Il film VIVAN LAS ANTIPODAS! Presentato alla 68ma Mostra del Cinema di Venezia, vince la Genziana D'Oro al 60° TRENTO FILM FESTIVAL. (5 maggio 2012) 12.5.20.12
Quando l'anno scorso al Festival internazionale del Cinema a Venezia, assistemmo alla proiezione di Vivan las Antipodas! di Victor Kossakovsky, rimanemmo affascinati dalla sua brillante idea di portarci in uno speciale viaggio intorno al mondo, anzi in quei pochi posti del globo situati esattamente uno all'opposto dell'altro: ne fummo strabiliati. Con un montaggio di immagini di speciale effetto che richiamano Koyaanisqatsi, Anima mundi e Naqoyqatsi, (gli ultimi presentati a Venezia nel 1991 e 2002), Kossakovsky, un solido documentarista russo, realizza un magico "poema sul mondo multipolare".
Quando al regista fu chiesto per quale ragione avesse realizzato un documentario del genere rispose: "Un giorno viaggiando in Argentina vidi un uomo che pescava da un piccolo ponte in un piccolo villaggio. Nella luce del tramonto, quel posto così semplice mi è sembrato il più meraviglioso al mondo. Ho pensato: cosa accadrebbe se tirassi ben più in fondo quel filo della canna da pesca, attraverso il centro della terra? Cosa avrei visto esattamente dall'altra parte? Ho controllato, e avrei trovato una delle città più popolate, movimentate e rumorose del pianeta, Shanghai…
… "Qualche volta accade che hai una buona idea per un film ma poi, quando davvero la realizzi, capisci che l'idea era migliore della realtà".
Il film VIVAN LAS ANTIPODAS vincitore al 60° TRENTO FILM FESTIVAL (Trento, 5 maggio 2012).
Il regista russo Victor Kossakowsky con il documentario Vivan Las Antipodas! è il vincitore del 60° TrentoFilmfestival. La Giuria internazionale non ha avuto dubbio alcuno nell'assegnare la Genziana d'Oro - Gran Premio Città di Trento a questo film che si rivela un indimenticabile omaggio alla Madre Terra nella sua diversità, maestosità e antichità. La giuria ha apprezzato soprattutto l'idea ingegnosa, la realizzazione piena di qualità artistiche e tecnicamente brillante.
Qual'é la storia?
Un uomo pesca in Argentina, un altro viaggia in macchina a Shanghai. In una regione della Russia c'è chi vive vicino ad un lago che sembra un cielo e in Cile accade quasi la stessa cosa. Luoghi che si trovano agli antipodi vengono messi a confronto per come ospitano la vita umana e animale. Non sono molte le nazioni sul pianeta ai cui antipodi non c'è mare ma un altro luogo abitato. A partire da questa considerazione Victor Kossakovsky gira un film che espande l'idea di visitare contemporaneamente due punti opposti sul globo mettendone in risalto opposizioni e similitudini. Si parte dal paesaggio naturale e si finisce sull'uomo. Le grandi praterie e le città affollate, i luoghi desolati e quelli rigogliosi, momenti di vita e di morte. Con la volontà di unire momenti eterogenei in un grande affresco che farebbe la felicità di uno scrittore come Guillermo Arriaga e la scelta di non raccontare nessuna storia ma suggerire, attraverso la pura forza delle immagini, in che maniera la Terra si tenga in equilibrio e sia ben più vasta di quella porzione solitamente ritratta nei film, Vivan las antipodas! tra dolly, capovolgimenti di macchina (e di fronte) e lunghi piani sequenza cerca un senso tra le pieghe della natura. Facile ipotizzare che gli spettatori che già sono abituati a trovarne uno vi leggeranno un'affermazione di intelligenza superiore, chi invece è abituato a vedere nella diversità del pianeta una dichiarazione di caos opererà un'altra lettura. Ma Kossakovsky sembra consapevole ed aperto a qualsiasi interpretazione, raramente forza la mano o utilizza il montaggio per suggerire letture che vadano più in là della mera opposizione logica. Riprese digitali che colgono fino all'ultimo dettaglio e una fascinazione tutta particolare per il piccolissimo (una farfalla che cade in una piccola pozza) e il grandissimo (una balena spiaggiata che l'uomo non riesce a rimuovere) sono la cifra stilistica principale di un film naturalista oltre ogni dire (l'unica metropoli ripresa è Shanghai).
Cosa dice il film Vivan Las Antipodas!
"Mi domando se potrei cadere attraverso tutta la terra. E' divertente immaginare di uscire dall'altra parte e vedere tutta la gente camminare a testa in giù". Si apre non a caso con questa citazione da "Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll l'opera del documentarista russo Victor Kossakovsky, Vivan las antipodas!, sinfonia-mondo che unisce quattro coppie di luoghi situati esattamente uno all'opposto dell'altro: Entre Rios (Argentina) e Shanghai (Cina), Patagonia (Cile) e lago Baikal (Russia), Big Island (Hawaii) e Kubu (Botswana), Castle Point (Nuova Zelanda) e Miraflores (Spagna). Kossakovsky compie l'impresa, ridisegnando attraverso la macchina da presa le coordinate spaziali, sferiche, del nostro pianeta. L'uomo, la natura, gli animali, gli elementi: la vita filmata senza soluzione di continuità, da un antipode all'altro, opposta nei suoi estremi - si pensi alla più netta delle contrapposizioni, quella tra i due fratelli argentini sul ruscello di Entre Rios e la caoticità di una metropoli da 18 milioni di abitanti come Shanghai - ma non sempre così dissimile, è il caso delle due "solitudini" incarnate da uno tra gli ultimi indios rimasti nella Patagonia cilena e dal suo antipode, Tatiana, contadina che vive nei pressi del lago Baikal, in Russia, al centro di una vallata dai colori e dai contorni mozzafiato. Sfruttando la maestosità e la poesia di luoghi impossibili da dimenticare, il cineasta russo "piega" letteralmente le abituali latitudini del racconto filmico: l'asse della macchina da presa ruota allo stesso modo di quello terrestre, permettendo allo sguardo l'impossibile, la sovrapposizione del tramonto argentino e dell'alba cinese, la corsa frenetica delle auto di Shanghai lungo uno dei ponti più lunghi del mondo ripresa con un pianosequenza "capovolto" che, da quel momento in poi, caratterizzerà l'intero racconto di Kossakovsky alternando tonnellate di lava incandescente che stanno cancellando la più grande isola delle Hawaii alla coesistenza tra gli abitanti di un piccolo villaggio in Botswana con i più pericolosi animali, fino alla più impressionante - e poetica - delle sovrapposizioni: quella tra un masso preistorico che da millenni sfida le intemperie sulle montagne spagnole (a Monteflores) e l'agonia di una balena spiaggiata sulle coste neozelandesi (a Castle Point). L'eterno e la morte assumono le stesse sembianze.
Che dire di questo splendido e commuovente documentario che ci riporta a compiere un viaggio, mai immaginato, nel nostro pianeta così ancora oscuro e sconosciuto per la maggior parte dei suoi abitanti che si "azzannano" sui vari partiti che ci stanno -loro malgrado- portando alla deriva di questo nostro ancora sconosciuto e bellissimo mondo?
Andate a vederlo, forse vi sorgerà qualche altre brillante idea per salvarci tutti. Tenete ben presenti tutti che è l'intelligenza che salva l'umanità.
Diana Barrows ed Antonio De Falco