“Ogni uomo è un artista”(J. Beuys)
Oggi l’arte attira, incuriosisce, coinvolge giovani e meno
giovani, rappresenta l’esperienza più esclusiva, elevata
dell’uomo, unisce ciò che nella vita quotidiana rimane diviso,
incomunicabile, abbatte le barriere sociali e culturali più
solide.
Dove c’è arte la gente accorre, come per non mancare a un
appuntamento importante, per testimoniare un desiderio di
bellezza, per scoprirla, riconoscerla, capirla.
Non si spiegherebbero diversamente le folli immense che si
riversano, specie in estate, nelle varie e bellissime
esposizioni d’arte allestite nelle zone più grandiose
d’Italia(tra queste, la Biennale di Venezia, Villa Manin di
Passariano- Udine, Castello di Rivoli…)
L’arte moderna
L’arte moderna è complessa e non tutti sono in grado di capirla
immediatamente. Andrebbe spiegata nelle scuole. Purtroppo la
parte contemporanea è generalmente evitata o ridotta al minimo
indispensabile, per tema di imbattersi in qualche tematica
politica. Così si studia Vincenzo Monti e il Canova, ma non
Montale e Magritte, che molto di più avrebbero da comunicare ai
giovani d’oggi.
Per molti, invece, l’arte moderna ha poco o nulla da dire, se
non la volontà di provocare e stupire( gli choc della 51.ma
Biennale d’arte sono ancora presenti, come la pacata armonia
suscitata dai capolavori del Museo di Colonia esposti con tanta
tempestività e- forse- in concorrenza con la 51.ma Biennale di
Venezia- a Villa Manin- Udine-, uno splendido “gioiello
architettonico” che di per sé varrebbe mille visite ).
La verità è che rispetto a quella antica l’arte contemporanea
manca ancora di una prospettiva: basti pensare che fino agli
anni '30 del secolo scorso gli impressionisti erano considerati
grandi artisti solo da una ristretta cerchia di critici.
Altro aspetto fondamentale dell’arte moderna sono le
"installazioni", una forma artistica che ha lo scopo di cambiare
l’esperienza di fruizione dell’opera d’arte da parte dello
spettatore.
Infatti, essa vuole tendenzialmente portare il pubblico a vivere
il nostro tempo, a dirgli:
"Guarda con i tuoi occhi, pensa con la tua mente e non
lasciarti influenzare da quello che i media o il mondo vuol
farti credere".
Il Teatro dell’Arte (capolavori dalla collezione del Museo
Ludwig di Colonia, 9 giugno - 6 novembre 2005, Passariano-
Udine), è una mostra che diviene una vera e propria commedia,
uno spettacolo in cui ogni spettatore è protagonista assieme
alle opere sul palcoscenico barocco di Villa Manin.
L’architettura storica non è solo uno sfondo ma un contesto
attivo e partecipe che scandisce la commedia in più atti
distinti nei quali le opere dialogano e si relazionano. Ogni
stanza di questa stupenda Villa che richiama gli antichi
splendori degli ultimi dogi di Venezia, rappresenta uno spunto
per far riflettere il pubblico sul messaggio delle immagini in
relazione al loro contesto storico, artistico, socio-politico o
umano.
Come gli attori della Commedia dell’arte anche gli artisti in
mostra mirano a capovolgere le varie gerarchie. Primo fra tutti
Pablo Picasso che con il suo Arlecchino non manifesta elementi
cubisti ma come figura carnevalesca, ambiguamente nascosta tra
sorriso e lacrima, diviene il ritratto dell’ineffabilità del
reale. La pittura di Bacon e Baselitz sovverte il rigore
compositivo attraverso un profondo esistenzialismo: se le figure
deformate del primo invadono lo spazio scenico dello spettatore,
il secondo slega con la violenta gestualità della pennellata i
soggetti dallo sfondo. Anche Guttuso e Immendorf guardano a uno
spazio teatrale in cui le forme si stratificano secondo
l’equilibrio del messaggio dell’opera, un disordine entropico
che viene strumentalizzato da artisti come Kabakov o Gilbert e
George proprio per evidenziare paradossali ordinamenti sociali e
politici.
Gli artisti del Novecento si oppongono apertamente alle
classificazioni compiendo quella rivoluzione ai quali altri
artisti prima di loro avevano aspirato: con Sander la fotografia
si focalizza sulla Germania dei contadini e della gente comune,
le donnone di Niki de Saint Phalle riaffermano il ruolo del
gentil sesso, mentre la tela di Gertsch affronta l’idea del
travestimento e dell’ambigua separazione tra identità maschile e
femminile. Se le maschere degli attori da strada rappresentavano
simbolicamente caratteri e atteggiamenti dell’uomo dell’epoca,
quelle di Hoerle divengono metafora di una commedia grottesca in
cui la violenza nazista si cela sotto i costumi carnevaleschi di
automi senza identità. L’arte infatti non si accontenta di usare
la maschera come specchio o simulacro del reale ma vuole vedere
oltre per specchiarsi direttamente sulla realtà stessa. La
fredda rappresentazione del tempo di On Kawara e la mucca
sospesa di Maria Lassnig( previggente, previdente o che altro,
visto che oggi anche le mucche possono volare???), entrambi
simbolici autoritratti degli artisti, testimoniano proprio la
volontà di superare l’apparenza e mostrare se stessi in
relazione al loro mondo o alla loro percezione di esso.
Per Kippenberger arte e vita si incontrano e scontrano per
denunciare quel concetto di “sistema” che domina ogni relazione
umana: confondendo realtà, finzione e simulazione, l’artista
sottolinea in modo sarcastico e pungente le contraddizioni e i
paradossi che caratterizzano il sistema sociale, quello politico
ma anche lo stesso mondo dell’arte di cui lui fa parte. Se per
Kippenberger la vita è una commedia da cui attingere, per Joseph
Beuys la vita e l’arte sono la stessa cosa. Le sue opere infatti
non sono né ritratti né specchi ma insiemi di forme, segni o
materiali alchemici, catalizzatori di energia indispensabile
all’uomo.
Anche nel lavoro di Boris Michalkov la vita non ha più bisogno
di maschere per mostrarsi. L’artista usa come attori persone
comuni alle quali chiede di rimettere in scena situazioni della
loro stessa quotidianità. Un finzione questa che non intacca
l’autenticità della vita ma che, al contrario, attraverso la
teatralità la rende perfino più vera. In un certo senso le
fotografie di Michalkov richiamano le antropometrie di Yves
Klein dove il corpo umano è il mezzo dell’arte: il primo
utilizza i soggetti scenograficamente, l’altro li trasforma in
pennelli umani e li trascina fisicamente sulla tela. Da Marcel
Duchamp a Yves Klein, attraverso gli anni ’70 fino ai nostri
giorni, l’Arte Concettuale si è confrontata con l’idea di
immaterialità. Evanescente, nascosta, implicita o invisibile,
l’opera interpretata concettualmente ha permesso agli artisti di
riflettere sull’idea stessa di arte per esplorare relazioni e
comportamenti del nostro mondo. Con This is good, gesto che per
un attimo sembra citare la marionetta di Arlecchino, l’arte si
ricongiunge ancora una volta al teatro(Cfr. Sarah Cosulich
Canarutto, Il principio dello specchio, in Il teatro
dell’arte,catalogo, Villa Manin 2005).
Il teatro dell’arte a Villa Manin
Per Francesco Bonami( attuale Direttore Artistico, con notevoli
esperienze in questo campo, visto che è stato anche Direttore
della Biennale d’arte di Venezia e di altre manifestazioni a
Firenze…) “ Villa Manin è già una scenografia…è un teatro per
l’arte. Questa villa nasce più o meno nello stesso periodo in
cui nasce la rivoluzione teatrale di Carlo Goldoni, quando il
teatro si apre alla nuova borghesia mercantile e abbandona la
mitologia. Nello stesso periodo anche l’arte comincia a essere
un bene alla portata delle nuove classi economiche e in
Inghilterra iniziano a nascere le prime esibizioni di gruppo di
artisti contemporanei. Si potrebbe dire che l’arte
contemporanea, ovvero quella legata al mercato e al
collezionismo privato non su commissione della chiesa o della
nobiltà, nasce anche in quel momento storico e arriva fino ai
nostri giorni. La collezione del Museo Ludwig è una collezione
contemporanea che segue il metodo della passione più che della
moda o della storia, e per questo, dentro Villa Manin assume un
carattere particolare perchè ritrova la dimensione privata che
il museo pubblico gli ha tolto. La collezione è il palcoscenico
dove le opere diventano personaggi e cercano un dialogo e una
storia che le renda necessarie alla trama. Ogni stanza è stata
allora pensata non come una semplice architettura cronologica,
ma come piccolo teatrino dove le varie opere recitano la loro
parte in relazione alla parte delle altre mentre lo spettatore
recita la sua. L’artista, così, non è più la figura sacra di un
tempo, l’attore isolato dal pubblico, ma è diventato uno di noi,
uno che si mimetizza fra la folla e non ha più la maschera, ma
il proprio anonimo, indistinguibile volto. Questo cambiamento
del ruolo dell’artista trasforma il teatro dell’arte ancora una
volta da spazio sacro a luogo comune, strada, piazza, sala
d’aspetto. Anche lo spettatore oggi recita la sua parte in modo
diretto con le opere d’arte, cambiando scala come una piccola
Alice nel paese delle meraviglie, ingigantendosi davanti alla
città fantasma di Body Isek Kingelez o rimpicciolendosi davanti
alla scultura di Niki de Saint Phalle o al quadro di Gertsch. E
come l’arte cambia di stile, di epoca, di dimensione, così anche
lo spettatore improvvisa le proprie reazioni davanti al panorama
che cambia in modo imprevisto, a volte incomprensibilmente, a
volta volgarmente. Un teatro, quello del Ludwig, fatto di
impressioni e di espressioni, classico e d’avanguardia allo
stesso tempo. Un teatro dove i personaggi sono messi a
confronto, le loro differenze svelate, come fra i clienti del
Caffè Greco di Guttuso e quelli del Café Deutschland di Jörg
Immendorf. Fra le superfici cromate di De Maria e quelle rozze
appena appena sbozzate di Balkenhol, fra la pittura crudele di
Baselitz e quella passivamente ironica di Bulatov. Il Ludwig
diventa un teatro ambulante che invade Villa Manin con i propri
saltimbanchi che, stranamente, si trovano a loro agio
nell’architettura Rococò di Passariano. E la villa ritrova la
propria contemporaneità attraverso il Neo –Rococò di Gilbert and
George, le porte tromp l’oeil di Gerhard Richter, il canarino di
Kippenberger, le figure di Maria Lassnig. Villa Manin è l’ultimo
sforzo di tenere in vita una cultura che per secoli era rimasta
la più contemporanea d’Europa, quella della Repubblica Veneta.
Villa Manin è l’illusione di una contemporaneità e di un
rinnovamento eterni e così ogni opera che osserviamo nella
mostra è questo sforzo di ogni artista di protrarre la propria
contemporaneità prima che venga divorata o cancellata dalla
storia . In questo dialogo fra un’epoca che credeva nella
contemporaneità e una che la vive nel presente, si costruisce la
mostra come una commedia in tanti atti che sono le tante stanze
della Villa. L’arte, come il teatro, è una finzione che lo
spettatore accetta come realtà. ( Francesco Bonami /Direttore
Artistico)
Note tecniche
IL TEATRO DELL’ARTE
Capolavori dalla Collezione del Museo Ludwig di Colonia
dove: Villa Manin, Passariano – Codroipo (UD)
apertura: dal 9 giugno al 6 novembre 2005
Opere di:
Pawel Althamer, Francis Bacon, Stephan Balkenhol, Georg
Baselitz, Max Beckmann, Joseph Beuys, Erik Bulatov, Walter De
Maria, Rineke Dijkstra, Otto Dix, William Eggleston, Isa
Genzken, Franz Gertsch, Alberto Giacometti, Gilbert and George,
Bruno Goller, Renato Guttuso, Georg Herold, Heinrich Hoerle,
Jörg Immendorff, Ilya Kabakov, On Kawara, Bodys Isek Kingelez,
Martin Kippenberger, Per Kirkeby, Konrad Klapheck, Yves Klein,
Komar & Melamid, Maria Lassnig, Boris Mikhailov, Nam June Paik,
AR Penck, Pablo Picasso, Sigmar Polke, Gerhard Richter, James
Rosenquist, Mimmo Rotella, Niki De Saint-Phalle, August Sander,
Tino Sehgal, Wolfgang Tillmans, Jean Tinguely, Bill Viola.
Nel bellissimo Parco di Villa Manin che è il più esteso del
Friuli- Venezia Giulia, vi è:
LUNA PARK. Arte Fantastica -
SCULTURE NEL PARCO
a cura di Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto
Nel parco storico di Villa Manin un gruppo di artisti
internazionali presenta sculture e installazioni che s’ispirano
al tema del gioco e coinvolgono il pubblico in un percorso di
scoperta, esperienza e divertimento. Gli artisti intervengono in
zone distinte del parco - sui prati, lungo i sentieri, tra gli
alberi e la vegetazione – e intrecciano armonicamente le opere
con il paesaggio naturale. Le forme e le strutture create
richiedono il coinvolgimento dei visitatori che possono
attraversarle, abitarle e interagire con esse in modo molteplice
e spesso inaspettato: panchine colorate, enormi piante
carnivore, tiri a segno, giochi da tavola in versione gigante,
ombrelli mimetici, ecc. La partecipazione diretta del pubblico e
l’aspetto ludico degli interventi artistici rappresentano i fili
conduttori di Luna Park. Arte Fantastica, un’iniziativa mirata a
rendere il meraviglioso parco di Villa Manin un luogo sempre più
aperto e coinvolgente per i visitatori, un punto d’incontro e di
interazione, una realtà attiva che si trasforma dinamicamente
nel tempo.
Opere di:
A12, Petra BLAISSE, CLIOSTRAAT, Alberto GARUTTI, Gabriel OROZCO,
Paola PIVI, Tobias REHBERGER, Tomas SARACENO, Andreas SLOMINSKI,
Monika SOSNOWSKA, Rirkrit TIRAVANIJA, Patrick TUTTOFUOCO
VILLA MANIN - CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA
COME RAGGIUNGERE VILLA MANIN
Automobile
Da Venezia autostrada A4 in direzione Trieste - uscita Latisana
poi si prosegue in direzione Codroipo.
Dalla Slovenia e dalla Croazia si entra in Italia a Trieste;
quindi autostrada A4 in direzione Venezia - uscita Palmanova; si
prosegue in direzione Codroipo - Pordenone sulla SS 252.
Dall'Austria si entra in Italia a Tarvisio; quindi autostrada
A23 fino all'uscita di Udine Sud; si prosegue in direzione
Pordenone-Venezia sulla SS 13.
Treno
Linea Venezia-Udine: si scende alla stazione di Codroipo. Dalla
stazione di Codroipo si raggiunge Passariano in autocorriera o
taxi.
www.trenitalia.it
Aereo
Dall'aeroporto del Friuli Venezia Giulia di Ronchi dei Legionari
(GO) in autocorriera fino alla stazione ferroviaria di Ronchi
dei Legionari Nord, quindi in treno fino a Codroipo (via Udine).
Dall'aeroporto Marco Polo di Venezia in autobus fino alla
stazione ferroviaria di Mestre, quindi linea Venezia-Udine fino
a Codroipo.
Principali distanze
Udine 20 km -
Trieste 79 km -
Venezia 94 km -
Milano 354 km -
Ljubljana 160 km -
Klagenfurt 182 km -
Zagreb 305 km
Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica - I.A.T
info@prolocoregionefvg.it
-
www.prolocoregionefvg.it
VILLA MANIN . Centro d'Arte Contemporanea
t +39 0432 906509 * f + 39 0432 908387
www.villamanincontemporanea.it *
press@villamanincontemporanea.it
ORARI MOSTRA
Dal 9.06 al 18.09.2005 dalle 9:30 alle 19:30
Dal 20.09 al 6.11.2005 dalle 10 alle 18
Chiusura il lunedì
COSTO BIGLIETTI
• IL TEATRO DELL'ARTE e LUNA PARK - intero € 7
• solo LUNA PARK - biglietto unico € 1
• IL TEATRO DELL'ARTE e LUNA PARK - ridotto € 5 (hanno diritto
al prezzo ridotto le persone sopra i 65 anni, i ragazzi sotto i
25 anni, convenzioni varie *)
• IL TEATRO DELL'ARTE e LUNA PARK - ridotto-plus € 3 per
scolaresche (una gratuità per accompagnatore ogni 20 ragazzi)
• IL TEATRO DELL'ARTE e LUNA PARK - ridotto-plus € 3 per
comitive sopra le 20 persone (una gratuità per accompagnatore
ogni 20 persone)
• GRATUITO - bambini sotto i 6 anni
• GRATUITO - solo entrata nel parco per residenti Codroipo
• GRATUITO – disabili con accompagnatore
• Ridotto Teen ad ogni accompagnatore di minorenne sotto i 14
anni la possibilità di acquistare un biglietto ridotto
Maria & Enrico Marotta
GdS 30 VI 2005 - www.gazzettadisondrio.it