La psicologia positiva e le strade verso la felicità

La parola d?ordine è quella di essere artefici del nostro benessere

Negli ultimi anni la psicologia ha sperimentato una vera e
propria rivoluzione. Prima di allora l’attenzione era rivolta al
passato e all’inconscio con l’intento di individuare ciò che era
andato storto negli anni infantili perché si credeva, sull’onda
egli studi di Freud, che la personalità si consolidasse in quel
periodo della nostra vita.

Questa teoria, mai provata scientificamente, si è anche rivelata
inefficace e forviante in quanto dà una rilevanza eccessiva al
passato e rende più difficile concentrarsi sul futuro e
pianificare i propri progressi.

Negli anni ottanta gli psicologi
a formazione cognitivo-comportamentale hanno cominciato a
sviluppare tecniche di aiuto che fossero rivolte al futuro. La
depressione per esempio non si cura cercandone le cause
nell’infanzia ma modificando la nostra visione della realtà e
pianificando significativi cambiamenti di stile di vita sia
mentale che comportamentale.

Parlando della felicità essa correla positivamente con i modi di
pensare non con le circostanze o l’inconscio.

La parola d’ordine quindi è quella di essere artefici del nostro
benessere e di attrezzarci per mutare il modo di pensare e di
sentire promuovendo la pratica del pensiero positivo.

Innanzitutto la felicità autentica, non la momentanea sensazione
di piacere, deriva dall’identificare e coltivare le nostre
potenzialità per dare pieno sviluppo ai nostri talenti.

Essere curiosi e coltivare il sapere nelle sue varie forme,
sentirsi intonati con gli altri nel sociale,coltivare l’amore
per i propri cari ma anche per il prossimo, esercitare
l’autocontrollo e tendere alla vitalità, sono i traguardi che ci
danno durature gratificazioni.

Mentalmente dobbiamo esercitarci nel coltivare il pensiero
positivo e le basi dell’ottimismo realistico che porta a vedere
il lato buono di ogni cosa e ad aspettarsi un lieto fine per
ogni situazione.

Non possiamo essere felici se non guardiamo la vita con
ottimismo e non coltiviamo in noi uno spazio positivo che ci
metta al riparo dagli eventi esterni.

Per fare questo però dobbiamo rivedere lo stile interpretativo
con cui valutiamo gli eventi che ci succedono.

Se di fronte ad un evento spiacevole indulgiamo a pensare che le
cose andranno sempre così e non prospettiamo che possa andare
meglio la prossima volta, noi diamo forma a una sorta di
pensiero pessimistico che dà una valenza negativa agli eventi
nella nostra vita.

Se di fronte ad un fallimento attribuiamo la causa alla nostra
incapacità e non ad una momentanea difficoltà, rimandiamo la
spiegazione dell’insuccesso ad una causa interna negativa che
connota indelebilmente la nostra personalità.

Da qui un pessimismo radicato e pervasivo che ci accompagna
nella vita di tutti i giorni.

Non sono solo i pensieri negativi che ci impediscono di
raggiungere la felicità ma anche quelli distorti come i
“doverismi” che sono gli imperativi del “devo assolutamente” o
del “non devo mai” che ci condizionano nella quotidianità.

La felicità dipende inoltre dal rapporto tra le nostre
aspirazioni e le effettive possibilità di raggiungerle.

I desideri irrealistici e impossibili da soddisfare, infatti, ci
veicolano frustrazione e ci danno un senso di fallimento che
alimenta la depressione.

La psicologia cognitivo comportamentale ci offre quindi una
mappa pratica per la costruzione di una vita piena e autentica
Giuliano Balgera

GdS 10 XII 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Giuliano Balgera
Società