FANTASIE VIRTUALI E REALTA’
Nel suo “Viaggio in Italia”, Goethe, ad un certo punto del racconto, dopo avere ammirato tante bellezze paesaggistiche, architettoniche, urbanistiche eccetera e dopo aver tessuto lodi e ammirazione per il genio di tanti uomini scienziati di ogni disciplina, ne esce con questa espressione rivolta soprattutto ai rappresentanti istituzionali: “ Mi è difficile capire perché tante brave persone, laboriose, gentili, simpatiche, cordiali, fantasiose e creative, perdano tanto tempo in chiacchiere inutili rimandando sempre nel tempo la realizzazione concreta dei loro progetti”.
Quella di Goethe, seppur espressa nel 1786, è una critica che ci meritiamo a tutto campo, oggi più che mai.
Tanti personaggi che dovrebbero essere impegnati a governare la cosa pubblica solo ed unicamente per il bene comune, anziché impegnarsi concretamente a risolvere i problemi contenuti nei progetti annunciati in campagna elettorale, si perdono in chiacchiere e inutili polemiche, quando non in risse vere e proprie e tutto per volersi distinguere ad ogni costo dal rivale, dalla lobby a cui appartengono, dalla fazione o dal partito a cui aderiscono. Intanto chi ha votato lor signori e non solo, con la speranza di vedere onorate le promesse attraverso la soluzione dei problemi, aspetta, con cronica pazienza, che qualche buon’anima si ricordi di loro.
Forse, ricordarsi di onorare le promesse fatte non rientra nella deontologia professionale di lor signori; forse, pensano che sia meglio aggiungere problemi nuovi e accattivanti a quelli non risolti, in questo modo essi polarizzano la discussione su nuovi e complicati temi, distogliendo così l’attenzione generale da quelli veri.
Ma, “così non può durare”, amava dire Ernesto Calindri nel suo Cynar-spot pubblicitario. Infatti quello a cui stiamo assistendo da un po’ di tempo a questa parte ( stupri, rapine, tossicodipendenze, alcolismo, violenze personali e collettive, omicidi e satanismo, spesso commessi da ragazzi minorenni) non è altro che l’effetto di promesse non mantenute, di ritardi nel rispondere ai bisogni o addirittura di travisamento degli obiettivi annunciati. Si aggiunga che all’ignavia del “non fare” si accompagnano slogans con effetti che sono devastanti per la psiche delle persone, specie di quelle ancora fragili e in via di maturazione come lo sono i giovani, i quali possono essere ingannati, usati e sfruttati sul lavoro e in altre meno nobili professioni come la prostituzione, lo spaccio di droghe e quant’altro di turpe si possa immaginare.
Sempre lor signori, assieme a slogan truculenti del tipo: “droga libera”, “difesa personale fai da te”, “liberalizzare il possesso di armi”, “affondare i barconi dei clandestini” “evirare gli stupratori e i pedofili” e “criminalizzare il diverso”, presentano un’immagine deformata, dove l’unica cosa che conta veramente nella società sono gli affari fortemente remunerativi, sicuri e appaganti, non importa con quali mezzi realizzati, che garantiscano il loro status di privilegiati e di potenti.
Perciò la politica in generale e ad ogni livello istituzionale (nazionale, regionale provinciale e locale), fatte salve le dovute eccezioni, non ha tempo per occuparsi di chi ha bisogno, in particolare di coloro che rappresentano di fatto il futuro del nostro Paese: Le giovani generazioni.
Quando ogni tanto si degnano di dare qualche risposta, di solito sono soltanto risposte repressive, populiste e giutizialiste. Pochissime volte sono improntate ad incentivare programmi educativi, formativi e partecipativi. Per esempio, è da parecchio tempo che nella vigente legislazione non si trovano tracce di provvedimenti tesi a favorire le giovani coppie che desiderano costruirsi una famiglia, ma loro sono solerti nel presentarsi come strenui difensori della stessa, declinando così la loro plateale disonestà intellettuale e morale.
Non si intravede fino ad ora una netta inversione di tendenza nel modo di fare politica, comunque scarsi sono i segnali che indichino quella direzione. Ecco quindi che i ragazzi si rivolgono altrove. I più forti e liberi li troviamo impegnati nelle associazioni di volontariato. I più deboli bevono e si drogano, oppure cercano emozioni forti in ogni direzione compresa la folle velocità sulle strade. Nutrono la loro psiche di programmi spazzatura offerti dai vari canali televisivi che poi cercano di imitare nella realtà quotidiana con risultati spesso devastanti.
Però c’è anche un’altra faccia della medaglia. E’ pur vero che le maggiori responsabilità di tanto degrado sono da ascrivere a loro signori, ma è altrettanto vero che anche le persone comuni, singolarmente prese o per gruppi di interesse, non danno molti segni di ravvedimento. Permane imperante una cultura individualista molto forte. Preferiscono il diritto di critica piuttosto che l’impegno politico, la sterile polemica piuttosto che la disponibilità all’assunzione diretta di responsabilità. Pare che la solidarietà umana, evangelicamente indicata come carità Cristiana, non appartenga più al nuovo corso culturale. Infine, sembra che nessuno si accorga che lentamente si sta uccidendo la democrazia, dimenticando che con la democrazia tutto è possibile, senza democrazia tutto è perduto.
Mai come in questo momento è di attualità un ripensamento del modello sociale che si desidera costruire e consolidare in ogni settore della società. Un modello che corregga gli errori commessi con l’inquinamento dell’ecosistema che sta ormai raggiungendo livelli intollerabili. Un modello che metta concretamente la persona al centro di tutti gli interessi materiali, sociali, economici, politici e, aggiungo, religiosi.
Nulla di facile sicuramente, ma tutto urgente e necessario, pena un decadimento generale di cultura e di costume, nel corso del quale ad esserne travolti sono proprio i soggetti più deboli e a rischio.
Ecco perché è necessario che siano le nuove generazioni ad occuparsene in prima persona. Certo devono essere aiutati dalle famiglie, dalla scuola, dalla Chiesa e da tutte le persone di buona volontà. Non è un invito a tornare al passato! E’ un sollecito a guardare responsabilmente al futuro!
Gli anziani hanno avuto il gravoso compito di ricostruire l’Italia dalle macerie materiali e morali lasciate dalla guerra. Hanno conquistato passo dopo passo, con dure lotte, un consistente bagaglio di diritti civili con i quali la società ha potuto svilupparsi e progredire. Ora, partendo da ciò che è stato conquistato e difeso, occorre guardare avanti con speranza mettendoci tutto l’entusiasmo che permeava i padri della Repubblica. Ma essendo i giovani i veri padroni del futuro, tocca a loro agire e impadronirsi della politica. Tocca a loro svecchiare le istituzioni occupate da troppo tempo da cariatidi della poltrona e da lobby di potere che hanno da tempo dimenticato quale sia il ruolo di rappresentante del popolo in una democrazia.
Giovani uscite dal guscio protettivo e ovattato dentro il quale vi illudete di stare bene. Occupatevi voi della politica, altrimenti sarà la politica, questa politica che piace poco, ad occuparsi di voi! Valerio Dalle Grave