USA: BILINGUE O MULTILINGUE?

Nell’ultimo dibattito repubblicano alla presidenza tutti i candidati si sono schierati favorevoli all’inglese come lingua ufficiale degli Stati Uniti. L’unico a tentennare è stato John McCain senatore dell’Arizona. Il più forte sostenitore invece è stato Tom Tancredo, parlamentare del Colorado. “Stiamo diventando un paese bilingue. E ciò non è buono. I paesi bilingui non funzionano” disse Tancredo. Il Congressman italoamericano si è creato un nome mediante la sua “crociata” contro i clandestini e il bilinguismo che lui vede come simbolo dell’immigrazione illegale.

Il senso dell’allarmismo di Tancredo sarebbe molto più preccoupante se in realtà lui si rendesse conto che gli Stati Uniti non solo è già un Paese bilingue ma difatti multilingue. Al giorno d’oggi più di 300 lingue straniere sono parlate negli Stati Uniti. Alcune come lo spagnolo hanno milioni di parlanti, ma ci sono altre con poco più di centinaia di parlanti.

Molte lingue erano presenti negli Stati Uniti prima della sua formazione nel 1776. Ovviamente le lingue prima dell’arrivo dei bianchi sono quelle dei nativi americani che erano state in America per molti secoli. Queste lingue sono ancora vive ma la maggior parte sono in pericolo di estinzione. Molti americani non avranno mai sentito parlare di Zuni, Cushite, Amharic, o Hidatsa, Apache, Hopi, ecc. Tuttavia, l’America include parlanti di queste lingue.

Altre lingue europee, asiatiche ed africane si sono aggiunte al paesaggio linguistico americano mediante l’immigrazione. La presenza di questo mosaico plurilingue non ha presentato una sfida alla dominanza dell’inglese. Tutti accettano la lingua di Shakespeare come la de facto lingua nazionale del Paese malgrado l’uso di altre lingue nella vita quotidiana. La presenza di queste lingue non ha causato la sgretolazione degli Stati Uniti come credono gli allarmisti. Invece, gli immigrati hanno adottato e continuano ad adottare l’inglese come la lingua di integrazione nella vita americana. Anche nelle zone del Paese con forti presenze di lingua spagnola come Miami, Florida la conoscenza dell’inglese è indispensabile.

Due anni fa Los Angeles ha scelto Antonio Villaraigosa come sindaco. Villaraigosa ha fatto la sua campagna in inglese ed anche ha usato un pò di spagnolo ma è la lingua inglese che lo ha eletto. Altri politici hanno usato e continuano ad usare il loro spagnolo anche se non lo conoscono a fondo. John Kerry e George W. Bush hanno usato il loro povero spagnolo nell’elezione del 2004. Michael Bloomberg, sindaco di New York City, iniziò la sua campagna di rielezione con la pubblicità in lingua spagnola. Preoccupati per la crescente influenza dello spagnolo e per combattere questo multilinguismo ventisette stati americani hanno dichiarato l’inglese la loro lingua ufficiale. Tre hanno persino virtualmente vietato l’educazione bilingue. Tuttavia, queste azioni hanno cambiato poco. Non hanno accelerato il processo degli immigranti di imparare l’inglese né hanno ridotto l’immigrazione. Le dichiarazioni dell’inglese lingua ufficiale del Paese hanno scarso effetto ma l’impatto negativo è presente e viene a galla come uno schiaffo psicologico agli immigrati mediante il suggerimento che le altre lingue non hanno valore e di conseguenza i loro parlanti nemmeno.

Lo schiaffo psicologico è molto più doloroso ai Nativi americani i quali avevano già abitato in America parecchi secoli prima che la lingua inglese fosse introdotta nel Nuovo Mondo. Avendogli preso le terre e decimato le loro popolazioni ora gli viene detto che nemmeno le loro lingue, simbolo di orgoglio nella loro cultura, sono valide.

La dichiarazione dell’inglese come lingua ufficiale dovrebbe in teoria rendere la nazione più unificata ma la realtà è che gli Stati Uniti sono diventati la nazione più potente del mondo senza avere bisogno di questi tipi di legge. Il multilinguismo riflette l’energia del popolo americano che malgrado tutti i suoi problemi continua ad attrarre gente da tutte le parti del mondo. L’avvento del monolinguismo in America vorrà dire l’immigrazione sarà finita. Ciò significherà il declino americano.

Domenico Maceri (x)

(x) (dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri
Società