The Jesus factor. il “Fattore” Gesù nelle elezioni di G.W. Bush
The Jesus factor( il “Fattore” Gesù nelle elezioni di G.W. Bush).
Di: Maria de falco Marotta
Quanto ha pesato la professione di fede cristiana - il fattore
Gesù – nelle ormai concluse elezioni presidenziali americane che
hanno sancito il trionfo di George W. Bush?
Bè, tantissimo: i voti dei circa 80 milioni di protestanti
evangelici che in massa hanno scelto chi, come lui parla il loro
stesso linguaggio e ha fatto in Texas le stesse esperienze
religiose (nell'autunno del 1985, l'allora figlio- di papà
George W. Bush partecipò a un gruppo texano di studio della
Bibbia, trovando nella fede in Gesù la forza di abbandonare la
dipendenza dal bicchiere , disintossicandosi da alcol ed altro)
e impegnandosi in favore della famiglia e dei "valori
americani".
Lui, da allora, repubblicano per schiatta e per soldi( tanti e
fatti da George Bush senior con la Carlyle Group, per esempio,
che detiene un impero nel mondo, in quanto è una delle più
immense multinazionali militari e industriali, che fattura più
di 25 miliardi di dollari all’anno) non ha perso occasione di
dichiararsi «born- again Christian» (un cristiano rinato).
Seppure fedele alla Costituzione americana che stabilisce una
decisa separazione tra Chiesa e Stato, ossia tra le diverse fedi
e la vita pubblica, conserverà l'usanza di invitare a colazione
alla Casa Bianca i rappresentanti delle varie dottrine e pregare
con loro in pubblico, concludendo i suoi discorsi con il
tradizionale "God bless America" (che Dio benedica
l'America)?Non abolirà, di certo, le parole del Giuramento di
fedeltà che dal 1954 definiscono gli Usa "un'unica nazione sotto
Dio"( che bello, dirlo anche se in pratica si fa tutt’altro e
non c’è nessun’altra nazione sulla faccia della terra che
pratichi il consumismo più becero).
Allora, in termini spicci, quanto è pesato the Jesus factor(il
fattore Gesù ) in queste elezioni presidenziali?
In massa, come lo fu per sostenere The Passion di Mel Gibson,
hanno votato i circa 80 milioni di protestanti evangelici.
Infatti, in America, non si diventa presidente senza mostrarsi
frequentatori di una chiesa e senza riconoscere al fattore
religioso - qualunque sia - un ruolo importante anche per la
vita politica. Ciò è riconducibile alla storia del popolo e alla
cultura americane, le cui profonde radici sono puritane e
restano in perenne tensione con gli ideali illuministici di
uguaglianza e libertà.
Mai come oggi gli americani, con la loro cultura che pure è
penetrata nel mondo intero, sentono il bisogno di rafforzare la
propria identità e di manifestare il proprio patriottismo sotto
l’impulso dei valori ispirati dall’ideale, secondo il common
ground di una religiosità che cementa la loro democrazia.
Bush crede davvero che la "missione" americana nel mondo abbia a
che fare con una visione biblica e un mandato religioso( a
dispetto di quanti pensano che il mondo è laico, cioè
indipendente da qualsiasi dio). Per lui e il popolo americano,
la fede influenza la politica e la prassi: tout court. Che
piaccia o no agli europei, tra cui tanti italiani. La religione
negli Usa, più che come architettura di dogmi o principi, si
declina come stile di vita, come scelta di regole morali, come
prassi sociale tesa ad includere, per fare esempi, il
volontariato nei confronti dei più poveri e il firmare assegni a
favore di nobili cause, con l’aggiunta, nel 2004, di proteggere
l'identità culturale minacciata dai troppi immigrati islamici,
la sicurezza nazionale minata dal terrorismo, la difesa delle
truppe schierate in Iraq, proprio per combatterlo.
Infatti, durante la conferenza della sua vittoria, ha detto:.
“Sarò il presidente di tutti gli americani, quale che sia il
vostro credo, non conta se siete ebrei, cristiani, musulmani,
siete comunque americani”.
I valori morali hanno motivato più della metà degli elettori di
Bush, molto più della paura del terrorismo. i poveri d'America
hanno percepito i democratici come intellettuali arroganti sui
valori dell'etica: l'aborto e la ricerca sugli embrioni, la
famiglia e la questione gay, la preghiera nelle scuole e i Dieci
Comandamenti nei luoghi pubblici.
Infatti…
Le quattro "G" decisive
Quattro 'G' hanno riaffermato George W. Bush alla Casa Bianca:
God, gays, guns e grizzlies (Dio, gay, pistole e orsi bruni che
stanno per ambientalismo) sono i quattro temi principali che
hanno mobilitato una galassia di americani socialmente
conservatori: famiglie regolarmente sposate, elettori delle aree
rurali, gente con le armi in casa e che frequenta la chiesa. Il
popolo della “Passione” ha votato chiaramente, per proibire i
matrimoni omosessuali con percentuali contro i matrimoni gay e
lesbici che superano il 75 per cento, nella maggioranza degli
Stati. Bisogna poi tener presente che il conservatorismo
americano è nato e si è sviluppato attorno a valori
irrinunciabili, quali famiglia, affari e credo, non avendo una
comparazione in nessun altro partito europeo, al contrario di
quanto avviene per i “democratici”, che possono essere
riconducibili, per programmi ed idee, a molti partiti politici(
chiedetelo alla Sinistra italiana, quale cocente delusione è
stata la sconfitta di Kerry). Negli Stati Uniti la destra non è
una questione di classe sociale, ma di valori. I repubblicani
sono un enorme partito di massa a larghissima partecipazione
popolare, con una base composta dai “church- going patriot” (i
patrioti che praticano la religione, contrari all’aborto e
sostenitori dell’unità della famiglia e del business). Essi
condividono i valori della Patria, ritenendo il porto d’armi un
diritto costituzionale e individuano nel terrorismo islamico il
vero nemico, in passato rappresentato dalle dittature sovietica
e nazista. C’è, da quando l’America è l’America sempre una
specie di “Allarme rosso” da individuare man mano che passano i
tempi.
Chi è George W.Bush.
Il 43esimo presidente degli Stati Uniti d'America è nato il 6
luglio 1946 a New Haven, in Connecticut. La sua è una famiglia
dalle solide tradizioni politiche, il padre, George Bush senior,
è stato anch'egli presidente degli Stati Uniti dal 1988 al 1992,
mentre la madre, Barbara Bush, ha un fratello minore attualmente
governatore della Florida.
Fedele alle tradizioni che si radicano nella morale protestante
di stampo metodista, la sua carriera scolastica ricalca le orme
paterne, essendosi laureato dal 1968 all'università di Yale,
come il padre. In seguito, proseguendo gli studi, ha ottenuto un
master in business administration all'università di Harvard.
Grazie a giornalisti dinamicie avventurosi, nella sua vita
giovanile sono state “scoperte” alcune “ombre”(non quelle che si
bevono a Venezia), oltre a qualche ragazzata episodica, cui non
è estraneo, anche l'uso di alcune blande sostanze stupefacenti(
lo stesso, pare, che ha fatto una sua intraprendente figlia).
L’ approccio alla dimensione politica è estremamente pragmatico
ed è nota, la sua avversione verso tutto ciò che è
eccessivamente intellettualistico, come pure per la categoria
dei politici in genere. Per giustificare questo tipo di
atteggiamento, si è accreditato agli occhi dell'elettorato come
un professionista che si presta alla politica per servire il suo
Paese(Ha lavorato nella società petrolifera "Spectrum
Corporation" nel Midland e, fino al 1986, nell'industria
energetica Harken Energy Corporation) La sua immagine si è
costruita a partire da un modello che corrisponda in tutto e per
tutto alla dimensione media dell'elettorato americano( tra
l’altro, la passione per il baseball che nel 1989 gli ha fatto
acquistare, con un gruppo di soci, la squadra di baseball dei
Texas Rangers).
La sua carriera politica inizia nel 1978 quando si candida nel
partito Repubblicano per farsi eleggere alla Camera dei
rappresentanti del Texas, cosa che gli riesce. Nell'88, ormai
pratico di quel mondo che tanto detesta, cura come consigliere
la campagna elettorale per le presidenziali del padre.
Nel 2000, invece, si propone alle elezioni presidenziali, contro
l'attuale vicepresidente Al Gore, democratico. Fu una delle
campagne in assoluto più sofferte della storia americana, non
solo per l'esiguo scarto di voti fra i due, ma anche per alcune
deficienze del sistema elettorale.
Nel gennaio 2001, Bush junior si insedia alla Casa Bianca, con
un programma che prevede una massiccia riduzione delle tasse
(particolarmente sui redditi più alti), una riforma della scuola
che attribuisce maggiori poteri e fondi agli Stati federali, una
politica di contrasto contro l'aborto, un decentramento dei
controlli anti- inquinamento e l'ampliamento di ricerche
petrolifere in Alaska. Sul piano internazionale, invece, è
favorevole alla ripresa del piano per lo "scudo stellare", a un
ripensamento dei rapporti con la Russia, al disimpegno nei
Balcani. Nei mesi successivi le linee di Bush trovano
applicazione in alcuni importanti momenti istituzionali: la
richiesta (contrastata dall'UE e dal Giappone) di dibattere
ancora il protocollo di Kyoto sull'ambiente e l'opposizione, in
sede ONU e la regolamentazione della vendita delle armi leggere.
Sul versante estero, inoltre, si mostra subito a muso duro con
la Cina e con l'Iraq, incentivando le spese militari.
Saggiamente, però rassicura le mamme americane sull'utilizzo dei
loro figli in missioni di guerra(e in Iraq ne stanno morendo
tanti) solo nei casi in cui sia in gioco l'interesse nazionale.
Durante il discorso nella sede della camera dei rappresentati
del Texas, Bush dice di voler creare: "un'America che sia
istruita, così che ogni bambino abbia le chiavi per poter
realizzare quel sogno; e un'America che sia unita nelle nostre
diversità e nei nostri valori condivisi che sono più grandi
della razza o dell'appartenenza di parte. L'America - dice
ancora - deve incoraggiare la stabilità da una posizione di
forza, mettendo la sicurezza nazionale al primo posto e
impegnandosi a sviluppare il sistema di difesa missilistico".
George Bush jr, inoltre, si è trovato ad affrontare di recente
una delle crisi più gravi a cui sia andato incontro il suo
Paese, ossia gli squilibri derivanti dagli attacchi terroristici
e dalla loro lotta. Sono naturalmente ancora aperti i giudizi
sulla politica che ha portato avanti in questi mesi. La sua
ultima vittoria, schiacciante, che per la seconda volta lo
insedia alla Casa Bianca, fanno pensare che agli americani piace
tenere i piedi saldamente affondati nelle loro tradizioni e che,
ancora, il “fattore” Gesù, è l’ago della bilancia per il
prossimo futuro.(Fonte www.biografieonline.it)
La Chiesa evangelica americana
Appartiene, seppure con sue proprie connotazioni, alle chiese
nate dalla "Riforma" e dai successivi movimenti di risveglio.
La dottrina base è quella della Bibbia: unica autorità in
materia di "verità di fede" (Giovanni 17:17 e Galati 1:9).
Il fondamento è in Cristo Gesù (Atti 4:11-12) che è capo della
Chiesa (Efesini 1:22), unico "Signore e Salvatore" (Romani 10:9,
Atti 4:12), unico mediatore tra Dio e gli uomini (I Timoteo 2:5)
ed è Lui che ci ha fatti re e sacerdoti per il nostro Dio
(Apocalisse 5:10).
La salvezza è per grazia e non per opere (Efesini 2:7-8). Lo
Spirito Santo che ha avuto una azione preminente nella
fondazione della chiesa (Giovanni 15:26-27) è guida (Romani
8:14, Giovanni 16:13) e ci trasforma a immagine di Gesù (II
Corinzi 3:18).
Le diverse chiese sono caratterizzate da varie forme di
"governo" e da particolari strutture. La preghiera è molto
intensa e, nella maggior parte delle chiese, è basata su
espressioni spontanee di ringraziamento, lode, adorazione e
intercessione, generalmente accompagnate anche da manifestazioni
fisiche (braccia alzate - danza) (I Timoteo 2:8). Nelle chiese
di tipo "pentecostale", ha grande importanza la preghiera in
"spirito" (glossolalia) e la manifestazione dei carismi (I
Corinzi 12:1-10).
Tutte le chiese evangeliche praticano un continuo studio della
Bibbia e hanno come scopo principale l'evangelizzazione, per
diffondere nel mondo la Parola di Dio.
E, per quanti desiderano capire il “perché” della vittoria di
G.W.Bush, che ha un’equipe preparatissima che gli ha stilato
anche la “preghiera” di ringraziamento per essere stato ancora
una volta eletto, si entri nel suo Sito:
http://www.presidentialprayerteam.org .
C’è da mettersi le mani nei capelli( per chi ce l’ha)!.
Maria De Falco Marotta
GdS 10 XI 2004 - www.gazzettadisondrio.it