INTERVISTA ALLO SCRITTORE GORE VIDAL
Gore Vidal, straordinario saggista e polemista, ha sempre svolto un ruolo di testimone scomodo della vita americana, come ricostruisce nell’autobiografia Palinsesto e come dimostrano anche i saggi raccolti ne Le menzogne dell’impero .
Durante il Seminario internazionale su :Media between Citizens and Power, promosso dalla Provincia di Venezia, ha così risposto alle nostre domande:
Si dice che la nostra è la società dell’informazione. Secondo lei il potere politico cosa dovrebbe escogitare per sanare la grave piaga dell’analfabetismo che ancora affligge un sesto dell’umanità?
Il potere politico, in generale, fa quello che fa nel mio paese, gli USA: istituisce un regime totalitario che nega al popolo il proprio diritto alla conoscenza che è scritto nella nostra costituzione. Penso che il 90% della popolazione mondiale non ha informazione perché i Paesi del 1° mondo che hanno a disposizione le notizie mentono con la complicità dei media come succede in America, in Francia, Italia e Germania. Lo fanno avvalendosi delle tecniche più avanzate delle comunicazioni ed in particolare con la pubblicità che è l’unica forma d’arte che il mio Paese sia riuscito ad inventare. Vendiamo saponi, così come vendiamo presidenti, nello stesso identico modo.
Quello che è successo l’11 settembre, è una grave sconfitta per tutti. Lei è una persona combattiva, quale contributo può dare ad un’iniziativa come questa promossa dalla Provincia di Venezia?
Uno dei vantaggi di essere una persona di una certa età è quello di non avere più paura: ha visto tanto, ha già fatto molto.
Il segreto della monarchia britannica sta nel fatto che può dare solo consigli al governo, incoraggiarlo, avvertirlo.
Lo stesso vale per gli scrittori. Cosa fanno i minatori negli USA? Intuendo che l’aria possa diventare tossica, si portano dei canarini che tengono costantemente d’occhio. Appena questi smettono di cinguettare, scappano. Anche noi scrittori fungiamo da canarini: diamo dei segnali.
Cosa pensa di Internet e delle nuove tecnologie?
Ci sono molte speranze che saranno migliori. Un browser, per esempio, può raccogliere milioni di persone in 30’.
Negli Usa vi sono tre motori politici: l’esecutivo cui corrisponde il Presidente; l’amministrativo nelle mani del Congresso e il potere giudiziario nelle mani dei tribunali. In realtà, in America, tutti sono nelle mani delle grandi aziende che possono pagare chiunque e far approvare le leggi che vogliono. Il potere economico decide della vita di un popolo.
Per esempio, la General Electric produce bombe atomiche, però è proprietaria della maggiore rete televisiva. Ma chi osa, tra i giornalisti, criticare l’amministrazione? Penso che essi più che i portatori della verità sono e saranno sempre i portavoce del potere economico.
L’America è considerata la più grande democrazia del mondo. E’ questo il quadro attuale?
In primo luogo, non è mai stata una democrazia. Ho trascorso tutta la mia vita a scrivere cos’è il popolo americano, cosa ha fatto. Evidentemente, non ci sono riuscito.
Coloro che hanno dato vita agli USA e che odiavano Atene e Pericle, volevano istituire la repubblica romana, così com’era prima che Giulio Cesare passasse il Rubicone.
Ma come ha detto B. Franklin, uno dei nostri uomini più saggi, ogni democrazia va incontro ad una fine, per la corruzione del popolo. Non si è riferito ai governanti, ma al popolo, Quindi la colpa di come va adesso il mondo è di noi tutti.
Noi osserviamo la società americana, come ad una che abbia un pensiero unico, capace di elaborare autonomamente. Tuttavia si sa che vi sono delle fasce critiche che possono allargarsi.
Montesquieu è un autore che mi piace citare spesso. Egli scrive che il vizio umano che doveva essere punito con la pena capitale, è la menzogna. Quando ci si abitua a mentire, non si è più capaci di non farlo.
Tutti gli Stati sono governati dalla pubblicità che non è altro che menzogna. Una volta che si è instaurata in un regime, non si abbandona più. Nessun americano è così sciocco da non sapere che il ministro della difesa o altri ministri mentono, anche sui nemici che sono percepiti come ubiqui. Sin da piccolo sono abituato a sentire tale fandonia.
La democrazia americana è apparentemente democratica dentro ed integralista esternamente. Credo che siamo arrivati al limite: non si può sempre credere nella guerra di tutti contro tutti. Ciò porta alla distruzione.
Gli Stati Uniti non sono mai stati una democrazia, né hanno mai ambito ad esserlo, perciò non si sono mai opposti ad Atene, perché entrambi so basavano sulla schiavitù.
Naturalmente, tutto si sviluppa e cresce. Nel 1860 ci si è liberati dalla schiavitù. Poi si sono uccise le popolazioni indigene e ci sono stati conflitti interni come in molti paesi. Non sopporto e mi oppongo tenacemente a quando gli USA si ergono a Modello. Ma di che? Di un pasticcio così grande da quando esiste il mondo. Il nostro Paese non è composto da individui, ma da leggi: in esse credevamo perché sono la base della libertà.
Gli USA sono diventati un regime totalitario ed ingeriscono nella vita personale dei singoli: intercettano tutte le telefonate, controllano gli acquisti fatti con la carta di credito, vedono dove viaggiamo e dove ci spostiamo.
Il nostro presidente, poi, che secondo me è pazzo, ha deciso che è al di sopra della legge e della Costituzione. La guerra che ha intrapreso contro l’iraq , contro l’Afghanistan ed ora, probabilmente, contro l’Iran, sono assurde. E’ un guerrafondaio. Però non credo che potrà spillare ancora quattrini con le tasse, neppure ai ricchi, sicché lo scenario che si prevede, è allucinante, perché se si aprirà un conflitto con l’Iran, sarà mondiale. Credo che l’Amministrazione di George W. Bush rappresenti una minaccia per gli altri paesi, per le libertà e i diritti negli Stati Uniti. A partire dalla nostra guerra contro il Messico, nel 1846, che ebbe l’obiettivo di appropriarsi della California, siamo stati animati da un puro intento di spoliazione.
Si dice che il 90% delle informazioni segrete non passano per la televisione. Così pare che Bush abbia dato ordine di censurare tutte le notizie che potevano essere carpite dai terroristi.
Sono uno storico profondamente consapevole che le nostre fonti sono state, in qualche modo, rese mute. Ciò è iniziato già con la presidenza del padre. Nel 2000- 2004 ci sono stati dei furti veri e propri su informazioni politiche e furono promossi dei sondaggi con degli ispettori .Il materiale fu raccolto in un libro. Il volume in cui si parlava di questo, non è stato recensito né dal New York Times, né dal Washington Post, né da alcun altro quotidiano americano. E’ chiaro che quando in un Paese non si riesce a sapere come si svolgono le elezioni, questo non è più una repubblica ma uno stato guidato da un duce.
Gli Stati Uniti sono una democrazia come quelle europee?
La Scandinavia, i Paesi Bassi sono molto più vicini alla democrazia.
E l’Italia?
Questo è un vero problema.
Chi è
Gore Vidal è nato nel 1925 a Washington D.C. nel cuore della vita politica statunitense e, da bambino ha vissuto a lungo con il nonno Thomas Pryor Gore, senatore, che in seguito fu un oppositore di Franklin Delano Roosevelt. Dopo aver militato nel Pacifico settentrionale come volontario durante la Seconda Guerra Mondiale, ha debuttato con Williwaw (1946), che raccontava esperienze di guerra, cui fece seguito un’opera simile, In a yellow wood. La sua notorietà è esplosa con The city and the pillar del 1948, intitolato successivamente nelle varie versioni italiane La città perversa, Jim e, recentemente, nella riedizione di Fazi, La statua di sale.
E’ passato, poi, a lavorare in teatro, in televisione e nel cinema, dove ha firmato sceneggiature apprezzabili: Ben Hur, Improvvisamente l’estate scorsa di Joseph Mankiewicz e Parigi brucia? di René Clement. Due i percorsi fondamentali nella sua opera narrativa: da un lato il contributo notevole e determinante a una nuova concezione del romanzo storico con il ciclo in sette libri della “storia dell’impero americano”, da Washington D.C. del 1967 fino a L’età dell’oro del 2001, che parla di Pearl Harbor e di Roosevelt, passando per Burr del 1974, che resta forse il titolo più notevole della serie, dedicato al personaggio più controverso della storia USA, Aaron Burr, di cui disegna uno straordinario ritratto.
L’altro filone fondamentale è quello che lo presenta come attento osservatore del costume e dei way of lives americani ed europei e qui, sulla linea di The City and the Pillar, sono da citare Myra Breckinridge del 1968, che ebbe grande successo di pubblico e critica, Due sorelle del 1970 e Duluth del 1983 e un dittico di opere dedicate a una riflessione su temi spirituali: Kalki (1978) e soprattutto In diretta dal Golgota (1992).
Naturalmente, ora che “ è vecchio” come lui afferma, viene invitato ai Seminari internazionali come quello di s. Servolo a Venezia, promosso dalla Provincia, per dire la sua senza peli sulla lingua sulla tragica situazione globale attuale.
Maria de Falco Marotta