"Capire il Turismo", sfida non facile, in sede “complessa”. E' andata bene
Le migliori idee nascono, quasi sempre, da persone che la pensano in modo diverso: questo era in parte il claim della tavola rotonda di Bormio di ieri. Un momento pensato per confrontarsi, ascoltare, discutere e cercare di comprendere il turismo della provincia di Sondrio.
La risposta del pubblico c’è stata, soprattutto se si considerano le dinamiche, più o meno nascoste, di un evento come questo. La platea, numerosa e qualificata (circa 200 persone, arrivate da tutta la Valtellina), ha assistito a quello che avevo in mente quando ho pensato di organizzare l’incontro: parlare senza filtri del turismo locale e mettere a disposizione le esperienze dei relatori per chi aveva il piacere, ma permettetemi, anche l’umiltà, di ascoltarle. È ormai evidente che abbiamo sempre meno bisogno di primedonne, ma, al contrario, di persone disposte ad ammettere che sono bravi anche gli altri.
Nello specifico si è ragionato insieme sulla progettazione partecipata, partendo da un’analisi dei dati, una buona prassi dal punto di vista metodologico, soffermandosi in modo serio sul “cosa fare” e “cosa serve”, mettendo idee e “faccia”. È emerso in modo chiaro dal dibattito che per realizzare progetti efficienti non servano più risorse rispetto al passato e che non sia necessario inventarsi nulla di nuovo, ma sia sufficiente valorizzarlo, investendo innanzi tutto sul capitale umano turistico.
Se, in parte, sono mancati gli operatori turistici di prossimità bisogna farsene una ragione, ma si deve anche cercare di capirne il perché. Personalmente ritengo che il capitale umano sia la chiave di ogni ragionamento. Solo elevandone il livello si può pensare davvero di utilizzare parole come sistema, unità o coordinamento. In caso contrario sarà forte ancora il rischio che pochi “capitani coraggiosi”, a turno, in ogni località, realizzino progetti e idee, ma senza una totale condivisione del territorio, che, al giorno d’oggi, dove la comunicazione è (quasi) tutto, è un handicap ben peggiore delle Statali 36 e 38.
Il mio ringraziamento va prima di tutto ai relatori e al moderatore, che hanno accettato insieme a me una sfida non facile, in una sede “complessa” e che hanno creduto alla mia idea che anche senza locandine, brochure, depliant, cartelli stradali o sciatt serviti a fine serata, si possano organizzare eventi e provare a fare cultura, una parola quest’ultima, insieme a “giovani”, che è stata ripetuta di continuo.
Ma un grosso grazie lo voglio dire anche a chi ci ha dato fiducia partecipando a questo test comunicativo.