INFINITE PAINTING

Pittura Contemporanea e Realismo Globale (Villa Manin, Passariano- Codroipo - Udine)

Di per sé già il titolo è piuttosto accattivante: ti induce a pensare alle connessioni che si intrecciano senza respiro nel nostro mondo globale, divenuto, più di ieri un piccolissimo villaggio dove ognuno è a contatto diretto con gli altri, grazie proprio alla velocizzazione delle comunicazioni e del turismo che ci fa spostare da un luogo all’altro, senza troppi traumi.

Tutto così è diventato più vicino e più possibile, proprio alla portata di ogni mano.

Anche Villa Manin, che ha tante memorie storiche tra le sue mura e un parco straordinario dove grandi e piccoli possono ritrovare quel contatto con la natura smarrito nelle città e un’accoglienza semplice, ma cordiale come quella che è caratteristica dei friulani.

Qui è stata allestita una mostra unica e spettacolare sulla pittura: Infinite Painting, a cura di Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto.

Francesco Bonami che è anche il Direttore di questo posto eccezionale,ha voluto, in un certo modo, trasportare in terra friulana, la sua ricca esperienza maturata come Direttore della Biennale Arte di Venezia. Forse, con più discrezione, con più libertà che non poteva avere lì. Sicché, sinteticamente, si può affermare che a Villa Manin c’è sempre una biennale di cose belle e nuove che vale assolutamente la pena di vedere.

Che cos’è Infinite Painting?

Le opere esposte si concentrano sulla pittura dagli anni ’90 ad oggi, dal figurativo all’astratto, dalla tela al murales, presentando una panoramica del contemporaneo con opere recenti, nuove o, in alcuni casi, create specificatamente per questa esposizione.

Attraverso i capolavori di 61 artisti provenienti da 22 paesi del mondo, Infinite Painting affronta il linguaggio nella sua complessità, anche attraverso opere di scultura, video e fotografia che con la pittura instaurano un dialogo e una relazione. La mostra si propone di osservare la pittura moderna più come un’idea che come una tecnica, riflettendo sulla sua funzione nella nostra contemporaneità. I prodotti esprimono una visione della realtà odierna nei diversi approcci alla pittura: dai grandi murales astratti di Franz Ackermann alle riflessioni più intime di Marlene Dumas e Luc Tuymans, dall'autoritratto di Rudolf Stingel all'astrazione di Piotr Janas e Mary Heilmann. Il

linguaggio pittorico viene presentato come un percorso fatto di molte strade che s'intrecciano con l'attualità e con il mondo.

Anche gli artisti riflettono sul loro ruolo, come Maurizio Cattelan che ripercorre e ironizza sul superamento dello spazio di Lucio Fontana, o Thomas Hirschhorn che restituisce l’importanza di

quelle immagini invisibili in un’epoca di sovraesposizione mediatica. Le fatiche presentate in mostra raccontano un’interpretazione personale della pittura oggi. Video, scultura, stampe digitali e fotografia dialogano con espressioni più tradizionali come tele, incisioni, tessuti ricamati.

Artisti come Wangechi Mutu, Trenton Doyle Hancock, Felix Gmelin e i fratelli Jake e Dinos Chapman riconsiderano il mondo contemporaneo passando attraverso la storia dell'arte stravolgendola. I ritratti di Dinh Q. Le e le lande desolate della Russia di Konstantin Zvezdochetov descrivono mondi lontani e diversi ma ormai conosciuti. Infinite Painting, quindi, nell’era del Realismo Globale, termine inventato per riflettere la visione

odierna della realtà, é come il reale influenzato da un mondo universalmente condiviso. Pittura ‘infinita’, intesa come specchio di un'unica realtà e visione di una condizione contemporanea che, nel bene e nel male, è globalizzata e massificata ma tuttavia completamente aperta e, da sempre, fondamentalmente libera.

Gli artisti in Mostra sono:

Franz ACKERMANN, assume vivid astro focus, Alessandra ARIATTI, Janis AVOTINS, Robert BECHTLE, Avner BEN GAL, Glenn BROWN, Maurizio CATTELAN, Jake and Dinos CHAPMAN, Dan COLEN, George CONDO, Enrico DAVID, Bart DOMBURG,

Marlene DUMAS, Etta ETROG, Urs FISCHER, FISCHLI and WEISS, Ellen GALLAGHER, Felix GMELIN, Trenton Doyle HANCOCK Mary HEILMANN, Thomas HIRSCHHORN,

Damien HIRST, Choi HOCHUL, Matthew Day JACKSON, Piotr JANAS, Sergej JENSEN, JI Wenyu, Mike KELLEY, Jeff KOONS, Udomsak KRISANAMIS, Dinh Q. LE, Loretta LUX, Paul McCARTHY, Takashi MURAKAMI, Wangechi MUTU, Chris OFILI, Gabriel OROZCO, Alessandro PESSOLI, Lari PITTMAN, Magnus von PLESSEN, Monique PRIETO, Richard PRINCE, Neo RAUCH, Anri SALA, Wilhelm SASNAL, Thomas SCHEIBITZ, Shirana SHAHBAZI, Rudolf STINGEL, Thaddeus STRODE, Hiroshi

SUGIMOTO, Eve SUSSMAN, Rirkrit TIRAVANIJA, Rosemarie TROCKEL, Luc TUYMANS, Piotr UKLANSKI, Kelley WALKER, Andro WEKUA, ZHANG Enli, ZHOU Tiehai, Konstantin ZVEZDOCHETOV. Tanti, ma tutti in un certo senso, sono lo specchio della nostra realtà globale, ma poco glocale.

Cosa dicono gli organizzatori

“ L’universo contemporaneo, sia quello del dibattito artistico che dell’immaginario visivo comune, è influenzato da una tecnologia e una comunicazione accelerata che inevitabilmente lo rende sempre più aperto, globalizzato e condiviso. Il “realismo globale” è, in questo senso, una condizione che sta alla base della produzione artistica del presente ma che non esprime uniformità di visione; non è un movimento ma è un territorio allargato all’interno del quale l’opera acquisisce il suo significato individuale e “locale”.

Il rapporto con l’immagine fotografica è sicuramente un elemento importante nell’epoca della realtà globale…

Il confronto con il passato sembra essere una necessità condivisa dagli artisti di oggi, non tanto in quanto citazione di un modo di fare arte, ma come strumento per comprendere il presente. Il video di Eve Sussman imette in scena teatralmente la gestualità di Las Meniñas di Velázquez e più esplicitamente i meccanismi stessi della pittura; Rirkrit Tiravanija rievoca un artista scomparso ma, soprattutto, la sua esplorazione di forma e memoria, mentre Paul McCarthy, nella sua ricostruzione simbolica della figura del pittore, ironizza sull’idea di sistema nella società contemporanea. Ma così come per molti artisti sembra indispensabile esplorare la storia dell’arte e le sue iconografie, altri si appropriano della cultura visiva del quotidiano per capovolgerne i meccanismi. La barzelletta riportata da Richard Prince sul suo dipinto scardina il rapporto indiscutibile tra immagine e tela ma anche le gerarchie del linguaggio scritto rispetto a quello orale. Il suo è un modo per smascherare stereotipi culturali, come quelli di razza che Ellen Gallagher mette in discussione manipolando riviste afro- americane del passato, o quelli di identità sessuale che Rosemarie Trockel critica con il suo quadro in lana tessuta industrialmente (Sarah Cosulich Canarutto Curatrice , Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea.)”.

A supportare tale affermazioni, Francesco Bonami dice: “ Il pittore Francis Bacon afferma che per essere un pittore non bisogna avere paura di fare la figura dei fessi. L’iconoclasta Marcel Duchamp diceva “stupido come un pittore” anche se lui aveva cominciato proprio facendo il pittore, sconcertando New York nel 1913 con il suo nudo che scendeva le scale. Forse, stufo della propria stupidità, aveva poi smesso di fare quadri, almeno cosi diceva; giocava a scacchi e inventava idee che poi avrebbero sovvertito la storia dell’arte. Ma la sua ultima opera, al museo di Filadelfia, Etant Donnes del 1969, era una scultura che sembrava un quadro. Una fessura in una porta da dove si poteva vedere un paesaggio e una donna nuda nascosta nell’erba. Un ultimo tentativo di sfuggire alla pittura che lo aveva perseguitato all’infinito. Una fuga dal quadro prendendolo in giro o, forse, accettando il fatto che ogni immagine può, alla fine, essere sempre trasformata in un quadro. Non è possibile sfuggire alla pittura. Per questo la pittura diventa un infinito processo dove si accavallano immagini e astrazioni, spazi e superfici. La pittura veramente non esiste, è un’idea usata per rappresentare il mondo, alla quale le immagini fanno riferimento attraverso la forma dei quadri ma anche quella delle fotografie, delle sculture, del cinema e del video. La pittura è il diaframma immaginario che divide il mondo in due: da una parte noi, dall’altra la nostra rappresentazione. Prendiamo la frase “facciamo il quadro della situazione”, non è altro che un

tentativo di sistemare, dentro un perimetro convenzionale e stabilito, i fatti per comprenderli meglio. La pittura è questo, un perimetro dentro al quale si prova a comprendere meglio la realtà che ci circonda. Questo perimetro non ha limiti. Come nel film The Truman Show può essere un’intera città, una società, un mondo, dove tutto è artificiale ma al tempo stesso reale. Ogni quadro è un mondo. Ogni mondo è un quadro…

La pittura è un linguaggio convenzionale, universale quindi globale… Essa è la forza che manda in frantumi il mondo documentato proiettandolo in un universo rappresentato. Le immagini fanno paura, ma anche il buio. Il realismo globale in cui viviamo è come una lampada stroboscopica dove immagini appaiono e scompaiono interrotte da continui momenti di buio.

Alla Pittura fanno riferimento tutti: terroristi, uomini politici, fanatici religiosi, artisti, economisti. Ognuno a modo suo costruisce un quadro attraverso il quale far vedere le proprie idee, sconfiggere i propri incubi, realizzare le proprie fantasie. Eppure, detto tutto questo, rimane impossibile dire, effettivamente, cos’è la pittura. La vera natura e il significato della pittura la conoscono solo le immagini o il vuoto che lasciano quando vengono strappate vie. Come spettatori riusciamo a comprendere la pittura quando, come nelle foto dell’artista tedesco Thomas Struth, diventiamo immagini anche noi. Ogni mostra è un universo concluso, un’esplosione

avvenuta. I lavori che rimangono dentro una mostra sono come frammenti caduti dallo spazio, dove l’esplosione continua, ininterrotta, irreale, antiglobale, infinita. Infinite Painting”.

E, caso mai non fosse chiaro: La mostra vuole rappresentare la pittura nelle sue diverse forme per sottolineare come la pittura riflette un'idea e non più una tecnica, facendo conoscere al pubblico gli approcci e le visioni degli artisti di oggi rispetto ad un mondo che è sempre più aperto, globalizzato e condiviso.

Viviamo infatti in un mondo bombardato di immagini che, dalla pubblicità alla televisione, invadono in modo aggressivo il nostro spazio visivo. L'artista sceglie quindi di partire dall'esperienza quotidiana dell'immagine, interpretandola, commentandola, alterandola per farci riflettere su diversi aspetti che caratterizzano la nostra realtà.

Per “realismo” s'intende proprio questo confronto diretto con la realtà: non significa più semplicemente riprodurla o rispecchiarla ma riprodurre l'esperienza di essa…e quindi, in un certo senso, superarla. Il “realismo globale” utilizza la realtà quale strumento per realizzare l'opera e non come suo fine. In questo modo la realtà diviene, come il colore, il mezzo attraverso il quale comporre la visione finale.” (S.C.C.)

Descrizione di alcune opere.

Tra le opere più spettacolari si possono segnalare quelle di Franz Ackermann e degli assume vivid astro focus perché create in relazione allo spazio. Molto coinvolgente è anche il lavoro di Marlene Dumas, composto da 63 dipinti, liquidi e ambigui; la nicchia nella quale verranno presentate le 81 incisioni dei fratelli Chapman basate su I Disastri della Guerra di Goya; il grandissimo assemblage di Matthew Day Jackson che interpreta la storia americana; la tela con il caleidoscopio d’ali di farfalla di Damien Hirst; il coinvolgente video di Eve Sussman basato su Las Meniňas di Velázquez; le fotografie in bianco e nero di Fischli & Weiss che ritraggono quadri kitsch incontrati in diversi anni di viaggio; gli arazzi appesi di Enrico David, un dialogo tra arte e design, pittura e scultura; la visione densa e dinamica di Lari Pittman o il mondo teatrale e grottesco dei dipinti di Alessandro Pessoli.

Gli artisti che rileggono la storia dell’arte

Molti artisti in mostra guardano in modo esplicito alla pittura del passato. Tra questi, Gmelin, Hancock, Mutu e Chapman.

In Flatbed, The Blue Curtain di Felix Gmelin, cinque pittori vengono filmati in negativo mentre riproducono Guernica di Picasso. La loro azione, ripresa dall’alto mentre si svolge su un pavimento, ripete quella di numerosi pacifisti che, per protesta alla campagna di Bush contro l’Iraq, riprodussero la famosa opera. Collegando l’attivismo politico all’Action Painting, Gmelin ricrea un’immagine pittorica attraverso il movimento filmico e le permette di riacquisire la potenza di un atto performativo e di un’azione di resistenza culturale.

Fumetto, caricatura, cultura popolare e narrazione biblica si fondono negli intricati disegni di Trenton Doyle Hancock per ricreare una cosmologia nuova, un immaginario affascinante e complesso che ricorda l’opera di Hieronymus Bosch.

Le creature rappresentate dall’artista keniana Wangechi Mutu abitano un universo alieno, surreale e violento; sono figure femminili incomplete, distorte, amputate, ibridi meccanici e animali generati dalla sovrapposizione di frammenti fotografici e disegni. Riviste e giornali diventano le principali fonti di ispirazione per un’arte che contraddice e ricrea i convenzionali canoni di bellezza popolare, lasciando trapelare problematiche politiche, etniche e sessuali.

La serie di incisioni Disasters of War di Jake e Dinos Chapman si ispira all’omonimo lavoro di Francisco Goya e attualizza, in una visione ancora più bestiale e surreale, gli orrori dell’invasione napoleonica che devastò la Spagna.

Le opere che sono state create specificatamente per questa mostra

Due opere sono site specific, quella di Franz Ackermann, che realizzerà un grande murales nel salone centrale della Villa (circa 11,5 m x 5,5m) e l'opera degli assume vivid astro focus, un’incredibile carta da parati che ricoprirà le pareti nella sala d'ingresso detta del Dorigny (perchè realizzata da Luis Dorigny).

Inoltre, molte opere verranno presentate per la prima volta nella mostra e arrivano direttamente dagli studi degli artisti, come quelle di Jeff Koons, Matthew Day Jackson, Kelley Walker, Robert Bechtle, Thomas Hirshhorn, Udomsak Krisanamis, Shirana Shahbazi, Rudolf Stingel, Mary Heilmann, Din Q. Le, Alessandro Pessoli, Konstantin Zvezdochetov, Wilhelm Sasnal, Andro Wekua.

Tanto, per dare in mano agli appassionati tutte le coordinate, presentiamo:

Le opere video e fotografiche:

Paul McCarthy, Painter, 1995

DVD, Durata / running time 50’ 01’’

Felix Gmelin

Flatbed, The Blue Curtain, 2003

DVD Video installation at Portikus Gallery, Frankfurt am main, 2005

236 min

Anri SALA

Dammi i colori, 2003

transferred video on DVD, colour, sound

15 min 24 sec

Rirkrit Tiravanija

(a film title for an unrealized film), 2004

b/w 16mm film projected on panel

10 min., panel size 14 x 18 inches, plinth height 53 inches

Eve Sussman

89 seconds at Alcazar, 2004

Peter Fischli / David Weiss

Untitled (Group III, VI, X)

Dalla serie Fotografias

Photographs, 2005

Dinh Q. Lê

UNTITLED TRYPTYCH (Cambodia: Splendour and Darkness Series), 2000-2005

C-print, nastro di lino / Linen tape

Ogni pezzo / each piece 160 x 120 cm

Loretta Lux

The Walk, 2004

Ilfochrome Print

50 x 65 cm

Hiroshi Sugimoto

The Music Lesson, 1999

pigment print

135 x 106 cm

Ricordiamo che :

la mostra non è suddivisa in sezioni ma presenta un percorso eterogeneo. L’allestimento è stato concepito non tanto secondo relazioni tematiche, che avrebbero per forza limitato l’interpretazione delle singole opere, ma con l’idea di creare cortocircuiti visivi e ideologici che possano porre l’accento sia sulle connessioni che sulle diversità di messaggi o visioni degli artisti.

Essa è a cura di Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto

apertura: dal 9 aprile al 24 settembre 2006

Dove : VILLA MANIN Centro d’arte Contemporanea - Piazza Manin 10, Passariano, 33033 Codroipo (Udine) info@villamanincontemporanea.it ww.villamanincontemporanea.it

Maria & Enrico Marotta

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Società