Robert Combas, un pittore che mette allegria

Una fantasia che ci riporta al mondo perduto dell?infanzia - Chi è Robert Combas - Domande & Risposte


Una fantasia che ci riporta

al mondo perduto dell’infanzia


Nato nei 1957 a Lyon, attualmente residente a Parigi, Combas ha
a! suo attivo una serie eccezionale di mostre presso i più
prestigiosi centri d'arte e gallerie europee ed americane.

Tra le principali, ricordiamo quelle da Eva Keppel (Dusseldorfj,
Swart (Amsterdam), Yvon Lambert (Paris), Leo Castelli (New
York), Marilena Bonomo (Bari), Pellegrino (Bologna), il
Capricorno (Venezia), Holly Solomon (New York), Krìnzinger (Innsbruck)
e ancora al Museo di Groningen, alla Tate Gallery di Londra, al
Musée d'Art Moderne di Parigi, alle varie Fiere di Basilea,
Parigi, Dusseldorf, e a Venezia., collaterale alla 51.ma
Biennale d’Arte, promossa dal Comune e da IKONA VENEZIA, vi è
MOTS D'OREILL, un ciclo di 10 tele di grandi proporzioni e una
scultura di 6 metri d’altezza. La mostra è organizzata da Guy
Pieters Gallery con Ikona Venezia.

Oltre che “vedere”, si possono anche “visitare” i lavori di
questo impudente artista che sa ben manovrare le strutture
multimediali.

Perché ci piacciono i suoi lavori?

E’ semplice. La sua fantasia, così elementare e straordinaria ci
riporta al mondo perduto dell’infanzia, di quando si giocava con
niente e tutti si era felici.


Chi è Robert Combas


Nato il 25 maggio 1957 a Lione, Robert Combas passa infanzia e
adolescenza a Sète. Dal 1980 vive e lavora a Parigi.

La sua arte apporta all’alba degli anni ’80 una nuova pittura
figurativa. Presente sulla scena artistica dal 1979, egli è il
creatore di un movimento chiamato Figurazione Libera, a cui
aderiscono: Rémi Blanchard, François Boisrond ed Hervé Di Rosa.
Una pittura completamente volta alla libertà, che parla della
società contemporanea, della violenza, della sessualità, della
sofferenza dei popoli, ma anche dei loro vizi e virtù.

La sua pittura si ispira alla musica rock - di cui l’artista è
un grande amatore - alle immagini popolari, alla letteratura per
l’infanzia, anche ai manuali scolastici su cui molti hanno
costruito la prima istruzione, una sorta di cultura popolare
accessibile a chiunque.

A Venezia Robert Combas ha esposto un ciclo di 10 tele di grandi
proporzioni e una scultura di 6 metri d’altezza.

Il suo Sito: www.combas.it è molto divertente, varrebbe la pena
di visitarlo.


Domande & Risposte


-
Robert, la tua pittura è così “strana” e allegra. Ce ne spieghi
il motivo?

Ho sempre dipinto e disegnato. Sono andato alle Belle Arti a 9
anni. Però il mio lavoro viene piuttosto dagli " scarabocchi "
della scuola che da quello che ho fatto alle Belle Arti. Sono
stato un alunno piuttosto mediocre. Ho avvertito prepotentemente
il bisogno di dipingere. E, per fortuna, ho incontrato degli
uomini che mi hanno portato a farlo. Mi è difficile citare dei
nomi. Così, alla buona, provo ad essere un espressionista degli
anni 80.

-
Tu dici che ti sei ispirato ad altri, però sei talmente
originale e divertente!

Ho voluto fare sempre qualche cosa di completamente nuovo, ho
sempre avuto il bisogno di distinguermi rispetto agli altri.
Sono una specie di " dandy ".

Ho pensato che il mio lavoro doveva funzionare, l'ho difeso
fermamente e questo , alla fine, mi ha dato ragione.

-
Cosa provi quando dipingi?

Oso veramente fare del nuovo, sperimento ad uscire da me stesso
e di non occuparmi della somiglianza con qualcuno. Mi sforzo ad
essere il più onesto possibile. Nell'arte si pensava che era
impossibile fare qualche cosa che non si potesse spiegare. Alle
Belle Arti pensavano così, io ho voluto dimostrare il contrario.
Verso i 20 anni mi sono sbloccato da un lavoro di massa, sono
arrivato al diploma, non avevo niente da intellettuale, però
davanti a me avevo un lavoro enorme.

-
In breve, come sei cresciuto?

Appartengo ad una famiglia composta da sei figli più mio padre
che era operaio, e mia madre casalinga. Sono andato al liceo
fino a 17 anni, poi sono ritornato alle Belle Arti di Sète per
un anno e, successivamente, alle Belle Arti di Montpellier dove
ho trascorso cinque anni, fino al diploma. Solo durante gli
ultimi anni, ho cominciato i miei primi lavori che sono
diventati ciò che si è chiamato poi la “rappresentazione libera
" . I professori mi controllavano abbastanza spesso, ma ero
libero, facevo ciò che mi piaceva. La prima tela che ho fatto
l'ho cambiata parecchie volte, ridipingevo sopra senza mai
fermarmi , poi l'ho divisa in 4 parti, poi in 3…Dopo questa tela
ho cominciato a farne di molto libere, molto colorate,
abbastanza violente e con molti personaggi che erano spesso
briosi di battersi o di farsi degli scherzi, facevo
dell'umorismo nero. Da piccolo mi sono divertito a disegnare
molte battaglie, scarabocchiavo sui tavoli della scuola, facevo
dei graffiti sui quaderni. Le mie prime tele sono state "
Battaglia di cow-boy contro indiani", " giapponesi contro
americani ", Battaglia navale ".

Vuoi fare lo spregiudicato, però “qualcuno” ti ha dato un imput,
o no?

Il mio diploma di pittura ad Etienne l’ho sostenuto davanti ad
una giuria in cui c'era Bernard Ceysson direttore del museo di
Etienne, il mio lavoro gli è piaciuto molto e mi ha proposto di
partecipare ad un'esposizione al museo dal titolo: “Dopo il
Classicismo ". Quando ho chiesto perché me la proponeva, mi ha
risposto che in Francia non c'era ancora nessuno che faceva
questo genere di pittura e che la mia pittura si avvicinava
molto all'idea della "Transavanguardia" italiana e dei " Nuovi
Fauve " tedeschi, pure avendo niente da vedere con essi. Ho
accettato, ho incontrato Bruno Bischofberger, Daniele Templon e
altre persone che hanno guardato con interesse le mie tele.
Così, poi, sono finito a Parigi, dove ho conosciuto altri
artisti con cui poi ho formato un sodalizio.

-
Ti riconoscono come l’inventore di una nuova corrente artistica:
“Rappresentazione libera”. Ci spieghi cos’è?

La rappresentazione libera è una pittura che non rinnega gli
istinti primitivi dell’artista, né la sua cultura.

Per me una tela può essere influenzata dai pubblicisti naif
africani, da una illustrazione di un libro di scuola elementare,
mescolata a Picasso o a Mirò o anche da un disegno di Viale,
oppure dalle scritture arabe, molto DUBUFFET o Cobra.

La Rappresentazione Libera, è fare ciò che si vuole più
possibile, personalmente, liberamente. Ma anche divertirsi,
essere rilassati, servirsi di tutte le altre tecniche senza
complessi e migliorarle secondo la propria fantasia.

Si può, per esempio, aggiungere su un disegno venuto male, il
nero per nascondere le imperfezioni. Oppure, tanto per
richiamare qualcosa di classico, disegnare un eroe divertente e
il giorno dopo cancello tutto per dipingere una grande tela
sulla battaglia di Waterloo ".

-
A chi pensi di somigliare?

" Non sono Hergé, né Andy Warhol né come quasi tutti i grandi
pittori che restano spesso prigionieri di una forma di pittura
di moda che non cambia tutta la loro vita. La vita invece è di
cambiare, cambiare automobile, cambiare la donna, cambiare i
calzini, cambiare lo slip. Si deve cambiare Allora spesso
bisogna cambiare la pittura, il disegno, l’idea applicata a un
giorno, l'indomani non va più, si può diventare indisciplinati e
cambiare tutto. Si può prendere il caffè nel giardino col suo
vicino ma non la sua donna e tutto il suo destino.

Come Jules Vernes, senza uscire da me sono andato a Tombouctou "

-
Quali sono le tue fonti di ispirazione?

La mia pittura cerca il feeling nel rock. Esso è il ritmo, è il
batterista pazzo nella giungla e la danza vudù, sono i Rolling
Stones che copiano i vecchi pezzi dei neri, dei blues-men e
senza volere, creano una musica nuova. Io, è un poco così per la
pittura, avere il ritmo (feeling) delle scritture e delle
pitture pubblicitarie cinesi, arabo, mediterranee. Ma anche il
Dadaismo, l'arte Grezza, l'arte Negra quello dei pittori
pubblicisti naifs di Haiti, dell'Africa, del Sudamerica, della
Jamaica , l'arte povera, il Rock and roll, la Rock Cultura,
l'arte dei Disadattati (mongoloidi), Picasso, l'espressionismo,
l'impressionismo…. Tutto posso mescolare, perché vivo in un
mondo di realtà, dove la mia pittura non è che una prova verso
un linguaggio universale.

-
Quali sono i tuoi argomenti preferiti?

La mia libertà si esprime nella molteplicità degli argomenti
abbordati: classici come i ritratti, le scene di battaglie, i
bestiari, i paesaggi o scenari e " le scene di genere”. Per me,
tutto è scatto di immaginario: una donna, un argomento storico o
di attualità, un scenario un animale o un scena "
inclassificabile " sgorgati del mio inconscio. Ci sono delle
tele dove improvviso senza avere un soggetto, altre dove
realizzo un'idea che ho già.

Ascolti, qualche volta, i consigli dei tuoi galleristi?

Ho fatto molte esposizioni " a tema ". Alla partenza, è il mio
gallerista Yvon Lambert che mi ha suggerito degli argomenti e
ciò mi piaceva di esplorare dei temi più in profondità come: "
il bestiaire ", " le tele del Louvre ", " i ritratti dell'arte
", " La guerra della Troia ", " i santi ". Ho fatto
un'esposizione ad Albi in omaggio a Tolouse -Lautrec e su
Brassens nella mia città a Sète, un'esposizione sulla Musica ,a
Parigi al Fondazione Coprim.
Maria & Enrico Marotta



INFORMAZIONI

Tel. +33 4 93 32 06 46 -
Fax: +33 4 93 32 70 81 -
info@combas.it

Tel. 041 5205854, Venezia, Magazzini del Sale, dal 10 giugno
2005 al 25 settembre 2005, 11.00 - 19.00 Giorni di chiusura:
lunedì; Tel. +33 4 93 32 06 46 Fax: +33 4 93 32 70 81
info@combas.it .

ikonavenezia@ikonavenezia.com .

INGRESSO LIBERO .


GdS 20 VII 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Maria & Enrico Marotta
Società