SCANDALOSA SANREMO!

Un milione di €uro per cinque giorni. Quanto cioè milioni di persone non guadagnano in 40 anni di lavoro

Quando leggo informazioni tipo" Paolo Bonolis, il conduttore del Festival di s. Remo 2009, guadagnerà un milione di euro per la manifestazione canora"(Cfr. La stampa,10 febbraio 2009), penso di non saper leggere oppure che ho le traveggole. Invece, poi, controllando attraverso Internet gli altri quotidiani e tutto il putiferio piuttosto soft che si è sollevato attorno a tale notizia, mi viene da piangere e capisco che veramente siamo su di un baratro socio- economico grave.

Allora mi comincio a chiedere dove sono le tante associazioni sindacali, dove sono i partiti dei lavoratori, perché non si organizzano delle vere rivolte contro la RAI che dà a un tizio svelto nel presentare una somma così spropositata per cinque giorni di canzonette!

C'è gente che non vive con più di 1000 euro al mese, tutto il Paese vive una terribile recessione e si sta zitti di fronte all'obbrobrioso scandalo di Bonolis? Dove sono i parlamentari che fanno tante interpellanze e si scagliano contro questo o quello? Ed ora?

Vi presento un "pezzo" che ho trovato sulla Rete: leggetelo e fate qualcosa.

In tempi di recessione 108 euro annui di tassa di possesso del televisore che incassa interamente la Rai sono troppi, fuori dal tempo e immeritati per merci come la Talpa, Milo Infante, Gianni Riotta, Luca Giurato, Carlo Conti, Simona Ventura , Lamberto Sposini trasformato tutto gossip per esigenze di ego e di portafogli e un Paolo Bonolis presentatore di pacchi o di altre ridicole trasmissioni come Darwin(in Mediaset).

La Rai è lontana anni luce dal metodo dell'azienda pubblica. Un'azienda che fa servizio pubblico dovrebbe fare concorsi trasparenti, disporre soltanto di personale a tempo determinato che favorisca turn over, dedicarsi quasi in toto all'informazione e soprattutto citare le fonti di chi decide gli ingaggi per i conduttori dei programmi, che dovrebbero essere pagati con cifre molto più modeste di quelle attuali, visto che anche per un varietà fanno servizio pubblico.

Come sappiamo la Rai è un carrozzone di pubblici mangiatori che se la gestiscono privatamente i partiti politici. Ecco allora che Paolo Bonolis, per condurre l'ennesima edizione fritta del festival di Sanremo, prenderà un milione di euro in cash. Tanti quanti ne prese Pippo Baudo lo scorso marzo. Ebbene le famiglie che non arrivano alla quarta settimana pagano la tassa di possesso per abitudine e per paura. Pagano senza pensare che una tassa di possesso per un televisore degna di tale nome, avrebbe senso se fosse equamente ripartita alle centinaia di canali ricevibili in analogico, in digitale e anche da satellite che il televisore e l'antenna che possediamo ci permettono di captare. Siccome quella tassa la riscuote solo e soltanto la Rai delle televendite, dei quiz pacco e della pubblicità occulta, quella tassa è un imbroglio. Un furto legalizzato.

Che la Rai assurga al diritto di riscuotere quei soldi perché in grado di garantire dirette ed eventi di presunta, pubblica utilità come gli interventi in parlamento, non regge più. Sia le messe in piazza San Pietro che le dirette dal Parlamento si possono ormai vedere su web, assieme a tutti gli altri eventi che la Rai spesso censura. Come gli scontri corpo a corpo fra studenti e Polizia.

La Rete è ormai ovunque. Per qualunque evento c'è sempre qualcuno armato di videocamera, webcam o telefonino pronto a riprendere e a diffondere sul proprio blog o su Youtube immagini senza bollini neri, senza omissis e spesso senza stupidi commenti di certi impiegati prezzolati alla bruno vespa. Tecnologie, modi e qualità sono certamente perfettibili, ma ormai il ghiaccio è rotto da tempo. La tassa di possesso obbligatoria del televisore è fuori dal mondo.

Soltanto se gli italiani non la pagheranno più in massa i Pippo Baudo e i Paolo Bonolis si dovranno accontentare di condurre Sanremo a 100 euro a serata come tutti i comuni mortali, o addirittura gratis, visto che la concorrenza di chi ama apparire ed è pure bravo a presentare non manca.

Per smettere di pagare questo furto basta soltanto cominciare. Il primo bollettino Rai che preleviamo dalla casella postale assieme ai depliant del supermercato accartocciamolo e buttiamolo nell'immondizia. Butteremo nell'immondizia anche i successivi bollettini che arriveranno a cadenza quasi quotidiana su cartoncini verdi come la lega nord. Il colore è scelto apposta perché ricorda quello degli atti giudiziari e serve a impaurire il cittadino spesso ignorante ed inerme.

Quando tutti gli italiani avranno ben chiaro che nessuno potrà venire in casa nostra a vedere cosa abbiamo sopra i mobili, se non con un mandato della magistratura, saremo un'Italia più evoluta.

Credo tuttavia che la recessione ci imporrà una sveglia traumatica. Dovendo viverla tutti in diretta, anche la Rai dovrà in qualche modo adeguarsi. Con l'evasione al pizzo sempre crescente sarà costretta a stare nel mercato dei media, in competizione con gli altri, soltanto se sarà accattivante, competitiva e saprà offrire qualcosa di originale. Sarà costretta a scaricare raccomandati e scendiletto per lasciare spazio a professionisti degni di tale nome che saranno stimolati a dare il meglio di se proprio perché precari. Ma per ora, pagare 108 euro obbligatorie per avere facce in esclusiva come quelle di Milo Infante o di Simona Ventura grazie ad una norma fascista e garantista che blinda la Rai da ogni forma di mercato, ce n'è abbastanza per realizzare un'inchiesta interna aziendale da diffondere a tutti gli italiani a reti unificate.

Siccome in Italia non siamo più garantiti nemmeno nei diritti di uguaglianza conviene arrangiarci. La disobbedienza civile può essere un'arma contro la recessione che non attende ricorsi e raccolta firme.

Da qui ai prossimi anni non ci sarà spazio per le favole di Riotta. 108 euro cash in tasca potranno essere vitali per comprarci pane e latte. Alla faccia panciuta di Giampiero Galeazzi e alla finta comicità di Paolo Bonolis. Per ora unico VERO vincitore del festival di Sanremo 2009 (www.danielemartinelli.it/2008/10/23/paolo-bonolis-e-il-vincitore-di-sanr...)

E per non credere che gli italiani siano tutti ricconi come quelli pagati dalla RAI, ecco una piccola sintesi di quanto si guadagna e di come si vive in certe regioni italiane.

(Adnkronos) - Con un reddito procapite di 27.500 euro annui, pari a 64.000 euro per famiglia (in Lombardia risiedono 9.645.000 persone che compongono 4.133.000 famiglie) la regione e' nel gruppo di testa delle regioni più ricche d'Italia. Alto e' pure l'indebitamento, pari a 15.500 euro pro- capite. Le sofferenze bancarie riguardano lo 0,9% delle famiglie, con un aumento dello 0,3% (cioé di un terzo) rispetto all'anno precedente. 4,7% le famiglie lombarde che vivono sotto la soglia di poverta' (970 euro/mese famiglia di due persone), la percentuale minore in Italia subito dopo l'Emilia Romagna (3,9%). Risparmiare nel 2008 e' stato possibile per il 19% delle famiglie lombarde (30% Bergamo, 19% Varese, 17% Monza, 16% Milano, 15% Brescia), ma una percentuale quasi uguale ha visto intaccati i risparmi oppure aumentati i debiti. Il 60% delle famiglie ha pareggiato i conti.Ecco quanto spendono le famiglie milanesi, in percentuale del proprio reddito. Alimenti e bevande (17,1%); Casa (25%); Abbigliamento e calzature (6,8%); Trasporti (14,1%); Altri beni e servizi (12,4%); Sanita' (4%); Combustibili ed Energia (4,2%); Tempo libero e Cultura (5,6%); Altre spese (comunicazioni-istruzione-tabacchi 10,8%). In prospettiva sono destinati a crescere nelle percentuali gli alimentari, i trasporti, e tutte le spese non comprimibili; mentre diminuiranno sensibilmente le spese per beni durevoli.

Quel Parlamento che disquisisce tanto su accadimenti personali come quello ultimo di Eluana, facesse a meno di mostrare facce tristi: si dessero da fare sul serio perché ogni cittadino/a italiano/a, possa godere di un'equità sociale economica che permetta di non sentirsi più come cani bastonati e cacciati in canili immondi e pensare che prima o poi qualcosa di rivoluzionario succederà per riportare una giustizia se non quella ideale, almeno quella possibile. Noi, i poveri che lavoriamo e tiriamo la carretta, vogliamo vivere. Sul serio. E magari senza s. Remo.

Mi vergogno a dirlo, ma noi come giornalisti, ci siamo andati per due anni di fila. Qualche canzone era orecchiabile, ma l'ambiente dei cantanti è proprio trash. Sfuggivamo di proposito ogni possibile approccio con loro. Ci metteva a disagio ogni loro conferenza stampa e- sinceramente- non riusciamo a comprendere come questa manifestazione interessi così tanti connazionali che nutrono una passione così smodata e longeva. A parte tutto, mettersi davanti al televisore per ascoltare delle canzoni mi sembra un controsenso: quei pezzi musicali sono eseguiti uno dopo l'altro, senza concedere nulla alla visualità, cioè allo specifico della televisione. Per radio ha molto più senso.

Paolo Bonolis, uno che ci sa fare.

Finito il contratto con Mediaset, dopo tanti flop televisivi , l'ex conduttore di "Bim Bum Bam" ritorna alla Rai per il progetto "Sanremo", per un milione di euro. E' il suo secondo personale Festival. Il primo l'ha solamente condotto, nel 2005. Ha scelto gli artisti personalmente lui, nel cast infatti ci sono tanti suoi personali "amici":

Renga ha vinto il suo Festival del 2005; Povia è stato lanciato con "I bambini fanno oh" proprio nell'anno della presentazione Bonolis; Dolcenera, Albano, Alexia e Marco Masini hanno partecipato quattro anni alla medesima rassegna musicale; Nicky Nicolai e il trombettista Di Battista sono stati i musicisti de "Il senso della vita"; Afterhours sono la vera novità; Marco Carta la scoperta di "Amici" (di Maria De Filippi); Gemelli DiVersi portano il rap melodico; Patty Pravo è la sempre verde artista sofisticata; Sal Da Vinci il neomelodico cantante napoletano amico di Gigi D'Alessio; Tricarico la rivelazione dello scorso anno; Iva Zanicchi, l'europarlamentare di "Ok, il prezzo è giusto" e "Zingara"; Fausto Leali la voce nera; Pupo, Paolo Belli e Yossou N'dour, l'inedito e strano trio. E la squadra è fatta!

Per la conduzione, per la prima volta, non sarà affiancato dalle classiche vallette "bionda e mora". Avrà al suo fianco un modello e una modella diversa per ogni serata. Spalla immancabile invece sarà il compagno di "Paradiso" Luca Laurenti, anche lui ritornato alla Rai per l'occasione.

Ad aprire la manifestazione ci sarà un video di Mina che canterà "Nessun dorma" e a differenza di quanto annunciato, si vedrà in immagini recenti. Roberto Benigni, sempre nella prima serata, avrà una ventina di minuti a sua disposizione per far ridere il pubblico con le sue "sparate" sull'attualità. La sua è l'esibizione più attesa, dopo le polemiche sui 350 mila euro legati alla partecipazione all'Ariston e alla restituzione dei diritti televisivi delle sue esibizioni in Rai.

I testi delle canzoni di quest'anno affrontano tematiche forti: disagio sociale, insulti, parolacce e allusioni sessuali neanche tanto velate. Il cardinale Ersilio Tonini ha ribadito che "È un brutto segno dei tempi".

Si è parlato tanto della canzone di Povia, intitolata "Luca era gay" e di quella di Iva Zanicchi "Ti voglio senza amore". Mah…

Amore fa ancora rima con cuore? Sì, ma non solo. La classica e scontata rima festivaliera prevale sempre nei testi delle canzoni sanremesi. Però emergono anche altri filoni. Poiché è ormai da tempo assodato che, nel bene e nel male, Sanremo è spesso lo specchio del Paese. Dicono.

Emblematico il testo di Marco Masini. Il cantautore fiorentino le canta proprio (è il caso di dirlo) all'Italia intera, un Paese "dove tutto va male", "dove un muro divide a metà la ricchezza più assurda dalla solita merda/coppie gay dalle coppie normali", "un Paese di ragazze stuprate", "di notti estasiate nelle vite svuotate" e per finire "l'Italia c'ha rotto i coglioni", che non lascia adito a dubbi. Ma tanto lui è stato volgare da sempre.

La categoria dei "Giovani" quest'anno cambia fisionomia e diventa "I raccomandati dai big". A scegliere i cantanti (alcuni neanche troppo giovanissimi) sono stati alcuni Vip del mondo della musica e dello spettacolo. Figurano infatti anche i figli di Red Canzian (Pooh) e di Zucchero Fornaciari. Tutto in famiglia, insomma.

I cantanti in gara - Campioni "Big"

Afterhours - "Il paese è reale"

Al Bano - "L'amore è sempre amore"

Alexia con Mario Lavezzi - "Biancaneve"

Marco Carta - "La forza mia"

Dolcenera - "Il mio amore unico"

Gemelli Diversi - "Vivi per un miracolo"

Fausto Leali - "Una piccola parte di te"

Marco Masini - "L'Italia"

N. Nicolai e S. Di Battista - "Più sole"

Patty Pravo - "E io verrò un giorno là"

Povia - "Luca era gay"

Pupo, Paolo Belli e Yossou N'dour - "L'opportunità"

Francesco Renga - "Uomo senza età"

Sal Da Vinci - "Non riesco a farti innamorare"

Tricarico - "Il bosco delle fragole"

Iva Zanicchi - "Ti voglio senza amore"

I cantanti in gara - Giovani "Proposte"

Silvia Aprile - "Un desiderio arriverà"

Arisa - "Sincerità"

Malika Ayane - "Come foglie"

Chiara Canzian - "Prova a dire il mio nome"

Barbara Gilbo - "Che ne sai di me"

Irene Fornaciari - "Spiove il sole"

Iskra - "Quasi amore"

Karima - "Come in ogni ora"

Simona Molinari - "Egocentrica"

Filippo Perbellini - "Cuore senza cuore"

Certamente, qualcuno commenterà che sono una che non capisce che il Festival della Canzone italiana è una perfetta incarnazione del mito nazional-popolare pensato da Gramsci. Non me ne importa niente. Per me Sanremo è nella maggioranza dei casi un brutto spettacolo, con canzoni modeste e interpreti mediocri o resi tali dall'ingranaggio. Che poi qualcuno guadagni un milione di euro per mettere insieme una tale scemenza è solo indecente. Ciò scritto, si celebri il Festival per i prossimi duemila anni. Auguri e lunga vita. La sola cosa che chiederei - insieme ai poveretti che la pensano come me - è di poter vedere trasmissioni o film presentabili sugli altri canali, nelle stesse sere di San Remo, e che - in tivù come sui giornali - per una settimana non si parli sempre e solo di Festival. Insomma: che si rispetti il fatto che ci sono delle minoranze interessate ad altro.

Sì, domani!

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Società