dell'attività sociosanitaria e sociale
Le nuove ASST si articoleranno in un settore ospedaliero e in uno territoriale, al quale afferiranno le prestazioni specialistiche, di prevenzione, cura e riabilitazione a media e bassa complessità, le cure intermedie, i servizi ad integrazione socio sanitaria oggi in capo alle ASL. In tale ambito risulta evidente la necessità di rafforzare la rete dei POT anche attraverso il coinvolgimento e la valorizzazione delle RSA già operanti sul territorio, fissando requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici.
Il riordino del SSR deve rappresentare occasione per valorizzare, attraverso la contrattazione con le OO.SS., l'impegno e la professionalità delle lavoratrici e lavoratori che operano nel servizio sanitario regionale, che in questi anni, nell'ambito di un'evoluzione organizzativa e funzionale del sistema, hanno concorso ad assicurare gli elevati livelli di eccellenza che caratterizzano la sanità lombarda.
Deve essere garantito il governo degli effetti derivanti dai processi di riorganizzazione del sistema nel suo complesso in relazione alla qualità e quantità dell'assistenza, alla tenuta dei nuovi livelli occupazionali anche attraverso la riqualificazione professionale.
Infine, come previsto dall’accordo sottoscritto con il Presidente il 26 settembre scorso, la Regione assumeva l'impegno di andare a ridurre le compartecipazioni sostenute dai cittadini per il costo delle prestazioni, il testo approvato in III Commissione vincola la riduzione dei ticket a un incremento del gettito fiscale.
Alla luce di quanto sopra espresso le scriventi organizzazioni sindacali fanno appello ai sindaci e al Presidente della Provincia affinché il percorso di valorizzazione di tutto il territorio montano, peraltro inserito anche nella Legge Regionale inerente la riforma del sistema delle autonomie, non abbia ad interrompersi.
Riteniamo che quel che interessa principalmente tutti i cittadini sia garanzia della funzionalità dei servizi che si può realizzare solo avendo a disposizione risorse adeguate per garantire i livelli di assistenza che sono presenti oggi e che si vogliono implementare sia in campo sanitario e socio sanitario.
L’esperienza positiva che si è prodotta con il documento condiviso a maggio u.s., anche su spinta delle OO.SS., deve trovare una nuova e rinnovata condivisione che ci permetta di andare uniti in Regione a chiedere un budget di risorse che consenta di uscire dalla logica dei progetti sperimentali in una logica di una autonomia organizzativa e gestionale compatibile con le tanto richiamate specificità montane.
Per questo, a nostro parere, occorre analizzare il PDL per le opportunità che può dare al nostro territorio.
Sondrio 20 luglio 2015