The Bourne Identity



Dopo Swingers, il regista Doug Liman si confronta con un genere,
la spy story, che bisogna riconoscere non essere certo dei più
facili, se non altro per l’ipersfruttamento che ha avuto negli
ultimi 50 anni ed a diversi livelli, dalla saga storica
dell’agente Bond alle rivisitazioni in chiave seria o semi seria
dei vari “True Lies” o “Nemico Pubblico”, al recente “Spy Game”,
fino ad arrivare ai “B-movie” dei quali grazie a Dio, nella
cinematografia americana soprattutto, si perdono rapidamente le
tracce.


La difficoltà in questo caso quindi consisteva nell’essere
credibili, originali e non ripetitivi, e tutto sommato il
risultato è apprezzabile, ed il film risulta dinamico, veloce,
avvincente ( oltretutto la scelta della location europea è
azzeccata per il pubblico U.S.A.,perché dà quel tocco di esotico
e straniero che ovviamente a noi non dà).


A parte la solita orgia di effetti speciali, la sceneggiatura
regge con qualche perdonabile calo, gli attori fanno la loro
parte senza esagerare (il che in un action movie è decisamente
importante), una buona fotografia e la colonna sonora di John
Powell e Joel J. Richard (“D-Tox”, “Shrek”, “Mi chiamo Sam”
ecc..) mettono la classica ciliegina su una torta che si lascia
mangiare senza troppa fatica.


Una nota di merito particolare infine, per un grandissimo volto,
un’altro di quegli attori che potrebbero reggere un film intero
senza dire una parola: Chris Cooper (“il pariota”, “l’uomo che
sussurrava ai cavalli” ecc.), che nei panni dell’agente Conklin
gioca magistralmente un’altro ruolo da cattivo carismatico.
Mirko Spelta


               

Per comunicazioni all'autore della recensione:

               
ginodilegno@inwind.it



GdS 28 XII 2002 
www.gazzettadisondrio.it

Mirko Spelta
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