VINCENZINO E I RE MAGI

“Vicenzino, fammi un favore, va’ da Pascariello, proprio in faccia a San Gregorio Armeno, e chiedi se ha ancora un po’ di foglia d’oro ché devo finire di dipingere queste statuine dei Magi per domani.”

“Certo, nonno, vado di corsa”.

A Vincenzino piace stare in bottega a guardare il nonno che lavora alle statuine del presepio.

Il nonno abita lì, ha un paio di stanzette sopra la bottega, proprio all’inizio di Via San Gregorio Armeno, a Spaccanapoli, il centro storico della città partenopea.

Ce n’è tante di botteghe di presepi, in quella via. Vengono turisti da tutto il mondo per vederle.

E anche di statuine ce n’è a milioni, di belle, di bellissime, di semplici e di preziose.

“Ecco nonno, ecco la foglia d’oro. Ma a cosa ti serve?”

“Dovresti saperlo, Vincenzì, i Magi erano re e uno di essi portava in dono dell’oro a Gesù bambino.”

“Solo oro, nonno?”

“No, anche incenso e mirra.”

“Cos’è la mirra, nonno?”

“Bene bene non lo so nemmeno io, ma credo sia una resina profumata, che una volta usavano anche per imbalsamare i morti. Così simboleggia la resurrezione.”

“E per cos’altro ti serve l’oro?

“Per decorare i loro abiti, che erano preziosi.”

“Ma tu come fai a sapere com’erano vestiti? “

“Caro Vincenzì, sono duemila anni che si racconta questa storia, e i magi son sempre piaciuti a tutti, perché erano buoni, anche se erano personaggi importanti e stranieri, non come quel cattivo re Erode che c’era allora. E le leggende belle son sempre gradite e anche ai pittori sono sempre piaciute. E allora ci sono moltissimi quadri, mosaici e affreschi che ci parlano dei magi, da secoli e secoli. Non c’è artista famoso che non abbia fatto la sua “Adorazione dei Magi”. Perché sai Vincenzì, una volta la gente non sapeva leggere e imparava guardando le figure, come fai tu.”

“Ma allora nonno anche tu sei un artista, che fai le statuine del presepio.”

“Eh sì, ma io sono un artista povero e per il presepio mi ispiro un po’ alla gente che vedo in giro e un po’ ai quadri famosi. Vedi, quello che mi piace di più è un mosaico che c’è in una basilica di Ravenna, Sant’Apollinare in Classe, che ci mostra i tre re proprio come fossero in un presepe. Hanno dei berretti frigi, rossi e stanno portando i loro doni. Sopra di loro c’è una stella, che li guarda e sembra guidarli. E ci sono anche scritti i loro nomi: Melchior, Caspar, Balthazar. Pensa che è un mosaico di 1400 anni fa! E’ stato un ravennate, un certo Agnello, il primo a dirci come si chiamavano e com’erano vestiti.”

“Che vuol dire berretto frigio, nonno?”

“Vuol dire che venivano dalla Frigia, in oriente, ma non erano dello stesso paese di Gesù, e sembra che fossero anche dei bravissimi astrologhi e astronomi. Non erano ebrei come Gesù.”

“E perché si chiamano Magi, nonno?”

“E’ una storia lunga, Vincenzì, risponde il nonno che ha cominciato a lavorare con grande precisione e delicatezza con la sottilissima foglia d’oro. Vedi, c’erano tanti popoli che vivevano in Oriente, una volta, ognuno con le sue tradizioni e la sua religione. Questi forse erano sacerdoti di Zoroastro, una antica religione persiana, ed erano appunto chiamati magi, parola che in sé aveva anche il significato di doni, ricchezza ma anche insegnamento. In altre zone, la Mesopotamia, si parlava di Magusei, esponenti di una religione un po’ diversa, quella caldaica, famosi appunto come osservatori di stelle.”

“Ma i nostri maghi, quelli di adesso, hanno qualcosa a che fare con questi Magi o questi Magusei?”

“ Ben poco, Vincenzì, solo il nome che ha la stessa origine, e forse il fatto che certi dicano di conoscere le stelle per fare gli oroscopi. Ma tutto cambia col tempo”

“Ma noi come facciamo a sapere queste cose, nonno?”

“Te l’ho detto, Vincenzì, in tanti l’hanno raccontata questa storia, e tutti ci hanno appiccicato qualche cosa ogni volta che la raccontavano. Figurati che in un libro, e senti che bel nome: “Il Libro della Caverna dei Tesori” questi Magi sono “Re e figli di Re” e vanno su un monte in attesa che appaia una stella, come annunciato da una profezia. Pensa che questo libro era conosciuto persino dagli arabi e dagli Etiopi in Africa, che l’avevano tradotto nelle loro lingue. Certo, la gente, e con essa le storie, ha sempre viaggiato, e le storie belle piacciono a tutti. Pensa che anche in un antico manoscritto turco (uigurico) si racconta che fosse il Bambino a offrire dei doni ai Re. Un po’ come adesso, ti pare?”

“E che cosa donava il Bambino?”

“Adesso te lo racconto, Vincenzì, ma prima va’ da Gennaro, qui di fronte, e fatti dare un buon caffè, che ne ho proprio bisogno. Digli che è per il tuo nonno, lui sa come mi piace.”

“Va bene, nonno, ma poi mi racconti.”

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“Ah, ci voleva proprio questo caffè, grazie Vincenzì.”

“Allora dimmi, nonno, il Bambino che cosa ha regalato ai magi nella storia turca?”

“Ah sì, ti stavo dicendo che in quella leggenda il bambino dà ai suoi illustri visitatori una pietra così pesante che i poveretti non riescono proprio a trasportarla e allora la buttano in un pozzo. Ma sai che succede poi? Da quel pozzo scaturisce un altissimo fascio di luce e di fuoco che sale fino al cielo!”

“Davvero, nonno?”

“Così si racconta in quel manoscritto antico, e sembra che da questo prodigio sia nato il culto del fuoco in quelle in quelle lontane terre.”

“Quali terre, nonno?”

“Lontane, al di là del nostro mare, a oriente. Come ho detto la gente viaggiava, ha sempre viaggiato. Anche il nostro San Gregorio Armeno veniva da terre così lontane, proprio in quella zona, eppure noi lo veneriamo anche qui. Ecco, i nostri Magi sono pronti. “ dice il nonno osservando orgoglioso le tre figurine variopinte.

“Che belli nonno, i tuoi Magi, con quei berretti rossi e quei mantelli così ricchi, ma per chi sono, per un presepe speciale? Te le ha ordinate qualcuno?”

“Vincenzì, domani è la festa della Befana, ed è anche il giorno in cui si mettono finalmente le tre figurine nel presepio. Tu li hai messi nel tuo presepio i Tre Re che portano i doni?”

“No, non ancora, nonno.”

“Beh, mettici queste Vincenzì, e ricordati che i Magi li conoscono tutti, giovani e vecchi, bianchi e neri, uomini e donne, e sai perché? Perché Gaspare è giovane, Melchiorre adulto e Baldassarre vecchio, e sono uno bianco, uno giallo e uno nero. E sono buoni e portano pace e se vogliono bene a un Bambino, vogliono bene anche a tutti i bambini del mondo, bianchi e rossi, gialli e neri, biondi e bruni.”

“E agli scugnizzi napoletani, nonno?”

“Ché, non sono bambini anche loro?”, dice il nonno abbracciando il suo nipotino così curioso.

Cristina Cattaneo

6 gennaio 2008

Cristina Cattaneo
Società