IL MONDO VI APPARTIENE 11 2 28 41

di Maria de Falco Marotta

Il prossimo 2 giugno 2011, la Fondazione François Pinault presenterà a Palazzo Grassi 'Il Mondo vi appartiene'. Questa esposizione, curata da Caroline Bourgeois, metterà in discussione i limiti tradizionali della geografia e dell'arte e il nostro rapporto tra l'"altro" e il mondo.

Mai come nel nei nostri giorni la "lacerazione" con gli altri è stata così violenta.

La politica italiana, come quella europea- in genere- è smarrita di fronte alle violente sommosse che sta animando il Nord Africa, specie la Libia- apparentemente- nostra vicina ed amica. Se non si allontana Gheddafi, si prevede una catastrofe umanitaria dalle proporzioni impensabili ed insostenibili, specie dall'Italia. Non è che le ondate migratorie sono un fenomeno del nostro tempo: sono antiche come l'umanità, tanto che si può affermare che "gli umani sono una specie migratoria".Già la Bibbia(Genesi ed Esodo), raccontano di movimento di piccoli e grandi gruppi di popolazioni. Pare addirittura che Abramo sia considerato il primo migrante. Ne parla Erodoto e altri illustri scrittori.

Nell'Atene classica , tra i cittadini a pieno titolo e gli schiavi, u n ruolo economico fondamentale era coperto dai meteci, lavoratori e commercianti forestieri ammessi come residenti ma privi di diritti politici. Anche quelle che, nella nostra tradizione storiografica, sono state chiamate invasioni barbariche, per altri sono interpretabili piuttosto come migrazioni verso i territori dell'Impero romano di popoli di stirpe germanica, sospinti da altri di origine mongolica.

La storia delle colonizzazioni illustra invece un movimento in direzione opposta: per secoli, prima verso le Americhe, poi verso l'Africa, il Sud-Est asiatico e l'Oceania, gli europei andarono a insediarsi in modo violento, sopraffacendo le popolazioni native.

Questi esempi storici ci mostrano che se i trasferimenti da un territorio all'altro di singoli individui, di gruppi o di intere popolazioni sono fenomeni ricorrenti nella storia dell'uomo, non è agevole definire con precisione chi siano gli immigrati. Possiamo assumere come base di partenza la definizione di "migrante" proposta dalle Nazioni Unite: una persona che si è spostata in un paese diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel paese da più di un anno.

A dicembre 2010, è stato presentato Strengthening Migration Governance (Rafforzare la governance delle migrazioni) lo studio presentato dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e dall'Ufficio internazionale del lavoro (Ilo) in occasione della Giornata internazionale del migrante.

In esso si analizza cosa è stato fatto, nei 56 Paesi aderenti all'organizzazione, per stabilire e rafforzare la governance delle migrazioni all'interno della regione, cosa resta da fare e i modi possibili per rafforzare la governance delle migrazioni attraverso la cooperazione internazionale. Partendo da un dettagliato resoconto su come siano stati messi in pratica i molteplici impegni assunti dai Paesi Osce nel corso degli ultimi 35 anni, il rapporto sottolinea che una gestione efficace delle migrazioni può essere raggiunta solo attraverso dei partenariati e una cooperazione fra i Paesi di destinazione, transito e origine, che si fondi su un quadro di norme e politiche internazionali che garantiscano la protezione degli individui interessati e facilitino il dialogo e la collaborazione.

Il rapporto, inoltre, mostra che le migrazioni possono contribuire ad alleviare le future carenze di manodopera e competenze nei Paesi Osce ma non possono compensare totalmente l'invecchiamento della popolazione europea. Infatti, nella regione Osce sarebbe necessario un flusso costante di circa 13 milioni di immigrati l'anno per poter mantenere ininterrotta la percentuale fra il totale degli anziani (65 anni e oltre) e il numero delle persone in età lavorativa fino al 2050.(Cfr. quotidiani italiani di dicembre2010)

Inoltre, proprio per la rivoluzione strisciante che sta coinvolgendo i paesi islamici che vogliono il rispetto dei Diritti umani per tutti, il dialogo sulle migrazioni a livello mondiale ha comportato un cambio di paradigma nella politica migratoria. Il fenomeno delle migrazioni non viene più considerato principalmente da un punto di vista nazionale, ma piuttosto visto come un fenomeno globale. Ne risultano nuove sfide, ma anche nuove opportunità, che si possono sfruttare solo attraverso partenariati internazionali. Per tale motivo le discussioni multilaterali, cui partecipano i rappresentanti di numerosi Stati e organizzazioni, tendono a favorire i legami tra Paesi di provenienza, di transito e di destinazione di migranti e le collaborazioni che ne conseguono.. Gli Stati membri dell'ONU discutono temi importanti, come la relazione tra migrazione e sviluppo, la migrazione dei lavoratori, i diritti dei migranti, la lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti.

Organizzazioni internazionali: Numerose organizzazioni internazionali si occupano di temi legati alle migrazioni. Dal 2007 esse sono riunite all'interno del Global Migration Group, fondato di recente. I nostri partner più importanti sono:

• L'Organizzazione internazionale per la migrazione (IOM)

• L'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR)

• Il Dipartimento dell'ONU per gli affari sociali ed economici (UN-DESA)

Organizzazioni regionali: Diverse organizzazioni si occupano di temi legati alle migrazioni a livello regionale, come ad esempio:

• Il Consiglio d'Europa

• L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE)

L'Italia, poi, ha sempre avuto un particolare ruolo nel campo migratorio

• Per la posizione strategica nel Mediterraneo che l'ha resa uno dei nodi di quell'intensa mobilità che ha conferito unitarietà culturale alle civiltà del grande bacino marino. Poi è stata la dinamica demografica esistente nelle aree di frontiera settentrionali a conferire all'Italia un altro rilevante ruolo strategico. Le Alpi, ritenute a lungo una frontiera-barriera, nelle ricerche più recenti si sono rivelate l'altro grande spazio di comunicazione e di scambio, in virtù della radicata mobilità delle popolazioni locali. Si aggiunga l'incessante mobilità interna che, nonostante la reiterata frammentazione politica del paese, ha caratterizzato i rapporti fra diverse realtà, mettendo costantemente in contatto le popolazioni di differenti aree economiche e sociali. E infine, a conferire un altro ruolo decisivo all'Italia è stato il contributo predominante che in termini quantitativi il nostro paese ha fornito alle grandi emigrazioni europee dell'Ottocento- Novecento. Attualmente , l'Italia è diventata uno dei poli di destinazione dei flussi migratori internazionali, stimolati dalle grandi trasformazioni economiche e politiche del mondo contemporaneo. Ricordando il passato, bisogna dire che agli spostamenti di gruppi umani o di interi popoli si devono imputare gli incroci, le sovrapposizioni e interposizioni di gruppi etnici.

Delle migrazioni antiche rimangono testimonianze linguistiche, conseguenze visibili nella distribuzione dei gruppi etnici, riflessi negli usi e istituzioni sociali, come nel patrimonio culturale e nella diffusione di piante e animali.

Gli Indoeuropei dall'altopiano iranico iniziarono nel II millennio avanti Cristo imponenti migrazioni su due fronti: a est, entrarono nel Punjab e dilagarono nella pianura del Gange; a ovest le migrazioni indo-europee sono rappresentate dall'irruzione degli Achei sulle rovine della civiltà cretese e dalla successiva invasione dei Dori e dall'ondata celtica che investì l'Europa centroccidentale, mentre nella nostra Penisola gli Italici vennero a contatto con gli Etruschi.

In epoca classica ebbero un'influenza profonda e lasciarono tracce durevoli le colonizzazioni dei Greci in Asia Minore e nella Magna Grecia. La conquista romana portò in tutte le terre dell'Impero la lingua e le istituzioni di Roma.

Di fondamentale importanza per la formazione del quadro etnico dell'Europa furono le migrazioni dei popoli di stirpe germanica: nel V secolo essi dilagarono nelle terre dell'Impero. Nello stesso periodo, l'invasione degli Arabi nell'Africa Settentrionale sommerse in nome dell'Islam le preesistenti stirpi camitiche, imponendo la lingua araba e la religione islamica.

Assestatisi gli Indoeuropei, irruppero in Europa i popoli cavalieri delle steppe asiatiche, appartenenti alla famiglia uralo-altaica.

Alcune tribù turche, provenienti dalle steppe dell'Asia Centrale, erano penetrate entro i confini dell'Impero Bizantino fermandosi nell'Anatolia, destinata a diventare la loro patria definitiva. Nel tardo Medioevo i Turchi dilagarono nella Penisola Balcanica.

Altre migrazioni alterarono meno profondamente la struttura etnica dei paesi occupati. Ciò è vero per l'invasione dei Visigoti in Spagna e dei Longobardi in Italia; le Crociate ebbero scarsi effetti, poiché solo una piccola aliquota di partecipanti rimase in Terrasanta.

Le migrazioni dell'evo antico e dell'età di mezzo si effettuarono quasi tutte per via di terra. Ora ci si sposa con barche, navi ed aerei.

• Quello che dobbiamo considerare è che i migranti ci saranno sempre e che è necessario accoglierli, inserirli nel nostro tessuto sociale, aiutarli a capire le nostre leggi, nel rispetto assoluto dei Diritti umani. Nessun migrante è uno "straniero": è un altro da noi, cui anche a lui appartiene il mondo.

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Società