Referendum, l'intervista

La parola all'avv. Andrea Potukian, Presidente nazionale del Comitato per il "superNO"

E' capitata l'occasione di avere un'intervista autorevole con il Presidente nazionale del Comitato per il Super No avvocato Andrea Potukian, e l'abbiamo ovviamente subito colta. Di seguito:

-  Come è nata l’idea di costituire un comitato per il No, addirittura per il Super No ?
Qualche mese fa, una sera a cena con alcuni amici, tra i quali voglio ricordare in particolare l’amico e collega avvocato Serafino Generoso, parlando del referendum, si conveniva su quanto possano essere pericolose e dannose le riforme costituzionali mal-scritte da Renzi e dalla Boschi. E’ in pericolo la Libertà, il corretto funzionamento delle Istituzioni, il rapporto tra cittadino e Stato. Si rischia di procedere verso una para-dittatura, nemmeno troppo mascherata.

-  Quali sono, a vostro parere, i maggiori punti di debolezza della riforma ?
Il difetto centrale, e reiterato in tutto il corpus normativo della proposta è l’allontanamento dal principio di rappresentanza a favore di una presunta governabilità. Le faccio un esempio: secondo l’art. 70, nel testo riformato, si passerebbe da un Senato di 315 eletti ad uno di 100 nominati, quindi con un primo deficit democratico. La Camera dei Deputati rimarrebbe con 630 membri, eletti con Legge ordinaria tramite il cosiddetto Italicum, dei quali più di due terzi sarebbero scelti dai vari capi partito, con il sistema dei capolista bloccati. Quindi, su 730 Parlamentari, il Popolo Sovrano ne sceglierebbe una esigua minoranza.

-  Tuttavia da parte del governo si ricorda che, grazie a questa riforma, verrebbe risparmiato molto denaro pubblico, la politica costerebbe meno e le leggi verrebbero approvate più in fretta.
Purtroppo sono false entrambe le asserzioni: per quanto riguarda il risparmio, il Senato cosi come è adesso costa circa 540 milioni di euro all’anno. Con le modifiche proposte il risparmio sarebbe di non più di 28 milioni. Se il risparmio fosse stata la vera preoccupazione del governo sarebbe bastato, con legge ordinaria, ridurre del 5 o, meglio ancora, del 10% gli emolumenti dei parlamentari. Avremmo così mantenuto salvo un Parlamento di eletti e non di servi di chissà quale potere.
Relativamente alla presunta accelerazione dell’iter di approvazione delle Leggi, voglio innanzitutto ricordare che, dal 1948 ad oggi, il tempo medio è stato di 53 giorni. Ora, l’art. 70 riformato (che per inciso passerebbe da nove parole a quasi cinquecento) prevede da 10 a 12 diverse possibilità di intervento del Senato sulle Leggi approvate dalla Camera. Neanche i Costituzionalisti più preparati hanno un’idea chiara. E’ ovvio che, per dirimere le questioni che inevitabilmente verrebbero a sorgere, la Corte Costituzionale verrebbe sommersa dai ricorsi, con un prevedibile abnorme allungamento dei tempi, ben oltre quelli attuali.

-  Mi perdoni avvocato ma parrebbe che voi del Super No siate contrari a qualsiasi riforma, siete quindi per il mantenimento della Carta Costituzionale così com’è, ovvero senza alcuna riforma? Magari per altri 70 anni, come dice il Presidente del Consiglio Renzi ?

Il Presidente del Consiglio ha perso un’altra ottima opportunità di tacere: è incoerente sostenere, da un lato. che questa sia l’unica riforma possibile, oltre la quale c’è il deserto normativo e, dall’altro lato, riconoscere che effettivamente il progetto ha diversi limiti e difetti, che si sarebbe potuto fare di meglio ma che, in definitiva, intanto si fa così e poi si vedrà. Oltretutto, dal 1948 ad oggi la Carta ha subito diversi parziali aggiornamenti. Rilevo poi che la Carta Fondamentale di un Ordinamento non è propriamente deperibile come una qualsiasi confezione di latte: la Costituzione Americana, per esempio, è ben precedente alla nostra e al di là dell’Oceano tutti ben si guardano da inutili pulsioni di cambiamento fine a se stesso.
Entriamo nel merito: la nostra Carta non è sacra ed immutabile, non sono i dieci comandamenti. Il cambiamento va fatto ma con criterio, per esempio sul federalismo il progetto renziano fa un bel passo indietro, di fatto spossessando le Regioni di quasi ogni facoltà, qualora a mero e insindacabile giudizio dello Stato centrale ne sussistano i presupposti. Inoltre non vengono toccati i privilegi antistorici delle Regioni a Statuto Speciale e viene invece proposto un grave disequilibrio alla tripartizione dei poteri tipica degli ordinamenti liberali, con uno  squilibrio a favore di un esecutivo, che peraltro il premier, con il proprio progetto di legge elettorale, immagina di ultra-minoranza.
Inoltre, non è questo il metodo: una maggioranza illegittima, conseguente ad una legge elettorale cassata dalla Corte Costituzionale, a colpi di voti di fiducia ha imposto al Parlamento un progetto di riforma confuso e incoerente.
La Costituzione di un Paese non è la Legge di una maggioranza ma la Legge di tutti, ai cui principi devono uniformarsi tutte le regole di civile convivenza tra parti sociali e differenti e ben legittime passioni politiche avverse. Così è avvenuto tra il 1946 e il 1948 quando i Padri Costituenti seppero riunire un’Italia ferita dalla guerra e lacerata dalla guerra civile. Le faccio io qualche proposta concreta, a titolo di esempio: se vogliamo tagliare i costi inutili della politica iniziamo a ridurre drasticamente gli emolumenti dei parlamentari: come dicevo prima, si può fare domattina con legge ordinaria ed eviterebbe che la politica sia la scelta di chi vuole arricchirsi in fretta e senza fatica.
Il Cittadino Sovrano, come in altri Ordinamenti liberali, dovrebbe poi potere intervenire, almeno in parte, a determinare la composizione dell’organo di autogoverno della Magistratura, il CSM.
Inoltre, auspicherei la creazione di un meccanismo di controllo sulle presenze effettive in Parlamento e sulla presenza nel territorio dei nostri rappresentanti. Dov’è il mio deputato? Dove si trova l’ufficio del mio senatore?  E’ giusto e sacrosanto che, chi voglia, possa confrontarsi con chi ha il dovere di rappresentarlo. Sarebbe un modo per riavvicinare le persone alla politica. A Milano il Sindaco è stato votato da circa un cittadino su quattro (affluenza al secondo turno intorno al 50%) e a Napoli da meno di uno su cinque. Sono preoccupanti segnali di allarme. Molti se lo sono dimenticato ma tante persone sono morte per regalare a tutti noi democrazia e libertà. A noi tocca il dovere di fare qualcosa per mantenerle. 

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