Se la danza diventa magia (VENICE CARNIVAL, Oriental Express, February 7-24, 2004)

Acclamata come una danzatrice di rara bravura dagli artisti e
conoscitori indiani ed europei, Shantala unisce una tecnica
perfetta con una morbida grazia e un’incredibile sensibilità.
Dall’età di 13 anni, ha lavorato con alcuni degli artisti più
famosi del nostro tempo, quali Maurice Bejart, Peter Brook,
Bartabas, Pina Bausch.

Come lei balla, con leggerezza e grazia, riempie lo spazio con
la sua vivacità e la sua gioia. Tutta la sua persona, la sua
faccia esprimono i suoi sentimenti interni: una tenerezza che è
uguale al suo talento e all'intelligenza eccellente che
oltrepassano i confini della tecnica, toccando le profondità del
nostro essere. Con lei, il ballo è più di un'arte che si mostra:
diviene un modo di essere.


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Shantala Shivalingappa, ci puoi dire qualcosa della tua vita e
delle tue attività?

ShSh : sono una danzatrice indiana nello stile classico del
Kuchipudi, del sud dell’india. Sono nata a Madras però vivo a
Parigi che è la mia residenza principale. Trascorro circa sei
mesi all’anno in India per preparare le mie creazioni con i
musicisti che vivono a Madras. In Europa, poi, porto i miei
spettacoli.


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Quali sono le caratteristiche del Kuchipudi, le differenze e i
punti in comune con il Bharata Natyam, la vostra antica danza?


ShSh : Il Kuchipudi è uno degli stili classici della danza
indiana. Originario del sud dell’India, si è sviluppato nello
stato d’Andhra Pradesh, in un villaggio dal nome Kuchipudi.

Come il Bharata Natyam e le altre maniere antiche dell’India,
trova la sua radice nel Natya Shastra, trattato di drammaturgia
vecchio di più di 2000 anni, in cui vi è una codificazione
precisa della danza e dell’arte teatrale. Il Bharata Natyam, ha
una danza pura ed una narrativa, però il Kuchipudi è più vivo,
più veloce, più ritmico, molto ondulante, assai grazioso, mentre
il primo è più geometrico. Il Kuchipudi attinge di preferenza i
suoi canti nella tradizione poetica e lirica della lingua dell'Andhra
Pradesh. Il mio maestro è il Guru Vempati Chinna Satyam, nato in
una famiglia di artisti del villaggio di Kuchipudi. Egli ha
fondato a Madras la sua scuola da più di trent'anni: la
“Kuchipudi Art Academy”. Ha rivitalizzato lo stile Kuchipudi,
epurando la modificazione dei passi di base ed aggiungendo una
sua personale impronta, il gusto di un talento e di una
leggiadria inaudita, di un'immaginazione e di una creatività
rara. Il risultato è una tecnica di una forza, di una precisione
e di un grazia estremi. Ho il grande privilegio d’averlo appreso
da lui e di poterlo far conoscere oggi nel mondo.


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A che età hai cominciato a danzare?

ShSh : ho iniziato molto presto verso i sei- sette anni, con mia
madre la danzatrice Savitry Nair, che insegna a Parigi da più di
vent’anni. Lei mi ha instradata e mi ha formato per dieci anni
nello forma Bharata Natyam. In seguito ad un soggiorno a Madras,
mi ha invogliata ad apprendere una variazione del Kuchipudi,
nella scuola del maestro VCS. Fu per me una rivelazione.
D’impulso sentii una passione per questo modo così preciso,
fluido e pieno di armonia. Così decisi di studiarlo e di
divenirne una professionista. Avevo 17 anni. Da allora, ho
regolarmente trascorso più mesi lì per perfezionarlo.


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Hai pertinenti nozioni musicali e quali?

ShSh : L’intero apprendimento della danza indiana è inseparabile
da quello di una musica e dal sistema ritmico, oltre che dai
testi letterari dell’induismo. Danza e musica sono strettamente
connessi. Non si tratta solamente di danzare al suono della
musica, ma verosimilmente, di far danzare la musica dentro il
tuo corpo. La nozione di musicalità è assai importante per
donare vita a un recital di danza. Una danzatrice deve conoscere
le differenze tra le norme e i modi musicali. Inoltre, è tenuta
a conoscere le storie mitologiche che si raccontano con le
danze. A ciò, se vi aggiungiamo un buon maestro che può
insegnare correttamente il sistema ritmico che è la stella di
fondo di tutta la coreografia, avremo il meglio.


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Qual è il training di una tua giornata ordinaria, ammesso che
una stella come te l’abbia?

ShSh : quando sono in India, la giornata è normalmente riempita
dai corsi di perfezionamento. Si comincia molto presto al
mattino, per evitare i colpi di calore. Il training dura dalle
due o tre ore. Di pomeriggio noi ripetiamo ciò che poi porteremo
nello spettacolo. Poi seguo un corso di canto tre volte la
settimana. Invece a Parigi mi alleno da sola la mattina, anche
con il canto.


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Che consigli daresti a un ragazzo/a che vorrebbe avventurarsi
nella danza Kuchipudi ? Quali qualità dovrebbe avere e cosa
evitare?

ShSh :Come tutte le pratiche fisiche, sportive, la danza chiede
una grande disciplina corporale e mentale. Mia madre mi ripete
giornalmente che vi è il 95% di respirazione e il 5% di
ispirazione. Penso che se vi è un po’ d’amore e di rispetto per
ciò che si vuole imparare, la disciplina viene da sé. E’
importantissimo trovare anche un valido insegnante. Credo che
nella danza come in altre cose, se uno mette tutto il suo cuore,
la sua volontà, la sua sincerità, non potrà che riuscire.

Una qualità oltremodo necessaria è l’osservazione: poter
osservare con intelligenza e precisione e poter assimilare e
riprodurre dall’osservazione.

Pensi che l’avvenire della danza indiana, avrà più occasioni di
mostrarsi nel mondo? Sarà probabile l’incontro del Kuchipudi con
altre forme tradizionali o contemporanee? In questo modo, la
dimensione spirituale e sacra della danza classica indiana non
rischia di essere sminuita?

ShSh: Inevitabilmente, in seguito al fenomeno della
“mondializzazione” che permette l’incontro tra artisti con
orizzonti differenti, la fusione di stili e di tecniche è sempre
più diffusa. E’ un passo tanto interessante ed allettante, ma
altrettanto difficile. Penso che sia arduo creare qualche cosa
di una vera qualità in questo campo. Certamente, gli esperimenti
che sono in opera, prova che ci si potrà arrivare.
Personalmente, sono per un lavoro di ricerca in questa
direzione, pure guardando, da un altro lato e con un grande
rigore, lo stile in tutta la sua purezza. In quanto alla domanda
della dimensione spirituale e sacra della danza indiana,
considero che questa dimensione è vivente per il modo di
accostarsi, di vivere la danza. In India, essa non è solamente
un'arte di scena, è il prolungamento di un modo di vivere, di
una fede, di una pratica spirituale. La danza, non solamente
quella indiana ma ogni danza, è sacra se la si vive come tale
nel nostro quotidiano.

Chi è

Shantala Shivalingappa è nata in India, a Chennai, ed è
cresciuta a Parigi.

E’ un esempio tipico di come si può essere figli/ie dell’Oriente
e dell’Occidente. Vissuta in un mondo pieno di danza e musica,
cui è stata indirizzata fin dalla tenera età dalla madre, la
ballerina Savitry Nair, ha un master in danza moderna, danza
classica, le due forme classiche di danza Indiana e teatro
shakespeariano, oltre ad un master in antropologia. Parla 7
lingue ed ha solo 25 anni.

E’ stata con la compagnia di Brook, negli Stati Uniti, in quasi
tutta l’Europa, in Giappone con un cast internazionale. Ha anche
ballato in spettacoli classici francesi come Surena di Corneille
e si è esibita come guest dancer in O DIDO di Pina Bausch. Si
adatta al mondo occidentale mantenendo però un contatto forte
con le sue radici culturali. La danza è nei suoi geni in quanto
la madre è una ballerina di kuchipudi e bharata natyam della
scuola di Kalakshetra nel Chennai.

Per lei il ballo ha una valenza alta: “E’ un’esperienza
spirituale”, dice. Trascorre 6 mesi in India ad esercitarsi con
i suoi musicisti e allestendo spettacoli, per esibirsi, il resto
dell’anno, in Europa.

Quando le si chiede come fa ad affrontare così tante prove,
risponde: “Le considero tutte come necessarie per il mio studio
, in quanto la danza indiana è molto teatrale. La danza indiana,
racconta storie attraverso le emozioni espresse con il corpo”.

Quando le viene chiesto cosa si prova ad essere un’indiana che
vive a Parigi, dice di amare l’intenso stile di vita dei
francesi. Se interpellata sulla sua eredità hindu afferma che
per lei l’Induismo è più di una religione, è uno stile di vita.
Ha l’immagine di Ganesha intorno al collo e dice che “Tutte le
danze indiane sono per prima cosa una preghiera, una forma
d’arte sacra. Danzando, si accende la lampada e si balla per
Dio”

Per chi volesse saperne di più cliccare su: www.kuchipudi.com.
Maria &
Elisa Marotta


GdS 2 III 2004 - www.gazzettadisondrio.it

Maria & Elisa Marotta
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