DARWIN ABITA ANCORA QUI.(INTERVISTA A LUIGI LUCA CAVALLI SFORZA, GENETISTA DI FAMA MONDIALE, SECOND WORLD CONFERENCE, VENEZIA 20- 23 SETTEMBRE 2006)

L’Italia è un paese immerso in una cultura condizionata dalla religione, in particolare da quella cattolica. E, di conseguenza, il nostro contesto sociale guarda con favore alla cultura scientifica oppure prevale un atteggiamento di rifiuto nei suoi confronti?

Dal centro di ricerche Observa – Science in Society, in collaborazione con TuttoScienzeTecnologia de La Stampa( www.observa.it .) , ultimamente è stata realizzata un’indagine sulla prospettiva darwiniana, quella del creazionismo e quella del cosiddetto “disegno intelligente”. Gli italiani sono per il 31% a favore dell’evoluzionismo, mentre il 17% è per il creazionismo(battiamo gli americani di gran lunga, secondo un’indagine condotta nel 2005 da Gallup per conto della CNN ben il 53% della popolazione statunitense ritiene che “Dio ha creato gli esseri umani nella loro forma attuale, così come descritto dalla Bibbia”, mentre solo il 12% condivide la prospettiva evoluzionistica).

Inoltre l’ipotesi del “disegno intelligente” – nella quale si riconoscono quasi quattro Italiani su dieci - non sembra si possa ricondurre a posizioni antiscientifiche. Si tratta, infatti, di un atteggiamento più facilmente riconducibile ad una sorta di mediazione pragmatica che, mentre da credito alla teoria darwiniana, si riserva comunque la possibilità di un riferimento trascendente senza per questo entrare in conflitto con la scienza. Senza dubbio la convinzione per cui il processo evolutivo, lungo e laborioso, per mezzo del quale avrebbe preso forma l’uomo, sarebbe stato in qualche modo guidato da un progetto divino non è compatibile con la visione scientifica ortodossa, ma non per questo deve essere necessariamente interpretata come aperto rifiuto dell’evoluzionismo. Il ruolo divino sembra confinato in una funzione marginale: é’ un Dio lontano, così lontano dalla vicende terrene da non diventare incompatibile, nell’opinione di molti, con la loro spiegazione scientifica.

Infine, l’evoluzionismo si afferma soprattutto fra i giovani e fra le persone più istruite, esattamente il contrario di quanto accade con il creazionismo. Si può dire che l’evoluzionismo, anche nella forma attenuata del “disegno intelligente”, appartiene al futuro, mentre il creazionismo si radica nel passato.

Una cosa è certa: i numerosi scienziati riuniti a S. Giorgio per la Second World Conference, proprio sull’evoluzione, sono assolutamente contrari al cosiddetto Intelligent Design(= Disegno intelligente), che il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza, docente di genetica all’Università di Stanford- USA- ha bollato come un mezzo ideato per sostenere la candidatura del presidente Bush.

C’è da aggiungere, che al di là delle molte posizioni controverse tra gli studiosi, la scienza non è la sola via per raggiungere la verità, e la teoria di Darwin è “una delle possibili spiegazioni non condivisa da tutti gli scienziati e non ancora dimostrata da un modello matematico che spieghi come dalla non vita si passa alla vita”(Marcelo Sanches Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze).

Ma sono talmente tanti gli sviluppi del nostro cervello, il cui volume si è triplicato nel corso dell’evoluzione, che i fattori culturali(linguaggio simbolico, utensili sempre più complessi, internet, utilizzo della mente artificiale…) la faranno da padroni( altro che Darwin).

E leggiamo cosa ci ha detto uno che in quanto a cultura come fattore di crescita umana ne sa una più del diavolo: quel simpaticissimo, amichevole, disponibile, carinissimo genetista Luigi Luca Cavalli Sforza che tanto onore ha dato all’Italia per le sue scoperte nel campo della genetica culturale.

Prof., tutti gli uomini e le donne del mondo hanno un antenato comune. Che cosa però ci differenzia nel corso dell’evoluzione?

Noi abbiamo un genoma molto vario che si può ricostruire a pezzi. Ognuno di essi ha un antenato comune. Vi sono state più di duemila persone e il pezzo comune viene da uno di questi 2000. Altro pezzo da un altro e così di seguito. Quindi non c’è stato un solo Adamo ed una sola Eva come scrive la Bibbia, però c’è sempre l’origine in comune che comporta in noi tutti una grande comunione ed una grande somiglianza. La specie umana è una e diversa al tempo stesso, per cui le differenze genetiche sono meno importanti degli apporti culturali e ambientali che separano i diversi gruppi etnici.

Lei nella sua relazione ha detto che l’antropologia vive una grave crisi. Ci può dire quali sono gli elementi più importanti che l’hanno provocata?

Oggi molti scienziati hanno paura della matematica e della statistica, si interessano solamente della scienza “meschina” per fare politica. Sperano di migliorare il mondo, ma finora non c’è riuscito nessuno. Gli unici che vi sono pervenuti sono quei quattro- cinque personaggi che non sono politici ma religiosi. Imboniti da certi filosofi, molti scienziati fanno parte del postmoderno che dice che la scienza non cerca la verità ed è pagata dalla politica per essere ad essa soggetta. Ciò è stupido.

Nel corso dell’evoluzione, quali sono le variabili umane di cui tener conto?

Faccio degli esempi. Se voglio sapere che somiglianza c’é tra me e mio figlio o mio nipote, uso delle quantità che misurano le variabili: per esempio la statura o il gene. Il grado di parentela tra me e mio figlio e mio nipote, mi permettono di stabilire quanto simili siamo, anche con riferimento ai caratteri particolari o effetti ambientali, condizioni sociali che implicano diversi modi di vita come mangiare di più o di meno. Poi lo studio e l'analisi del Dna, infatti, ha permesso di ricostruire in dettaglio il passato più remoto della storia dell'uomo. Lì dove non c'erano più prove concrete, dove non si poteva scavare in siti archeologici per ottenere risposta, si è passati all'analisi e alla ricostruzione del dna e alle origini della nostra specie di «homo sapiens», origini che ho circoscritto in Africa. Nato africano, infatti, l'uomo è stato sempre caratterizzato dalla volontà di viaggiare, quasi un istinto, che ha portato i nostri antenati a spargersi per il mondo, e colonizzarlo, il tutto in un arco di tempo molto ampio, che va da 100 mila anni fa, con la prima migrazione verso il Medio Oriente, fino a 800 anni fa, con la colonizzazione della Nuova Zelanda e della Polinesia.

La genetica dimostra in maniera chiara che l'uomo appartiene a una sola e unica razza, affermazione dimostrata dal fatto che la differenza genetica tra africani, europei, cinesi e via dicendo è analoga in tutto e per tutto alla variabilità genetica interna a ciascun gruppo.

C’è un rapporto tra "razze", etnie, e religioni?

No, non c’è un rapporto, né credo che sia possibile cercarlo. Dubito persino che, al giorno d'oggi, si possa ancora parlare di religione. Con i risultati che si vedono in giro, non vorrei che i nostri lontani posteri scoprissero che non c'è mai stata pietà religiosa, come noi abbiamo già fatto per smentire l'esistenza delle razze. Ricordiamoci che sono soprattutto ragioni storiche a creare le differenze di religione, non meno di quelle politiche e culturali. Non sono mai riuscito a vederci delle motivazioni genetiche e continuo a non vedercele. Sul piano scientifico, in ogni caso, sarebbero ipotesi troppo deboli. Per esempio, certi miei colleghi , innamorati dei geni, se ne servono per spiegare tutto e il contrario di tutto. Mentre io sono convinto che i geni sono indubbiamente importanti, ma lo è altrettanto l'educazione per quanto riguarda l'ambiente sociale in cui siamo cresciuti.

Si può misurare una priorità genetica rispetto a quella ambientale e culturale?

E' molto difficile stabilire una scala gerarchica di valutazione delle due componenti. Ma abbiamo ormai accertato che le differenze culturali sono enormemente importanti, almeno quanto quelle genetiche, anzi probabilmente di più. Ecco un esempio.

Dalla misurazione del quoziente d'intelligenza, che io considero una grossa montatura, si è visto che ci sarebbe una differenza media di quindici punti tra l'intelligenza di americani bianchi e neri. Molti hanno cominciato a chiedersi se non dipendesse da fattori genetici. Diversi anni dopo, però, lo stesso test è stato sperimentato sui giapponesi. E questi sono risultati di undici punti più intelligenti degli americani bianchi. Tale esito era semplicemente dovuto al fatto che in Giappone ci sono scuole migliori di quelle americane. Allo stesso modo si è visto - altro esempio - che i cinesi sono molto più bravi in matematica.

Sono convinto, pur senza averne le prove, che la differenza con gli occidentali è dovuta al fatto che cinesi e giapponesi usano un alfabeto ideografico. Quando si vanno ad esaminare i test d'intelligenza più raffinati ed astratti, si constata che sono quasi come la lettura dei caratteri ideografici. Chi ci è abituato fin da piccolo riesce ad imparare diecimila o ventimila caratteri, distinguendo i concetti da leggere rapidissimamente. E questo è senza dubbio un magnifico training per il quoziente d'intelligenza. Se ne ha la controprova esaminando con il medesimo test i cinesi cresciuti senza la tradizionale cultura degli ideogrammi.

Prof., fino a che punto, gli sbarramenti culturali condizionano o determinano le diversità?

Ve ne sono moltissimi. Per esempio, tra la Cina del Nord e la Cina del Sud c'è una barriera antichissima, superata solo negli ultimi duemila anni, quando è stato possibile stabilire lingue comuni, o almeno molto simili per quelle popolazioni, con l'unificazione politica di immensi territori. Tuttavia ciò non si è subito tradotto nell'unificazione culturale completa.

Che ne pensa delle manipolazioni genetiche? Ridurranno davvero il genere umano a una fotocopia di se stesso?

L'ingegneria genetica è utile alla salute e conoscere il codice genetico, infatti, significa potenzialmente riuscire a conoscere il presente, il passato e il futuro della vita «biologica» di un individuo, prevederne e curarne le possibili malattie, mentre l'idea di trasformare la specie umana mi sembra impensabile.

Se lei dovesse sintetizzare le tre giornate della Seconda Conferenza mondiale sull’evoluzione, cosa l’ha colpito di più?

La considerazione sull’importanza di imparare il linguaggio materno nei primi anni di vita perché della madre ci fidiamo. E’ stata chiamata la lingua degli onesti, per cui non si fanno trucchi. Penso che tale teoria avrà sviluppi interessanti in futuro.

Ha speranza nel futuro della scienza?

Credo che se la scienza non avesse un grande futuro, l’umanità sarebbe perduta.

E le scoperte fondamentali della scienza oggi?

La genetica e nel futuro più vicino la neogeologia.

CHI E’

Luigi Luca Cavalli-Sforza (Italia/USA), Premio Balzan 1999 per la scienza delle origini dell'uomo

è oggi il massimo esperto mondiale sulla diversità genetica delle popolazioni e su quanto essa ci può dire sull'albero filogenetico dell'umanità.

Ha intuito come la comprensione dell'evoluzione del genere umano richieda la conoscenza sia dei meccanismi genetici, sia di quelli culturali, ed in special modo linguistici. Studiando i geni di un gran numero di gruppi etnici diversi e analizzando dati storici, demografici e linguistici è pervenuto a ricostruire l'origine delle antiche migrazioni ed a elaborare un modello di diffusione della cultura nell'Età del Neolitico.

Nei lavori onnicomprensivi che egli ha così condotto, hanno avuto un ruolo importante le sue ricerche genetiche su popolazioni primitive quali i Pigmei dell'Africa, uno dei pochi gruppi rimasti che vivono di raccolta e caccia.

Esemplari, inoltre, sono i suoi studi sulle conseguenze genetiche dello sviluppo tecnologico, in particolare sugli effetti della diffusione dell'agricoltura dal Medio Oriente, sua area di origine, verso l'Europa. Tutto ciò, unito ai dati archeologici, gli ha permesso di ricostruire un albero completo della discendenza dei popoli, nel quale geni e linguaggi vanno di pari passo, per dimostrare come la convergenza di dati genetici e culturali consenta di dare una spiegazione convincente dell'evoluzione dell'uomo.

Luigi Luca Cavalli-Sforza HA creato di sicuro, una sintesi molto completa sulla differenziazione delle popolazioni del pianeta, integrando vari campi di ricerca e fornendo in modo evidente la prova della nostra "co-evoluzione" genetica e culturale(Cfr. Premio Balzan 1999).

LUIGI LUCA CAVALLI-SFORZA, nato il 25 gennaio 1922 a Genova, è cittadino italiano e statunitense.

Laurea in Medicina e Chirurgia (1944), Università di Pavia, e M.A. (1950), Università di Cambridge, UK Direttore dei Laboratori di Ricerca di Microbiologia, Istituto Sieroterapico Milanese, Milano (1950-1957); Docente di Genetica e Statistica, Facoltà di Scienze, Università di Parma e Università di Pavia (1957-1960); Professore di Genetica, Università di Parma (1960-1962); Professore di Genetica e Direttore dell'Istituto di Genetica, Università di Pavia (1962-1970); alla Stanford University come Professore di Genetica (1970-1992), Direttore del Dipartimento di Genetica (1986-1990) e attualmente Professore Emerito (attivo) alla School of Medicine dal 1992 Fra i numerosi riconoscimenti vi sono :

• Royal Anthropological Institute of Great Britain and Ireland, Huxley Lecture in Anthropology, Londra (1972)

• R.A. Fisher Memorial Lecture, Londra (1974)

• Premio Ibico Reggino, Reggio Calabria (1976)

• Weldon Medal in Biometry, Università di Oxford (1978)

• Premio Accademia Nazionale dei Lincei, Roma (1982)

• Quinto Premio Internazionale San Remo per la Genetica Umana, Berlino (1986)

• Allen Award in Human Genetics (American Society of Human Genetics, 1987)

• Medaglia d'oro del Consiglio Nazionale delle Ricerche Italiano (1990)

• International Catalonia Award (1992)

• Fyssen International Award (1994)

• Premio Nonino (1996)

• Premio Chiron, Accademia Italiana di Medicina (1998)

• Presidente della Biometric Society (1967-1968)

• Vice Presidente dell'International Congress of Genetics, Tokyo (1968)

• Foreign Honorary Member della American Academy of Arts and Sciences (1973) e della Japanese Society of Human Genetics (1977)

• Foreign Associate della US National Academy of Sciences (1978)

• Honorary Fellow del Gonville and Caius College, Cambridge UK (1982)

• Presidente della American Society of Human Genetics (1989)

• Membre associé du Musée d'Histoire Naturelle de Paris (1990)

• socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei (1991)

• Foreign Member della Royal Society, Londra (1992)

• laurea honoris causa dalla Columbia University, dalla Università di Cambridge e dalle università italiane di Calabria, Bologna, Cagliari e Roma. E tantissimi altri premi che onorano soprattutto, la sua curiosità scientifica che non gli fa pesare mai gli anni e lo rende un amico di tutti, anche degli ignoranti quali noi siamo.

Maria ed Enrico Marotta

Maria ed Enrico Marotta
Società