ALDO ROSSI, UN ARCHITETTO "LEONE" AMATO DA TUTTI (VENEZIA, GIUGNO 2012) 12.7.10.11

Il direttore della 13ma Biennale di Architettura rende omaggio alla terza edizione della prestigiosa manifestazione dal titolo Progetto Venezia curata allora dal celebre architetto italiano vincitore, nel 1990, del Pritzker Prize. Al centro dell'esposizione, inaugurata lo scorso 11 giugno nella sede di Ca' Giustinian, l'immaginazione degli architetti: quelli chiamati da un concorso internazionale a ridisegnare il tessuto storico della città. Tanti, tra i 1500 partecipanti, i nomi noti, destinati da lì a breve a diventare i protagonisti dell'architettura degli anni Novanta e Duemila: da Peter Eisenmann a Daniel Libeskind, da Robert Venturi agli italiani Francesco Cellini, Giangiacomo D'Ardia, Franco Purini. La mostra, realizzata grazie ai materiali delle collezioni dell'ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee), getta un ponte ideale tra la prossima edizione della kermesse e quella diretta da Aldo Rossi nel 1985. Il trait d'union sono i progetti premiati in quell'occasione con i Leoni di pietra, oltre a quei lavori ritenuti particolarmente significativi che vennero tradotti in manifesti con cui rivestire i portali di accesso ai Giardini di Sant'Elena. A dichiarare il senso di continuità con quell'operazione è stato, durante una presentazione, lo stesso David Chipperfield (Direttore dell' attuale Mostra di Architettura) nella conferenza stampa avvenuta nella Sala delle Colonne in presenza del Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta e il Rettore dello IUAV Amerigo Restucci). Non sono mancati, durante l'intervento del nuovo direttore, i riferimenti alla 13ma Mostra Internazionale di Architettura che aprirà i battenti al grande pubblico il 29 agosto prossimo 2012. «Quando ho accettato la carica» ha raccontato Chipperfield «ho per prima cosa ripercorso la storia delle precedenti edizioni, soffermandomi sull'interesse per la città manifestato da Aldo Rossi nell'edizione da lui diretta. Ultimamente l'architettura ha intrapreso strade che privilegiano la scala dell'edificio, spesso firmato dalle cosiddette archistar, piuttosto che quella del tessuto urbano. Ciò che ne risulta è che le singole identità finiscono per produrre monadi isolate che non dialogano tra loro. Da qui l'idea del Common Ground: terreno comune su cui incontrarsi e lavorare intrecciando nuovamente progetto e società. Per evitare che l'architettura sia percepita sempre e solo come evento eccezionale». È quanto faceva Aldo Rossi, che oltre che dei monumenti si interessava anche della tipologia degli edifici. Per me ancora oggi è fonte di ispirazione». Infatti, Aldo Rossi è considerato un'autorità emerita in questo campo, così difficile, estraneo alla gente che vede palazzi, case, piazze, monumenti,ed altro senza mai chiedersi che li ha progettati. Ora che i media mettono in comunicazione tutto con tutti, impariamo anche ad occuparci di coloro che ci costruiscono le case, gli edifici belli che ci lasciano a bocca aperta. Ieri, come oggi (Cfr. Note della Biennale di architettura ).

Tra i suoi moltissimi e pregiatissimi progetti di come rimettere a "nuovo" la città e rivestirla di opere culturali di valore, non può sfuggire- neanche oggi- il suo Teatro del mondo- che Maurizio Scaparro ha allestito e che è un edificio galleggiante ancorato in Bacino San Marco realizzato nel 1979 per i Settori Teatro (diretto da Maurizio Scaparro) e Architettura (diretto da Paolo Portoghesi) in occasione della mostra "Venezia e lo spazio Scenico". Il Teatro del Mondo fu poi usato per il Carnevale di Venezia nel febbraio 1980. Nell'estate dello stesso anno fu trasportato via mare al Festival Teatrale di Dubrovnik. Nella sede della Biennale di Ca' Giustinian, a due passi da piazza san Marco, a piano terra, trovano spazio gigantografie e documenti del teatro galleggiate progettato dall'architetto Aldo Rossi. A 30 anni dalla sua realizzazione viene proposta una rilettura. Vale la pena far una vista alla mostra prima dell'imminente chiusura. Negli anni Ottanta il Carnevale era considerato un momento di produzione culturale di altissimi livelli, mentre ai giorni d'oggi è solo una questione di riempire la città di turisti offrendo loro cose di pochissimo valore. Guardare la mostra della Biennale apre gli occhi su come sia cambiata la città. Perché una città cambia anche in base al tipo di offerte culturali che propone ai propri cittadini e ospiti. Aldo Rossi, che chiama Venezia " capitale delle città d'acqua", ha ben chiaro che il Carnevale permette di "scherzare" anche con la storia e la tradizione di Venezia. Se la città ha sempre negato ai grandi dell'architettura contemporanea di lasciare un segno, l'architetto Aldo Rossi propone una struttura "temporanea". Progetta un teatro galleggiate da far sostare in Punta della Dogana per il solo tempo di un evento culturale. L'intento dell'architetto è chiaro da subito: la struttura "effimera" avrebbe dovuto lasciare un ricordo indelebile agli occhi dello spettatore così da vivere in eterno. Per chi non c'era nel febbraio del 1980, le foto della mostra alla Biennale bene rendono l'idea di cosa sia stato quel teatro galleggiante e di quale impatto deve aver avuto sul pubblico. Una struttura fatta da tubi Innocenti rivestita poi di legno con una cuspide in ferro. Gli spettatori oltre a seguire le rappresentazioni teatrali avevano modo di percepire la città stando essi stessi sull'acqua e percependone le oscillazioni. Nell'estate del 1980, il teatro galleggiante ha preso il largo verso il mare arrivando fino alle coste dell'allora Jugoslavia per dar vita e spazio ad altre rappresentazioni teatrali. La volontà di Aldo Rossi di introdurre un elemento nuovo al vecchio ha avuto compimento. Prima della realizzazione della struttura, l'architetto scriveva: « Non so se e come questo teatro e teatrino veneziano sarà costruito, ma esso crescerà nei miei e negli altri disegni perché ha come un carattere di necessità». Scrive Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia: «Il Teatro del Mondo è la più famosa tra le opere effimere del secolo scorso ed è rimasta nel ricordo degli architetti, di uomini di teatro, di artisti e di quanti l'hanno vista e ne hanno sentito parlare». Il curatore della mostra, Maurizio Scaparro, aggiunge « Il Teatro del Mondo è una dimostrazione che l'effimero non ha necessariamente vita breve, ma può rivivere nel ricordo, per le emozioni che ha saputo suscitare trasmettere, e per sapersi collocare con vitalità nel presente tra passato e futuro, come il teatro del resto» ( Cfr.:Gioia Tiozzo, www.labiennale.org ).

Guardare oggi quelle foto che riproducono il Teatro del mondo, oltre ad altre pregiatissime opere del grandissimo architetto italiano Aldo Rossi, fa venire i brividi e chiedersi. Ma perché noi italiani non siamo capaci oggi di essere così fieri del nostro passato e mostrarlo al mondo con fierezza?

Maria de falco Marotta & Team

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