"FIAT VOLUNTAS MEA" - L'APOCALISSE E' VICINA

Ma chi è Tommaso Matera?

L'indiscusso protagonista di "Let it be", il successo di Paolo Grugni uscito in ristampa e in versione integrale, è l'attento segugio al servizio della Pula o solo uno scrupoloso semiologo ossessionato dall' epopea gloriosa dei mitici Beatles che ha fatto della Brianza un lugubre mattatoio di uno squilibrato serial killer, l'epicentro mortale del male fatto uomo?

E' un individuo dalle contorte deiezioni mentali che avoca sé il privilegio di sentirsi il punto gravitazionale di un sistema antropocentrico dall'io smisurato, materia sicuramente per un intero trattato freudiano, oppure è soltanto un uomo alla deriva che ha voglia di leccarsi in pace le sue ferite esistenziali rintanandosi tra quattro mura marce di malinconia ispessite dal tartaro corrosivo di una scialba esistenza tormentata da inutili sensi di colpa?

Ma in fondo, forse, è solo un criminologo po' sfigato. Perché Matera con i guai ci va a nozze. Lui la sfiga se la tira addosso come un tir contromano che gioca a birilli con i semafori di Viale Zara. E non solo.

E' peggio della carta moschicida per insetti d'ogni specie, di un lampione per le falene o del primo pelo per l'adolescente in fuoco.

Comunque sia, Volate non è l'angolo più remoto dell'universo in cui seppellirsi a maledire l'uggia del tempo o di quel ch'è stato. Anche perché la sua azienda ambientalista biotecnologia vola sull'etere in cerca di potenziali clienti.

"Let it be", lascia che sia, lascia perdere, perché comunque non ne vale la pena, sembra un invito a demordere, sia anche a non cedere supinamente alla pusillanimità, ma certamente ad evitare la mischia in un gioco al massacro da cui non si esce mai indenni.

Il triller di Grugni è come un congegno ad orologeria. Una volta varcata la soglia perigliosa delle prime pagine è come lasciarsi andare nel fondo di un pozzo scarnificato ad unghiate per risalire la china, annaspando l'aria fetida, e ritrovarsi poi di colpo in un dedalo di cunicoli inesplorati che solo al termine della lettura porteranno all'espiazione piena.

Grugni sa bene come mescolare le carte calando l'asso dalla manica al momento giusto. E proprio in questo si rivela un maestro in coup de theatre, con una sarabanda incalzante di tira e molla che sembrano non condurre a niente, fino all'abbacinante epilogo che porta al coma.

Il coma! Incredibile passaggio crepuscolare di un limbo onirico sospeso sul filo sottile dell'eterno cerchio che si morde la coda danzando su un pentagramma distorto e contorto di melodie immortali in un codice criptico che anestetizza la mente celando il Messaggio disvelato al solo arcangelo sopravvissuto alla demoniaca alterigia confinata negli Abissi eterni.

Eros e Thanatos si rincorrono a vicenda, si scontrano, si penetrano con furia in un amplesso crudele che lascia sfiancati.

E le donne? Per l'uomo che non deve chiedere mai è facile districarsi nel carnaio umano di un vasto campionario a disposizione. Senza alcuna complicazione sentimentale.

Lory, Valeria, Betty, Debby, Francesca, Simona, Candice, Irene, Paola, Patrizia, sono soltanto facce che scorrono come su una caleidoscopica pellicola ruotando in un universo cupo senz'anima.

Ecco però dietro l'angolo l'insidia fanciulla di qualcuna con cui Tommaso nulla ha da condividere. Nemmeno i sogni. La piccola, inquieta ed inquietante Lucy dai capelli ramati, così bella da far male, così fascinosa da "diventare la star delle masturbazioni collettive".

Eppure un'idea peregrina su di lei se l'era fatta. E non era certo il padre mancato che avrebbe voluto essere per lei. Anche se Matera di sale in zucca ne ha ancora.

E' a Lucy che dedica la sua preziosa tela lavorata di fino con ocre selvagge e lacrime e sangue in un coinvolgimento emotivo forte e pressante. Come un chiodo arrugginito nel cervello.

Fino alla scoperta di macabro gusto ossianico dell'acerbo corpo della fanciulla freddata con un colpo alla nuca, stagnante sulle acque malfide: "Galleggiava come una bottiglia di plastica…diafana…gli occhi dolci come quelli di un peluche cui nessuno vuole più bene".

Graffiante lo stile, ruvido come carta vetrata sulla lucida seta, in cui tutti i canoni dell'estetica grammaticale sembra vadano a farsi benedire sopprimendo qualsiasi segno d'interpunzione, eppure, dietro a quel dissacratorio atteggiamento da mercenario che null'altro onore ha da perdere che la sacca del vile metallo da scambio, è facile imbattersi in metafore allucinate come le immagini visionarie di Kurosawa, ossimori inverosimili profusi a piene mani, allusioni pesanti, iperboli roboanti, sinestesie baluginanti, che scandiscono il ritmo di un climax incalzante che toglie il respiro.

Alcune reiterazioni fallocrati, però, Matera poteva risparmiarsele, anche se legittimate da giusta causa per rendere più realistico lo scorrere degli eventi.

Una sfida d'ingegni tra il Frantumaossa e l'Esattore contro Tommaso, combattuta con mazza da baseball e punzone che diventano simbolismo jounghiano d'impotenza virile di un terminator il cui inestricabile disegno distruttivo è solo lucida follia.

A quando il seguito?

"LET IT BE"- di PAOLO GRUGNI- Alacran Edizioni- Milano 2007- 8,90 euro

Un Thriller da bere tutto d'un fiato

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