AMORE? VECCHIAIA? TRATTORI? UCRAINA? INGHILTERRA? COME CONCILIARE TUTTI QUESTI INGREDIENTI IN UN ROMANZO?

Un amore senile, una giovane ed avvenente donna ucraina, ricordi di un passato da dimenticare e la storia del trattore. Questi gli ingredienti del bel romanzo di Marina Lewycka, Breve Storia dei Trattori in Lingua Ucraina

Ho un debito verso l’Ucraina perché Ludmilla ha assistito la mia mamma, giorno e notte, negli ultimi tre anni della sua vita. Grazie a Ludmilla ho cominciato a studiare il russo, la “lingua” russa, come preferiscono dire loro, ho conosciuto Valentina, l’ingegnere, Nadieshda, che mi aveva offerto ospitalità a Pietroburgo presso sua cugina, Larissa, insegnante di letteratura, e poi Liuba, la poetessa. Tutte donne che hanno lasciato in Ucraina la famiglia, per dare un’istruzione e un futuro ai figli. Tutte donne povere, ma istruite, che dopo l’ultima rivoluzione, quella che non è ancora finita adesso, hanno deciso di tentare la fortuna fuori del loro paese, spinte dalla necessità.

Anche la protagonista – o co-protagonista – di questo libro è una bella donna ucraina che sta cercando fortuna in Inghilterra per sé e per il figlio. In un certo senso è anche lei una badante, perché vuole sposare un vecchio ingegnere di ottantasei anni, lei ne ha 36, pensando di sistemarsi e ottenere il passaporto britannico, ma ha molti meno scrupoli delle badanti che ho conosciuto io.

Chi racconta questa storia è la figlia del vecchio ingegnere ucraino emigrato in Inghilterra, l’autore appunto della storia dei trattori in lingua ucraina, che un giorno riceve una telefonata dal padre che la informa del suo prossimo matrimonio con la bella Valentina.

Fin qui niente di particolarmente nuovo. Di vecchi rimbambiti e circuiti da giovani avventuriere ce ne sono sempre stati. Ma questo non è così rimbambito, è un ingegnere, colto, vedovo da soli due anni, con una vita difficile alle spalle. Due figlie, la prima una distinta signora londinese, la seconda una professoressa universitaria, l’io narrante del libro.

Nikolaj Mayevski e sua moglie sono sopravvissuti alla prima guerra mondiale, alla rivoluzione, alla tragedia del genocidio del popolo ucraino operato da Stalin negli anni trenta, il “genocidio per fame”. Nikolaj è poi sfuggito miracolosamente alla cattura da parte dei tedeschi nascondendosi per un mese in una tomba e fingendosi pazzo, finché lui, la moglie e la bambina, dopo un soggiorno in un campo di concentramento, sono riusciti ad emigrare in Inghilterra, verso la fine della guerra.

Questi i fatti che Nadia, la narratrice, svela man mano che la storia si dipana, scoprendo essa stessa nuovi particolari drammatici, che le erano stati tenuti nascosti sia dai genitori che dalla sorella Vera, di dieci anni più anziana, con la quale i rapporti erano sempre stati piuttosto tesi.

Una storia drammatica quindi, narrata però con sottile ironia e grande sense of humor da Marina Lewycka, già autrice di saggi sulla terza età, che sembra avere molto in comune con la Nadia del libro.

Certamente, pur conoscendo ancora la lingua e le tradizioni del paese d’origine, Nadia ha assimilato la mentalità britannica, la cultura della libertà, per la quale non ha mai dovuto lottare, e ha militato anche nei movimenti giovanili del ’68, scandalizzando naturalmente i genitori.

Valentina invece è una donna volgare, senza scrupoli, arrivista, con quella furbizia tipica dei poveri, pronta a fingere un divorzio pur di sposare questo sciocco vecchio. Perché il vecchio è davvero sciocco, attratto dalle “grosse tette siliconate” di questa giovane donna. Con le figlie finge di provare compassione per questa povera emigrante, in realtà è pronto a darle denaro, a scriverle poesie, persino a sposarla.

Le due sorelle rinunciano a provare compassione e in questa lotta ritrovano un’intesa perduta. Nadia scopre le sofferenze patite da Vera nella sua infanzia di guerra, e continua a sorprendersi dell’imprevedibilità delle azioni sia del padre che di Valentina.

Quando il vecchio Nikolaj è accusato di paranoia, Nadia riflette e così scrive:

..Solo qualcuno che è vissuto in uno stato totalitario può capire la vera essenza della paranoia. Nel 1937, quando mio padre ritornò a Kiev da Luhansk, l’intero paese era immerso in un miasma di paranoia. Penetrava ovunque, nelle fessure più intime della vita delle persone, guastando i rapporti fra amici e colleghi, fra studenti e insegnanti, genitori e figli, mariti e mogli. I nemici erano dappertutto. ...

E questa è la storia delle purghe staliniane, delle delazioni, dei processi sommari, delle deportazioni in Siberia.

Chiunque poteva essere una minaccia per chiunque. Nessuno poteva sfuggire alla paranoia quando lo stesso Stalin era il più paranoico di tutti.

Proprio qui sta l’originalità del libro, definito addirittura comico da alcuni critici. Nadia racconta con leggerezza un’avventura drammatica, evoca un passato tragico, indaga su delicati rapporti familiari, mette a confronto culture diverse, ma non giudica mai. Il finale non deluderà, sarà ancora più sorprendente dell’inizio.

Un dettaglio, secondo me significativo. La figlia maggiore, nata prima della guerra, si chiama Vera, che vuol dire “fede”, mentre la più giovane, nata in Inghilterra dopo la guerra, si chiama Nadia, che significa “speranza”.

Quanto ai trattori, la scelta non è evidentemente casuale. Il trattore è proprio il simbolo della rivoluzione russa, del kolkhoz, la fattoria collettiva, dei piani quinquennali. Marx non credeva che in Russia potesse avvenire la rivoluzione, proprio perché non c’erano fabbriche, non c’erano operai.

Lenin e Stalin hanno trasformato appunto i contadini in operai grazie alla meccanizzazione dell’agricoltura. E il protagonista è un ingegnere, che forse aveva sognato anche lui che le macchine potessero migliorare il futuro del suo paese...

Marina Lewycka, figlia di profughi ucraini, vive in Inghilterra, dove insegna alla Sheffield Hallam University e ha scritto vari saggi sull’assistenza agli anziani.

Breve storia dei trattori in lingua ucraina di Marina Lewycka

Titolo originale: A Short History of Tractors in Ukrainian

Traduzione di L. M.Sponzilli

320 pag., Euro 17,50 - Mondadori (Omnibus)

E per chi volesse approfondire la storia del genocidio per fame in Ucraina ricordo: Il grande terrore, di Robert Conquest, pp.876, Edizioni BUR, 1999

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
Società