L’AMORE OLTRE TUTTO
Quando l’abbiamo visto alla 63. ma Mostra di Venezia The Fountain di Darren Aronofsky ci ha spiazzati non poco. Così ricco di simbolismi, con una trama ambientata in tre epoche e tre mondi dissimili: la Spagna del Cinquecento, un laboratorio scientifico contemporaneo e un luogo senza tempo dove è radicato l’albero della vita. Protagonisti Hugh Jackman e la strepitosa Rachel Weisz. Ma quello che più ci ha colpito è lo straordinario legame d’amore tra i due che neanche la morte spezza.
Oggi che di amore si parla pochissimo, che non si pensa che ai Dico, quasi che un uomo e una donna che sono strettamente legati dal sentimento, non debbano prospettare nella loro vita altro che la fine della loro storia, The Fountain non può che far bene.
Sicuramente molto più delle prediche dei troppi prelati che temono che l’amore vero sia frantumabile come un coccio.
DOMANDE & RISPOSTE
Darren, il suo film si chiama The Fountain, però al centro della storia c’è un albero…
Prima di realizzare The Fountain, Ho letto testi antichi e di saggi e alla fine, sono riuscito in collegamenti altrimenti impensabili. La fontana dell’eterna giovinezza potrebbe essere intesa anche come un albero rovesciato. Visivamente un albero ricorda moltissimo una fontana: una fontana cristallizzata nel tempo…
Quali miti ha studiato particolarmente?
Sicuramente di grande ispirazione è stata per me la saga di Gilgamesh, ma anche, più in generale, la lettura della Bibbia. Mi sono dedicato a uno studio approfondito del mito della fontana dell’eterna giovinezza. Alla fine il mio lavoro non è tanto quello di un regista, ma di un artigiano all’arcolaio che con i suoi fili traccia i disegni di un arazzo. Prendo idee diverse provenienti da elementi differenti e provo ad unirle insieme, per trasformarle in qualcosa.
Cosa l’ha spinta verso questa storia?
La nostra è una società ossessionata dalla ricerca della bellezza e dalla conservazione intatta della gioventù. Tutti vogliono restare giovani e vivi per sempre. Se uno ci pensa davvero, quello di cui tutti abbiamo davvero paura è la morte. Il desiderio di vivere per sempre è molto radicato nella nostra società. Ma siamo così preoccupati della condizione fisica che spesso dimentichiamo di nutrire il nostro spirito. Questo è uno dei temi centrali che volevo affrontare nel film: la morte ci rende umani? E se potessimo vivere per sempre, perderemmo la nostra umanità?La risposta che do nel film è: sì. Sì, la morte ci rende umani e solo quando riusciamo ad affrontarla avremo dato un senso alla nostra vita. Si può quindi dire che più che una ricerca dell'immortalità è una ricerca dell'accettazione della nostra mortalità come esseri umani? Sì. Il film si può leggere anche in questo senso, dato che mortalità e immortalità sono due lati della stessa medaglia. Gli esseri umani in media pensano a entrambi i temi per buona parte della loro vita. La realtà è che la morte è parte integrante della vita: è questa a renderci davvero umani. E’ la morte a separarci dal divino. E’ l’esperienza stessa della fine che dà un senso all’inizio. Come succede per l’albero della conoscenza del Bene e del Male, se mangi il frutto dell’albero della vita, non puoi più essere un uomo o una donna. Diventi altro: simile al tuo creatore.
Come sceglie i soggetti da portare sullo schermo?
Faccio pochi film perché cerco di vivere la mia vita in modo da non avere rimorsi o rimpianti. Così scelgo la strada che smuova la mia passione: se faccio errori non posso biasimarmi. In particolare The Fountain è stato un film molto difficile da fare. E' stato arduo spiegare ai produttori hollywoodiani di che cosa si trattava. Quando sentivano la parola fantascienza pensavano a un determinato budget, ma poi è soprattutto una storia d'amore, divisa in varie epoche… Così è dal 2002 che ho in mente questo progetto e allora il budget del film era di 75 milioni di dollari e i protagonisti dovevano essere Brad Pitt e Cate Blanchett. Poi mi sono stati presentati nello stesso tempo altri progetti che non sono andati in porto. Mi sono fidanzato con Rachel, abbiamo un bambino di un anno Harry, e nel frattempo lei è diventata la protagonista del film insieme a Hugh Jackman. Insomma sono avvenuti molti cambiamenti nella mia vita privata e professionale. Però ora il film c'è e sono profondamente soddisfatto di come è venuto. E' facile lavorare con Rachel, abbiamo talmente tante cose in comune e intimità che ci siamo capiti subito sul suo personaggio. Izzy è una donna piena di vita ma condannata a una esistenza molto breve, è una che impara ad accettare il suo destino. La sua sfida era quella di morire con una “certa grazia”…il tono della sua recitazione non doveva essere patetico o eccessivamente melodrammatico. Volevo che fosse sincera nell’esprimere la sua paura e il suo coraggio. Doveva essere capace di muoversi nell’ambito di questi due sentimenti. Ha fatto un lavoro molto difficile…
Quando ha deciso di diventare regista?
Quando ho scoperto il cinema straniero e in particolare quello europeo. Akira Kurosawa e Federico Fellini hanno completamente cambiato la mia vita. Sono loro i miei due maestri e ho visto i loro film così tante volte da superare di gran lunga qualsiasi altra cosa abbia mai visto al cinema in seguito. Sono la mia ispirazione. Credo che dopo di loro agli altri registi resti veramente poco altro da fare se non addirittura nulla…
Nel corso della lavorazione lei è diventato anche padre…
Be', la genetica è un altro tipo di fontana della vita e dell’eterna giovinezza. Il mio prossimo film probabilmente rifletterà su questa esperienza…
Quanto si sente influenzato dal suo background ebraico nell’essere un cineasta che si confronta quasi sempre in maniera estrema con tematiche legate all’assoluto?
Non so se il mio cinema sarebbe diverso se fossi cresciuto cattolico o buddhista. E’ una domanda difficile. Non sono cresciuto in una famiglia molto religiosa, ma sicuramente è tradizione dell’ebraismo puntare alla ricerca del significato ultimo della vita e della sua comprensione. Se questi elementi sono presenti nel mio cinema non derivano dalla mia educazione, ma dalle mie radici. Quando avevo quattordici anni, poi, ho iniziato a leggere Sartre e a conoscere in maniera approfondita le tematiche dell’esistenzialismo. La mia vita è diventata una ricerca costante da allora…
Il regista Darren Aronofsky
Nato a New York il 12 febbraio 1969, iniziò giovanissimo a mostrare un temperamento artistico: adolescente, era un amante dei classici del cinema e si dilettava con l'arte dei graffiti. Dopo il liceo studiò arti cinematografiche, sia tradizionali che d'animazione all'università di Harvard, e la sua "tesi", il film Supermarket Sweep, gli valse diversi riconoscimenti accademici. Nonostante le ottime premesse, Aronofski non si decise a lavorare a un nuovo film prima di cinque anni dopo la laurea, quando i suoi amici, incantati dalla sceneggiatura di Pi - il teorema del delirio, lo incoraggiarono a girarlo. Due anni dopo, con l'acclamato Requiem for a Dream, diventa una delle più brillanti realtà del cinema americano. I suoi pochissimi film confermano il suo talento visivo e narrativo e lo consacrano tra i più amati registi indipendenti. Il montaggio alternato dal ritmo sincopato, la frammentazione estrema dell'azione in inquadrature di dettagli e il contrappunto audiovisivo rendono il suo stile unico e riconoscibile.
- Filmografia essenziale
- L'albero della vita ( 2006 )
- Below ( 2002 )
- Requiem for a Dream ( 2000 )
- Pi - il teorema del delirio ( 1998 )
Trama di The Fountain
La storia racconta l'odissea millenaria di un uomo per salvare la donna che ama. Il suo epico viaggio ha inizio nella Spagna del XVI secolo, dove il conquistador Tomas Creo inizia la sua ricerca dell'Albero della Vita, una pianta leggendaria che si racconta possa donare la vita eterna, a chi beva la sua linfa. Nella nostra epoca è uno scienziato, Tommy Creo, che cerca disperatamente una cura per il cancro che sta uccidendo la sua amata moglie Izzie. Ed infine è un astronauta nel XXIV secolo.
Questi tre piani temporali si intrecciano continuamente. E' la versione futuristica a rivivere la sua vita come Tommy e questo attraverso la lettura di un libro scritto da Izzie, si trasforma nel conquistador Tomas. Il racconto dell'amore che lega Tommy e Izzie è raccontato con dolcezza e emozione. L'incapacità di Tommy ad accettare la prossima morte della moglie è toccante, l'accanimento terapeutico che gli impedisce di godere degli ultimi istanti di vita di Izzie, struggente. La sua lotta è vana, e lungo il viaggio che lo porterà a prendere coscienza della nostra mortalità, del naturale ciclo della vita, fatto da nascita, morte e rinascita.
Questa presa di coscienza passa, però, attraverso visioni new age, che sembrano uscite da un video di Peter Gabriel.
- Scheda tecnica
Titolo originale: The fountain
Nazione: U.S.A.
Anno: 2006
Genere: Drammatico, Romantico
Regia: Darren Aronofsky
Sito ufficiale: pdl.warnerbros.com/wbmovies/...
Cast: Hugh Jackman, Rachel Weisz, Marcello Bezina, Alexander Bisping, Ellen Burstyn, Cliff Curtis, Sean Gullette, Mark Margolis, Sean Patrick Thomas
Produzione: Warner Bros. Pictures, Regency Enterprises, Epsilon Motion Pictures
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita: Venezia 2006 - 16 Marzo 2007 (cinema)
Prossima uscita in DVD
Maria de Falco Marotta & Team (Antonio, Diana)