RECENSIONI: "IL MULINO - 1/2002"

di Massimo Bardea


L’ultimo “Il Mulino”, n. 1/2002 . 202 pagine, € 13,00

Molto interessante e ricco di spunti di riflessione il primo
numero di quest’anno della storica rivista “Il Mulino”. Tra gli
articoli proposti, meritano una particolare attenzione quelli
dedicati all’attuale situazione politica europea.

Alessandro Cavalli, direttore della rivista e docente di
sociologia, individua nel suo articolo (“In vista della
Convenzione”, pag. 33) cinque problemi che la Convenzione
Europea sarà chiamata a risolvere: l’allargamento dell’unione
verso altri paesi, la regolarizzazione e lo snellimento del
processo decisionale delle istituzioni comunitarie, il problema
dei rapporti privilegiati tra due o tre paesi forti dell’unione
che potrebbero sfavorire gli altri stati, l’agire comune nelle
questioni di politica estera e di difesa, il conquistare la
fiducia dell’opinione pubblica.

A questi problemi sollevati da Cavalli, risponde, nell’articolo
successivo, un’ottimista Romano Prodi che sviluppa a pagina 40
“Cinque motivi per credere nell’Europa”. Secondo il presidente
della Commissione europea, l’Unione sta marciando a grandi passi
verso un’integrazione efficiente e vantaggiosa per i cittadini.
Per quanto riguarda la Convenzione ed i suoi compiti, l’ex capo
di governo assegna all’istituzione guidata da Giscard d’Estaing
la responsabilità di rifondare l’Europa unita, garantendo
maggior funzionalità e trasparenza alle procedure di governo
comunitario. Interpellato sul problema dell’allargamento, Prodi
risponde tralasciando le questioni più concrete e concentrando
la sua attenzione sulla portata storica di un’unificazione
totale e pacifica del vecchio continente, che tenga conto delle
differenze culturali e politiche delle diverse nazioni. Il
presidente conclude il suo articolo individuando gli obiettivi
che, in politica estera, la Comunità dovrà cercare di
raggiungere: primo fra tutti, la creazione di un asse di
stabilità che, passando per i Balcani, vada dalla Russia ai
paesi a sud Mediterraneo.

Di diverso argomento ma di identico interesse anche il
contributo di Marco Cammelli (“Istituzioni deboli e domande
forti”, pag. 5). In “La globalizzazione aumenta o riduce
disuguaglianze e povertà?” (pag. 131) Fabrizio Onida cerca di
sviluppare la tesi secondo la quale il miglioramento delle
condizioni economiche sia l’unica strada per risolvere i
problemi di ordine sociale e politico che gravano sui paesi più
poveri del Mondo. In quest’ottica, le forme liberiste di un
mercato globale privo di regole, sono le uniche armi per
diminuire povertà e disuguaglianza. È giusto assegnare
importanza allo sviluppo economico come parametro per giudicare
la qualità della vita delle persone, ma al contrario di alcuni
altri studiosi (primo fra tutti il premio Nobel A. Sen), Onida
non assegna la giusta importanza a problemi non propriamente
economici: il diritto ad un’equa distribuzione della ricchezza,
il diritto all’istruzione, alla salute, alla partecipazione
politica, in una parola alla libertà. Senza che siano rispettati
e promossi questi diritti, il semplice sviluppo economico non
può ridurre disuguaglianze e povertà.
Massimo Bardea


GdS 28 III 2002

Massimo Bardea
Società