MEDARDO ROSSO: LA FORMA INSTABILE (PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION (sino al 6 gennaio

La vista che si gode dalla Peggy Guggenheim sul Canal Grande di Venezia, di per sé soddisfa già il senso del bello che è insito in molte persone. Se poi a questo vi uniamo la meraviglia che si prova davanti a degli eventi quale la Mostra dedicata a Medardo Rosso, scultore torinese cui si deve una profonda e rivoluzionaria trasformazione nel modo di fare e di vedere la scultura, si capisce il perché egli spezzò l’incanto della plastica tradizionale e le sue leggi per avventurarsi nei regni inesplorati della luce e dello spazio, dell’atmosfera e dell’ambiente.

Chi è

Medardo Rosso nasce a Torino nel 1858.

Nel 1870 si trasferisce a Milano con la famiglia. Qui il giovane comincia a scolpire nel 1880, e nel 1882-83 frequenta l'Accademia di Brera. In rotta però con i dettami dell'insegnamento accademico, viene presto allontanato, per avere contestato i metodi didattici basati sul copiare solo dei modelli in gesso senza la possibilità di eseguire modelli dal vero. Carattere ribelle e anarcoide, egli per temperamento è molto vicino alla Scapigliatura milanese. I suoi primi lavori si collocano anche per questo nel solco del Verismo, da cui si scosterà progressivamente per iniziare una ricerca del tutto autonoma.

Nel 1885-86 Medardo Rosso è per la prima volta a Parigi, dove si mette in contatto con Rodin. L'incontro fra i due è importantissimo. Avviene anche uno scambio di opere: Rosso dona una Rieuse a Rodin, e questi regala a Rosso un piccolo bronzo. L'effetto del lavoro di Rosso su Rodin, in particolare, è evidente quando il francese lavora al controverso monumento a Balzac del 1891-98.

In seguito, torna a Parigi nel 1899, e vi resta fino al 1914.

In Francia la scultura di Rosso viene considerata "impressionista". Di fatto, l’obiettivo di fondo della sua scultura è la registrazione oggettiva dell'impressione della luce che si posa sugli oggetti. Non una raffigurazione dei valori formali delle cose, quindi, ma la restituzione plastica dell'effetto della luce e dell'atmosfera, con il disfacimento della materia che ne consegue.

L'ultima attività di Rosso porta a conseguenze estreme i temi di questa ricerca (Madame X). Sul finire degli anni '20, smette di scolpire per dedicarsi alla fotografia. Proprio a causa di un incidente, avvenuto nello studio con una lastra fotografica cadutagli sul piede, muore a Milano nel 1928. La sua innovazione è stata quella di considerare l’opera scultorea non come un oggetto a sé stante nello spazio in cui è collocato, ma come un “corpo” che si fonde con l’atmosfera e con l’ambiente circostante. Per tale motivo predilige come materiale dell’opera finita la cera, la quale gli consente di dare una sensazione visiva e tattile della fusione della materia sotto il peso impalpabile dell’aria e della luce. Per questo nuovo modo di concepire e di realizzare una sculture “a non più girarci intorno”, Medardo si può considerare come l’originale iniziatore della scultura moderna. Anche la fotografia riveste per l’artista torinese un ruolo importante, in quanto gli consente di cercare e di trovare l’effetto pittorico già indagato nella scultura ed anche di fissare, in un solo istante, l’impressione ottica da cui scaturisce l’idea – emozione – intuizione delle sue sculture (Bambina che ride). La fotografia è, quindi, un mezzo complementare alla scultura e non uno strumento tecnico ad essa sostitutivo. La sua è una continua ricerca per arrivare a realizzare una scultura viva, ovvero una “scultura di luce”.

Medardo Rosso è una figura artistica fondamentale nel panorama culturale dell'Italia di fine Ottocento. La sua opera ha rappresentato un vero e proprio caso internazionale, preso ad esempio dai contemporanei come modello di rinnovamento e oggetto di interrogativi critici.

La sua formazione culturale fu condizionata dai valori formali degli scapigliati e dall'ideologia della "seconda scapigliatura", per poi accogliere apporti scientifici dal positivismo. La sua scultura ebbe una capacità unica: quella di essere viva, grazie a numerosi fattori come la scelta dei soggetti e la partecipazione emotiva, le innovative soluzioni compositive, la dislocazione libera dei personaggi nello spazio.

Ha redatto Scritti sulla scultura riversando sul foglio riflessioni e annotazioni, esclamazioni e modi di dire, parole inventate e termini letterari senza badare a regole grammaticali, a strutture sintattiche o a logiche semantiche. Medardo Rosso ripeteva con la penna quello che andava facendo con la cera, il gesso, il bronzo: rompere con i canoni classici, con gli schemi; sfondare gli argini della sintassi. Queste confessioni racchiudono dichiarazioni di poetica, interessanti e poco pratiche teorie formali e compositive, oltre che la chiave di un impegno artistico svolto all'insegna di un rigore e di un'inflessibilità.

Egli assieme al contemporaneo Auguste Rodin, è sicuramente l'antesignano della scultura moderna per le soluzioni compositive innovative, lontane dai postulati della scultura ottocentesca, per il superamento del concetto di forma, per la libera disposizione degli oggetti nello spazio, per la ricerca sulla materia che accoglie le vibrazioni della luce in mutevoli, contrastati guizzi luministici fino ad annullare i valori plastico-volumetrici per catturare morbidi effetti pittorici e cromatici: modellata secondo controllate deformazioni plastiche, la materia sfugge ai confini superficiali ed acquisisce, grazie ai contorni sfaldati, inediti caratteri di morbidezza e dissolvenza, l'apparente fluidità di una sostanza appena colata, duttile come la cera che Rosso amava usare per modellare le sue statue.

Molteplici gli echi culturali nella poetica di Medardo Rosso, tracce di un passato classico o anticipazioni di un prossimo futuro: il non-finito michelangiolesco usato in chiave psicologica per un discorso incompiuto che sollecita lo spettatore a completarlo e ad interpretarlo, la Scapigliatura ed il suo spirito anticonformista e antiaccademico per esprimere nelle incertezze formali le vibrazioni dell'animo, le insicurezze interiori, l'instabilità dei sentimenti: il positivismo ottocentesco ed il rinnovato rapporto tra arte e scienza alla luce delle nuove teorie della visione e di una rinnovata concezione della fisica dell'occhio e della sua relazione con gli altri sensi, pervenendo ad una inedita traduzione del mondo visibile percepito come "un mondo di vibrazioni": l'impressionismo francese, che ribalta le modalità dell'esperienza sensoriale, il tutto elaborato secondo una personale versione linguistica tesa ad attenuare la componente descrittiva a beneficio dell'indagine intimista assecondata anche dalle tematiche privilegiate (la maternità, l'infanzia, la figura femminile ecc.).

Ora sue sculture, cere, gessi, bronzi e fotografie sono esposti alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, dal 22 settembre 2007 al 6 gennaio 2008, per la riscoperta della sua complessa estetica contemporanea.

La mostra, "Rosso. La forma instabile è Curata da Paola Mola e Fabio Vittucci. La rassegna e' realizzata in collaborazione con il Museo e l'Archivio Medardo Rosso di Barzio che custodiscono l'intera eredità di opere e l'archivio dello scultore, giunti eccezionalmente integri alla pronipote, Danila Marsure Rosso. Un ingegno nascosto, il suo, che ha abilmente occultato, ad esempio, tutto il suo lavoro sulla fotografia e ha nascosto per anni alcune sue opere. Per questo, la mostra alla Collezione Peggy Guggenheim si propone di restituire allo scultore l’insieme della complessità della sua storia, rendendo partecipe il grande pubblico e quello degli studiosi.

Notizie tecniche

ROSSO. LA FORMA INSTABILE 22 settembre – 6 gennaio 2008

Curata da Paola Mola e Fabio Vittucci, la mostra traccia, attraverso sculture, cere, gessi e bronzi, fotografie e documenti inediti, la riscoperta della complessa estetica contemporanea di Medardo Rosso. La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo e l’Archivio Medardo Rosso di Barzio (Como) che custodiscono l’intera eredità di opere e l’archivio dello scultore, giunti eccezionalmente integri alla pronipote. In collaborazione con il Corriere della Sera, con il sostegno della Regione Veneto e grazie a Art Forum Wurth.

Indirizzo: Collezione Peggy Guggenheim Palazzo Venier dei Leoni Dorsoduro 701 I-30123 Venezia

Orario: Apertura 10-18 tutti i giorni. Chiuso il martedì e il 25 dicembre

Informazioni: tel: 041.2405.411 fax: 041.520.6885 info@guggenheim-venice.it

Servizi per il pubblico: tel: 041.2405.440/419 fax: 041.520.9083

e-mail: visitorinfo@guggenheim-venice.it

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Società