8 10 21 IL CULTO DEI SANTI DELINQUENTI. MA NON VI SPAVENTATE!!!
Siamo in agosto 2010 e sui giornali si possono leggere le cose più curiose e divertenti , come quella dei "santos malandros", che ripropone- senza troppi perché la santità, quale attribuzione tipicamente "cattolica" a personaggi particolarmente "eccelsi" per virtù, soprattutto "morali".
Benedetto XVI non sarà troppo contento nel leggere che nelle favelas di Caracas( Venezuela) si venerano come santi tanti "delinquenti", rei di assassini, spaccio di droga e di molti altri crimini. La loro santità è frutto di una visione religiosa che è il prodotto di un sincretismo profondissimo e pieno di paradossi. L'Olimpo venezuelano si sta arricchendo con sempre più forza di una nuova religione, quella dei cosiddetti santi teppisti o, se si preferisce, banditi. Centinaia di persone si radunano ogni settimana nel cimitero più grande di Caracas, una delle città più violente al mondo, per onorare e pregare sulle tombe di questi delinquenti, metà criminali, metà Robin Hood, almeno nell'immaginario popolare venezuelano.
Sono stati fatti santi senza troppa burocrazia e giri di parole. In un Paese dove la povertà tocca più
del 30% della popolazione è facile attaccarsi a tutto senza farsi troppe domande. Si va sulla tomba,
si portano fiori, molto tabacco perché avvicina agli spiriti dei «malandros», si prega, si canta, si
accendono candele e il rito è fatto, la protezione del santo assicurata(Cfr. La Stampa, 6 agosto 2010).
Ma è giusto che la gerarchia cattolica si dichiari scandalizzata, che magari scriva altri "proclami" o è meglio farsi un bell'esame di coscienza, risalendo proprio agli inizi?
Risaliamo, risaliamo.
DIVINITÀ IERI, SANTI OGGI
A partire dalle Tavole della Legge (o 10 comandamenti) che Dio scrisse su pietra col fuoco e consegnò a Mosè sul Monte Sinai intorno al XIII secolo a.C. vi sono due versioni bibliche dei 10 comandamenti, quella dell'Esodo (20, 2-17) e quella del Deuteronomio (5, 6-21). Nell'Esodo si legge:
[2] Io sono il Signore, tuo Dio,che ti fece uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa degli schiavi.
[3] non avrai altri dei all'infuori di me.
[4] Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
[5] Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,
[6] ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
[7] Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
[8] Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:
[9] sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;
[10] ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
[11] Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
[12] Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
[13] Non uccidere.
[14] Non commettere adulterio.
[15] Non rubare.
[16] Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
[17] Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
Nel Deuteronomio gli stessi comandamenti sono detti in modo leggermente differente:
[6] Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile.
[7] Non avere altri dèi di fronte a me.
[8] Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
[9] Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano,
[10] ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
[11] Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
[12] Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato.
[13] Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,
[14] ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te.
[15] Ricordati che sei stato schiavo nel Paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
[16] Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
[17] Non uccidere.
[18] Non commettere adulterio.
[19] Non rubare.
[20] Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
[21] Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.
Le Tavole della legge erano destinate al popolo ebraico ma furono assunte come proprie anche dal cristianesimo con qualche cambiamento (è stato tolto il riferimento alla liberazione dalla schiavitù in Egitto ed il giorno di riposo è diventato la domenica anziché il sabato). Il problema più grave sorse intorno alla metà del secolo VIII, sulla vicenda che va sotto il nome di culto delle immagini o loro eliminazione (iconoclastia) come prevederebbe il testo biblico. Scoppiò nell'Impero Bizantino, si estese un poco dovunque. Se ne interessarono Re e Papi finché non si addivenne, dopo aspre lotte e scomuniche, all'ammissione delle immagini, che erano diventate oltre ad un importante richiamo alle figure degli dei pagani, notevoli fonti di reddito per preti e frati, con Papa Gregorio IV nell'843. Il problema si ripropose però nel XVI secolo con la Riforma protestante che, di nuovo negò il culto delle immagini. Insomma, la Chiesa di Roma decise di non tenere conto della volontà di Dio, scritta a fuoco sulla pietra, e di utilizzare la Bibbia come meglio serviva pastoralmente. Ed i comandamenti che il Cristianesimo accetta sono oggi quelli che seguono:
Io sono il Signore Dio tuo:
Non avrai altro Dio al di fuori di me.
Non nominare il nome di Dio invano.
Ricordati di santificare le feste.
Onora il padre e la madre.
Non uccidere.
Non commettere atti impuri.
Non rubare.
Non dire falsa testimonianza.
Non desiderare la roba d'altri.
Non desiderare la donna d'altri.
I dibattiti, come accennato, furono lunghissimi e non riguardarono solo la cosa in sé ma anche nelle sue valenze dottrinali in epoche in cui le eresie abbondavano ed il volere di Dio si decideva quando possibile a maggioranza o con l'uso della forza di un tal regnante amico di tale Papa.
La stessa Bibbia era inesorabile contro il culto delle immagini se Isaia scrisse: Quelli che fabbricano gli idoli sono gente da nulla. I loro dèi preziosi non servono a niente. Quelli che li adorano non vedono e non si rendono conto: perciò saranno coperti di vergogna. Chi fabbrica un idolo o fonde una statua si illude di averne un vantaggio. Quelli che li prendono sul serio saranno umiliati, perché gli idoli sono stati fatti da semplici uomini. Il falegname prende le misure, disegna l'immagine con il gesso, misura il pezzo con il compasso e lo lavora con lo scalpello. Gli dà una forma umana, una bella figura d'uomo, che metterà in casa. […] Usa una parte dell'albero per accendere il fuoco, e una parte per costruire un idolo. Mette la prima in un braciere per riscaldarsi e cuocere il pane; con l'altra invece fa la statua di un dio e la adora con grande rispetto. Con un po' di legna fa il fuoco; arrostisce la carne, se la mangia ed è sazio. Poi si riscalda e dice: Che bel calduccio! Che bel fuocherello! Poi con il resto si costruisce un dio, il suo idolo, lo adora, si inchina e lo prega così: Tu sei il mio Dio, salvami! Questa gente è troppo stupida per capire cosa sta facendo: hanno gli occhi e l'intelligenza chiusi alla verità. Nessuno di loro riflette, nessuno ha il buon senso o l'intelligenza di dire: Ho bruciato metà di un albero; sulla brace ho cotto il pane e arrostito la carne che mangio. Dell'altra metà ho fatto un idolo inutile. Mi prostro davanti a un pezzo di legno! Il loro idolo non li può salvare, ma essi non riescono a pensare: E' evidente che quello che ho in mano è un falso dio [Isaia 44; 9-20].
Il culto dei santi, é un qualcosa che ha un senso per il Cristianesimo e, comunque, da dove discende ?
IL CULTO DEI SANTI
Scrive Karlheinz Deschner nel volume primo (parte prima) della sua monumentale ed eccellente Storia criminale del Cristianesimo che è in parecchi volumi e che ancora non risulta terminata( forse la porteranno a termine i figli, visto che l'eccellente studioso, è cardiopatico). Tra l'altro, egli scrive:
Paolo, l'apostolo dei gentili, con Giovanni pose le basi del cristianesimo, egli era in guerra ideologica e di potere con gli ebrei e alleato con i gentili convertiti, i cristiani presero a chiamare gli ebrei assassini di profeti, però anche la chiesa avrebbe sterminato profeti cristiani, come anche Elia aveva sterminato 450 sacerdoti di Baal.
Per Giustino gli ebrei avevano meritato la loro sorte, per Eusebio essi erano responsabili delle colpe di tutto il genere umano, alle fine furono accusati di aver ucciso Dio, Tertulliano diceva che gli ebrei non erano destinati al paradiso, nel IV secolo, l'epoca di Costantino e del cristianesimo trionfante, l'ostilità verso gli ebrei divenne sempre più violenta, per opera di Ippolito, Atanasio, Ambrogio e Agostino.
Cipriano, nel terzo secolo, odiava gli ebrei, Efrem (306-373) chiamò gli ebrei assassini di Dio, Crisostomo (354-407) chiamò gli ebrei criminali e assassini, per lui la sinagoga era un bordello e un covo di briganti, per Clemente d'Alessandria, Origene e Crisostomo gli ebrei dovevano essere schiavi dei cristiani, allora ad Antiochia, Roma e Alessandria vi erano importanti comunità ebraiche.
Il sinodo di Elvira del 306 proibì ai cristiani, con aspre pene, di mangiare con gli ebrei e di celebrare con loro matrimoni misti, il sinodo successivo di Antiochia proibì di celebrare assieme a loro la pasqua e di fare visita alle sinagoghe, nel 315 Costantino dichiarò la conversione alla religione ebraica un delitto capitale e proibì i matrimoni misti con gli ebrei.
Progressivamente gli ebrei furono privati della capacità di fare testamento, allontanati dagli impieghi, dalla corte, dall'esercito e nel 438 furono dichiarati inabili a ricoprire qualsiasi incarico statale, perciò furono costretti a dedicarsi alle attività finanziarie e commerciali.
Sotto i romani, le persecuzioni legali, cioè non spontanee, degli ebrei della diaspora, iniziarono nel IV secolo, agli ebrei fu proibito di possedere schiavi, le loro sinagoghe erano incendiate e i loro beni espropriati dai cristiani, è accaduto per tutto il medioevo e anche sotto il nazismo, anche i pogrom sono stati spontanei od organizzati dallo stato.
Nella seconda metà del II secolo Marcione fu l'autore della versione più antica del Nuovo Testamento, egli sosteneva che il dio del vecchio testamento aveva creato il mondo e quello del nuovo testamento, che era diverso, lo aveva salvato dal peccato.
La chiesa cattolica sorse tra il 160 e il 180, quando fu definito il canone cattolico, in questa evoluzione Paolo era stato in aperto contrasto con i cristiani ebrei, ebioniti e nazareni, che non credevano alla divinità di Cristo.
Tra i cristiani già nel II secolo erano tante le sette in lotta tra loro e con i Giudei, fino all'eliminazione fisica, per la sua propaganda Paolo iniziò a ricorrere alle falsificazioni, come la chiesa cattolica avrebbe continuato nei secoli successivi, Paolo diceva espressamente: "Se grazie alle mie menzogne la verità di Dio ha trionfato, perché io devo essere biasimato?".
Paolo era anche accusato dagli ebrei cristiani d'imbrogli finanziari, l'amore di Paolo era riservato solo agli elementi del suo partito e a chi condivideva la sua opinione, grazie alla sua predicazione, ad Efeso i cristiani distrussero un patrimonio in libri, questa pratica cristiana sarebbe continuata seguita anche nei secoli successivi.
Cerento sosteneva che Gesù non era nato da una vergine ed era solo un uomo saggio, era la tesi di ebioniti e nazareni, però, a causa delle dispute su Cristo, i figli si divisero dai genitori, d'altronde Cirillo d'Alessandria diceva che il timore reverenziale verso i genitori era inopportuno se portava danno alla fede, in pratica i genitori andavano onorati dai figli solo fino a che non si mettevano contro la chiesa.
[...]
Nelle dispute teologiche la diffamazione diventava più importante di qualunque prova, come accade oggi in politica, anche il veleno era usato per eliminare gli avversari, com'è stato abbondantemente adoperato nei secoli dalla curia romana e ai vertici degli stati.
Nel II secolo Ignazio di Antiochia sancì che ogni comunità doveva essere presieduta da un vescovo, Ireneo attaccò duramente lo gnosticismo, ne fu distrutta la sua ricca produzione letteraria, accusò ingiustamente gli gnostici di lussuria, erano uomini che non credevano alla gerarchia religiosa, inseguivano la conoscenza ed erano asceti, lo gnostico Bordesane (154-222), condannato dalla chiesa, fu un pensatore originale, capace di fondere il pensiero cristiano con la filosofia greca.
All'inizio del III secolo Tertulliano elaborò la dottrina della grazia, del battesimo, della penitenza, della cristologia e della trinità, fissando altri principi al proto- cattolicesimo di Paolo e Giovanni, lottò per eliminare fisicamente i suoi avversari, naturalmente eretici per lui, alla fine della sua vita però anche lui aderì all'eresia montanista, i montanisti erano asceti che annunciavano, dopo la rivelazione di Cristo, quella dello spirito.
Cirillo accusava i montanisti di uccidere i bambini e di mangiarli, un'accusa che i romani all'inizio avevano rivolto ai cristiani e che poi il cristianesimo istituzionalizzato rivolse agli ebrei, nel IV secolo. Pacomio, fondatore del monachesimo cristiano, odiava gli ebrei come la peste. Efrem diffamò il persiano Mani, fondatore del manicheismo, che era contro il servizio militare, la venerazione delle immagini, l'idolatria.
Chi la pensava diversamente dai padri cattolici era trascinato nel fango, nel IV secolo Ilario denigrava ebrei, pagani ed eretici ariani. Girolamo era contro le eresie ed esaltava la verginità, come Agostino ricordava i giorni dissoluti della sua giovinezza, comunque definì i cristiani eterodossi bestie da macello.
Origene nello stesso secolo sosteneva che il figlio era subordinato al padre e lo spirito santo al figlio, non credeva al fuoco eterno dell'inferno, per lui incompatibile con la misericordia di Dio, perciò alla fine anche lui fu condannato dalla chiesa trionfante.
Girolamo accusò Rufino di aver usato il denaro per appropriarsi del seggio episcopale romano, questa prassi si ripeté nei secoli successi, la simonia a Roma era sempre condannata e sempre praticata, comunque era chiaro che la lotta alle eresie era pura lotta per il potere.
All'inizio del V secolo il sacerdote Vigilanzio attaccò con veemenza il culto delle reliquie e dei santi, che favorivano le truffe e lo sfruttamento della credulità popolare, il santo Girolamo disse che i libri da lui scritti erano stati vomitati nell'ebbrezza del vino, egli tentava sempre di far apparire come abietti furfanti i suoi avversari. Girolamo era ben introdotto presso l'aristocrazia romana, falsificò documenti e fece delazioni.
A causa della divisione dei cristiani, ufficialmente per ragioni ideologiche, in realtà per ragioni economiche e di potere, Giovanni Crisostomo affermava che non si potevano convertire i pagani con la condotta di vita dei cristiani, che avevano essi stessi bisogno di essere salvati.
Fortunatamente di lì a poco il cristianesimo, nella sua opera d'evangelizzazione sarebbe stato soccorso dalla spada del braccio secolare, accadrà anche con Maometto, comunque anche Nazianzeno denunciava le divisioni e le rivalità che divoravano i cristiani.
Nel 372 d.c. San Basilio diceva che il più grande bestemmiatore era il candidato ideale a ricoprire la carica di vescovo, destinato a sperperare il denaro che doveva essere consegnato ai poveri, comunque anche San Basilio era contro la libertà di pensiero, cioè era contro l'eresia degli altri.
Ai cristiani trionfanti stavano a cuore la distruzione dei luoghi di culto concorrenti e la persecuzione dei seguaci delle altre confessioni religiose, i templi antichi hanno sempre attirato ricchezze, tra loro si facevano concorrenza e di denaro non ce n'era mai abbastanza per i dirigenti cattolici.
Nel quarto secolo i cristiani erano urbanizzati, entrati nelle istituzioni e civilizzati, mentre i pagani erano più rurali e considerati selvaggi, cioè erano regrediti, perché in epoca ellenica avevano coltivato arti e cultura e abitato anche nelle città.
Prima di Costantino i padri della chiesa predicavano la tolleranza e reclamavano la libertà di culto, invitando a non odiare nessuno, all'inizio anche Tertulliano era a favore della libertà di culto, le sue prese di posizione però erano state solo tatticismo politico verso il potere romano.
Una volta ottenuta la libertà di culto, i cristiani iniziarono le polemiche contro i pagani, come prima avevano fatto contro ebrei ed eretici cristiani, attaccarono l'idolatria perché i miti antichi erano scandalosi, gli dei pagani non erano altro che cani e maiali.
Sottolineavano che le rondini facevano cadere escrementi sulle statue degli dei, per Tertulliano era peccato anche fabbricare statue agli dei, com'era peccato portare i processione gli dei e baciare le loro statue, Agostino affermava che le immagini degli dei non proteggevano gli uomini in battaglia.
Alla metà del II secolo Aristide condannava l'uso egiziano di divinizzare le forze della natura e gli animali, per lui il regno animale e vegetale non significavano nulla, i cristiani non si sentivano naturalisti, ma superiori alla natura.
Taziano criticò costumi e filosofia pagana, diffamando la cultura pagana, del resto tutti i padri della chiesa come Policarpo, Ireneo, Teofilo definivano la filosofia pagana come una frottola menzognera e folle.
Tertulliano riconosceva che gli dei erano una personificazione e divinizzazione delle forze della natura e ne denigrava il carattere osceno, perciò proibì ai cristiani di fabbricare statue e proibì il servizio militare. Alla fine del IIII secolo, Clemente d'Alessandria condannava la mitologia, classica con la divinizzazione degli astri, Atanasio vi vedeva solo immoralità e depravazione sessuale.
Visto che gli uomini con la religione si mettevano in relazione con l'aratura, la semina e la nascita dei frutti della terra, Clemente si chiedeva perché gli uomini abbandonavano il cielo per venerare la terra, lui la terra la calpestava con i piedi e non l'adorava, era inoltre scandalizzato dalla riproduzione della sessualità, voleva sostituire il cosmo dominato dalle forze di natura con un cosmo controllato dalla chiesa.
Quando il cristianesimo divenne lecito, iniziò la persecuzione del paganesimo, il sinodo di Elvira nel IV secolo colpì l'idolatria e le usanze pagane. Le vittime delle persecuzioni romane dei cristiani nei primi tre secoli furono poche migliaia, infatti, Origene, morto nel 254, affermava che i martiri cristiani erano un numero piccolo e facile da calcolare.
Una volta assunto il potere, il cattolicesimo fu capace di superare quella cifra, tra i nemici della sua fede, in un solo giorno. I cristiani furono perseguitati sotto Marco Aurelio (177), sotto Diocleziano, Massimiano e Valeriano, morto Diocleziano, i cristiani si vendicarono trasformando il suo mausoleo di Spalato in una chiesa cristiana(Cfr. : Karlheinz Deschner, volume primo della sua monumentale ed eccellente Storia criminale del Cristianesimo):
Tralasciando la pur interessante storia della "santità" come è onorata nella Chiesa cattolica, possiamo dire che i primi santi, a partire dal III secolo, furono i martiri, la cui storia fu sapientemente manipolata e resa una sorta di testimonianza di sangue Questi martiri nei primi secoli del Cristianesimo furono gli unici santi che iniziarono a svolgere il fondamentale ruolo di sostituzione degli dei pagani in alcune loro funzioni, come le guarigioni. Tra i primi vi sono Cosma e Damiano, Zenobio, Zenobia, Michele. Tanto per esemplificare la perfida sostituzione di dei con martiri, anche inventati ed in seguito non mantenuti, si deve ricordare che: Apollo Efebo, dio anche della medicina, divenne il taumaturgo Sant'Efebo; Dioniso Eleuterio (salvatore), divenne Sant'Eleuterio; Giove Nicoforo divenne San Niceforo; Venere Afrodite divenne santa Fredisia; Cerere Flava divenne Santa Flava; Proserpina divenne Santa Filomena; ... Anche alcune date furono santificate cosicché le idi divennero Santa Ida. Allo stesso modo alcuni modi di dire come il romano Perpetua felicitas divennero Santa Perpetua e Santa Felicita. Insomma un vero e completo saccheggio che portò alla sostituzione di divinità protettrici pagane con santi cristiani che avevano stesse caratteristiche e funzioni con medesimi miracoli. La cosa è certificata dallo stesso Agostino che nel De Civitate Dei (22, 10) scriveva: Così i miracoli degli dei sono stati sconfitti dai miracoli dei martiri. Il culto di questi santi martiri divenne un'imitazione del culto greco (poi romano) degli eroi, culto che, a sua volta, si rifaceva a quello dei morti. Il luogo dove si svolgevano le cerimonie era la tomba vera o presunta del morto e poi dell'eroe. La tomba divenne sempre più ricca, piena di adorni, di offerte, di fiori e pian piano, in alcuni casi, divenne un tempio che disponeva di un altare per i sacrifici. I riti e le cerimonie avevano fissate periodicità. Tutto questo fu ripreso, a partire dal II secolo, dalla Chiesa che costruì, a partire dal IV secolo, templi sempre più grandi e basiliche per i santi martiri che, come accennato, avevano storie costruite ad imitazione dei personaggi che dovevano andare a sostituire. E se non ve ne erano di adeguate, come non potevano perché la gran parte di loro era assolutamente anonima, si inventavano di sana pianta con agiografie fantastiche. I doni alla tomba e poi al tempio acquisirono via via grande importanza tanto che i martiri accumularono fortune. Agli inizi la Chiesa distribuiva tali fortune tra i poveri ma a poco a poco decise che restassero di proprietà dei martiri. Insieme a fiori, a cibi, ad animali, ad oro e pietre preziose, si aggiunsero, nei luoghi in cui si veneravano i martiri, le medesime offerte, fabbricate dagli stessi artigiani, che erano fatte agli dei pagani: lampade votive, unguenti, lumini, incenso, ... Ed ancora ad imitazione dei riti pagani e degli antichi costumi funebri, si iniziarono a festeggiare alcune ricorrenze, anche con sfrenate gozzoviglie e banchetti fino a notte fonda in onore dei martiri. Con l'istituzionalizzazione delle feste, ad esse si affiancarono fiere e mercati con la partecipazione sempre più massiccia di affaristi d'ogni tipo, non esclusi ladri, prostitute e delinquenti in genere. Ci si accoppiava liberamente, si ammazzava, ci si ubriacava, ci si abbandonava ad oscene orge. Ad evitare possibili confusioni il Sinodo di Elvira (l'attuale Granada), tenutosi tra il 300 ed il 313, proibì alle donne cristiane di pernottare nei cimiteri oltre a vietare il matrimonio con ebrei. Quelle feste in onore dei martiri erano diventate qualcosa di estremamente malfamato se San Gerolamo (347-420) esortava le madri a non mandarvi le figlie o ad accompagnarle sorvegliandole strettamente e se il vescovo di Cirro, Maris, testimoniava della verginità di una fanciulla nonostante avesse partecipato a varie feste dei martiri. Ma già siamo in epoca di agapete, di quella casta convivenza o amore spirituale tra fanciulle che avevano deciso di dedicare la propria verginità a Dio ed uomini di Chiesa che avevano fatto voto di castità, in cui le peggiori nefandezze, aberrazioni e degenerazioni venivano compiute in nome di Dio e per di più autorizzati dallo stesso San Paolo che così aveva sostenuto nella Prima lettera ai Corinzi (9, 4-5): Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Pietro ? Lo stesso San Gerolamo denunciò (Lettera ad Eustochio) le vergogne dell'agapete e non solo:
Oh vergogna, oh infamia! Cosa orrida, ma vera!
Donde viene alla Chiesa questa peste delle agapete?
Donde queste mogli senza marito?
E donde in fine questa nuova specie di puttaneggio?
Ma prima di San Girolamo già San Cipriano (210-258) si era scagliato contro il vergognoso concubinaggio, iniziato nel I secolo, che spesso vedeva delle bambine affidate a vecchi porci, con l'impossibilità di verificare che la verginità fosse mantenuta (sic!) almeno in una parte del corpo.
A questo punto era ridotta la Chiesa, già ai suoi inizi, e questi diffusi costumi si estendevano particolarmente nelle feste per i santi martiri.
E ci lamentiamo di quanto oggi è posto sotto i nostri occhi???. Ieri, come oggi. Anzi, peggio.
Voglio ora, riportare una nota, circa la Festa dell'Assunzione che il 15 agosto ci apprestiamo a celebrare con botti e..poche preghiere.
ASSUNZIONE
Il 15 agosto è la festa cattolica che celebra la verginità di Maria (l'assunzione di Maria in cielo è una festa inventata da Pio XII nel 1950 e sovrapposta a questa della verginità. Secondo alcuni Vangeli apocrifi il mese di agosto segnerebbe lo stato speciale di morte di Maria). Nel 18 a.C. l'imperatore romano Ottaviano, proclamato Augusto dal senato romano, dichiarò che tutto il mese di agosto sarebbe stato festivo e dedicato alle Feriae Augusti, una serie di celebrazioni solenni, la più importante delle quali cadeva il 13 ed era dedicata a Diana, dea patrona del legno, delle fasi della luna e della maternità. La festa si celebrava nel tempio dedicato alla dea sull'Aventino ed era una delle poche occasioni in cui i romani di ogni classe e censo, padroni e schiavi, si mescolavano liberamente. Oltre che a Diana, le Feriae erano un'occasione per celebrare Vertumno, dio delle stagioni e della maturazione dei raccolti; Conso, la cui festa cadeva il 21 agosto, dio dei campi e Opi dea della fertilità, la cui festa, Opiconsiva, cadeva il 25 del mese (altre feste in agosto erano: il giorno 12 dedicato ad "Ercole Invitto"; il 17 veniva ricordato il dio Portumnus; il 23 si svolgevano i "Volcanalia", in onore di Vulcano, dio del fuoco; il 27 era la volta dei "Volturnalia", festa dedicata al dio fluviale Volturnus). In breve, le Feriae erano una celebrazione della fertilità e della maternità; come molte altre feste romane erano di derivazione orientale e in particolare riecheggiavano quelle in onore di Atagartis, dea madre sira, patrona della fertilità e del lavoro dei campi. Con l'avvento del cristianesimo la gente attribuì queste medesime prerogative alla Vergine Maria, la cui solennità cominciò ad essere celebrata in luogo di quella di Diana. A noi sta bene lo stesso,: tanto gli uomini e le donne del globo hanno bisogno di rivolgersi ad una "Madre" . E chi più di Maria che ha tenuto tra le braccia il suo figlio crocifisso e morto per salvare il mondo dalla morte eterna, può essere considerata la nostra Madre amorosa????
Maria de Falco Marotta