SEMPRE IN "KIMA!"

Gianluigi Nonini continua la sua maratona

C'è sempre un momento nella vita di ogni uomo in cui deve fare i conti con se stesso, affrontando i nodi di un'esistenza non sempre facile. A quarant'anni è accaduto a Gianluigi Nonini, grande atleta di Novate Mezzola, che dal 2003 combatte la sua battaglia quotidiana contro il cancro. Talvolta però è proprio in tali circostanze che saggi il valore delle vere amicizie.

I veri eroi si misurano sul campo o sul nudo palcoscenico della vita sul quale a volte si succedono maschere senz'anima, muti fantocci senza parola né cuore, che si agitano facendo rumore per farsi notare, ma poi escono di scena senza lasciare traccia alcuna di loro. Quando giungono le prime avvisaglie di uno scontro che si fa più duro, allora svestono di colpo i panni di prodi guerrieri o di consiglieri disinteressati, di amici magnanimi transfughi sotto altri lidi, solleciti solo nel momento del loro bisogno, annichiliti, inchiodati dalle responsabilità di un'esistenza senza senso. Allora abbandonano falsi sorrisi e prodighi consigli e svaniscono. Semplicemente. La vita è un soffio o un sogno soltanto. Eppure merita sempre di essere vissuta, al di là della umana sofferenza, oltre il dolore di un'esistenza costellata da infortuni impietosi. "Vivere è l'unica scelta possibile, sempre e in ogni caso" ripete Gianluigi Nonini con fede incrollabile dopo l'ennesimo intervento chirurgico.

Classe 1961, lo sportivo valchiavennasco è abituato alla lotta. Vecchio gladiatore delle montagne, sa come affrontare la fatica del passo che non segue la mente stremata, e sale, lì, fino in cima, lungo il sentiero Kima, con il cuore in gola, la fatica che attanaglia le gambe. Fisico da lottatore e spirito da atleta, Gianluigi non ha mai buttato la spugna , nemmeno quando ha scoperto nel novembre del 2003 di avere un tumore. Ma lui ha saputo circondarsi dell'unica arma che può sconfiggere ogni male: l'amore totale e incondizionato di una donna innamorata persa e l'affetto sincero di amici o di semplici persone che lo hanno affiancato lungo la cordata che porta alla libertà. La libertà dai vincoli umani, dalla carne che tradisce, dal subdolo tarlo che gli brucia le viscere lasciandolo spossato. Ma, come un vessillo sommerso dal fortunale, riappare sull'onda maligna, e punta deciso verso riva, verso un approdo sicuro. Qualunque. Un riparo dove trovare requie. Un po' di pace. Il riposo di un guerriero che non finisce mai di lottare, che non si arrende mai, nemmeno dinanzi alle più brucianti e incalzanti sconfitte di un male che non "deve" essere irreparabile. Senza mai scadere nel patetico, Nonini si erge come un vero gigante massiccio, come una roccia granitica che ancora beve gli ultimi sorsi di sole che un tramonto assassino avido gli concede. E continua così il suo spietato Calvario fatto di lacrime e sangue, di speranze deluse e di nuove scommesse mai vinte, ma nemmeno mai perse del tutto. E dopo lunghi anni di tormenti è ancora lì a dire il suo incredibile "Io ci sono, sono ancora qui, perché ho voglia di vivere!" .

Un monito severo per quanti abbandonano la lotta anzitempo rifugiandosi nell'oblio di una notte senza fine perché in quel momento l'unica ancora salvifica sembra lei. E invece sperare. Sempre! E' questo l'imperativo forzoso che guida ogni giorno che passa Nonini :"Resistere mentre la ricerca va avanti e cerca di scoprire cure sempre più mirate che possono permettere di vivere dignitosamente qualche anno di più o in molti casi di arrivare alla guarigione completa. La mia speranza è che questo avvenga al più presto per dare a tutti, ma soprattutto ai più giovani, il diritto di vivere, anche se colpiti da una malattia così subdola e spesso dolorosa!".

Che lezione propina il "professor" Nonini, soprattutto quando si sente un privilegiato tra le corsie di oncologia dove scopre il dolore lacerante e angoscioso dei più piccoli:Come fai a spiegare a un bambino perché deve stare in ospedale invece di giocare e correre come tutti gli altri? Come fai a spiegare a un bimbo perché deve sopportare tutto quel dolore?.

La sua è una continua, affannosa corsa ad ostacoli perché "il bastardo" è insidioso: si annida nell'anima prima che nel corpo, pronto a mordere e graffiare solo per il gusto di fare male. "Ci ho provato! Sono stato attento…ho ascoltato i segnali del mio corpo…Devo tentare anche questa volta, non posso mollare, non devo! Vivere è l'unica scelta possibile, sempre e in ogni caso".

E a quella piccola speranza si aggrappa con tutte le forze. Tenacemente. Senza tentennamenti.

"Non ho mai fatto il malato…quello classico che ti racconta solo le sue rogne, che ti ripete sempre che non sta bene…che ti stressa con la sua malattia! Eppure tanti amici sono spariti, anche loro a corto di tempo. Si diventa allora conoscenti: così è più facile e meno impegnativo. "Che tristezza! E' come dover combattere con un altro cancro. Un cancro al cuore. Più difficile da accettare di quello vero:Basta musi lunghi e ipocrisie! Io sono vivo, malconcio, ma vivo!"

Un amore sconfinato per la vita e per la sua donna cui dedica il suo il suo poema più vero "La tua presenza dà luce e speranza a questa maratona, la più lunga e faticosa che io abbia affrontato in vita mia. Solo il destino mi potrà dire per quanto tempo ancora avrò la forza di andare avanti, ma, con te vicino, non temo niente, neanche la morte! Grazie, amore mio!"

E allora vai, Gianluigi, continua a lottare! E non mollare! Ce la farai!

Nello Colombo

(anticipazione)

Nello Colombo
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