In questo posto sotto una tenda nera sarà la morte della poesia - Younis Tawfik
Quando Younis Tawfik scrisse questi versi, partecipando al
Bunker della poesia durante la 49.ma Esposizione internazionale
d’arte, Platea dell’umanità (Venezia 2001), non avrebbe mai
pensato di diventare tanto popolare con la TV, per via del suo
ultimo libro: "L’Iraq di Saddam", accortamente pubblicizzato
dalla Bompiani il 14 marzo 2003, con una diretta video,
appositamente dedicata alle scuole, durante la quale lo
scrittore ha risposto alle numerosissime domande degli studenti
e di quanti si sono collegati, curiosi di sapere, a viva voce e
da uno che è scappato dal regime, cosa ne pensasse del conflitto
in corso.
Saddam, posto sotto accusa, sta tenendo in scacco il mondo con
una guerra aborrita da quasi tutti i popoli. Anche il suo
nostalgico appello (che riportiamo in parte) per salvaguardare
quelle terre care al suo cuore, ma anche a quanti pensano che i
Siti archeologici hanno un valore eterno per la cultura umana)
ha battuto contro l’arroganza guerresca di due, tra i peggiori
antidemocratici del nostro tempo (Saddam&Bush. Basta vedere come
hanno trattato il Papa e tantissimi intellettuali illustri)
Younis, il poeta (la poesia è la sua vera anima, quella che l’ha
spinto lontano dall’Iraq dove si era installato Saddam) è nato
nel 1957 a Mosul (Ninive), che è stata una delle prime ad essere
bombardata in Iraq. Trasferitosi nel 1979 in Italia dove si è
laureato in Lettere e Filosofia all'Università di Torino, dirige
la collana Abadir Culture dell'Africa e del Medio Oriente della
casa editrice Ananke. Presidente del Centro Culturale italo-
arabo Dar al Hikma (Casa della sapienza), collabora con parecchi
quotidiani italiani e insegna Lingua e Letteratura Araba presso
l'Università di Genova.
E’ un uomo fervido di idee, ricco di apertura interculturale,
caratteristica questa, abbastanza comune nei fuoriusciti
iracheni.
- Perché scrive?
Per sentirmi vivo, per esorcizzare la nostalgia e per non
morire. Nel mio libro "L’Iraq di Saddam", racconto la storia del
mio Paese, dal remoto passato fino ai tempi recenti,
intrecciando letteratura, storia, poesia. Questo testo l’ho
dedicato a mio figlio, scrivendogli: “Caro figlio, il destino ci
ha inflitto una disgrazia dopo l'altra e la nostra povera patria
non ha mai vissuto un momento di pace. Sembra che il diavolo ci
abbia sputato sopra, che l'ira di Dio vi sia riservata come la
tormenta in pieno inverno e che la morte le scorra dentro le
viscere come la lava”
- Però lei vive da molto tempo nel nostro Paese. Come si trova?
Dal 1979 risiedo a Torino. Essendomi laureato in lettere, svolgo
l'attività di giornalista, conferenziere e insegnante di lingua
e cultura araba dedicandomi, in particolare, alla divulgazione
della letteratura araba.
- Come vede l’Italia? Si sente un italiano?
Nel mio libro “La straniera” narro la mia partenza dall'Iraq,
all'insediarsi di Saddam al governo; il mio arrivo a Torino, nel
1985, dove decisi di fondare subito un'associazione italo-araba
e dove, da due decenni, conduco un'intensa attività di
letterato, giornalista, docente universitario e animatore
culturale
In un primo tempo, l’associazione ha avuto una sede diversa,
però con i miei amici abbiamo trovato uno spazio a Porta
Palazzo: un luogo dove, fino a dieci anni fa, vi era un bagno
pubblico, da anni in disuso. Presentato il progetto al Comune,
grazie all'aiuto di una cooperativa, abbiamo ottenuto i fondi
per iniziare i lavori di ristrutturazione di quello che oggi è
diventato il Dar Al Hikma, centro di benessere per il corpo, la
mente e non solo.
A Torino ho trovato un posto che mi fa sentire come nella mia
terra d'origine, senza rimpianti e timori.
- Lei ha creato questo centro che ha il nome bellissimo di Casa
della sapienza, con uno scopo ben preciso e cioè l’integrazione
tra le varie culture. Ci crede realmente?
Il centro di Porta Palazzo, è un punto di partenza dal quale
iniziare una integrazione tra la nostra cultura e quella
occidentale, per favorire il dialogo tra civiltà diverse e
creare momenti di incontro. Il Califfo al-Ma'mûn, (813 al 833
d.C.) realizzò a Bagdad Bayt Dâr al-Hikma-(Casa della sapienza),
una sorta di accademia dove si svolse una attività molto intensa
di traduzioni dal greco, dal latino, dal siriaco e da altre
lingue, con il suo impulso, si diede il via allo sviluppo degli
studi filosofici, scientifici e medici
Il Centro culturale DAR AL HIKMA (http://www.hamam-torino.it/)
non si propone alcuna finalità di propaganda politica o di
proselitismo religioso, per tale motivo credo sarà possibile
un’integrazione tra le culture. E’ necessaria, però, la
rilettura profonda ed efficace del concetto di identità, visto
non tanto come categoria assoluta e legata a radici storiche, ma
come prodotto di rapporti di forza, talvolta subiti oppure, in
qualche caso, negoziati per fini politici.
In Italia c'è una tradizione antica di rapporti con la cultura
araba. Nessuna guerra li potrà cancellare.
Idea
Quei fogli sparsi
spero che volino
nello spazio della parola.
Forse è un’idea.
In questo posto
sotto una tenda nera
sarà la morte della poesia.
Forse è un’idea
Cerco la luce a tentoni
nell’oscurità del giorno
e libero nella mia mente
una farfalla di carta.
Forse è un’idea
(Younis Tawfik, Bunker della poesia, 49. ma Esposizione
internazionale, d’arte, Venezia 2001)
Lettera aperta ai veggenti della guerra
Vi scongiuro di non farlo!
Non tagliate l'albero che un giorno mi ha visto
nascere, crescere sotto i suoi folti rami e giocare
intorno al suo robusto tronco.
Quel vecchio cedro che mi proteggeva generosamente
dai raggi del caldissimo sole d'estate,
e che in inverno suscitava in me rassicuranti
emozioni insieme a un inspiegabile terrore delle
ombre. Non distruggete quell'antica casa in
fondo al vicolo, che un giorno mi ha accolto
sotto il suo tetto e mi ha dato calore e gioia.
Non date fuoco ai miei libri, ai miei vecchi
quaderni e alle bozze delle mie poesie,
abbandonati nella piccola libreria scavata nel muro.
Non cancellate la mia memoria.
Vi supplico di non farlo!
(Younis Tawfik, prefazione a: L’Iraq di Saddam, Bompiani, 2003)
Maria de Falco Marotta
GdS 18 III 2003 - www.gazzettadisondrio.it