LA VALTELLINA A PARCO LAMBRO CASA DELLA SPERANZA DI DON MAZZI

 di Nello Colombo

La casa del bene appartiene agli uomini di buona volontà. E’ come una fiaccola sul moggio che rischiara la notte. Come la solidarietà del mondo valtellinese sempre pronto ad accogliere le istanze benefiche volte ad un mondo che vive il suo disagio quotidiano.   Alla festa nella Cascina di “Exodus” di Don Antonio Mazzi a Parco Lambro di Milano sono giunti in tanti a portare il loro personale e sentito contributo. Anzitutto lo spirito generoso e aggregante di Rezio Donchi che ha saputo coagulare al suo fianco una fitta schiera di benefattori che hanno voluto contribuire ad una grande festa che prelude al 90° anno di una fulgida figura  come Don Antonio Mazzi.  C’era Pietro Nera col suo vino che inebria e che scalda i cuori, Fabio Valli con Luciano Andreoli chef di razza che con le scarellatrici telline hanno messo tutta la loro esperienza al servizio di una tradizione millenaria come quella del pizzocchero. C’era la “brisaola” sopraffina di Giuseppe Aloisio, detto “Beppo”, i formaggi d’alto gusto di Alfredo Fontana, il pane di segale dell’Alimentari Moretti, c’era la Levissima e le mele di Carino Moltoni e c’era il burro di Vittorio Santelia. Una grande gara di solidarietà a cui si sono uniti gli amici di sempre: Gino Del Marco, l’arciprete di Teglio Don Flavio Crosta, Modesto Donchi, Attilio Nonini, Luciano Rocca, Giorgio Nana, Domenico di Zinno, Franco Esposito, e tante donne impegnate nel sociale. Tra i graditi ospiti anche il campione del ciclismo Gianni Motta, l’ex questore di Sondrio Girolamo Fabiano e l’ex prefetto sondriese, Giuseppe Mario Scalia, che ha scritto: “C’è un amore sconfinato nelle bellissime e preziose iniziative. E’ un amore concreto, utilissimo, provvidenziale. E’ l’amore disinteressato che ristora, che produce tranquillità. Ne siamo grati, i gesti d’amore non si dimenticano mai”. Poi don Mazzi si è presa la scena parlando a cuore aperto ai suoi giovani, senza mezze misure, invitandoli a sfuggire da quella spirale di odio e rancore cieco verso il mondo che non sa che farsene di illusioni bacate di chi annaspa come figlio illegittimo di una società che bandisce chi si è lasciato irretire dalla “Città dei balocchi” del non ritorno, ma anche ad avere quel rispetto per tutti poiché, anche se la vita a volte ci segna nella fonte del dolore privandoci delle gioie quotidiane più vere, abbandonandoci alle quotidiane ambasce che generano un senso di oscuro inappagamento,  è sempre tempo di tornare ritti, orgogliosi, sereni, a guardare il cielo e rimettersi in marcia, anche se si è sbagliato, una, cento, mille volte. Un messaggio di grande speranza con l’invito accorato a guardarsi dentro per riconoscere “l’altro da sé”, prima dell’altro che ci è vicino. Una lezione straordinaria condita dall’effervescenza coinvolgente del canto, prima della festosa serata conviviale  a base di prodotti dell’eccellenza valtellinese.  A fare la spola tra la folla del lieto convito, don Mazzi, prodigo nel consiglio e l’ascolto. Quello del cuore che non inganna chi ha riconosciuto la sua voce, ha individuato il suo passo, seguendolo come nocchiero della propria vita. L’invito a portare la sua parola infuocata in Valtellina non cadrà certamente nel vuoto. E saranno in tanti ad attendere la sua visita.

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