IL CAPRO ESPIATORIO

I fatti di violenza che hanno caratterizzato quest'ultimo scorcio di tempo, sommati a quelli che già riempiono quotidianamente le pagine dei Media (guerre, attentati, assassinii, morti sul lavoro, stupri, eccetera), per un verso ci rendono preoccupati e sgomenti e, dall'altro, ci spingono ad individuare percorsi che azzerino lo stato di paura, di confusione e di sgomento che inquietano così tanto il nostro vivere quotidiano. Il desiderio di volerci liberare da così tante brutture è tale per cui non esitiamo ad individuare un comune capro espiatorio (una persona, un gruppo o una istituzione), sul quale scaricare tutte le nostre angosce, le nostre responsabilità, i nostri difetti, le nostre manchevolezze e pigrizie.

Viene spontaneo chiederci, a questo punto, come mai ci comportiamo in questo modo?

Un tentativo per capirne il perché l'ho trovato in René Girard (studioso di antropologia filosofica e grande cultore di testi sacri) col suo libro dal titolo accattivante: "Il meccanismo di capro espiatorio".

Girard, sostiene che gli uomini sono portatori di un desiderio di imitazione dell'altro che non è soltanto il desiderio di avere l'oggetto dell'altro, ma proprio di voler essere l'altro. Questo desiderio che lui chiama "mimetico", in realtà è una componente strutturale delle nostre esperienze primordiali. Egli, citando i comandamenti focalizza l'attenzione su quello che secondo lui li riassume tutti: "Non desiderare la roba del tuo prossimo, non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né il suo bue, né cosa alcuna che appartenga al tuo prossimo". Commentando il passo dell'Esodo, egli sottolinea che questo comandamento li sintetizza tutti, perché la mancata osservanza di tale divieto ci porta poi "a rubare, a mentire, a fare violenza". L'interpretazione che Girard fa della rivalità mimetica spiega la specificità dell'uomo il quale non ha istinti, ma desideri. Infatti, dice: "l'uomo, proprio perché non ha istinti, non ha, fin dall'inizio, consapevolezza di ciò che desidera. La consapevolezza si forma attraverso l'incontro con l'altro: la prima forma del desiderio è il desiderio di essere l'altro". Girard sostiene anche che "se gli uomini esercitassero liberamente il proprio desiderio mimetico ne rimarrebbero distrutti, perché si troverebbero a combattere tutti contro tutti". Si verificherebbe cioè una lotta tale da innescare un circolo micidiale di vendette reciproche. Ecco in proposito l'interpretazione di Girard: "Allora gli uomini per sfuggire a questo destino di autodistruzione collettiva decidono che non sono tutti colpevoli della violenza, ma solo uno di essi è colpevole e si coalizzano contro di lui. Questa si chiama la pratica persecutoria del capro espiatorio, con la conseguente creazione delle istituzioni vittimarie in cui si compie il sacrificio che purifica la comunità".

Congedandoci da Girard che, comunque, ci porta a riflettere su argomenti tutt'altro che scontati e banali, proviamo ad analizzare nel merito ciò che è successo nei giorni scorsi e cosa sta succedendo in questi giorni a livello nazionale.

Prendiamo solo due fatti di casa nostra che ci hanno notevolmente colpito: il gravissimo infortunio sul lavoro successo alla Thyssen Krupp di Torino (con sette morti) e la questione dello smaltimento dei rifiuti a Napoli.

In entrambi i casi, diversi fra loro ma ambedue emblematici, è stata portata alla luce una situazione di emergenza: sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull'inquinamento ambientale da rifiuti urbani. La reazione più immediata dei Mass-media, della gente in generale e dei politici è stata, ed è tutt'ora in corso, quella della ricerca di un responsabile di tutto. Ovvero il proprietario della Thyssen-Krupp da una parte, il presidente della Regione Campania Bassolino e il Sindaco di Napoli Jervolino dall'altra. Gli accusati, rispondendo alle accuse, a loro volta hanno individuato responsabilità da attribuire: "al fato", da parte della Thyssen; al Governo centrale da parte del Governatore e del Sindaco. Anche in questo caso la immediata risposta è stata ed è la ricerca di un responsabile che, tradotto in pratica, significa un perverso gioco a scarica barile di responsabilità o peggio un gioco al massacro tra fazioni politiche e interessi di potere, dove a pagarne le spese, alla fine, è sempre la massa vociante, che si placa solo quando, finalmente, è stato individuato il "capro espiatorio". Girard a tale proposito fa riferimento al "popolo vociante" che gridava "crucifige!" rivolto a Gesù e non si accorgeva che nel contempo sanciva la sottomissione ai voleri di re Erode e dell'Imperatore romano.

Tale comportamento secondo Girard sarebbe connaturato con l'uomo, quindi in ogni circostanza dove si compie violenza si corre ai ripari scaricando tutte le responsabilità del caso su qualcuno scelto di comune accordo.

Meno male che le cose non si fermano a questa pur importante affermazione sul comportamento primordiale umano. Infatti, è proprio partendo da una simile constatazione che gli uomini possono e devono (e qualcuno lo sta facendo veramente) impegnarsi con razionalità, buona volontà e dialogo costruttivo fra diversi, per affrontare i problemi per quello che sono con la precisa intenzione di risolverli a favore del bene comune.

In ciascuno dei casi che ho richiamato non c'è un solo singolo, o un solo gruppo, o una sola parte responsabile dei tragici fatti avvenuti. In maniera diversa e ai vari livelli c'è una responsabilità collettiva che deve essere fatta emergere, con trasparenza e senza false timidezze, per esaminarla, valutarla, per metterla in discussione, con il preciso intento di correggerne gli errori e, se possibile, per ripararne i guasti. E' il livello di civiltà che abbiamo raggiunto che ci obbliga a questo comportamento, altrimenti facciamo morire la democrazia e con essa la convivenza civile con la libertà e la giustizia.

A questo proposito, il Gesuita padre Sorge, in un suo recente saggio pubblicato dalla rivista "Aggiornamenti Sociali" mette in evidenza il livello di crisi strutturale a cui è giunta la nostra società suggerendo al lettore di darsi da fare per passare ad una democrazia deliberativa effettivamente valida perché c'è bisogno di una nuova cultura politica, definita "neopersonalismo solidale e laico".

Spiegando in che cosa consiste questa sua idea, padre Sorge dice che "si tratta di superare la visione antropologica neoliberista, utilitarista e individualista che sta all'origine del relativismo etico e ha messo in crisi la democrazia rappresentativa". Infatti, continua il religioso, "il pensiero unico neoliberista dominante ne ha corroso i pilastri fondamentali che sono: la persona (riducendola a individuo), la solidarietà (riducendola a legalismo formale), la razionalità (riducendola a laicismo). Perciò lo sforzo che oggi dobbiamo fare, dice il gesuita, è quello di porre a fondamento della nuova "democrazia deliberativa - partecipativa una nuova cultura politica, passando: "dall'individuo" alla persona integrale; dal "legalismo formale" ad una vera solidarietà fraterna; dal "laicismo" a una nuova laicità".

In conclusione possiamo affermare che le giuste osservazioni di René Girard sulla inevitabilità dei comportamenti primordiali degli esseri umani che, così a prima vista, sembrano irremovibili e inevitabili nell'agire umano, possono essere rimossi dall'evoluzione dei tempi e specialmente dalla volontà degli uomini. Un'azione politica positiva dovrebbe essere fondata sulla capacità intelligente di usare la forza (economica e culturale) senza farla diventare violenza e senza umiliare troppo profondamente e tropo a lungo l'avversario. Sia esso economico, che politico, sindacale, etnico, culturale e religioso.

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
Società