La rinascita del Sudafrica. Anche a cinema
L'accordo
di coproduzione cinematografica
tra Italia e Sud Africa
A dieci anni dalla liberazione, dalla fine dell’apartheid, tra
l’Italia e il Sud Africa durante la 61.ma Mostra Internazionale
d’arte cinematografica di Venezia, è stato siglato un accordo di
coproduzione cinematografica tra i due Paesi, il primo in
assoluto.
Venezia è tradizionalmente punto d’incontro ed eccezionale
vetrina sul mondo per presentare i film al grande pubblico;
novità tecnologiche, eventi ed ogni proposta che coinvolga gli
addetti ai lavori del cinema.
Il programma della Mostra ogni
anno è denso di eventi e rassegne collaterali e diventa
difficile, a volte, riuscire a seguire ogni disegno di legge al
di fuori dell’iter ufficiale. Indubbiamente, il suo merito è
quello di avere un alto standard qualitativo che le fa acquisire
credibilità maggiore ogni anno, per cui il Lido diventa
palcoscenico ideale anche per importanti presentazioni ufficiali
di accordi, normative, nuove leggi che riguardano il cinema.
Degno di nota sicuramente è l’importantissimo accordo di
coproduzione cinematografica tra Italia e Sud Africa.
Presentato all’interno delle “Giornate degli Autori” la cui
realizzazione è stata affidata al critico e direttore di
festival Giorgio Gosetti, è un nuovo spazio di cinema libero,
una rassegna di nuovi film inediti e di incontri a tema dedicati
al mestiere del cinema.
L’accordo stilato tra l’Italia e il Sudafrica per le produzioni
cinematografiche di cui il tanto amato paese di Mandela, vero
faro di luce per la fraternità e il perdono tra i popoli, è
in assoluto il primo che il Sud Africa sottoscrive con un Paese
europeo.
Questo permetterà di fare delle coproduzioni cinematografiche
non solo tra l’Italia ed il Sud Africa ma tra il Sud Africa ed
altri Paesi europei.
L’iniziativa è stata promossa dall’ANAC (Associazione Nazionale
Autori Cinematografici) e il documento è stato firmato dal
Ministero dei Beni Culturali italiano con il National Film Video
Foundation che per conto del dipartimento dei beni culturali sud
africano si occupa di cinema.
Naturalmente questo evento avrebbe meritato più attenzione da
parte della cultura in generale, perché il mondo intero è a
conoscenza delle tragedie subite dai sudafricani e dar loro una
mano, soprattutto nel campo più creativo, libero, senza
frontiere qual è il cinema, è di certo un gesto magnifico di
profonda interculturalità che allarga, anzi cancella sempre più
i confini tra gli esseri umani, qualunque sia la loro razza, la
politica, la religione.
Tra gli Intervenuti alla presentazione dell’accordo, il
presidente del National Film Video Foundation, Edde Imbalo,
Dimitri Martinez, Francesco Maselli ex presidente fondatore
della Federazione Europea degli Autori, Luciana Castellina, già
presidente di Italia Cinema, l’agenzia di promozione del cinema
italiano all’estero, Antonio Falduto.
Alcuni punti fondamentali dell’accordo
Durante l’incontro, sono stati illustrati alcuni punti
fondamentali dell’accordo tra il Sud Africa e l’Italia da Edde
Mbalo.
La prima condizione per la produzione che riterrà di dover
realizzare in Sud Africa un film, a girare sia una produzione
locale che richieda al dipartimento sud africano il
“rebate”(rimborso), mentre si chiede che siano spesi sul posto
almeno 3,5 milioni di Euro.
Alla fine della produzione, quando il film è completato, il
produttore recupererà il 15% di ciò che ha speso in Sud Africa,
sperando che il produttore conservi quel 15% in Sud Africa in
modo tale da poter fare un altro film o altrimenti lo recupererà
attraverso la Banca Nazionale Sudafricana.
Altro caso previsto è che una coproduzione potrà riavere fino al
25% di ciò che si è speso. E’ chiaro che nella lista delle
uscite che vengono fatte in Sud Africa, sono incluse quelle per
le location, lo staff, le production facilities etc, una vasta
gamma di voci specificate nell’accordo per tutto quello che
riguarda la produzione del film.
Si possono presentare fino a 3 progetti (Dai, italiani
avventurosi che avete sempre amato l’Africa, e vi siete battuti
per la libertà del popolo di Mandela, tentate la nuovissima
avventura!), in cui spendere i 3,5 milioni di euro, a condizione
che i tre progetti siano completati in un periodo di 12 mesi.
L’anno viene conteggiato a partire dall’inizio delle riprese e
finisce con il taglio del negativo. L’accordo è fatto per quelle
compagnie che possono garantire queste condizioni. Avendo la
possibilità di co-produrre, anche i film locali possono
accedere a questi schemi di incentivi.
Domande & Risposte
Non è necessario presentare le singole persone, essendo problemi
che concernono il mondo del cinema, specie dei registi e dei
produttori, però le loro richieste aiutano a capire meglio
“dove” si aggira oggi il cinema non solo italiano.
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In questa sessione si è presentato un accordo, per la prima
volta, un accordo che è stato firmato da poco e che è tuttora in
discussione sotto certi aspetti. Quale tipo d’esperienza c’è
stata con i registi africani. Non ci sono mai state vere intese
con l’Africa dal punto di vista commerciale, come si è svolto
invece dal punto di vista culturale il rapporto con la
cinematografia africana? Che cosa ne sappiamo noi di tutta
l’Africa sud- sahariana? Che tipo di rapporti ci sono stati tra
i registi italiani e quella cinematografia?
Citto Maselli: Io qui parlo soprattutto come ex presidente
fondatore della Federazione Europea degli Autori.
Noi abbiamo fatto sempre un grande lavoro da 24 anni a questa
parte, un grande lavoro di allargamento dello scambio delle
esperienze, in questo senso noi abbiamo già avuto molti rapporti
con i colleghi sud- africani ed in altre occasioni. E’ stato
sempre un rapporto molto contorto. Dell’accordo odierno mi
preoccupano le cifre: perchè 3,5 milioni di Euro è una cifra
molto alta che rischia di incoraggiare soltanto le grandi
produzioni. Tutti noi lavoriamo nella Federazione Europea degli
Autori e l’Associazione Italiana degli Autori per promuovere
soprattutto un cinema di costo medio, medio basso, ma certamente
non lavoriamo per Aurelio De Laurentis che si può permettere
certe produzioni (simpaticissimo, amico, io ho fatto 3 suoi
films) ma è un produttore che lavora sugli alti costi e si
potrebbe permettere tranquillamente 3,5 milioni di Euro.
Non è tranquillizzante sapere che 3,5 milioni di Euro sono per
tre opere, è un grande sollievo ma, pensare che ogni progetto va
dal primo giorno di lavorazione al taglio del negativo, è un po’
strano... Io nei 15 film che ho girato in vita mia, impiego
circa un anno per il montaggio, per arrivare al taglio del
negativo da quando ho finito di girare e miei colleghi , più o
meno, impiegano lo stesso tempo...cioè noi registi italiani
abbiamo un certo modo di ragionare sui tempi (Bè, si sa che gli
italiani se la prendono “comoda” soprattutto quando è lo Stato
che rifonde i mezzi. E questa non è un’accusa, ma è un dato di
fatto il ricordare qualcosa di cui tutti coloro del mondo del
cinema sono a conoscenza. Non per difendere Dino De Laureanti ma
lui ha adottato gli stessi criteri degli americani. Il tempo è
“oro” e non bisogna sprecarlo in tante inezie. In Italia,
purtroppo, la “beneficenza” pubblica non aiuta di certo i
coraggiosi, quelli che si vogliono esporre, anche
economicamente, in prima persona. In America chi fa flop, lo
paga di persona e questa è una ragione del successo al
botteghino dei loro films. Chissà che in Italia, prima più che
poi, si marci sullo stesso sentiero!). Io ho avuto un grande
produttore che si chiamava Franco Cristaldi con cui ho fatto 6
films: con lui non abbiamo impiegato mai meno di 7-8 mesi di
montaggio, perchè il montaggio è il momento determinante di un
film, decisivo, totalmente creativo. Credo che forse non è molto
giusto imporre dei tempi; forse si potrà considerare un periodo
lungo o breve, ma sostanzialmente dipenderà dal tipo di film o
di autore.
Per il resto, l’accordo ha una meravigliosa impronta di
intelligenza pratica e prospettica e da quello che ho potuto
conoscere, lo considero molto intelligente e molto credibile.
Edde Imbalo, presidente del National Film Video Foundation
Questa è un osservazione che hanno fatto anche i produttori
indipendenti sud- africani, sul fatto che è troppo alto il
budget, per il periodo di un anno per la realizzazione.
Ovviamente il nostro è un paese giovane ed è molto importante il
feed-back, la risposta che danno anche i loro produttori ma
anche gli stessi produttori italiani. Per tale ragione, verranno
presentate delle richieste di modifiche da parte nostra al
governo per sensibilizzarli rispetto allo schema di incentivi.
Altro autore (Liggeri).
Io vorrei solo fare due notazioni: la prima è un po’ l’orgoglio
di aver fatto questo accordo di coproduzione, il primo che il
Sud Africa fa con un paese europeo. Le implicazioni poi sono
molteplici: questo darà la possibilità poi di fare delle
coproduzioni tripartite con altri paesi con cui noi abbiamo
degli accordi e per loro potrebbe essere un vantaggio di avere
anche delle coproduzioni con paesi europei senza averli
direttamente in coproduzione. Per converso anche noi abbiamo la
possibilità di avere delle coproduzioni con altri paesi
dell’Africa con i quali loro hanno degli accordi. Quindi questo
è un accordo ponte con l’Africa e per loro con l’Europa. Questa
è la prima notazione molto importante. Questo poi vale anche,
per esempio, per la possibilità di aderire ai fondi europei tipo
quello di “Euroimage” che prevede la possibilità di una
partecipazione anche di paesi che non fanno parte del fondo al
30%.
Va detto che l’accordo di coproduzione non è stabile,
intoccabile, fermo, cioè abbiamo previsto nello stesso accordo
una commissione che dovrà verificare nel giro di un anno, due
anni, quelle che possono essere le difficoltà e proporre quindi
le modifiche necessarie alle autorità. In prima battuta un certo
ritardo, soprattutto da noi per avere la legge di ratifica che
lo renda pienamente attuativo, poi successivamente attraverso la
commissione mista e l’accordo fra le competenti autorità sud-
africane, si possono apportare le modifiche necessarie per
renderlo sempre più concreto rispetto a quelle che sono le
esigenze della produzione. (l’accordo prevede possibili
modifiche ogni 2 anni e potrà essere implementato da nuove
normative o modificato).
E’ da ricordare che in Sud Africa ci sono altri incentivi
governativi: quelli del National Film Video Foundation. Quello
siglato tra i due Paesi riguarda il Ministero del Commercio.
Curiosità
Ma agli spettatori in Sud Africa, piacciono i film americani
come in Italia?
Vi è la preferenza per i film africani rispetto ad altre
cinematografie? Qual è la situazione strutturale?
Intanto il Sud Africa è l’unico paese africano che ha una vera
struttura di sale cinematografiche.
Il pubblico è molto ristretto, il numero di frequentatori di
sale cinematografiche è limitato rispetto a quello di altri
Paesi; il grosso della popolazione del Sud- Africa che abita
nelle zone rurali, non ha accesso alle sale cinematografiche...
Non esistono in quelle zone.. E’ vero che ci sono più sale in
questo Paese che in qualsiasi altro africano ma sono quasi tutte
nelle zone urbane bianche e ciò crea parecchi problemi. Si spera
che i sud- africani non vadano nelle sale dei quartieri bianchi
ma che il governo, specie il ministero della cultura, porti le
sale dove gli africani vivono.
Si stima che questo sarà il solo modo con cui si riuscirà ad
aumentare il numero di frequentatori del cinema.
Ancora più difficile è credere che il governo, tout court,
stabilisca quali sono gli orientamenti e i gusti dei sud-
africani poiché la grande maggioranza di essi allo stato attuale
sono tagliati fuori per le ragioni di ubicazione delle sale
funzionanti.
Forse, fra qualche anno, si risponderà a questa domanda quando
finalmente il cinema sarà pensato là dove ci vive il grosso dei
sud- africani, cosa che attualmente non è.
Per quanto riguarda le coproduzioni con il resto del continente,
la situazione non è incoraggiante e si riconosce che l’accordo
di coproduzione italiano in qualche modo ha aperto la strada
perchè una delle clausole è per l’appunto che questo accordo
Italia Sudafrica sia esteso anche alle produzioni degli altri
paesi africani, quindi, l’accordo può diventare veicolo anche
per lavoro comune fatto fra gli africani stessi. Bisogna anche
tenere conto di una questione non di poco conto: il Sud- Africa
è rimasto un paese chiuso rispetto al resto dell’Africa per un
tempo “infinito”, è solo recente il fatto che si sia aperto agli
altri paesi africani, quindi si sta cercando in questo momento
di “riorientare” la politica produttiva, tutto quanto possa
farli sentire parte del continente africano, cosa che per così a
lungo, per le ragioni ben note, non si è potuto fare.
Il Sud Africa si impegna a partecipare ai festival( Di fatto, A
Giffoni 2004 è stato presentato un bellissimo film sull’AIDS,
Batti il tamburo di un giovane regista sudafricano che ha
riscosso molte simpatie), alle iniziative africane, al Festival
del Burkina Faso, all’Associazione degli Autori e Cineasti
Africani e a quant'altro incrementi la sua disponibilità a
collaborare con il mondo interno per fare dell’umanità un
insieme amorevole e amichevole.
Circa, poi, le strutture:
Ci sono due grossi distributori di film che contano su un numero
di circa 400 sale nel paese, uno dei due distributori (la Store
Incom che ha una componente di Art Film, cioè di cinema
d’autore), fanno arrivare i film europei, altrimenti, i prodotti
locali hanno un audience molto limitata. Invece la TV ha la
maggior audience per i film americani e i film italiani
nazionali.
Però c’è da dire che in Sud- Africa, il pubblico vuole vedere
storie del proprio paese, soprattutto storie sud africane.
Diana Barrows
DISEGNO DI LEGGE: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di
coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica
italiana ed il Governo della Repubblica del Sud Africa, con
allegato, fatto a Città del Capo il 13 novembre 2003.
http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/dettaglio
Per quanti fossero interessati a seguire le vicende del cinema
sudafricano:
www.nfvf.co.za -
www.thedti.gov.za -
e-mail:info@nfvf.co.za
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