A PROPOSITO DI FUMO

di "Un fumatore" Est modus in rebus, anche per il fumo - Ci vuole misura in chi fuma - Ci vuole misura in chi é contro il fumo - Ma non c'é solo il fumo...



EST MODUS IN
REBUS, ANCHE PER IL FUMO


“Imputato alzatevi”. Richiesto scrivere, da fumatore, con l’aria
che tira – anche in famiglia -, mi sembra di sentirmi alla
sbarra, a Palazzo di Giustizia.

Per dirla però con il grande poeta latino Quinto Orazio Flacco –
che rivolgendosi a Mecenate nella sua prima satira non pensava
certamente al tabacco importato dal francese Nicot molti secoli
dopo – “est modus in rebus”, ci vuole misura nelle cose.

Non ha questa citazione il senso del nostro più modesto “taja e
medega”, ma riflette una esigenza reale, di vita, un po’ per
tutto ed anche, sia consentito, per questa questione del fumo.
La sigaretta è ad un tempo piacere,
abitudine, vizio.

E’ piacere – sconosciuto ai non fumatori – fumarsene una dopo il
caffè, o al termine di una lunga riunione in cui il fumo è
bandito, o ancora in altre circostanze particolari.

E’ abitudine quando diventa quasi meccanica ripetizione di atti,
l’estrazione dal pacchetto, l’accendino, il primo tiro.

E’ vizio quando questa abitudine diventa accanimento, come un
certo assessore di Sondrio che accendeva la nuova sigaretta col
mozzicone ancora fumante di quella quasi finita.

CI VUOLE
MISURA IN CHI FUMA


Est modus in rebus. Ci vuole quindi misura in chi fuma e non
solo per la tambureggiante campagna sui pericoli ma anche nei
confronti degli altri che fumatori non sono, specie persone con
problemi respiratori, signore in attesa e via dicendo.

Le campagne antifumo hanno i piedi d’argilla perché studiate e
realizzate da chi non fuma e probabilmente non ha mai fumato. Lo
si vede persino nei manifesti e negli slogans che vengono usati
e che servono a ben poco se è vero come è vero che il numero dei
fumatori resta sostanzialmente lo stesso, ed anzi fra le donne
si nota un incremento.

Il consumo si ridurrebbe invece della metà – questa è anche
esperienza personale compiuta – se si operasse nel senso di
convincere, e aiutare, i fumatori a passare dal vizio
all’abitudine, e dall’abitudine alla sigaretta fumata solo per
personale piacere. Si tratta cioè di eliminare le sigarette
superflue. I non fumatori diranno che sono tutte superflue, ma i
fumatori sanno invece quali lo sono: quelle che uno accende
quando sale in macchina, quando si mette al computer, quando
telefona e così via, quelle che si accendono con automatismi che
nulla hanno a che fare con la voglia d’una sigaretta, come ad
esempio quella dopo il caffè.

Questo per chi fuma. Poi ci sono i potenziali fumatori, quelli
che non lo sono ancora e che stanno per diventarlo. “Per
provare”, come abbiamo fatto tutti, al tempo delle Scuole
Superiori. 5 o 6 sigarette, con il freno, almeno anche questa è
esperienza personale, rappresentato dalle discipline sportive
agonisticamente praticate fra le quali una, l’atletica nel
settore del mezzofondo e delle campestri, non si conciliava
punto con l’introduzione nei polmoni dei prodotti della
combustione. Poi, senza più questo freno, le 5 o 6 salgono, per
taluni salgono e salgono e salgono…

Attenzione quindi a non cominciare, questa una via da seguire.
Ci vuole però attenzione e misura per persuadere questi
potenziali fumatori a restare tali senza passare dall’altra
parte.


CI VUOLE
MISURA IN CHI E’ CONTRO IL FUMO


Ci vuole misura anche nell’avversare fumo e fumatori. Almeno un
quarto degli italiani fornisce quotidianamente il suo obolo allo
Stato, visto che gran parte del costo di un pacchetto va in
imposte. Ci vuole misura non tanto per questa condizione di
grossi contribuenti bensì per il fatto che il proibizionismo non
risolve il problema. Le toilettes di tanti uffici o sedi in cui
il fumo è bandito sono strapiene di quegli atomi di Carbonio,
Idrogeno e Azoto che opportunamente tra loro combinati si
presentano come nicotina, accompagnata da una corte di altri
prodotti, dal catrame ad altri più chimicamente sofisticati. Per
molti il problema è diventato parossistico, quasi “ideologico”.
Un bell’esempio viene da quel membro della federazione
giapponese di sci che sulla staccionata d’arrivo di una gara di
discesa mondiale a Bormio si volgeva severamente alla
giornalista Irene Tucci che si stava accendendo la sigaretta con
un categorico “no smoking”!

Si parla di fumo passivo e si comprende il divieto, pur da
fumatore, in uffici o altre sedi aperte al pubblico, scuole,
ospedali e simili , anche se, proprio per evitare i contraccolpi
del proibizionismo, e quindi di fatto gli abusi, sembra giusto
che vi possano essere degli ambienti, magari ventilati con
ricambio d’aria, ove poter fumare. E non solo questo. Esistono
in commercio portacenere a batteria con tanto di filtro, neppur
costosi, che aspirano il fumo della sigaretta, riducendo quello
disperso nell’ambiente.

Giusto adottare misure realistiche. Il Ministro Sirchia, nemico
del fumo, si è reso conto tanto che ha preannunciato
l’attenuazione del divieto in ristoranti e locali pubblici,
purché si attrezzi una sala con ricambio forzato e prefissato
d’aria.


MA NON
C'E' SOLO IL FUMO...


Infine una considerazione conclusiva: vediamo in questi giorni
cosa ci costringe a respirare il traffico. Che dire di quegli
antifumo impegnati in crociate contro noi fumatori, che poi,
girando con la loro auto, in un giorno appestano l’aria più di
migliaia di fumatori? (Una conclusione un po’ demagogica ma in
qualche misura realistica…).
"Un fumatore"


GdS 10 II 2002

"Un fumatore"
Società