IL CINEMA VA CON I TEMPI? (MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA, 2011) 11 9 10 10

Come tutti sanno ,la giuria di Darren Aronofsky ha preferito assegnare i maggiori premi agli elitari "Faust" di Sokurov( Leone d'oro) e (Leone d'argento) a "People mountain people sea" di Shangjun Cai . Molti si sono infuriati per tale scelta, perché ben altre sarebbero stati i film da premiare da "Le Idi di Marzo" di G. Clooney a Carnage di Polansky, oppure gli accattivanti Killer Joe, Texas KillingFields (ma questi sono opere che cammineranno con le loro proprie gambe e non occorre neanche pubblicità).

E' stato chiesto a Marco Muller, direttore della 68.ma Mostra del Cinema di Venezia di far capire agli "Indignatos cinefili" almeno un motivo del complessivo verdetto della Giuria internazionale che sta proprio agli antipodi di come la rassegna è stata seguita dalla gente. E questa è stata la sua risposta che riportiamo per intero, in modo che ci si metta l'animo in pace e si va vedere a cinema quello che vuole il cuore!

La giuria, dice Marco Muller, «ha scelto il cinema degli antipodi». Accostamento cinefilo e sibillino (il riferimento è al film fuori concorso che ha aperto la rassegna, "Vivan las antipodas" , dove vengono appunto filmate località che si trovano ai lati opposti del globo, che a noi è piaciuto moltissimo ed è estremamente interessante ed educativo) per dire che la Mostra ha messo in lizza opere formalmente diversissime e che la squadra guidata da Darren Aronofsky ha fatto il contrario di quello che ci si aspettava. Ovvero, invece di premiare i film che vanno in direzione del pubblico, ha preferito attribuire riconoscimenti alle opere più complesse e temerarie del concorso: «Del film di Roman Polanski si è discusso dall'inizio alla fine, ma a lui poteva andare solo il Leone d'oro, qualunque altro premio sarebbe stato inadeguato».

E' vero anche, fa sapere il direttore, che il Faust di Sokurov, proiettato per i giurati all'inizio del festival e poi votato all'unanimità, «li ha immediatamente conquistati». Il «contenitore Mostra e il contenitore premi», prosegue Muller «sono raramente la stessa cosa». In pratica può far succedere quello che è successo quest'anno, concorso glamour pieno di autori noti e attori strepitosi, verdetto intellettuale, severo, qualcuno direbbe perfino punitivo.

Allora c'è da domandare : qual è la vera funzione della Mostra? E' giusto che ci si ostini a promuovere opere difficili per il grande pubblico, trascurando quelle, pur di valore, che invece lo faranno andare in visibilio? Su questo argomento il presidente Baratta e il direttore Muller si ritrovano in sintonia: «La giuria non ha subito nessun tipo di interferenza, ha dato le sue risposte in totale autonomia, e comunque noi viviamo serenamente questo dualismo». Pazienza per chi si è arrabbiato, per esempio i vertici di Medusa che fortemente speravano nel riconoscimento a Carnage : «Tutti i distributori italiani che non portano a casa un premio, sono scontenti». L'importante, sostiene il direttore, è che la rassegna conservi la sua «capacità di essere piattaforma internazionale di lancio dei film». E'inutile negare, che, per spiccare il volo, un'opera come il Faust di Sokurov ha bisogno di una grande spinta (forse dai liceali che studiano il Faust di Goethe in lingua tedesca, come successe a Gennaro che alla maturità lo dovette spiegare in tedesco) mentre quella di Clooney può anche farne a meno (Che diamine, è ancora il belloccio della compagnia "No Martini, no Party. Quante grida di ragazzine assatanate al suo passaggio e per una richiesta di autografo. No George deve restare single!). perché è proprio un bel film che mostra tutti gli intrallazzi politici durante le elezioni americane (e l'Italia, la Francia…), richiamandosi alle famose Idi di marzo di Cesare, pugnalato sui gradini del Senato, dal suo figlioccio Bruto: quoque Bruto…Nel film c'è proprio una simbiosi tra i due personaggi principali che muovono la micidiale macchina delle primarie e Cesare e Bruto. Ma dei film che ci sono piaciuti presenteremo prossimamente le varie schede ed interviste.(CFr. tutti i quotidiani internazionale e italiani del 12 settembre 2011).

Vogliamo essere critici fino in fondo. Innanzitutto si sono spesi tanti milioni di euro per "murare" i luoghi del cinema, in una specie di fortezza , orribilmente brutta e certamente non con lo stile con il quale fu creata la Mostra del cinema di Venezia che- ricordiamocelo- è la più antica del mondo ed anche la più chic. Infatti molti si chiedono: "ma è la Mostra di Venezia? No, è un club vacanze. Archiviato il glamour dei primi giorni dovuto alla presenza dei divi d'oltreoceano, il resto è tutta una discesa agli inferi della banalità. E che il dio dei party benedica l'avvento di Madonna al Lido con tutta la sua messe di capricci, candele votive e acqua calda da bere compresa, altrimenti si stava messi proprio male. Data per assodata persino la Palazzina Grassi a Venezia, con il suo Bungalow 8, tappa obbligata degli ospiti più ricercati, va raccontata la svolta da balera che hanno preso le serate in Mostra. Enrico Lucherini avvilito si aggirava per il terrazzo dell'Excelsior: «Ma queste me le chiamate feste? Ci si vede al pomeriggio al cinema e ci si rivede, vestiti nello stesso modo, la sera, davanti a un buffet a fare la fila per un piatto di pasta scotto. Io parto».

Produttori, artisti sbigottiti, hanno dovuto imparare a loro spese che la festa, dove un tempo ci si incontrava e si parlava, è diventata una discoteca anche poco moderna. Nessuno balla, un po' perché i ragazzini non possono permettersi questi Lidi, un po' perché sul piatto girano macarene, sambe, hit di dieci anni fa Maracaibi improbabili da trenino di un villaggio tutto compreso. E' successo persino per la serata in onore di Marco Bellocchio con il Maestro che si aggirava basito. E al party finale, sulla spiaggia dell'Excelsior, alle 23 già si toglievano piatti e tavoli. Qui si chiude. Da domani cambia musica (: Crf. La Stampa, 12 settembre 2011).

Alberto Barbera, direttore del Museo del Cinema di Torino, e guida della kermesse veneziana fino al 2002 , molto esplicitamente ha detto che : "Preferisco gli autori che parlano alla gente" Anche noi, anche noi. Sebbene non snobbiamo autori "classici" che girano coraggiosamente film come Faust, o "Metodo dannoso" (su Freud e Jung).

Aspettatevi recensioni "bollenti" a cominciare da "Shame".

Maria Elisa Francesco Marotta

Maria Elisa Francesco Marotta
Società