LE DUE NUOVE OPERE LETTERARIE DI MASSIMO LARDI

“Quelli giù al lago. Storie e memorie di Val Poschiavo” e “Racconti del prestino. Uomini, bestie e fantasmi”, Tipografia Menghini, Poschiavo. Presentazione sabato, 23 giugno, alle 20.15 alla Casa Torre a Poschiavo

Il mondo letterario della Valle di Poschiavo si arricchisce di due nuovi volumi di Massimo Lardi, che saranno presentati la sera del 23 giugno alle ore 20.15 nella Casa Torre del borgo poschiavino. Con queste novità letterarie “Quelli giù al lago”(328 pagine) e “Uomini, bestie e fantasmi”(164 pagine), la Tipografia Menghini, che ne cura la stampa, continua la sua preziosa tradizione a sostegno delle lettere grigionitaliane. Le due opere sono dedicate in primo luogo alla Valle di Poschiavo, ma la memoria sulla piccola realtà delle contrade di Le Prese, Cantone e Spinadascio, ben documentata da 160 fotografie, si traduce in riflessioni e messaggi universali, che come tali superano il microcosmo della realtà in riva al lago di Le Prese per aprirsi alle terre confinanti e al vasto mondo. Il piccolo palcoscenico, sul quale si recita la vita di una piccola comunità, si trasforma in un grande stadio per un folto pubblico, proprio perché i valori e i principi della nostra gente sono inseriti in un contesto cosmopolita.

“Quelli giù al lago”

Come “giù al lago” sono specificate in tanti documenti le due contrade di Le Prese e Cantone per distinguerle da altri luoghi omonimi della Valle. L’ordito del primo volume, che ha come sottotitolo Storie e memorie di Val Poschiavo, è appunto costituito dalla storia civile e religiosa di “quelli giù al lago”, nonché dalla memorialistica delle famiglie locali e immigrate con i fatti essenziali di nascita, crescita, procreazione, successo o insuccesso e morte, che sono l’eterna canzone della vita uguale per tutti. La trama è tessuta dalla varietà infinita delle vicissitudini, dei destini e degli intrecci delle diverse stirpi che conferiscono un ampio respiro a questa materia e la salvano dal diventare un cumulo indistinto di informazioni ripetitive. L’autore è riuscito a cogliere queste memorie e a rendere in modo semplice l’essenziale della nostra gente. Gente, come ovunque, capace di fare il male ma anche il bene, testardamente orientata verso l’utile e il dilettevole, incline a volte alla violenza, alla meschinità e alla passione, ma anche pronta al sacrificio, aperta ai grandi ideali e alla bontà. È così che da una minuscola comunità come “quella giù al lago” sono uscite sorprendenti personalità di imprenditori, commercianti, insegnanti e professionisti, laici e religiosi. Sono avvincenti le storie di coloro che consacrarono la vita a un ideale o fecero fortuna, i drammatici viaggi dei primi “orzaroli” che impiegavano quasi un mese per arrivare a Roma, e dei primi cercatori d’oro che ci mettevano diversi mesi per raggiungere l’Australia. I più intraprendenti fabbricavano e spacciavano Fernet-, Vermut-, Sambuca Lardi, fondavano società di commercio (p. es. con i Giamara e i Pinösch dell’Engadina Bassa), fabbricavano case, palazzi, forni, alberghi e chiese in patria e all’estero. Qualche singolo si metteva al servizio del Papa, dell’arte, della poesia, si inventava un quarto di nobiltà. Per un altro verso colpiscono le frequenti disgrazie e le malattie, le morti di bambini e adulti in patria e in terre lontane che straziavano le famiglie.

Tramite l’emigrazione e l’immigrazione la storia dei Presiensi si intreccia saldamente con quella del grande mondo: oltre all’Europa e all’Australia, gli USA, l’Alasca, la Russia, l’India. Le guerre napoleoniche, le guerre di indipendenza italiane, il Sonderbund, la Prima e la Seconda guerra mondiale, gli alti e bassi delle congiunture dei vari paesi emergono dall’esperienza della nostra gente, degli emigranti e degli immigrati.

“Racconti del prestino. Uomini, bestie e fantasmi”

“Quelli giù al lago” costituisce nel contempo la migliore - anche se non necessaria - introduzione alla lettura del secondo libro. Esso contiene 58 racconti lunghi e brevi, indipendenti tra di loro, tristi e allegri, ispirati alle donne e agli uomini, alle bestie e ai fantasmi, come dice il titolo. Da essi emerge il rigore del ricercatore, l’indole didattica del professore, la curiosità del giornalista, l’anima del comunicatore. Li ha ordinati secondo criteri estetici e non cronologici. L’autore racconta il fluire della vita e lo fa volentieri con l’ausilio dell’aneddoto, in modo divertente. La vita sentita raccontare nel prestino della famiglia, dove trascorreva tante ore e dove “qualche volta si faceva piccino per non farsi mandar via, perché non tutti i discorsi erano per orecchie innocenti”. I testi vivono delle emozioni e delle esperienze riportate su carta con un linguaggio diretto, fluido, discorsivo e vivo. Nelle “storie di uomini, bestie, fantasmi, si trova il gusto per le situazioni estreme, curiose, tragicomiche, memorabili, il sapore dell’avventura, della sfida, del rischio, la sospensione del dramma”, come dice Andrea Paganini nella sua brillante prefazione. Nel tempo in cui accaddero, quei fatti erano tuttavia ovvi e naturali, e come tali sono raccontati. La spinta narrativa e la tensione si creano tra il tempo di allora e quello attuale.

Questi due volumi, oltre ad essere una dichiarazione d’amore al villaggio natio dell’autore, sono un bellissimo contributo alla storia della regione retica e alla letteratura italiana.

Livio Zanolari (x)

(x) giornalista e operatore culturale, attualmente Capo della comunicazione del Dipartimento federale di Giustizia e Polizia della Confederazione Helvetica, che in collaborazione con Bruno Ciapponi landi ha condotto varie iniziative di contatto culturale fra il Grigioni e la provincia di Sondrio

Livio Zanolari
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