Posso? dibattito sugli omosessuali
Negli ultimi tempi il dibattito sui diritti degli omosessuali si
è acceso come una lampada di 1000 Watts.
L’incendio, se così si può chiamare, è stato innestato da alcuni
fatti di cui si hanno sottomano le cronache (i quotidiani di
ottobre 2004 ed altri Media).
Li elenco per evitare altri “fuochi” (su di me stavolta, come
spesso mi è capitato per cercare di far emergere un briciolo di
equità in temi spinosi).
1) Le frasi “cattoliche” di Rocco Buttiglione che dice che
l’omosessualità è un peccato, attirandosi le ire dei laici
benpensanti che gli mettono il veto ad essere nominato
commissario europeo per “Giustizia, libertà civili e sicurezza”
(che imprevidente: un “giudice” non deve mai esprimere
pubblicamente il suo pensiero. Ma si sa: Rocco Buttiglione è
piuttosto originale e molto pieno di sé, essendo appoggiato da
alcune lobbies cattoliche. Ci sono, eccome!);
2) la levata di scudi contro Kerry, democratico americano che
cerca di “acchiappare” la Casa Bianca con qualsiasi trucchetto
politico, compreso il citare la figlia di D. Cheney apertamente
lesbica (e non capisco perché se la sono presa se dicono che è
un loro diritto essere o non essere omosessuali).
3) Il film di Pedro Almodovar, “La mala Educacion” che come
negli altri suoi lavori, sebbene con mano più “pesante” tratti
della sua ormai risaputa tendenza.
“La spazzatura è in rialzo”, dice al prete Juan, travestito da
donna, anzi da travestito (nel film di Pedro Almodovar in La mala
Education). Questa frase, meglio di qualsiasi altra, riassume il
film e la società in cui viviamo, che ormai non si scandalizza
nemmeno più,
perché abbiamo cambiato il nome alle cose per renderle
accettabili: abbiamo chiamato l’omicidio eutanasia, l’aborto di
un bambino interruzione di gravidanza, e “allegri” gli
omosessuali disperati che, coraggiosamente, Almodóvar ci mostra.
Anzi, con ampia onestà ci spiega che il peccato esiste e ha come
prezzo la morte. E non è solo l’omosessualità il peccato, ma
qualsiasi desiderio sfrenato e perseguito senza limiti, come la
voglia di successo in ogni campo.
In un certo senso, il cinema è espressione della società, e
questo film ha ben rappresentato un certo tipo di establishment
– gli episodi di questi giorni relativi a Buttiglione sono
significativi in proposito.
C’è, nel film, la dimensione storica
di quello che è oggi la nostra società che da un punto di vista
esistenziale si è trasformata in qualcosa senza significato. Le
cose vanno molto male, e i “grandi” dovrebbero vedere questo
film, per farsi un’idea di com’è fatto il mondo, e soprattutto
di cos’è fatto il disfacimento del soggetto che non ha più un
orientamento etico( guai ad indicarglielo).
Si dice che il film di Almodóvar rappresenti l’occidente, che ha
completamente apostatato la fede, che non sa più neanche dare il
nome alle cose più semplici. In altre parole, se l’occidente
vuole sopravvivere, o cambia strada e si converte, o è già
morto (ed è quello che sperano non solo gli integralisti
islamici).
Ecco, allora, le grida: però c’è la libertà della nostra cultura
di raccontare ogni tipo di realtà, ed essa è più importante di
ogni ipocrisia!( e va’bbè!).
Allora, come si spiega che la pur libera consorte di Cheney,
Vicepresidente degli States, Lynn Cheney, ha gridato «Shame»,
ovvero vergogna (il titolo di prima pagina del New York Post del
17 ottobre 2004), sentendosi offesa che John Kerry ha tirato in
ballo, sempre a proposito delle richieste omosessuali di vedere
legalizzato il loro matrimonio, sua figlia Mary Cheney, attiva
nell'organizzazione della campagna elettorale del padre e
apertamente gay., definendolo «Uno squallido e misero espediente
politico»? Nell'ultimo faccia a faccia con George Bush, alla
domanda, cui Bush aveva detto di non saper rispondere con
sicurezza, se l'omosessualità sia o meno una scelta, il senatore
del Massachusetts aveva replicato: «Credo che se chiedeste alla
figlia di Dick Cheney, che è lesbica, vi direbbe che lei è
quella che è; è come è nata». Elizabeth Edwards, ha poi accusato
la signora Cheney di aver reagito in modo esagerato. Una
reazione, secondo la moglie del candidato alla vice- presidenza,
«che indica una certo imbarazzo rispetto alle preferenze
sessuali di sua figlia» (sui quotidiani europei ed angloamericani
del 18 ottobre in poi, 2004).
Tentiamo di ragionare.
L’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea, riceve l’ennesima
reprimenda su alcuni principi che in Europa sono fortemente
radicati, come quelli dell’uguaglianza dei cittadini omosessuali
e il loro diritto a non essere discriminati.
Questi principi sono apertamente riconosciuti da molti Stati
membri e hanno fatto breccia anche in un Paese tradizionalmente
conservatore come la Gran Bretagna e in un Paese fortemente
cattolico come la Spagna, che si apprestano a varare leggi che
riconoscono piena uguaglianza giuridica alle unioni tra persone
dello stesso sesso, senza contare che in quasi tutti gli altri
Paesi dell’Unione, compresi gli ultimi entrati, sono in vigore
leggi anti- discriminatorie nei confronti dei cittadini
omosessuali.
Respingendo la nomina di Buttiglione a Commissario, è stato
ribadito che la politica che da anni l’Unione Europea porta
avanti, e che il parlamentare, le cui convinzioni in materia di
omosessualità sono state ampiamente riportate dai giornali, non
avrebbe di certo rappresentato. In ogni caso (ma mi pare che lo
stesso onorevole, membro della Commissione ristretta per
l’approvazione del preambolo della Costituzione europea, dove
sono stati cancellati i riferimenti alle “radici cristiane”, in
quella occasione non ha emesso verbo).
L’Europa, tout court, afferma i principi di libertà e di
rispetto per i diritti di ogni individuo che non solo sono
scritti a chiare lettere dalla Carta Europea, respingendo ogni
forma di discriminazione tra i cittadini (compresi quelli
omosessuali), ma sono ormai parte integrante dello sviluppo
sociale e culturale del nostro continente.
Ma questo “rispetto” vale anche per quanto professa la Chiesa
cattolica?
Nello scorrere velocemente i quotidiani del 19 ottobre 2004, la
Chiesa cattolica, soprattutto la gerarchia (figuriamoci a quanti
importa la questione omosessuale ai nostri liberissimi
connazionali che vedono e sorridono di fronte ad ogni nefandezza
che passa la TV, compreso il sesso fatto in prime time dal
Grande Fratello, quando i piccoli sono ancora ben svegli. E il
Presidente Berlusconi così amante della famiglia, della sua
moralità….che dice???), ha tentato di protestare, per il
“bavaglio” che le viene posto.
La cosa strana è che nessuna voce si è appellata alla Sacra
Scrittura.
Forse che ai nostri giorni, contrariamente a quanto viene
preteso dagli islamici, per sentirci benevolenti (amare gli
altri non significa chiudere gli occhi di fronte ai loro
comportamenti) cancelliamo quanto è scritto nella Bibbia?
Oppure, sempre per essere più democratici, diciamo che il
Vangelo oggi è inapplicabile, come mi ha detto un monsignore,
quando ho “protestato” per non dire mai ai giovani quando
“sbagliano”, quando sono fuori dalla famiglia che pure necessita
rispettare secondo i dettami biblici?
Ma puntiamo il nostro obiettivo sull’omosessualità (mi sento già
le legnate addosso).
Peccato contro natura?
Cosa la Bibbia dice e non dice
Per i cristiani e le cristiane che si propongono di riflettere
sull'omosessualità da una prospettiva di fede, il confronto con
le Scritture assume un'importanza fondamentale.
In ambito protestante, in particolare, è posta la centralità e
unicità della Scrittura. Per loro, il sola Scrittura significa
che la rivelazione divina ha un primato fondamentale sulla
sapienza, sulle leggi e le tradizioni umane, e che, la Parola di
Dio rivelata nella Bibbia è guida e insegnamento: essa è «una
lampada al nostro piede e luce sul nostro cammino» (Salmo
119,105).
Nel corso dei secoli, l'interpretazione biblica ha subito
cambiamenti sostanziali. Oggi si guarda con orrore a qualsiasi
forma di abuso e oppressione giustificate spesso con versetti
biblici.
Il peccato di Sodoma (Genesi 19,7-25)
La Bibbia ha sicuramente molto da dirci su come vivere oggi. Ma
non è un libro di ricette, da seguire alla lettera per arrivare
alla compimento. Essa non ha prescrizioni etiche dettagliate e
adeguate a ogni situazione, necessita che ci si orienti, con la
fede e anche con l’aiuto delle persone preposte alla sua
interpretazione(rabbini, pastori, preti, teologi, studiosi delle
religioni…).
Per quanto concerne l’omosessualità, attenendoci alle varie
traduzioni della Bibbia in lingua corrente ed approvata dalle
autorità cristiane (protestanti, cattolici, ortodossi), oltre
alla traduzione interconfessionale in lingua corrente, la TILC,
riportiamoci al famoso peccato di Sodoma e Gomorra.
Qual era il peccato di Sodoma? Una leggenda vuole ci fosse
proprio l'omosessualità (da qui il termine sodomia). Le città di
Sodoma e Gomorra sarebbero state distrutte da Dio perché si
sarebbero macchiate di questo peccato. Nel capitolo 18 di
Genesi, Dio manda due angeli a Sodoma, dove Lot, il nipote di
Abramo, li persuade ad accettare l'ospitalità della sua casa.
Nel capitolo successivo, i vicini di Lot gli chiedono di far
uscire i due ospiti, così che essi «potessero conoscerli». Il
temine ebraico usato, yadha, generalmente significa «avere una
conoscenza completa»; potrebbe riferirsi a voler esaminare le
credenziali dei visitatori. Tuttavia, in molti casi indica la
conoscenza carnale. Se così fosse - ed è l'interpretazione più
attestata - il racconto si riferirebbe a un tentativo di stupro
di gruppo. Nell'antichità, alcune società sottoponevano gli
stranieri, le popolazioni vinte o coloro che avevano
oltrepassato una certa frontiera, alla penetrazione fallica,
usata come segno di subordinazione e sottomissione. Ma Lot sa
che già Abramo, intrattenendo due stranieri, aveva in realtà
ospitato due messaggeri di Dio (Genesi 18,1-15). Per non
permettere dunque questa abietta violazione dei codici
d'ospitalità, Lot cerca di proteggerli offrendo alla folla
impazzita le proprie due figlie. Indubbiamente un'azione
ingiustificabile e deplorevole secondo la nostra sensibilità, ma
che non viene commentata nel testo. In ogni modo, la gente di
Sodoma rifiuta l'offerta, e gli angeli li rendono ciechi. Lot e
la sua famiglia vengono messi in salvo e Sodoma e Gomorra
vengono distrutte.
Innumerevoli commenti sono stati fatti a
proposito di questo racconto. Perché Dio condanna le due città
ancor prima del terribile incidente? Se il problema era di
natura tipicamente sessuale, sorge una serie di domande. Nei
capitoli successivi, Lot commette incesto con le fìglie (Genesi
19,30-38). Il tabù nei confronti dell'incesto è uno dei più
forti in moltissime culture, dall'antichità a oggi. Se Dio
distrugge Sodoma e Gomorra perché condanna l'omosessualità, e
protegge Lot che prima offre le figlie vergini per essere
violentate dalla folla e poi ha rapporti sessuali con loro, vuol
dire che la violenza sulle donne e l'incesto sono comportamenti
sessuali accettabili? Inoltre, quando in altri passi biblici si
fa riferimento a questo testo, non si parla mai semplicemente di
omosessualità. Se anche i Sodomiti avessero voluto violentare i
due stranieri, questo atto di violenza di per sé non avrebbe
nulla a che vedere con l'omosessualità in generale.
In primo
luogo, la violenza sessuale è sempre un'aberrazione della
sessualità, che sia compiuta da omosessuali o da eterosessuali.
In secondo luogo, sappiamo bene che lo stupro è stato, ed è
spesso usato come strumento di potere, a livello individuale e
collettivo, come ci rammenta la tragedia degli stupri di massa
nella ex Jugoslavia, Infine, è bene aver presente che, anche nel
nostro tempo, in caserme, carceri, campi di concentramento,
collegi, bande giovanili, seminari, lo stupro di uomini etero o
omosessuali da parte di maschi eterosessuali è stato ed è
praticato spesso, non per soddisfare un istinto sessuale, ma
come strumento per infliggere dolore, provocare vergogna,
asserire il proprio disprezzo e affermare il proprio potere
sulla vittima. La violenza che i sodomiti volevano praticare
sugli stranieri è espressione del loro odio per il diverso, che
dei loro costumi sessuali.
Il libro del profeta Ezechiele fa riferimento al racconto della
distruzione di Sodoma: al capitolo 16, Dio si rivolge così alla
città di Gerusalemme: «Questa è stata la colpa :Sodoma: era
orgogliosa di vivere nell'abbondanza e nella sicurezza. Non
aveva preoccupazioni, tuttavia non ha aiutato i poveri e gli
oppressi. È diventata arrogante e ha commesso azioni che io
detesto. Allora io l'ho fatta scomparire dalla faccia della
terra come tu sai» (Ezechiele 16, 49-50). È chiaro che il
peccato di cui si parla in questi versetti si riferisce
all'ingiustizia e all'idolatria.
I divieti del Levitico
Quando si parla di omosessualità, molti credenti si riferiscono
ai divieti del Levitico: «Non dovete avere relazioni sessuali
con un uomo come si hanno con una donna è una pratica mostruosa»
(Lev. 18,22), e ancora «Se un uomo ha relazioni con un altro
uomo, fa una cosa disgustosa e tutti e due devono essere messi a
morte. Essi sono responsabili della loro morte» (Lev. 20,13).
Secondo molti cristiani, questi versetti condannerebbero in modo
inequivocabile l'omosessualità, e senza dubbio il loro
significato non lascia spazio per altre interpretazioni.
Tuttavia, chi li utilizza per una condanna pura e semplice
dell'omosessualità, si dimentica di situarli nel più ampio
contesto culturale e storico del libro in cui essi si trovano.
Questo non è un ennesimo tentativo di arrampicarsi sugli specchi
per dimostrare l'indimostrabile, ma un richiamo all'onestà: chi,
fra i cristiani del XXI secolo, si sognerebbe di interpretare
come legge del Signore le altre regole presenti nel libro del
Levitico (per esempio, non mangiare assolutamente carne di
maiale. Dove le mettiamo le nostre salsicce)? Esso è un codice
di santità, una sorta di manuale che insegna a eliminare ogni
cosa che ostacola la comunione con Dio, offre regole per i
sacrifici, che noi non compiamo.
La posizione dell'apostolo Paolo
La maggior parte dei libri del Nuovo Testamento, inclusi i
Vangeli, non affrontano il tema dell'omosessualità. Paolo è
l'unico autore che vi faccia riferimento. Una delle sue
affermazioni più lapidarie si trova al capitolo 1 della lettera
ai Romani: «Perciò gli uomini non hanno alcun motivo di scusa:
hanno conosciuto Dio, poi si sono rifiutati di adorarlo e
ringraziarlo come Dio. Si sono smarriti in stupidi ragionamenti
e così non hanno capito più nulla. Essi, che pretendono di
essere sapienti, sono impazziti, adorano immagini dell'uomo
mortale, di uccelli, di quadrupedi e di rettili, invece di
adorare il Dio glorioso ed immortale. Per questo, Dio li ha
abbandonati ai loro desideri... Dio li ha abbandonati
lasciandoli travolgere da passioni vergognose: le loro donne
hanno avuto rapporti sessuali contro natura, invece di seguire
quelli naturali. Anche gli uomini, invece di avere rapporti con
le donne, si sono infiammati di passione gli uni per gli altri.
Uomini con uomini commettono azioni turpi, e ricevono così in
loro stessi il giusto castigo per questo traviamento» (Rm.
1,20-24,26-27).
Romani 1,26 è l'unico versetto nella Bibbia ad avere un
possibile riferimento al lesbismo. Nella prima lettera ai
Corinzi, Paolo si esprime duramente nei confronti di coloro che,
per il loro comportamento, non entreranno nel regno di Dio: «Non
illudetevi: nel regno di Dio non entreranno gli immorali, gli
adoratori di idoli, gli adulteri, i maniaci sessuali, i ladri,
gli invidiosi, gli ubriaconi, i calunniatori, i delinquenti».
Secondo John Boswell, autore di molti studi sull'omosessualità
nella Bibbia e nella tradizione cristiana, probabilmente, Paolo
nei suoi scritti si riferisce alla prostituzione maschile,
ampiamente praticata tra i pagani: egli la considera come cosa
impura e sconveniente(Cfr.: Omosessualità, Claudiana editrice,
pagg. 21-33).
La “moda” dei Gay Pride
Negli ultimi anni, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna e ai
tanti Paesi europei, tra cui l’Italia, enormi problemi di
carattere etico e morale hanno investito la cultura occidentale
lasciando stordite e confuse le coscienze per la moltitudine e
la varietà di approcci e di soluzioni proposte, circa
l’omosessualità( maschile/ femminile). Uno di questi problemi è
tuttora il tentativo di rivalutare, non solo in senso legale ma
anche in senso etico- morale, l’omosessualità.
Il problema esiste e non può essere ignorato o sottovalutato, ma
deve essere esaminato attentamente alla luce della Parola di Dio
tenendo presente alcuni principi fondamentali che devono guidare
la ricerca dei credenti.
1) Le mode culturali umane cambiano col cambiare dei tempi. Ciò
che era lecito o permesso ieri, oggi non lo è più e viceversa.
Ma, come dice l’apostolo Pietro: «ogni carne è come l’erba ed
ogni gloria d’uomo è come il fiore dell’erba; l’erba si secca ed
il fiore cade, ma la Parola del Signore rimane in eterno» (1
Pietro 1, 24-25). La pratica dell’omosessualità ha avuto fasi
alterne nel pensiero degli uomini lungo il corso dei secoli.
Nell’epoca classica e pagana degli antichi greci e romani era
non solo permessa, ma quasi ostentata anche da personaggi
famosi. Con l’avvento del Cristianesimo, pur non scomparendo, è
entrata nella clandestinità; ora però, in un epoca sempre più
secolarizzata e post- cristiana, è tornata nuovamente alla
ribalta. La ragione stessa ci dice che la Morale con la "M"
maiuscola non può essere stirata a piacimento come un elastico
secondo le mode culturali del tempo, ma deve avere un punto
fermo che possiamo trovare con certezza solo nella Parola di
Dio.
2) Considerati i limiti del pensiero umano, i credenti non
possono accettare soluzioni umane a problemi sui quali nella
Bibbia vi sono parole precise come nel libro del profeta Isaia:
« Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri, e
ritorni all’Eterno che avrà compassione di lui, e al nostro Dio
che perdona largamente. "Poiché i miei pensieri non sono i
vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie", dice
l’Eterno. "Come i cieli sono più alti della terra, così le mie
vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti
dei vostri pensieri"» (Isaia 55, 8-9). Farsi guidare dalla
Parola è fondamentale per i cristiani, perciò sul problema
dell’omosessualità o sodomia, come viene anche oggi identificato
questo orientamento sessuale, è sempre bene averla presente.
Antico Testamento
L’omosessualità, secondo le Sacre Scritture, intacca le fonti
stesse della vita e l’ordine della creazione come era stato
stabilito da Dio fin dall’inizio. In Genesi 1, 27-28 si legge: «
Dio creò l’uomo a sua immagine; Lo creò a immagine di Dio; li
creò maschio e femmina . . . e disse loro: Siate fruttiferi e
moltiplicatevi, riempite la terra». Più avanti in Genesi 2, 24
si aggiunge: «Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si
unirà a sua moglie, e saranno una sola carne ».
Sempre per i credenti, quando si è rotta la relazione con Dio
per la disobbedienza di Adamo ed Eva, sono avvenuti disordini e
problemi nelle relazioni dell’uomo con sé stesso e con gli
altri. Questo fatto appare chiaramente nei primi capitoli della
Genesi, dove l’uomo, dopo aver infranto il suo rapporto con Dio,
ha subìto come conseguenza una degenerazione anche nei contatti
con gli altri, oltre che con se stesso( la perdita
dell’innocenza e la vergogna di Adamo ed Eva di essere nudi e di
non aver più fiducia l’uno dell’altra; la sopraffazione
dell’uomo sulla donna, il delitto di Caino, il decadimento della
natura per colpa dell’uomo ed altri mali che ancora oggi
affliggono l’umanità, fra cui appunto il fenomeno
dell’omosessualità).
In armonia con questo principio Il Codice di Santità proibisce
severamente la sodomia come cosa esecrabile per Dio e, secondo
il medesimo contesto, sembra che fosse un peccato molto
frequente fra i Cananei (Lv 18, 22). Per questo peccato era
addirittura prevista la pena di morte (Lv 20, 13).
Il Deuteronomio proibisce in maniera forte e severa queste
pratiche nelle quali lo ierodulo (qâdêš) o prostituto sacro è
chiamato "cane" (Dt 23, 17-18) con una terminologia che
riapparirà poi anche nell’Apocalisse (Ap 22, 15).
Malgrado tali proibizioni, il popolo ebraico spesso è stato
tentato di imitare le popolazioni circostanti. Così varie volte
appaiono gli ieroduli consacrati alla prostituzione idolatrica
al tempo di Roboamo (1 Re 14, 24), di Asa che li perseguitò (1
Re 15, 12), di Giosafat che proseguì l’opera di sterminio (1 Re
22, 46) e ancora nei giorni di rinnovamento religioso del pio re
Giosia (2 Re 23, 7).
Il peccato di Sodoma ha colpito profondamente le coscienze del
popolo ebraico ed è rimasto fino all’epoca del Nuovo Testamento
come il prototipo di peccato gravissimo. Ne abbiamo conferma
leggendo alcuni passi in Dt 29, 19.23-24; Is 3, 8-9; Gr 23, 14;
Lm 4, 6; 2 Pt 2, 6ss; Gd 7.
Nuovo Testamento
L’apostolo Paolo in 1 Co 6, 9 include esplicitamente gli
effeminati e gli omosessuali fra gli altri peccatori che non
potranno avere alcuna parte nel regno di Dio. In 1 Ti 1, 10
afferma che la legge non è stata istituita per i giusti, ma per
coloro che si lasciano travolgere dal peccato, fra i quali ci
sono pure gli omosessuali. Nel capitolo 1 della lettera ai
Romani (Rm 1, 18-28) spiega che la perversione
dell’omosessualità è la conseguenza dell’aver abbandonato Dio e
di aver preferito adorare la creatura al posto del Creatore.
I passi sono chiari ed inequivocabili. Paolo condanna
l’omosessualità come perversione del piano di Dio nelle
relazioni sessuali umane. Certamente il quadro che viene
presentato da lui di una umanità senza Dio e senza Cristo
sarebbe una delle pagine più terribili della Bibbia se questa
visione non fosse poi aperta all’ottimismo in quanto su questa
umanità abbrutita Dio diffonde la sua grazia e la redenzione per
mezzo di Cristo( naturalmente, ciò vale per i credenti).
Non si deve stimare eccessivamente questo peccato rispetto ad
altri, assumendo nei confronti degli omosessuali atteggiamenti
discriminatori di ripulsa e fuggendoli come dei perversi senza
speranza. Molti di loro sono stati deformati dall’ambiente e
dalla prima esperienza sessuale avuta spesso da bambini(vedere
La Mala Educacion di Almodovar). Infatti, l’apostolo Paolo dopo
aver detto che «né i fornicatori, né gli adulteri, né gli
effeminati, né i sodomiti . . . erediteranno il regno di Dio»,
aggiunge subito dopo: « Ora tali eravate già alcuni di voi; ma
siete stati lavati, ma siete stati santificati nel nome del
Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio» (1 Co 6,
9-11).
L'omosessualità nella storia
Fin dalle più antiche società, l'omosessualità veniva
considerata come un fenomeno generalmente accettato. Le prime
tracce storiche relative a questo aspetto della sessualità si
possono rintracciare nella Bibbia, che nelle versioni orali
(risalenti al 2000 a. C.) già ne documentava la larga
diffusione. Nelle estese civiltà, come quella dell'antico
Egitto, della Grecia e, successivamente, la Romana, l'essere
omosessuale equivaleva a godere di una condizione privilegiata.
I Greci erano culturalmente bisessuali, e se vivevano il
rapporto eterosessuale e la procreazione come una fase
necessaria alla maturazione di ogni singolo individuo, il
rapporto d'amore preferito dai maschi adulti era quello a
carattere omosessuale. In altre culture, l'amore omosessuale era
addirittura un segno di comunicazione con il divino. Per lo
sciamanesimo era considerato un indice di elezione, un segnale
di rapporto privilegiato col trascendente.
E' con la cultura cristiana, con i suoi principi morali, che
l'omosessualità è considerata come un fattore discriminante, da
dover tenere nascosto e del quale vergognarsi. Ciò però non
impedì a numerosi ed illustri personaggi omosessuali (come
Michelangelo, Cajkovskij, Oscar Wilde, Virginia Woolf, la regina
di Svezia Cristina…) di vivere la propria condizione allo
scoperto ed essere comunque stimati e rispettati dalla loro
società.
Per quanto concerne l'epoca "moderna", la condizione degli
omosessuali nel corso degli anni non migliora di molto, almeno
nelle società influenzate dalla moralità ebraica e cristiana.
Alla fine degli anni '60, si assiste alla prima grande
rivoluzione omosessuale della società occidentale.
Successivamente, dal 1969 ad oggi si realizza una delle più
impressionanti rivoluzioni del costume di questo secolo: gli
omosessuali, da gruppo discriminato e tenuto forzatamente ai
margini della vita sociale diventano uno dei "nuovi soggetti"
umani, protagonisti della vita moderna e delle moderne
democrazie liberali. Tuttavia in Italia, rispetto ad altri
esempi di democrazie europee, negli ultimi decenni non c'è stata
la stessa evoluzione che sarebbe stato logico attendersi dalla
rivoluzione degli anni '60.
Si dice che proprio la moralità cattolica, diffusa in Italia,
rappresenta uno degli ostacoli principali per le battaglie
politiche e la vita quotidiana di lesbiche e omosessuali.
Però, è onesto ricordare che, con tutti i limiti umani, i
principi etici circa il comportamento sessuale degli uomini e
delle donne, non sono stati “inventati” oggi.
Ed è inutile ripetere quello che dice la scienza (Cfr.: Simone Le
Vay "Le radici della sessualità" Laterza 1994) che, cioè i
molluschi, gli insetti, i cani, i topi, i polpi, si accoppiano
tra di loro pur dello stesso sesso.
Che diamine, qualcosa in più avrà l’uomo e la donna…o no?
Maria De Falco Marotta
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